Il Nuovo Ciclismo

Versione completa: Alexandre Vinokourov
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Intanto Vinokourov comincia a far un pensierino a cosa farà tra sei mesi, quando, dopo aver disputato i Giochi Olimpici, appenderà (stavolta) definitivamente la bici al chiodo.
Di fronte a lui si presentano diverse opzioni: la presidenza della Federazione ciclistica del Kazakistan (anche se Vino preferirebbe poter stare più vicino alla squadra), il posto di manager dell'Astana, il deputato (ha partecipato alla campagna elettorale, ma ancora non ha deciso se quello può esser il suo futuro) o addirittura il Ministro dello Sport (se la proposta arrivasse, non la rifiuterebbe).

http://www.biciciclismo.com/cas/site/not...p?id=46948
ASTANA. Vinokourov sarà alla Coppi&Bartali
Dopo il Giro d’Italia del 2010 Alexandr Vinokourov torna a correre sulle strade italiane. Il leader del Pro Team Astana parteciperà infatti alla Settimana Internazionale di Coppi e Bartali in programma dal 20 al 24 marzo sulle strade dell’Emilia-Romagna e questo sarà il suo debutto stagionale in Europa, dopo aver corso il Tour of Langkawi in Malesia.
Giuseppe Martinelli, Team Manager del Pro Team Astana, commenta così la decisione presa dal suo corridore più rappresentativo: “Vinokourov ha corso poche gare in Italia, questa sua partecipazione alla Coppi e Bartali vuole essere un ringraziamento da parte di Alexandr alla nostra terra. Spero che i suoi tantissimi tifosi siano presenti sul tracciato delle 5 tappe per incitarlo e contraccambiare l’affetto del corridore per l’Italia”.
Il Direttore Sportivo che seguirà Alexandr Vinokourov durante questa 5 giorni sarà Alexandr Shefer, impegnato in questi giorni nel Tour de Méditerranée, che ha fatto un’analisi più direttamente legata alla possibile gara di Alexandr: “Si sta allenando molto in questo periodo e sta svolgendo una meticolosa preparazione atletica per raggiungere il massimo della condizione nei mesi di aprile e maggio. Mi sembra che abbia recuperato al 100% dopo il grave infortunio al Tour de France dell’anno scorso, ora non ci resta che vedere le sue reazioni prima al Tour of Langkawi in Malesia e poi alla Coppi e Bartali per capire se ha ripreso il ritmo di gara e quali sono le sue sensazioni”.
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LANGKAWI. Vinokurov: «Corro per divertirmi e penso al Giro»
Alexandre Vinokurov è la star del Tour de Langkawi 2012. Il campione kazako, felice di essere tornato a correre la gara in cui ha debuttato da professionista nel 1997, ci racconta le sue sensazioni e le sue ambizioni per la corsa a tappe malese e la sua ultima stagione agonistica.

Cosa ti piace della Malesia?
«L'accoglienza della gente e il clima. Ho un bellissimo ricordo del Tour de Langkawi, che ha costituito l'inizio della mia carriera, ben 15 anni fa. Tra Malesia e Kazakhstan c'è un legame profondo: amicizia, fratellanza musulmana, rapporti economici e politici. Sono qui perché devo qualcosa a questa terra e a questa gara».
Cosa ti aspetti da questa corsa? «Sono qui per allenarmi per trovare il giusto ritmo, la gamba buona in vista degli appuntamenti più importanti a cui l'Astana parteciperà».
Quali sono i tuoi obiettivi per il tuo ultimo anno tra i professionisti? «Sinceramente sono appagato dalla mia carriera, ho vinto praticamente tutto quello che volevo. Corro per piacere, per divertirmi e magari togliermi qualche altro sfizio. Mi piacerebbe vincere una tappa al Giro d'Italia. Se dopo il Giro di Turchia sarò in forma sarò al via della corsa rosa con grandi ambizioni».
E i tuoi programmi per il futuro? «Nel Team Astana, ovviamente (sorride, ndr)».
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Che cavallo che è quest'uomo..! Dunque ha ripensato al suo futuro di politico/politico-sportivo e ha scelto di rimanere all'Astana come manager?! No, perchè quel sorride... boh... come va interpretato!? Come un dolce sorriso o come un sorriso un po' a presa per il... bavero!?
Vinokourov, niente Ardenne: «Non ho la condizione. Sarò al Giro, vorrei lasciare dopo il Tour»
In questi giorni Alexandre Vinokourov sta correndo il Tour of Langkawi ma la sua forma è tutt'altro che quella ottimale. In un articolo comparso su Astanafans.com, il campione Kazako ammette che, ad esempio, non correrà le Classiche delle Ardenne, suo punto di forza: «Non ho l'allenamento necessario per correrle. Avrei dovuto lavorare in modo diverso a dicembre ma non l'ho fatto». Nemmeno le Olimpiadi, che il kazako ad inizio 2012 aveva dichiarato come un obiettivo (specie per la prova a crono), sono così certe per Vino: «Se tutto andrà come deve andare - ha rivelato a Biciciclismo.com - correrò il Giro ed il Tour. Chiudere la carriera al Tour de France sarebbe l'ideale. Le Olimpiadi? Il Kazakistan avrà solo due posti a disposizione ed io non sono più competitivo come prima dell'infortunio patito allo scorso Tour. Non escludo di tirarmi fuori e lasciare spazio a giovani che potrebbero far meglio di me. Ci sarà una decina di atleti che aspireranno a correre le Olimpiadi, dobbiamo correre guardando alle nostre possibilità, perché so benissimo che il percorso non è troppo adatto a me».

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Grazie di tutto Vino... [Immagine: @@.gif]
Io da grande voglio diventare proprio come lui Sisi
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(biciciclismo)
Alexandre Vinokourov potrebbe rimandare ancora una volta il suo ritiro per poter sfoggiare il suo successo olimpico alla Clasica di San Sebastian.

http://www.biciciclismo.com/cas/site/not...p?id=54061
VINOKOUROV. Il campione olimpico a San Sebastian
14 agosto 2012: questa è la data da segnare sul calendario per non perdersi la gara dell’estate! La Clásica di San Sebastián, giunta alla 32° edizione, è entrata di diritto nell’albo delle gare “monumento” dell’UCI ProTour, nonostante la giovane età. Qui, dove il calore e la quantità dei tifosi creano un’atmosfera magica, il Pro Team Astana correrà al massimo i 234 km del percorso per giungere vittorioso sul celebre Donostia Boulevard.

Capitanata dalla neo medaglia d’oro Alexandr Vinokurov, la rosa di corridori selezionata per questa gara presenta un giusto mix di qualità e caratteristiche personali che, data l’imprevedibilità del percorso, rende il team ancor più competitivo.

Il Direttore Sportivo Alexandr Shefer commenta: “Ci presentiamo all’appuntamento di San Sebastian con una buona squadra che ce la metterà tutta per trovare il podio. Francesco Gavazzi e Simone Ponzi hanno le carte in regola per fare davvero bene e Alexandr Vinokurov darà, come sempre, il massimo per chiudere ancor più alla grande la sua eccezionale carriera”.

La squadra a disposizione di Alexandr Shefer: Alexandr Vinokurov, Alexandr Dyachenko, Francesco Gavazzi, Assan Bazayev, Simone Ponzi, Kevin Seeldraeyers, Egor Silin e Paolo Tiralongo.

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Vinokourov: bici olimpica all'asta, 185.000 euro per i bambini
La bici olimpica di Alexandre Vinokourov è stata messa all'asta in Kazakhstan e venduta per 185.000 euro: la somma raccolta dall'oro di Londra, considerato un vero eroe nel suo paese, sarà donata in beneficenza per la costruzione di ospedali destinati a curare i bambini.

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Vinokourov, a Montecarlo la grande festa di "Vino"
Migliaia di fan hanno preso d’assalto le strade del porto di Monaco per celebrare la gloriosa carriera di Alexandr Vinokourov, fondatore del Pro Team Astana.

Vinokourov ha corso la sua gara celebrativa con la bici d’oro Specialized in edizione limitata al fianco dei due figli Alexandr e Nikolai che hanno guidato il gruppo nei giri di riscaldamento con il loro papà. Vinokurov ha poi completato i 50 giri intorno al porto con gli amici e le leggende del ciclismo tra cui Philippe Gilbert, Vincenzo Nibali, Jan Ullrich, Eddy Merckx, Richard Virenque, Laurent Jalabert e Chris Froome.

Nella dichiarazione post gara Vinokourov ha affermato: “Oggi è stata la perfetta celebrazione della mia carriera. Avere la mia famiglia, i miei compagni di squadra e i miei amici accanto in questo scenario meraviglioso è stato semplicemente indimenticabile. Vorrei anche ringraziare tutti i miei fan per il loro incredibile supporto durante la mia carriera da professionista”.

All’evento hanno partecipato anche i membri del governo di Monaco e i media internazionali che sono giunti nel principato per riprendere l’ultima impresa del fondatore del Pro Team Astana e medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Londra 2012. Dopo la cerimonia di premiazione gli ospiti si sposteranno all’hotel Fairmont Monte Carlo per una cena di gala e i festeggiamenti della memorabile carriera di Vinokourov.

Podio del “Vinokourov Gentleman Party Criterum”, Monaco
1.Alexandr Vinokourov
2. Philippe Gilbert
3. Vincenzo Nibali

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Kazakistan, Vinokourov eletto atleta dell'anno
Alexander Vinokopurov è stato eletto atleta kazako dell’anno: il nuovo direttore generale della Astana, campione olimpico a Londra 2012, ha vinto il concorso indetto dal sito sportivo Vesti.kz, superando la concorrenza di altri nove atleti, tra i quali gli altri due medagliati di Londra Ilya Ilyin (sollevamento pesi) e Serik Sapiyev (pugilato).
«La medaglia d'oro ai Giochi Olimpici è il sogno di ogni atleta e io sono felice di averlo realizzato. Ora io non sono più un atleta e per andare al lavoro indosso giacca e cravatta, invece che una maglia e un casco, ma spero di essere in grado di trasmettere la mia esperienza ai ciclisti più giovani e sono onorato di questo titolo che chiude per me una stagione eccezionale».

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E' stato eletto dall'Associazione Farmacisti Kazaki
Decisivo il voto di Uran
Oggi Vino è stato operato per la rimozione di questa placchettina dal femore, ricordo della caduta al Tour de France del 2011:

[Immagine: 269419_10151434604487463_1059120283_n.jpg]
Chiamala placchetta! Fa impressione

I miei ferri che uscivano erano ancora più impressionanti...
Ovviamente il placchettina era ironico... Asd
Vinokourov: «Nibali esalterà il nostro progetto»
«Vincenzo però deve essere ancora più cattivo»

L’Italia è conosciuta nel mon­do per il vino, ma anche grazie a “Vino” Vinokou­rov, campione olimpico in carica e uomo simbolo del Kazakhstan che ha scelto l’Italia e un buon nucleo di italiani per fare grande la sua nazione e, indirettamente, anche la nostra.
In carriera ha vinto tanto, Vinokourov. Ha appassionato il pubblico ma ha an­che sollevato non poche perplessità tra gli osservatori di mezzo mondo per via di qualche incidente di percorso (due anni di stop per trasfusione omologa al Tour del 2007, ndr) che ne hanno macchiato la carriera. Nato il 16 settembre 1973 a Petropavlovsk, a 50 km dal confine russo, ha iniziato a pedalare a die­ci anni (quando era così piccolo che il suo allenatore fu costretto a tagliargli il telaio di una bici usata e a risaldarlo) ri­velandosi un vincente fin dalle categorie giovanili. Passato professionista nel 1998 con la Casinò, nel 2000 si è trasferito alla Telekom di Jan Ullrich, in cui ha militato per sei stagioni. In cerca di nuovi stimoli, si è trasferisce alla Li­ber­ty Seguros nel 2006 e, quando la formazione spagnola si trova invischiata nell’Ope­racion Puerto, è riesce a convincere alcuni influenti personaggi ka­zaki ad investire nel ciclismo. La squadra, chiamata Astana come la capitale del Paese, poté proseguire la stagione, affermandosi in seguito come una delle più im­portanti al mondo. Forte sia in salita che a cronometro, l’atleta più grande della storia kazaka insieme allo sciatore Vladimir Smirnov, in carriera ha saputo vincere sia corse a tappe che gare di un giorno fino, ad aggiudicarsi il titolo olimpico a Londra a 39 anni, alla sua ultima corsa.
Oggi, dopo essere stato nel bene e nel male protagonista degli ultimi quindici anni di questo sport, con una intera nazione sulle spalle sta portando avanti un progetto certamente interessante quan­to proficuo anche per le due ruote di casa nostra. Alla sua Astana, nata e sorretta da un budget tra i primi al mondo (quasi 20 mi­lioni di euro, ndr), grazie alla sua popolarità («in patria sono molto famoso, è difficile andare in giro con me perché ogni due passi qualcuno mi ferma» racconta, ndr) e alla sua in­fluenza politica in Kaza­khstan, Paese grande nove volte l’Italia, si ag­grap­pa­no molte delle speranze degli appassionati del ci­clismo italiano e stipendi di più di venti lavoratori no­stro compatrioti. Nel ro­ster 2014 troviamo infatti dieci corridori azzurri, tan­ti quanti i kazaki, e tredici membri dello staff tra direttori sportivi, meccanici, massaggiatori e segreteria...

Vino, perché crede negli italiani?
«Perché al momento sono i migliori sulla piazza. Sono i più forti al mon­do. Nel 2010 i numeri uno erano gli spagnoli, magari tra qualche anno emergeranno altre realtà... Fino a quando lavorerò bene con loro, continueremo così, se domani non lavoreranno come chiedo punterò su altri. Il discorso è semplice».

Il Giro d’Italia è escluso al cento per cento nel programma di Nibali?
«Direi di sì, l’obiettivo primario per la nostra formazione quest’anno è conquistare la maglia gialla, quindi Vincenzo deve togliersi dalla testa quella rosa vinta un anno fa. Dopo il debutto in Argentina correrà il nuovo Tour of Dubai, in Oman (nascita della primogenita Emma permettendo, ndr), Parigi-Nizza, Sanremo, Criterium Interna­tional e, sempre in ottica Tour, Fiandre, Amstel Gold Race, Liegi, Romandia e Del­fi­nato. Ci concentreremo totalmente sulla Grande Boucle, dove dovremo vedercela con squadre molto competitive tipo la Sky e con corridori di caratura mondiale. Dal canto no­stro andiamo per vincere. Al fianco di Vin­cen­zo schiereremo Scar­poni, Va­not­ti, Fu­glsang, Kes­siakoff, Kangert, Braj­kovic, We­stra e Grivko o Gruz­dev. Al Gi­ro ad ogni modo po­tremo contare su un team ambizioso con Michele Scar­poni che punta de­ci­so al po­dio fi­nale e Aru che può far sua la ma­­glia bianca di mi­glior giovane e finire tra i primi cinque della generale, accumulando esperienza importante per il futuro. Fa­bio ha tutto il tempo davanti a sé per crescere e non voglio che sen­ta troppa pressione sulle sue spalle. Un giorno però sono convinto potrà vincere la ma­glia rosa».

Perché ha scelto Vincenzo come capitano del suo team?
«Perché mi piace e perché è forte. Lo apprezzo per quanto è rispettoso. Per come si porge con tutti i compagni, gli sponsor e i media... Per questo dopo la vittoria al Giro d’Italia abbiamo prolungato il contratto che lo lega a noi fino al 2016».

In cosa deve migliorare a suo avviso?
«Deve essere più deciso con i gregari, più cattivo, se mi concedete il termine. Lui, essendo il leader del team, deve dettare la linea senza tentennamenti o esitazioni. Se in corsa decide che la squadra deve stare davanti, deve tirare un urlo ai compagni che sono pagati per seguire i suoi ordini. Lo voglio ancora più grintoso».

Come mai non è andata in porto l’operazione Pellizotti?
«È stata una storia molto complessa e delicata. Ne ho parlato a lungo anche con il suo procuratore e sono felice che Gianni Savio ab­bia deciso di tenerlo legato al proprio team (la Androni Venezuela, ndr). La vicenda la conoscete: con noi Franco avrebbe potuto attaccare il numero sulla schiena solo a maggio (in virtù dell’adesione del team kazako al “Movimento Per un Ciclismo Credi­bi­le”, il cui regolamento prevede che un corridore non possa competere nel WorldTour sino a due anni dall’ultimo giorno della sua squalifica e quella di Pellizotti, che si basava su anomalie del suo passaporto biologico, si era esaurita il 2 maggio del 2012, ndr). Non era una situazione semplice. A malincuore ho rinunciato a Franco, ma nel­la situazione in cui eravamo non potevo prendere altra decisione. Ad ogni mo­­do con Scarponi noi siamo più che a posto. Non posso lamentarmi della nostra campagna acquisti».

Crede davvero in movimenti come il MPCC?
«Sai, visto che la mia squadra vi ha aderito sa­rei folle a dirti che non hanno senso... Quello che posso però affermare senza problema alcuno è che il no­stro mondo ha bisogno di una maggiore uniformità di normative, l’UCI do­vrebbe trovare un punto di incontro con questi organismi per creare un progetto uniforme ed efficace, evitando confusione e sovrapposizioni».

Qual è la filosofia della sua squadra?
«Cento per cento vincere (dice letteralmente con il suo italiano dallo spiccato accento russo, ndr). Possiamo migliorarci ancora quindi chiedo a tutti i com­ponenti della squadra di dare il massimo. Sfruttando il progetto del Presi­dential Club, che sta avendo grande eco, dobbiamo collaborare con Payn­e e prendere spunto anche dagli altri sport e riuscire a far fare alla nostra squadra-famiglia un ulteriore sal­to di qualità».

C’è ancora più Italia nell’Astana 2014, che già due anni fa tuttoBICI aveva ri­bat­tezzato KazakItalia.
«Per quanto riguarda lo staff personalmente io ho scelto Martino (il team ma­nager Giuseppe Martinelli, ndr) e lui ha proposto uomini di sua fiducia, anche per una questione di vicinanza e di lingua, che a me stanno bene. Con il vostro Paese abbiamo un legame forte non solo per la nazionalità del nostro capitano ma perché stimiamo la vostra tradizione ciclistica, anche per questo abbiamo scelto di puntare su una formazione femminile italiana come la BePink e presentare la squadra a Rez­zato (Bs). Apriamo una parentesi sul team rosa: abbiamo dato le redini a Zulfia Zabirova, campionessa olimpica e mondiale, che sarà la Vinokourov del­l’Astana Be Pink e punterà a far crescere le giovani cicliste del nostro pae­se che finora, al raggiungimento dei 18 anni, abbandonavano l’attività agonistica. Anche il nuovo presidente UCI mi sembra spinga per la promozione del ciclismo rosa...».

Sa che Stefano Zanini era tra i candidati al ruolo di Commissario Tecnico della Na­zionale Italiana?
«Sapevo che Bettini aveva lasciato il ruolo vacante, ma non ero a conoscenza della nomination azzurra di Stefano... Beh, sono contento che alla fine il presidente Di Rocco abbia scelto Davide perché personalmente non penso ci sia storia tra i due. Non conosco da vicino Cas­sani, ma so molto bene quanto è bravo Stefano, quindi sono felice di vederlo ancora impegnato sulla nostra ammiraglia».

Rimpiange il periodo in cui pedalava?
«Mi divertiva correre quanto mi ap­paga oggi la professione dirigenziale che svolgo da due anni a questa parte. La fatica è uguale anzi, forse è anche maggiore: sicuramente a livello di stress è molto più logorante. Viaggio tanto, sono costretto a stare molti giorni lontano da casa (vive a Montecarlo con la moglie Svetlana e i loro tre figli: Irina, 15 anni, e i gemelli Nicolay e Alexandr di 12, ndr) e gli aspetti a cui devo prestare attenzione sono molteplici. Ho smesso di correre nel momento giusto, non ho rimpianti. In carriera ho vinto tutto quello che volevo. Ho tagliato a braccia alzate il traguardo finale del Tour sugli Champs Elysées, ho vinto una grande cor­sa a tappe co­me la Vuel­ta, sono campione olimpico in carica e il ruolo di general manager è proprio quello che ci voleva in questa fase della mia vita».

Era meglio il ciclismo dei suoi tempi o quello di oggi?
«Mah, non è semplice ri­spondere an­che perché non è passato tanto tempo da quando ho appeso la bici al chiodo. I giudizi sulla mia epoca? Non me ne curo... La vita continua, il ciclismo ha superato tanti scandali e va avanti. Og­gi le gare sono appassionanti, anche se credo si senta un po’ la mancanza di corridori carismatici e istintivi come Bettini o come me, noi attaccavamo sen­za riflettere troppo regalando al pubblico vero spettacolo. Tra i ciclisti del momento Vincenzo è l’eccezione che conferma la regola, il suo estro sarà la nostra carta vincente».

di Giulia De Maio, da tuttoBICI di febbraio
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