Il Nuovo Ciclismo

Versione completa: UCI, nasce il requisito "organizzativo"
Al momento stai visualizzando i contenuti in una versione ridotta. Visualizza la versione completa e formattata.
UCI, nasce il requisito "organizzativo"
Ottenere una Licenza World Tour e conservarla sarà sempre più difficile e impegnativo: i team che già devono soddisfare i criteri sportivi, etici, finanziari e amministrativi, infatti, dal 2017 dovranno osservare anche un nuovo criterio che l’UCI ha definito “organizzativo”.

UN NUOVO RUOLO PER I TEAM - Con questo nuovo requisito, i vertici del ciclismo, che hanno appena realizzato una guida completa sul tema, vorrebbero ridurre ulteriormente il rischio di doping all’interno dei team andando ad attaccare il gap che attualmente separa i vertici della squadra dagli atleti che fanno parte della stessa. Ciò che verrà testato da alcuni team volontari dal 2015 e che dovrebbe diventare obbligatorio per tutte le formazioni professionistiche a partire dal 2017, in buona sostanza, è una maggiore professionalizzazione della governance e dell’organizzazione dei team in modo da garantire un rapporto più stretto e controllato con gli atleti.

Per arrivare a definire le dieci regole da seguire nell'organizzazione di una squadra, l’UCI ha studiato a partire dal 2012 i punti di forza e le lacune di dieci squadre, otto World Tour e due Professional, realizzando quasi 100 interviste e numerose riunioni, presentazioni e workshop nelle quali le squadre professionistiche sono state informate e consultate.

A partire dal 2014 l’attenzione si è concentrata su otto team volontari (AG2R La Mondiale, FDJ.fr, Team Cannondale-Garmin, IAM Cycling, Etixx-Quick Step, Orica GreenEdge, Team Giant-Alpecin e Trek Factory Racing) che, insieme ad Astana e YellowFluo, proseguiranno la sperimentazione nel prossimo biennio seguendo le normative che coprono i seguenti aspetti:

- Preparazione degli atleti (con la pianificazione degli allenamenti, delle gare e dei periodi di recupero);

- Il sostegno fornito dalla squadra agli atleti (necessità di avere un numero sufficiente di personale all’interno del team in relazione al numero di corridori in rosa);

- Il trattamento medico delle condizioni degli atleti (con l’inserimento all’interno del team di un medico);

- Il carico di lavoro imposto ai corridori;

- Il numero degli atleti in rosa (limitando ad un certo numero gli ingaggi per garantire il giusto rapporto tra gli atleti e lo staff e per restare all’interno di limiti finanziari sostenibili);

- Il monitoraggio continuo degli atleti tramite una piattaforma web;

- La certificazione delle professionalità all’interno dello staff della squadra.

TEAM RESPONSABILI, NON BASTA LICENZIARE - L’idea finalmente elaborata dall’UCI, insomma, è quella di mettere nelle condizioni i team di essere i primi controllori dei propri atleti: troppo facile imporre all’atleta un certo rendimento, pena magari la riduzione dell'ingaggio, e poi dichiararsi estranei all’insorgere di una positività, lavandosene le mani con un secco licenziamento.

Attraverso l’armonizzazione e la professionalizzazione dei metodi di gestione dei team, il presidente Bryan Cookson intende quindi inviare un segnale forte agli appassionati di ciclismo, agli addetti ai lavori e agli sponsor: in questo modo le squadre, almeno quelle professionistiche di prima e seconda fascia, diventano responsabili di ciò che accade al proprio interno.

Tutto questo avverrà tramite l’implementazione di una sorta di giornale di bordo elettronico da fornire direttamente alle squadre e a dei piani di formazione rivolti ai dirigenti delle squadre. A guidare il tutto è stato sin qui l’Istituto di Scienze Motorie dell’Università di Losanna, collegato alla Facoltà di Scienze politiche.

Questi gli specialisti, che hanno già collaborato con il CIO e la UEFA, e che saranno chiamati anche nei prossimi anni a guidare una vera e propria rivoluzione che dovrà incidere prima di tutto sulla mentalità di chi è chiamato a tenere le redini di una squadra di ciclismo.

Scritto da Andrea Fin per ciclismoweb.net