Come sempre, Delfinato tutto da seguire. Nella crisi di identità dei GT, spesso sono proprio le altre corse a tappe a offrire gli spunti più interessanti. 

Non ci sono Pogacar, Roglic e Carapaz, tuttavia molti corridori da seguire, anche in prospettiva Tour. Solita corazzata Ineos, con Gaudu e MAL come possibili alternative. 

Il sito del Delfinato ha inserito le pendenze nelle altimetrie e il dettaglio delle principali salite. 

Interessante, anche per le planimetrie, la ricostruzione su La Flamme Rouge. 

No piattoni, già un titolo di merito. Prime 5 tappe, con anche la cronometro, buon antipasto per le tre tappe di montagna. 

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Prima tappa mossa, non difficilissima. Si passa per tre volte sulla Cote du Chateau de Buron, l'ultima a 15 dall'arrivo. 

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Ultima salita pedalabile, tappa utile per permetterci di dare una occhiata allo stato di forma dei protagonisti. 

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Più tranquilla, gli ultimi 700 metri al 5,7%. 

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Cronometro relativamente mossa, più tra salitelle e lievi discese che in pianura. 

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Un discreto muro l'ultima cote: 

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Il dettaglio del finale, abbastanza pedalabile, con un possibile ruolo della discesa: 

Circa 4.000 mt. di dislivello, belle salite e si va in quota, non escludo un assetto stile "Fantozzi / tappone del Giro" (divano, pantofole, frittatona e...)

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Altri 4.000 mt. di dislivello nonostante il minor chilometraggio. Spazio per una prova di appello o per l'ultimo duello, ultima salita tosta e giù in discesa prima del finale pedalabile. 

Complessivamente, un bel tracciato. 

Bella gamba Colbrelli, comunque, in salita è rimasto sempre nelle prime 20 posizioni del gruppo, penso che fosse la Bahrein a non averne, a meno di non far lavorare Haig. E Postlberger è andato forte. 

Quando si è formato un buco, pronto Thomas e molto agile Gaudu. 

Froome proprio non va. 

Discorso apprezzabile in cronaca di De Luca sulle storture del sistema WT, sulla moria di squadre giovanili, sulle difficoltà delle squadre Professional, considerando le forti difficoltà del ciclismo azzurro. De Luca ha anche dissentito (giustamente) dall'entusiasmo di Cassani per le 7 vittorie al Giro, valutando quanto poco ci sia alle spalle dei pochi corridori di vertice, osservando ad esempio l'assenza di azzurri, a parte Caruso, nella generale del Giro. 

Giada Borgato, che si arrabbia molto quando si dice che il ciclismo italiano è in crisi, sarà furiosa 

In corsa gruppo compatto a 28 dall'arrivo.