Il Nuovo Ciclismo

Versione completa: Caso Bani - Partito il processo ai dirigenti dell'Ambra Cavallini
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Nel Giugno del 2009 lo juniores Eugenio Bani viene trovato positivo a un controllo antidoping durante i campionati nazionali di categoria.

Inizialmente Bani viene squalificato per 2 anni, ma, grazie alla sua collaborazione con la Procura del CONI, il TNA, il 20 Dicembre 2010, decide di annullare i rimanenti mesi da scontare.

Per approfondire:
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Caso Bani, il Tna annulla la squalifica rimanente
Il tribunale Nazionale Antidoping del Coni ha annullato la rimanente squalifica di Eugenio Bani quindi il ragazzo in teoria da oggi potrebbe già ricorrere.
Inizialmente era stato chiesto il parere dell’UCI e della WADA ma questi organi hanno ripassato la palla al TNA indicandolo come istituzione unica per decidere il destino di Bani. E così nell’udienza fissata per oggi il Presidente del TNA, dr. Plotino, ha emesso la sua sentenza con la seguente motivazione.
Il Bani ha fatto nomi e cognomi delle persone coinvolte in seno al suo ex team Ambra Cavallini Vangi, tali da aver provocato il deferimento degli stessi
Ha inoltre aggiunto che le prove raccolte grazie alle testimonianze del giovane atleta sono tali da far riservare al tribunale stesso la facoltà di incriminare i nominativi coinvolti in questa storia.
Questa sua collaborazione è stata giudicata talmente fattiva da essere il motivo principale della cancellazione della squalifica.
“Giustizia è stata fatta, questo è il più bel regalo di Natale che potevamo ricevere e per me è una grande vittoria. Adesso lascio libero il ragazzo di scegliere” sostiene Ivano Fanini, patron di Amore & Vita Conad e aggiunge “ha fatto l’ultima corsa tra gli Juniores e deve valutare lui se fare due anni da dilettante o fare il grande salto tra i prof nella mia squadra”
Ed ora non ci resta che vedere Eugenio ritornare a fare lo sport che ama, con una mentalità nuova ma soprattutto con l’enorme voglia di riuscire a dimostrare il proprio valore sul campo rispettando i veri principi dello sport.

tuttobiciweb.it
CASO BANI - Eugenio scrive a Fanini: «Dimostrerà che si può correre anche senza doping»
Sabato 25 dicembre 2010 - “Ce la metterò tutta per dimostrare che tutto ciò che abbiamo fatto non è stato fatto invano, ce la metterò tutta per dimostrare che si può essere buoni atleti anche senza il doping”. Eugenio Bani, il 18enne toscao coinvolto nel 2009 in una vicenda di doping e riabilitato settimana scorsa dal Tna del Coni, lo scrive in una lettera inviata a Ivano Fanini, patron dell'Amore&Vita-Conad, impegnato da anni contro la chimica nel ciclismo e che ha accolto il corridore nella sua squadra dopo la squalifica.

ciclonews.it
CASO BANI - Venerdì l’udienza della Commissione Disciplinare Federale
Roma - lunedì 28 febbraio 2011 - Venerdì 4 marzo, alle ore 12.30, presso l'hotel Villa Maria Regina di Roma (Via della Camilluccia, 687), si terrà l'udienza della Commissione Disciplinare Federale Nazionale della Federciclismo, che, nel merito, tratterà il procedimento delineato dalle dichiarazioni rilasciate da Eugenio Bani.
La Commissione deciderà in ordine ai provvedimenti di deferimento decretati dal Procuratore Federale, avv. Gianluca Santilli, nei confronti di esponenti della Società Asd Montemurlo Empolese Vangi, per violazione dei principi di lealtà sportiva.
La contestazione dell'accusa è incentrata sulla liceità dell'uso di farmaci considerata off-label, con specifico riferimento ad un utilizzo al di fuori delle modalità previste dal Ministero della Salute, assunti da atleti minorenni, in situazioni, per patologia o posologia, non conformi alle caratteristiche dei medesimi.

ciclonews.it
CASO BANI. Sentenza storica contro la Montemurlo Vangi
Si è tenuta oggi a Roma l'udienza della Commissione Disciplinare Federale Nazionale della Federciclismo sul deferimento della società A.S.D. Montemurlo Empolese Vangi.
Per la prima volta in Italia è stata sanzionata la medicalizzazione degli atleti, anche se mediante farmaci non ricompresi tra quelli dopanti. Il procedimento è stato attivato dal Procuratore Federale, Avv. Gianluca Santilli, sulla base delle dichiarazioni emerse a margine del noto "Caso Bani", l'atleta trovato positivo che aveva denunciato improprie pratiche mediche praticate indistintamente a tutti gli atleti, peraltro minorenni, della sua squadra, la Montemurlo Empolese Vangi.
La delicatezza del tema ha fatto ritenere necessario alla Commissione richiedere una perizia tecnica, mirante ad appurare se le pratiche mediche attuate dalla Vangi, mediante somministrazione, anche per via endovenosa, in via preventiva e senza alcuna patologia ad atleti, di farmaci non dopanti, fossero configurabili come violazione dei principi di lealtà sportiva previsti dall'art. 1 del Regolamento di Giustizia e Disciplina federale.
Oltre 4 ore di dibattimento e 2 ore di camera di consiglio prima della decisione della Commissione Disciplinare, presieduta dall'avv. Vincenzo Ioffredi, che ha pienamente accolto le tesi della Procura, applicando le seguenti sanzioni: 60 giorni di sospensione per la Società ASD Montemurlo Vangi; 24, 18 e 15 mesi di squalifica rispettivamente al dott. Antonio Stinchetti (medico sociale), al sig. Cristiano Viciani (direttore sportivo) e al sig. Giancarlo Benvenuti (dirigente). A giorni la Commissione renderà note le motivazioni.
All'udienza hanno partecipato, per la Commissione Disciplinare, il Presidente, avv. Vincenzo Ioffredi e gli avvocati Decio Barili ed Emiliano Celli.
Il collegio dei consulenti della Commissione era composto dal prof. Luciano Caprino, dal prof. Dario D'Ottavio e dal dott. Benedetto Ronci. Il Procuratore Federale, avv. Gianluca Santilli, era supportato dal consulente dott.ssa Raffaella La Russa.
La difesa era rappresentata dagli avvocati Francesco Paolo Maresca, Federico Cecconi e Marco Cecconi, dal prof. Santo Davide Ferrara e dalla dott.ssa Elena Guggiari. Hanno assistito al dibattimento anche i soggetti deferiti Maurizio Vangi, Antonio Stinchetti, Cristiano Viciani e Giancarlo Benvenuti. I periti della Commissione hanno risposto ai 25 quesiti specifici sull'utilizzo più o meno appropriato di alcuni medicinali e sull'opportunità di tali pratiche.
Il perito della difesa, prof. Santo Davide Ferrara, ha ammesso di condividere l'impianto accusatorio, considerando meritoria la sensibilizzazione avverso la medicalizzazione nello sport, pur ritenendo sussistere, nel caso di specie, l'assenza di danni legati alle cure prestate agli atleti e la mancata alterazione del risultato sportivo. L'assenza di patologie, la reiterata ed indiscriminata somministrazione di medicine, anche per via endovenosa, e la finalità evidentemente tesa al risultato sportivo e, come tale, contraria ai principi di lealtà sportiva hanno portato la Commissione a comminare le sanzioni ai vari componenti della Vangi, seppur in misura logicamente differenziata, applicando anche i principi di responsabilità oggettiva.

tuttobiciweb.it
ABUSO DI FARMACI: Ecco le motivazioni della storica sentenza della Disciplinare Fci sul “Caso Bani”
In data 4 marzo 2011 la Commissione Disciplinare della Federciclismo, sulla base delle dichiarazioni emerse del noto “Caso Bani”, l’atleta trovato positivo che aveva denunciato improprie pratiche mediche praticate indistintamente a tutti gli atleti minorenni della sua squadra, l’ASD Montemurlo Empolese Vangi, ha condannato a due mesi di sospensione la società, a due anni di squalifica il medico sociale Dott. Antonio Stinchetti, a 18 mesi di squalifica il direttore sportivo Cristiano Viciani e a 15 mesi di squalifica il dirigente Giancarlo Benvenuti per violazione dei principi di lealtà sportiva previsti dall’art.1 del Regolamento di Giustizia e Disciplina Federale. Riportiamo di seguito le affermazioni più importanti dell’Avv. Vincenzo Ioffredi, Presidente della Commissione Disciplinare della FCI, estrapolate dalle motivazioni pubblicate ieri all’interno del giornale on line Il Mondo del Ciclismo, reperibile sull’homepage del sito http://www.federciclismo.it.

“…E' vero: lo sport oggi corre sui filo del perfezionismo e del record e si può essere spinti a dimenticare che I'atleta e prima di tutto un uomo con i suoi limiti che non possono venire forzati senza il rischio di un danno irreparabile. Non ci si riferisce, come si osservava nella parte iniziale della presente decisione, solamente all'uso di farmaci non leciti ma anche, come nel caso di specie, a quelli leciti e soprattutto a quegli aspetti della vita umana troppo spesso sacrificati, che sono oggetto di rinuncia in alcuni casi spontanea, in altri imposta.
Le regole della Federazione Ciclistica Italiana non permettono che ci si possa dimenticare dell'atleta, del ciclista: non permettono il realizzarsi di pratiche, cui l'atleta si dichiara disponibile o a cui e costretto, qualora Ie stesse possono tramutarsi in danno. Le regole della Federazione Ciclistica Italiana non permettono che nelle varie fasi della preparazione si possa operare con interventi farmaceutici senza finalità terapeutica, con I'intento di utilizzare effetti secondari di farmaci, nella pratica clinica usati per altri scopi. Le regole della Federazione Ciclistica Italiana non permettono che la ricerca del risultato prevalga sul rispetto della personalità dell'atleta, specie se minorenne. Sarebbe triste se, in un tempo in cui si affermano i diritti dell'uomo, si dovesse esultare per la violenza sugli atleti…”
Così scrive l’avv. Vincenzo Ioffredi, Presidente relatore della Commissione Disciplinare Nazionale nelle motivazioni, depositate mercoledì 9 marzo, del caso Vangi. Si tratta di enunciazioni dal profondo valore sportivo e civile che, partendo da principi universali, si trasformano nel concreto in una dichiarazione dei “diritti dello sportivo e dello sport” di cui la Federazione Ciclistica si fa paladina.
Le motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna della società ASD CT Montemurlo Empolese Vangi (2 mesi di sospensione), del medico sociale dott. Antonio Stinchetti (squalifica di 2 anni), del direttore sportivo Cristiano Viciani (squalifica di 18 mesi) e del dirigente Giancarlo Benvenuti (squalifica di 15 mesi), ripercorrono la storia di questo procedimento, fortemente voluto dal Procuratore Federale della FCI, avv. Gianluca Santilli, e che ha sancito, in modo netto, che: “...l'assunzione di farmaci, seppur di per se non vietati ai sensi della normativa antidoping, in quanto pratica idonea a modificare Ie condizioni psicofisiche e biologiche dell'organismo, in soggetti che non manifestano patologie, lede la correttezza e la lealtà sportiva e di certo non e in linea con alcuna funzione educativa, nei confronti di minori, demandata a figure importanti nell'ambito dei sodalizi sportivi (medico sociale, direttore sportivo, dirigente).
L'utilizzo di medicinali non per finalità patologiche potrebbe danneggiare e pregiudicare iI bene all'integrità psicofisica degli atleti costituendo in questo modo una seria e grave minaccia alla salute. Non esiste, infatti, farmaco che comporti benefici per la salute in un soggetto sano, anzi, in questi casi I'unico risultato e I'accresciuto pericolo di insorgenza di effetti collaterali (c.d.
adverse drug reaction)…”.
Principi di lealtà e correttezza presenti nel Regolamento di Giustizia della FCI e nel Codice di Regolamento Sportivo del CONI: “... Nell'ambito dei regolamenti di giustizia relativi alle varie discipline sportive, come noto, vi sono norme generali che impongono doveri e obblighi alle società e ai tesserati .
Questi «sono tenuti ad osservare una condotta conforme ai principi della lealtà, della rettitudine e della correttezza morale, in tutti i rapporti riguardanti I'attività federale, nonché nell'ambito più generale dei rapporti sociaIi ed economici» (cfr. art. 1 del Regolamento di Giustizia e disciplina della FCI).
Vi e di più, il principio e rimarcato con forza, ancor più incisivamente, nell'articolo 2, punto 7 della Statuto Federale la dove e previsto che anche gli statuti delle società devono esplicitare «I'impegno di esercitare con leaItà I'attività sportiva e di osservare i principi della salvaguardia della funzione educativa, popolare, sociaIe e culturale della sport», nell'art. 4 n. 6, là dove e previsto a carico dei tesserati I'esercizio «con lealtà sportiva» della loro attività.
Statuizioni queste che trovano diretta corrispondenza anche nei principi di cui al Codice di Comportamento Sportivo del CONI alla cui osservanza, ai sensi dell'art. 4 n. 14 della Statuto Federale, sano tenuti i tesserati della FCI: «I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo devono comportarsi secondo i principi di leaItà e correttezza in ogni funzione, prestazione o rapporto comunque riferibile all'attività sportiva» (cfr. art. 3) .
Principi che sono, con forza, enunciati con riferimento alla importantissima funzione del medico sociale «tenuto ad osservare, costantemente e in qualunque circostanza, una condotta conforme ai principi di lealtà e della correttezza morale e ad ispirare la sua condotta ... ai principi della deontologia professionale» nelle Norme sulla Tutela della Salute degli Atleti Ciclisti (cfr. art. 5).
La Commissione Disciplinare affronta con determinazione anche argomenti generali della medicina e della medicina sportiva, quali il concetto di malattia “…processo patologico che si associa necessaria mente a disturbi funzionali più o meno accentuati, ma, tuttavia, sempre oggettivamente apprezzabili e ponderabili…” e quello dell’utilizzo dei farmaci fuori indicazione: “..In assenza di processi patologici che si associano a disturbi funzionali, iI farmaco non può e non deve essere prescritto e somministrato: la condotta contraria implica una prescrizione e una somministrazione off label (fuori indicazione) con la consapevolezza che la stessa e destinata ad attingere un risultato non terapeutico ovvero non vantaggioso per una specifica malattia.”

Nella sostanza, quindi, la Commissione Disciplinare dimostra nelle motivazioni, con ancor maggior forza, di aver accolto completamente l’impostazione della Procura Federale, alla quale si richiama in più occasioni. La sentenza accoglie e inasprisce le richieste della Procura, in quanto: “(la) responsabilità oggettiva che viepiù sussiste, ed e grave, nel caso di specie, dal momento che gli episodi e gli eventi dei quali si sono resi protagonisti i soggetti deferiti si sono verificati proprio nell'ambito del contesto societario inteso esso anche come unicità di luoghi materiali riconducibili, quasi tutti, alla società stessa.
Da qui I'inasprimento della sanzione nei confronti del sodalizio sportivo rispetto alla richiesta dalla Procura Federale.”
Una sentenza che, come le motivazioni della Commissione Disciplinare dimostrano, ispirate a concetti universali costitutivi dello sport moderno, è destinata a fare storia e a lasciare un segno evidente nel futuro dello ciclismo e dello sport nazionale.

federciclismo.it
Caso Bani, partito il processo ai dirigenti dell'Ambra Cavallini
E' cominciato nella sala delle udienze penali del Tribunale di Empoli il processo a citazione diretta nei confronti di quattro dirigenti della squadra ciclistica Ambra Cavallini Vangi nato dalle dichiarazioni di Eugenio Bani, il giovane ciclista diciottenne di Uliveto Terme che nel 2009 era risultato positivo alla gonadotropina corionica e dopo la positività aveva riferito di improprie pratiche mediche fatte indistintamente a tutti gli atleti del team.
"Sono realmente soddisfatto per come stanno andando le cose - ha detto Ivano Fanini che fin dall'inizio ha sostenuto Bani, che passerà professionista nell'agosto 2013 proprio nella sua squadra, 'l'Amore & Vita Bottecchia' - Tutto questo è decisamente positivo per il futuro di un ciclismo pulito. Inoltre questa è sicuramente la prima volta non solo nella storia del ciclismo ma anche di tutto lo sport, che dirigenti di una società vengono inquisiti per reati di doping e tutto questo può sicuramente dar vita ad un nuovo corso in cui non siano solo gli atleti ad essere ritenuti sempre gli unici responsabili, soprattutto quando si tratta di atleti minorenni".
Nelle prima udienza, durata sei ore, sono stati ascoltati cinque dei 13 testi convocati, tra cui il maresciallo dei Nas di Firenze Renzo Ferrante e lo stesso Bani. L'accusa per i dirigenti è di avere, in concorso tra loro e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, procurato, somministrato o comunque favorito l'utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente attive idonee a modificare le condizioni psicofisiche degli atleti (ed in particolare quelle di Bani) all'esercizio abusivo della professione medica, alla somministrazione di sostanze in quantità non corrispondente ad ordinazioni mediche. Bani, che si è costituito parte civile, ha ripetuto e confermato tutto quello che ha sempre sostenuto. (ansa)