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La Stampa, Basso: il Giro? Si deciderà sullo Stelvio
Il 95º Giro d’Italia parte sabato dalla Danimarca, terra di bici ma anche di munifici sponsor. I 22 team iscritti si raduneranno a Herning dove sono previste le 2 tappe iniziali prima della 3 frazione a Horsens e il trasferimento in Italia. Si preannuncia un Giro spettacolare, più umano del 2011, con tante salite ben distribuite in 21 tappe e 3500 km. Mancheranno big come Contador, Evans o Andy Schleck, ma torna dopo un anno Ivan Basso.

Basso, perché ha deciso di esserci solo in extremis?
«Ero caduto due volte e non conoscevo le mie condizioni».

E adesso ha capito?
«Il Giro di Romandia (finito ieri col successo del britannico Wiggins, ndr) mi ha dato buone risposte: ho corso sempre davanti, al ritmo dei migliori. E vado al Giro con fiducia».

Però nel Romandia è caduto un’altra volta...
«Una casualità, eravamo in salita e un francese davanti a me ha tolto le mani dal manubrio. Durante la corsa però le mie sensazioni sono state ottime. Non sono ancora al top ma il Giro si vincerà alla fine, c’è il tutto il tempo per crescere».

Lei insegue il 3º trionfo rosa come Brunero, Bartali, Magni, Gimondi, Hinault. A chi di questi assomiglia di più?
«Non sono ossessionato dall’obiettivo del successo, anche perché non sarà il mio ultimo Giro, vorrei farne almeno altri due. Quanto ai grandi del passato, ammiro Gimondi».

Che proprio al Giro verrà festeggiato per i suoi 70 anni.
«Felice mi è stato molto vicino nel periodo più critico della carriera (la squalifica per doping dopo l’inchiesta Operacion Puerto, ndr). È speciale».
I critici, però, dicono che sarà un Giro con poche stelle...
«Purtroppo paga la collocazione nel calendario. È la prima grande corsa a tappe e chi punta al Tour preferisce stare a casa. Comunque ci sono Frank Schleck, che ha fatto 2º al Tour, e Scarponi, che ha già vinto un Giro. E poi Kreuziger, Rujano, Rodriguez, Gadret e soprattutto Cunego, che farà la propria corsa e non soltanto la spalla di Scarponi».

Lei invece non avrà Nibali, che le fu prezioso nel 2010...
«Mi mancherà molto. Vincenzo però fa bene a puntare sul Tour. In Francia probabilmente sarò io a fargli da gregario».

Per lei invece è svanito il sogno di conquistare il Tour?
«Sono realista, vincere per me è quasi impossibile. Quasi».

Allora concentriamoci sul Giro. Le piace? E quale potrebbe essere la tappa clou?
«È molto bello ma pieno di tranelli, a cominciare dal vento e dal meteo in Danimarca».

Ci saranno tante salite, come Cervinia, Valparola, Duran, Staulanza, Giau, Manghen, Pampeago, Tonale, Mortirolo, Stelvio... Quella decisiva?
«Lo Stelvio, perché è mitica, in una tappa con 6000 metri di dislivello e nel penultimo giorno».

Ma proprio lassù nel 2005 lei andò in crisi e perse quel Giro...
«Allora dovrò riscattarmi».

Le manca un po’ Contador? Che pensa della sua squalifica?
«Nel ciclismo ci sono già troppe persone che parlano senza sapere. Di Alberto io posso solo dire che è il più forte corridore al mondo per i grandi giri».

Però è fuori per doping. E di recente hanno beccato anche il russo Galimzyanov, che ha confessato l’uso di Epo...
«Eppure il ciclismo è cambiato, è lo sport che ha investito di più contro il doping e mi sento di dire che finalmente è pulito».

Basso, come vorrebbe vedersi il 27 maggio, a fine Giro 2012?
«Sul podio, in maglia rosa, a festeggiare con i miei figli Domitilla, Santiago e Levante».

di Giorgio Viberti, da La Stampa del 30 aprile 2012