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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 7 marzo - Versione stampabile

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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 7 marzo - Morris - 07-03-2023

Tranquillo Andreetta
[Immagine: 16292117471325Andretta,Tranquillo.jpg]
Nato a Vittorio Veneto (Treviso) il 7 marzo 1955. Passista, alto m. 1,82 per kg. 77. Professionista dal 1979 al 1982, con una vittoria. Più che buon dilettante, vincitore di belle prove e nel "giro azzurro", parve da subito uno che era stato scelto fra i professionisti perché sarebbe dovuto diventare un gregario affidabile e completo. Già perché l'Andreetta restava sincronico al suo nome di battesimo in vista di ogni percorso, perché se la cavava davvero, senza eccellere o rendersi evidente, un po' ovunque. Ed allora, in un ciclismo massivo e, per questo, piacevole, i gregari come i capitani dovevano "digerire" di tutto, non erano paladini di specialismo come avviene oggi. Tranquillo Andreetta dunque, per caratteristiche, era uno di quelli che poteva fare bene la spalla perché si poteva adattare ad ogni percorso in quanto non aveva punti deboli, o meglio, poco possibili. E poco importava se non aveva neppure punti forti, da evidenza. In fondo era chiamato ad aiutare, non a catalizzare attenzioni. Fu la Sanson Luxor TV di Francesco Moser a fare queste valutazioni, ed a far passare Tranquillo fra i professionisti nella stagione '79. Nell'anno d'esordio fu schierato dalla Sanson in diverse corse a tappe di una settimana, come il Giro di Romandia e il Tour de l'Aude, ma evidentemente in queste come in altre gare, non fu in grado di soddisfare pienamente il sodalizio. Infatti, a fine stagione, passò alla San Giacomo Benotto. Altri capitani ed un nobilissimo che s'era perso, Freddy Maertens. Andreetta andò meglio. Partecipò alla Vuelta di Spagna, dove dopo un buon andamento nelle singole tappe, dove collezionò quattro piazzamenti nei primi 15, causa l'insorgere di qualche malanno e l'aggiunta di una caduta, fu costretto ad abbandonare durante la Burgos-Santander, decima frazione, anche per non compromettere il non distante Giro d'Italia. E qui, dopo una corsa regolare e di aiuto ai compagni, arrivò alla conclusione di Milano al 59° posto. Nel 1981 passò alla Santini Selle Italia, squadra che gli avrebbe potuto garantire, perlomeno sulla carta, una maggiore libertà di giocarsi le proprie carte. Alla fine fu così solo in parte, perché le richieste ci furono di gregariato ci furono eccome e Tranquillo fu meno brillante di quel che sperava nelle giornate di libertà. A livello singolo il suo miglior piazzamento fu l'ottavo posto al Gran Premio Montelupo e finì il Giro d'Italia '95°. Nel 1982 ancora un trasferimento, stavolta alla Selle Italia Chinol, con Franco Chioccioli, un giovane talentino da seguire e più libertà per sé. Ed infatti, Andreetta vinse il GP Col San Martino. Si ritirò però dal Giro d'Italia e, forse, proprio questo appannamento lo spinse, a soli 27 anni, a fine 1982, a lasciare l'agonismo. Continuò a rimanere vicino al ciclismo anche nel dopo carriera. Suo figlio Simone è stato un buon dilettante.

Osvaldo Bettoni
[Immagine: 14648862233538bettonio77.jpg]
Nato a Leno (Brescia) il 7 marzo 1952. Passista, alto m. 1,81 per kg. 78. Professionista dal 1976 al 1980, senza ottenere vittorie. Fin dalle prime esperienze ciclistiche si capì che sarebbe stato un bel passista. Da dilettante divenne un perno azzurro della 100 chilometri a Squadre, partecipando a due Mondiali della 100 km a Squadre: 7° nel 1973 e 11° l'anno seguente. Non molto vincente a livello individuale su strada, si faceva notare ugualmente per le sue trenate che mettevano in fila il gruppo. In ogni caso colse ugualmente bei successi come ad esempio il Trofeo Valco ed il Trofeo Matteotti nel ’74, nonché il Trofeo Sportivi Magnaghesi l’anno dopo. Su pista si fregiò del Tricolore vincendo il Campionato Italiano inseguimento a Squadre nel 1973. Professionista dal 1976 in seno alla Scic, sodalizio col quale passerà poi quattro dei suoi cinque anni nell’élite ciclistica. L’ultima stagione, quella 1980 la passò in seno alla Famcucine. Anche da prof le sue trenate ed il lavoro di cucitura furono efficaci e pur non tagliando mai il traguardo per primo, non fu mai a rischio disoccupazione. Anzi le sue quotazioni da uomo squadra rimasero sempre evidenti. Nel lustro professionistico Osvaldo Bettoni fu un gran gregario, una spalla, uno che si mangiava la pianura per togliere il vento dalla faccia del capitano Giuseppe Saronni, uno che oggi sarebbe un componente perfetto per i treni che accompagnano i velocisti. Per sé poche occasioni. Si distinse al Trofeo Baracchi, dove fu 9° con De Muynck nel ’76, 3° nel ’77 con Serge Parsani. Sempre nel ’77, finì 5° a Pisa, nella nona tappa, a cronometro, del Giro d’Italia, mentre 50 giorni prima era giunto 7° nella frazione finale contro il tempo della Tirreno Adriatico. Fu 7° nel Campionato di Zurigo ’79, 12° nella Sassari Cagliari ’76 e nel “Pantalica” ’77. Andò molto meglio su pista dove fu 2° nel Camp. Italiano Inseguimento ‘77 e 3° in quello del ’78, mentre nel 1980 fu 3° nella corsa a punti Tricolore. Al Giro d’Italia fu 118° nel ’77, 75° nel ’78. A fine ’80, lasciò l’agonismo, pur avendo ancora la possibilità di continuare.

Thorvald Ellegaard (Den)
[Immagine: 16386103771325Ellegaard,Thorwald10.jpg]
Nato a Fangel il 7 marzo 1877, deceduto a Copenaghen il 27 aprile 1954. Professionista dal 1898 al 1926, con circa 800 vittorie su pista. Soprannominato "Stella del Nord".
Il suo vero nome era Thorwald Christian Christiansen. Ellegaard (vivai) era il nome della fattoria, vicino a Odense, dove è nato. Uno sprinter di talento, è stato considerato a lungo il miglior ciclista danese di tutti i tempi.
Relativamente al ciclismo sui velodromi lo è ancora a tutti gli effetti. Un gran signore, molto gentile e cordiale, anche se piuttosto taciturno e poco incline ad uscire dai canoni che si vogliono per l’atleta. Per quanto di lui s’è detto e scritto, l’unica stonatura al portamento di un lord, erano quei suoi grossi baffoni a manubrio. Figura leggendaria del ciclismo internazionale per le sue gesta e le sue vittorie, che sono state calcolate in 800, a cui vanno aggiunti oltre 1500 piazzamenti fra i primi tre, colti gareggiando su 153 diverse piste di tutto il mondo. Debuttò diciottenne sulla pista di Slagelse e chiuse la carriera a 49 anni, dopo essere stato per sei anni Campione del Mondo di velocità (1901, 1902, 1903, 1906, 1908, 1911) e quattro volte 2° (1904, 1905, 1910, 1914). Tre volte Campione di Danimarca s'è aggiudicato il Gran Premio di Copenaghen (undici volte), di Parigi (due), dell'UVF (tre), di Buffalo-Parigi (quattro), di Bordeaux (due), della Repubblica (uno) e di Berlino (uno). Sino al '38 ha diretto il velodromo di Ordrup.

Gianluigi Zuanel
[Immagine: 16285139581325Zuanel,GianLuigi.jpg]
Nato a Ponsacco (PI) il 7 marzo 1952. Passista alto 1,80 per 73kg. Professionista dal 1977 al 1983, senza ottenere vittorie. Una vita da gregario che sapeva fare tutto quello che al tempo si chiedeva a chi doveva servire capitani. Uno che sapeva lavorare bene sul passo, un portaborracce sempre pronto, uno che possedeva quel guizzo e quell’acume per capire l’orientamento della corsa e anticipare lo scopo di taluni tentativi. All’epoca non c’erano tutti i rifornimenti di oggi, le radioline ed i cardiofrequenzimetri. Si viveva ancora di empirismi e Zuanel in tutto questo era abile. Una garanzia.
Cresciuto nella Mobilieri Ponsacco, passò successivamente alla Larcianese, fino all’arrivo fra i dilettanti nelle file del G.S. Sammontana di Lucca, indi nuovamente alla Mobilieri Ponsacco e l’approdo, nell’ultimo anno nella categoria, alla Monsumanese. In quel lasso fu più piazzato che vincente, uno che c’era sempre. Ma vinse pure, come ad esempio, nella Coppa Caduti Sant'Alluccio ’75 e nella Coppa Giulio Burci l’anno seguente.
Passò professionista nel 1977 con la Fiorella Mocassini, con la quale restò due anni, indi tre anni alla Gis Gelati, un anno alla Del Tongo-Colnago e infine, una stagione, alla Vivi-Benotto. Corse tutta la sua carriera, come detto, da gregario di capitani quali Roger De Vlaeminck, Giuseppe Saronni e Franco Chioccioli. Partecipò e concluse sei Giri d’Italia: 1977 (115°), 1978 (71°), 1980 (47°), 1981 (96°), 1982 (84°), 1983 (115°). Una disamina dei suoi migliori piazzamenti ci portano al 4° posto nel GP Larciano e al 9° nel Gp Langhirano nel ’77, un 3° nel Duetschlan Tour del ’79 ed un 4° nella medesima corsa nel 1981. Si ritirò a fine 1983, pur avendo la possibilità di continuare.

Maurizio Ricci detto Morris