Il Nuovo Ciclismo

Versione completa: Letteratura & Ciclismo: libri e racconti sul ciclismo
Al momento stai visualizzando i contenuti in una versione ridotta. Visualizza la versione completa e formattata.
Pagine: 1 2 3 4 5
Se mi mandate la mail per pm vi mando il PDF.
Ricostruzione del Tour '98 da parte di Riis veramente ben fatta.

La parte sulla sua carriera da corridore in generale mi sta piacendo parecchio, ora inizio gli ultimi capitoli sugli anni da Team Manager in cui immagino che ometterà molti dettagli.
Finito di leggere or ora il libro di Riis.

Cosa mi è piaciuto:
- La parte in cui parla dei suoi anni da junior e dilettante;
- Il racconto della sua carriera, anche se sul doping dice il minimo indispensabile;
- Il modo, sicuramente più approfondito, in cui racconta dei sospetti su di lui e di come li ha vissuti;
- Il racconto del Tour 98;
- Il racconto della gestione del caso Bo Hamburger agli inizi della sua esperienza come TM;
- La parte su rapporti con Sastre, Contador e Andy Schleck

Cosa non mi è piaciuto:
- Sostanzialmente solo la parte della sua esperienza da team manager che va dall'arrivo di Hamilton all'OP perché chiaramente è piena di menzogne, mentre il resto del libro è abbastanza veritiero, al massimo omette.
I corrieri di Amazon sono stati particolarmente veloci stavolta, l'altro ieri ho ordinato The Descent e Bestie da Vittoria(che molto colpevolmente non ho ancora letto, pur essendo il libro del mio fu ciclista preferito) e sono già arrivati.

Parto da Dekker va.

Intanto con la libreria saliamo a 18 Cool
Bestie da vittoria letto in due giorni. Riviste poi le gare dopo aver letto quello che dice Di Luca...beh mi auguro che abbia volutamente esagerato, anche se alcuni episodi erano noti anche senza la testimonianza di Danilo (Mondiale di Lisbona in particolare)
Okay mi sono già sciroppato tutto The Descent.

Diciamo che il fatto di leggere sulle mille parole al minuto mi aiuta (e mi sa che in inglese leggo un pelo più veloce che in italiano, al meno di primo acchito mi sembra così) però...................

The Descendt per me è scritto proprio bene, un po', infatti, mi ha sopreso quando ho visto che c'erano 35 capitoli in circa 200 pagine, tuttavia devo dire che la cosa funziona. Il libro non perde mai il focus, viene raccontato tutto quello che il lettore vuole sapere, in modo dettagliato, senza però aggiungere nulla che appesantisca il tutto e quando il necessario è stato narrato si passa alla parte successiva senza qualsivoglia tipo di collegamento; il che permette da un lato di poter interrompere la lettura quando si vuole, ma dall'altro tiene vivo l'interesse perché non si di lunga mai troppo in nessuna parte.

Venendo al racconto in sé quello che posso dire è che è estremamente crudo: Dekker ti narra la sua storia, di persona che commette errori su errori, sia consapevolemente che inconsapevolmente, così com'è, senza cercare di apparire migliore di ciò che è realemente, anzi. A parte qualche aneddoto sulla sua "vita spericolata" in cui, imho, ha calcato la mano, il libro mi sembra assolutamente attenersi ai fatti.

La storia, a mio avviso, riesce nel farti vivere i demoni che perseguitano Thomas Dekker e ti fa vedere le cose dal suo punto di vista, senza però cercare di convincerti a condividere quanto fatto da lui. La parte che più mi ha colpito è quella in cui lui racconta di come ha iniziato a doparsi, mi ha ricordato, in parte, il racconto di Hamilton in The Secret Race. Con la differenza che Dekker è più ambizioso e sfacciato di Hamilton, d'altronde lui era un enfant prodige già abituato a primeggiare ed era disposto a tutto per continuare a farlo, e si trova in un era diversa, dove già il doping di squadra non si fa più e sta a lui procurarsi quanto di meglio c'è in circolazione.

Ho trovato molto suggestivo inoltre tutto il racconto della sua relazione con l'antidoping, che lo ha tenuto d'occhio per anni prima di riuscire a coglierlo in castagna. Inoltre ci mostra un antidoping più efficiente rispetto a quello vista in altri libri in passato, proprio perché siamo nel bel mezzo di un'epoca di cambiamento. Il P.B., peraltro, ci viene confermato essere uno strumento efficace, il quale dà un sacco di grane a Dekker stesso.

Francamente non avevo grosse aspettative, anzi inizialmente neanche mi interessave leggere di Dekker, poi le recensioni mi hanno convinto.

Beh....devo dire che mi sbagliavo di grosso.

Questo libro è una mattonata nel petto, mi ha colpito come solo The Secret Race (che fu il primo libro che lessi più di quattro anni fa sull'argomento e cambiò totalmente il mio modo di vedere le cose).

Potentissimo ma, proprio come la biografia di Hamilton, alla fine ti infonde un po' di speranza, facendoti vedere come, effettivamente, oggi l'antidoping abbia finalmente raggiunto una quantomeno discreta efficienza.

Entrambi aiutano a comprendere cos'è il doping e perché bisogna condannarlo....personalmente consiglierei di leggerli in sequenza per chi volesse, anche per avere una panoramica dettagliata della storia del doping ematico.
No, mettiamo la testa sotto terra come gli struzzi. E vissero tutti felici e contenti....
(11-01-2018, 07:36 PM)Morris Ha scritto: [ -> ]Franco è un gran signore. Lo invitai ad un convegno del Panathlon su Tullo Morgagni, in occasione del Centenario del Giro d’Italia, nel 2009. Cordiale come pochi e depositario come tanti di quella grandiosa generazione di corridori, di numerosi aneddoti ed inediti. Molti non narrabili. Acquista il libro di Bili, mi han detto in diversi che lo merita.

Relativamente al “Treno” aspetto tue, ma temo che dovrai accontentarti di spezzoni, perché il libro è esaurito da anni.

Proprio per quello volevo chiedertelo, avevo cercato su Amazon tempo fa, ma il libro non era disponibile, temevo fosse introvabile.

Vabbé mi accontenterò di ciò che scriverai qua quando e se ne avrei voglia.

Per il libro di Bili procedo.

Approfitto intanto per scrivere qua gli altri nuovi acquisti che ho fatto e che, si spera a breve, arriveranno nella mia libreria:
- Rough Ride di Paul Kimmage;
- We Were Young and Carefree: The Autobiography of Laurent Fignon , autobiografia di Laurent Fignon;
- Sex, Lies and Handlebar Tape: The Remarkable Life of Jacques Anquetil, the First Five-Times Winner of the Tour de France di Paul Howard.
Prova a cercarlo usato.
Ho letto Bestie da Vittoria, un po' mi ha deluso, poi spiegherò il perché, prima però devo fare una premessa.

Danilo Di Luca è stato il corridore della mia adolescenza, era il mio preferito. Non è stato il primo corridore per cui ho tifato, neanche l'ultimo, l'unico, però, che ho tifato in una certa maniera. Avete presente Verzasconi con Schleck? Ecco così. Di Luca era quel corridore a cui cambiavo i parametri su PCM per farlo essere il più forte, era quello che imitavo quando con la Pinarello andavo ad allenarmi sul Montello...alle superiori facevamo i siti con l'html, il prof ci dava le basi e ognuno poi si sceglieva un argomento e lo sviluppava. Io non avevo dubbi: il mio sito lo volevo fare sul Giro d'Italia. Non ero propriamente un mago e il sito venne una porcheria: una tabella, quattro link ad altre pagine, una foto sformata del Trofeo Senza Fine nella parte alta. Vi feci, ovviamente, una sezione sulla storia del Giro e dei suoi protagonisti; l'argomento mi prendeva tantissimo già da molto tempo prima, sarà stato il 2004 o il 2005, credo 2005, passa il Giro davanti casa, abbiamo il ristorante tutto addobbato per l'occasione, salta fuori anche la lista di tutti i vincitori del Giro...me la imparo a memoria su per giù. Quella sezione è il mio punto di forza per strappare un sette, ci metto foto, nome e storia di tutti i vincitori del Giro, per ognuno ci sono sulle dieci righe...poi c'è Di Luca, lui ne ha tipo trenta, in cui sottolineo continuamente quanto sia bello, bravo e forte.

Certe cose non si dimenticano, nel frattempo sono passati dieci anni e due squalifiche per doping con annessa radiazione per il mio idolo, ma il libro sapevo che l'avrei comunque affrontato in modo diverso rispetto agli altri...è Di Luca, cazzo, una parte di me si esalterebbe anche a vederlo correre oggi il giro organizzato dalla parrocchia del suo paese.

In tutto questo mi ha, in parte, deluso...come vi dicevo.

Il libro può essere bellissimo per un non appassionato o per chi conosce poco Danilo, per me è un libro che merita sicuramente un voto positivo, ma non particolarmente alto.

Le parti in cui parla di doping, delle squalifiche, degli interrogatori, delle perquisizioni dei Nas sono fatte benissimo, curate nei minimi dettagli.

Il resto però non mi piace, tolto il racconto della Liegi, che si vede essere la corsa che amava.

Il libro carbura veramente solo verso pagina 180, solo quando cominciano veramente i guai dopo il Giro 2007.

Prima perde troppo tempo a ripetere gli stessi concetti in loop: quanto è talentuoso, quanto il suo carattere lo ha portato a prendere un sacco di decisioni sbagliate, quanto sia importante avere alle spalle le persone giuste e via dicendo....

A Danì, ho capito, famo che anche basta?

Ogni capitolo viene allungato da cose già dette, che levano spazio a racconti della sua carriera che avrei voluto leggere. Non una parola, ad esempio, sulla sua splendida Vuelta 2002.

Tutto il libro è scritto in funzione della parte finale, della parte che riguarda le sue disgrazie. E a me l'argomento interessa tantissimo...ma volevo leggere anche altro.

Aggiungo: ci sono sfumature del carattere di una persona che in una biografia si possono capire in modo implicito, leggendo i racconti delle esperienze della sua vita. Il libro di Dekker mi è piaciuto parecchio perché alcune cose lui te le accenna una volta, poi non te le dice più, ma vedi comunque che vengono fuori tramite gli episodi che ti narra.

Di Luca in Bestie da Vittoria invece ti martella sempre con le stesse cose che riguardano la sua persona...e per me non c'era bisogno di farlo, non mi piace che mi si dica chiaro e tondo dall'inizio chi è Di Luca (men che meno che me lo si ripeta alla fine di ogni capitolo), mi piacerebbe di più scoprirlo passo dopo passo nel libro.
Per leggere per la prima volta qualcosa sul doping consigli quindi "The Secret Race"?
Sì, assolutamente.
(11-01-2018, 08:38 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: [ -> ]
(11-01-2018, 07:36 PM)Morris Ha scritto: [ -> ]Franco è un gran signore. Lo invitai ad un convegno del Panathlon su Tullo Morgagni, in occasione del Centenario del Giro d’Italia, nel 2009. Cordiale come pochi e depositario come tanti di quella grandiosa generazione di corridori, di numerosi aneddoti ed inediti. Molti non narrabili. Acquista il  libro di Bili, mi han detto in diversi che lo merita.  

Relativamente al “Treno” aspetto tue, ma temo che dovrai accontentarti di spezzoni, perché il libro è esaurito da anni.

Proprio per quello volevo chiedertelo, avevo cercato su Amazon tempo fa, ma il libro non era disponibile, temevo fosse introvabile.

Vabbé mi accontenterò di ciò che scriverai qua quando e se ne avrei voglia.

Per il libro di Bili procedo.

Approfitto intanto per scrivere qua gli altri nuovi acquisti che ho fatto e che, si spera a breve, arriveranno nella mia libreria:
- Rough Ride di Paul Kimmage;
- We Were Young and Carefree: The Autobiography of Laurent Fignon , autobiografia di Laurent Fignon;
- Sex, Lies and Handlebar Tape: The Remarkable Life of Jacques Anquetil, the First Five-Times Winner of the Tour de France  di Paul Howard.

Del libro su Baldini riporterò uno spezzone, penso stasera, nel thread su Jacques Anquetil.... Occhiolino 
Il libro di Fignon è struggente, intelligente, ed attuale più che mai. Da corridore era quattro spanne su tutti culturalmente, anche se a volte poteva apparire snob (ma sovente lo faceva per scoprire meglio chi aveva di fronte). Ovviamente, il libro, è interamente una sua opera. Nel ciclismo, è probabilmente l'unico.
Ironia della sorte mi è arrivato proprio stamattina il libro di Fignon, ho letto le prime 40 pagine...l'impressione è proprio quella di star leggendo qualcosa di livello superiore rispetto al resto.

Il racconto del Tour '89 l'ho trovato incredibile, dettagliato al punto giusto e riesce a farti provare, almeno in parte, le emozioni che ha vissuto durante quella Grande Boucle.

Ora sono fuori, appena torno a casa riprendo perché mi ha veramente stregato.
Appena finito We Were Young and Carefree, sono andato un po' piano per i mie standard, ho voluto gustarmelo per bene prendendomi del tempo per riflettere su ciò che leggevo.

Fignon racconta la sua carriera, parla della sua vita come ciclista, il resto lo accenna appena, giustamente, a mio avviso, non c'è tempo per parlare d'altro.

E il racconto della sua carriera è stupendo, curato in ogni minimo particolare. I Tour '83, '84, '89, i Giri '84 e '89, la Freccia Vallone '86 e la Sanremo '88 tutte corse narrate in modo ottimale.

Sullo sfondo poi c'è un epoca di cambiamento radicale, e Fignon si prende a più riprese dei momenti per riflettere sulla differenza tra il ciclismo del suo tempo e quello successivo. E viene fuori quanto era una persona brillante Laurent Fignon: i suoi pensieri sono ficcanti, mai banali e, come dice Morris, attuali più che mai.

Nel finale lascia un briciolo di speranza per quanto concerne il lato doping, dice di vedere un ciclismo tornato più umano; e la biografia è stata scritta quasi dieci anni fa.

Tuttavia, Laurent, non oso immaginare come reagiresti se vedessi i percorsi dei grandi giri del 2018...ma chissà che con un francese alla presidenza dell'UCI non cambi qualcosa.

Il libro è stupendo, il più bello che abbia mai letto per quanto concerne l'ambito ciclistico, è appassionante e non stanca mai. Fignon riesce a stabilire una vera e propria connessione con il lettore: ti immergi nella sua storia e ti sembra di riviverla con i suoi occhi; e poi, quando c'è bisogno di spezzare un po' il ritmo, ti piazza là le sue riflessioni che ti fanno pensare "Minchia quanto cazzo c'aveva ragione Laurent Fignon".

Sto dando i voti in * ai libri che leggo, questo si merita il massimo: *****

COMPRATELO!

Sotto spoiler metto i libri letti nel 2018 con i voti
ma si trova in italiano?
No, non è mai stato tradotto.

Su Amazon lo puoi prendere in inglese.
mi ci vuole un anno e mezzo per leggerlo poi  Asd 
comunque grazie, mi sto segnando tutti i libri che elenchi e pian piano vedrò di leggerne almeno alcuni
I miei regali di Natale Wub

Sotto consiglio di Luca ho letto la biografia di Fignon e non posso che dire che è un libro fantastico, ti invoglia sempre a leggere il capitolo successivo. Ho letto altre biografie di ciclisti, ma questa è di un altro livello: non racconta semplicemente la sua carriera spruzzata con qualche aneddoto sulla vita privata, ma analizza contemporaneamente il suo percorso come ciclista e come uomo e quello del ciclismo stesso. Ne emerge un ragazzo fiero, con un grandissimo rispetto per se stesso come uomo e campione e per il ciclismo, che nonostante sia il suo lavoro è per lui anche un'arte.
Inoltre, mi ha colpito particolarmente come racconta le sue vittorie, la fatica non viene quasi mai nominata, sembra che esse arrivino per diritto divino, senza che nella sua mente sorga mai alcun dubbio sul risultato finale. In questo senso Laurent trasmette perfettamente il senso di onnipotenza che può provare chi ha le capacità per dominare completamente il ciclismo.
Purtroppo non esiste una traduzione italiana, ma se masticate l'inglese o ancora meglio il francese (mi piace leggere in lingua originale quando posso, ma putroppo il mio francese fa schifo) ve lo consiglio caldamente. Tra l'altro, se i moderatori mi confermano che è legale e non finiamo in prigione, domani sera magari butto giù una traduzione delle prime 3 pagine perchè sono davvero toccanti e averle sul forum sarebbe bello secondo me.
Pagine: 1 2 3 4 5