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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 24 marzo - Versione stampabile

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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 24 marzo - Morris - 24-03-2023

Franco Cortinovis
[Immagine: Franco_Cortinovis_-_Ferretti_1970.jpg]
Nato a Milano il 24 marzo 1945. Passista veloce, alto m. 1,70 per kg. 68. Professionista dal 1969 al 1971 con una vittoria. Uno stereotipo di come nel ciclismo l’essere vincenti molto presto, non sempre sta a significare valori assoluti là dove conta veramente. Franco Cortinovis bagnò le polveri dei Titoli Tricolori, già nel 1962, fra gli esordienti. Continuò a vincere e a rendersi protagonista fra gli allievi e quando passò fra i dilettanti, l’U.S. Sedrinese, che aveva lanciato al professionismo un gigante come Gimondi, pensò di poter fare altrettanto con lui e lo tesserò. Cortinovis, con la squadra di Sedrina, vinse fra le altre, il Trofeo Taschini ’65, grande classica per “puri”, indi il Giro del Piemonte nel ’66. Poi, le offerte del G.S. Bovis Univor lo portarono nel 1968 al citato sodalizio, col quale vinse la Coppa San Geo, una tappa del Giro della Valle d’Aosta e il Titolo Tricolore. A fine stagione la Sagit decise di fare il salto fra i professionisti per la stagione ’69 e pose a contratto il neo tricolore dei “puri”. La prima stagione di Cortinovis nell’élite ciclistica, fu abbastanza vicina  alle attese: vinse la sesta tappa, Follonica-Viterbo del Giro d’Italia, due giorni dopo fu quinto nella frazione di Napoli, ma nella dodicesima tappa si ritirò. Fu poi 9° nel Giro delle Tre Provincie dio Camucia, 15° nella Milano Vignola e 16° nel Giro del Piemonte. Nel 1970 passò alla Ferretti che lo schierò al Tour de France, dove colse il 10° posto nella prima tappa, ma si ritirò durante la sesta. Il resto dell’anno fu ancora più grigio ed a fine stagione fu lasciato libero. S’accasò per il ’71 alla GBC, ma prima del Giro d’Italia capì che era decisamente al tramonto, ed abbandonò l’agonismo.

Secondo Magni
[Immagine: 1237887858MAGNI%20Secondo.JPG]
Nato a Massarella (FI) il 24 marzo 1912, deceduto a Castel Martini di Larciano (PT) il 17 agosto 1997. Passista scalatore, alto m. 1,83 per kg. 72. Indipendente coi professionisti dal 1932 al 1936, professionista dal 1937 al 1946 con un totale di 20 vittorie.
Buon corridore dalla carriera lunghissima nonostante la Guerra, in voga soprattutto alla fine degli anni '30, che non riuscì mai a decollare fra i più forti, pur mantenendo un livello più che discreto. Tra l’altro fu una spalla fedele di Gino Bartali alla Legnano e si dimostrò sempre all’altezza dei compiti che gli erano stati assegnati. Seppe ottenere delle belle vittorie, in particolare nel 1938, la sua annata d’oro. Notevoli anche i piazzamenti e, nelle rare occasioni di partecipazione all’estero, non fu anonimo. Tutte le sue vittorie.
1932 (4): Giro delle Due Province (Prato), Coppa Linari, Coppa Masetti, Coppa Zucchi. 1937 (1): Giro del Casentino. 1938 (10): Giro del Veneto, Giro dell’Umbria, Tappe di Potenza, Lagonegro e Catanzaro al Giro dei Tre Mari, Coppa Città di Busto Arsizio, Coppa Città di Volterra, Coppa Angeli, Coppa Bertini, GP Singer. 1939 (3): Tappa di Cortina d’Ampezzo al Giro d’Italia, Trofeo Vaccari, GP Sira. 1945 (2): Coppa Dani, Gp Bientina.
I suoi migliori piazzamenti. 1932: 5° nella Milano Modena. 1933: 3° nella Coppa Zucchi. 1937: 2° nella Coppa Ciano, 3° nel GP Cecina. 1938: 2° nel Trofeo Impero, 2° nel Giro della Provincia di Milano, 3° nella Tre Valli Varesine. 1939: 2° nella tappa di Torino al Giro d’Italia, 2° nella tappa di Sierre al Tour de Suisse, 3° nel Trofeo Brunero.

Orlando Piani
[Immagine: 16271112911325Piani,Orlando.jpg]
Nato a Modigliana il 24 marzo 1893, deceduto ad Orange (New Jersey-USA) il 16 ottobre 1975. Pistard sprinter, professionista dal 1913 al 1932 con un centinaio di vittorie su pista. Una figura imponente anche se dimenticata, che ha dato lustro alla velocità italiana per un ventennio, anche se fece la scelta, poi definitiva, di correre e vivere soprattutto negli Stati Uniti, dove i pistard erano ben pagati, anzi addirittura assai più che i migliori ciclisti europei su strada. In altre parole, una scelta di vita che non scalfì i suoi grandi valori agonistici, ed il suo talento, ma che lasciò una punta d’amarezza nella sete ricercatrice degli storici, in quanto il ciclismo degli States ha sempre tramandato poco e, soprattutto, lo ha fatto con una superficialità poco coerente con volume di danaro che riusciva a muovere.
Le prime tracce di questo modiglianese dalla calvizie precoce e, per questo, era solito esibirsi con una papalina nera in testa si ebbero poco dopo il 1910 quando era un habitué delle piste del Pubblico Giardino di Forlì e, soprattutto, dell’Ippodromo di Piazza d’Armi (poi divenuto Parco Bucci) a Faenza. L’impianto faentino consisteva in un anello di 800 metri, ovviamente in terra battuta, sul quale furono organizzati nel 1913 i Campionati Italiani su pista. Fra i partecipanti anche Orlando Piani appena ventenne ed ancora inesperto, ma già in possesso di quelle che poi qualcuno definì “le sue potenti bielle”. Il modiglianese fece molta strada anche se non giunse sul podio, ma fu da Faenza 1913 che partì la sua leggenda. Ed a proposito della citata definizione, essa nacque dalla capacità di Piani di azionare rapporti proibitivi per i più, che esaltavano le sue volate lunghissime, dove i classici sprinter saltavano confusi da quell’acido lattico che il modiglianese sapeva controllare per il giusto lasso di una prova. E che Orlando si fosse dimensionato fra i più forti velocisti del mondo lo si capì nelle pochissime gare organizzate nel periodo che intercorse dalla fine della Prima Guerra Mondiale ai prestigiosi Campionati Italiani del 1919. Qui, il modiglianese mise in fila tutti cogliendo un Titolo che pareva stargli addirittura stretto. Infatti, quando Gardellin il maestro di Piani lo condusse con sé a Parigi per un'intensa e proficua preparazione, il possente modiglianese divenne imbattibile nelle gare di pura velocità sui Velodromi d'Italia, d'Europa e del Nord Africa, in particolare a Tunisi ed Algeri.  Le progressioni impressionanti di Orlando misero in fila i migliori sprinter mondiali: da Friol, al “nero” Hedespath, da Verri a Messori, da Stefani a Boissonet, da Scherens a Kaufmann a Cugnot ed altri. Stabilì poi a Parigi, il Record Mondiale sul Chilometro. Col 1920 Piani decise di monetizzare i suoi valori in quei velodromi statunitensi tecnicamente così all’avanguardia e capaci di radunare grandi folle paganti. Debuttò a Newark, nel campionato d'America, precedendo i campioni americani quali Kramer ed Eaton. L'evento fu salutato con precipui entusiasmi al punto che le richieste per avere agi start Orlando Piani paiono autentici plebisciti. E così il modiglianese con la papalina in testa diventò un consuetudinario negli States: imparò la lingua e si adeguò a correre pure quelle Seigiorni che non gli piacevano. Fino al 1929 corse oltreoceano ripresentandosi in Europa solo all’inizio del 1930 quando già aveva 37 primavere sulle spalle. (alla soglia dei 40 anni!) Partecipò ai Mondiali finendo addirittura 3° e l’anno successivo chiuse 2° il Tricolore. Quando già aveva deciso di tornare per viverci negli Stati Uniti, partecipò anche ai Mondiali del ’32, ma oramai la sua testa era altrove. Fu eliminato in batteria. All’indomani partì definitivamente per gli States. Comprò casa nel New Yersey si sposò una italo-americana ed ebbe una figlia che risulta a chi scrive ancora vivente.

Natale Zaninetti
Nato a Borgosesia (VC) il 24 marzo 1907, deceduto a Mulhouse (Francia) il 10 agosto 1973. Professionista dal 1928 al 1929 senza ottenere vittorie. Emigrò in Francia, nell'Alto Reno, nei primi anni venti, ed oltralpe incontrò il ciclismo. Bravino divenne ben presto uno su cui attendersi qualcosa. A 21 anni nel 1928 divenne professionista indipendente e nell'anno colse un promettente 3° posto nella Nancy-Colmar. Al Tour de France però, inserito nella formazione dell'Alsazia-Lorena, si ritirò nel corso della sesta tappa, la Vannes-Les Sables d'Olonne di 204 chilometri. L'anno seguente finì 2°, nel famoso Circuito dei Vosgi, ma al Tour fallì ancora l'arrivo a Parigi. S'arrese già alla terza tappa la Cherbourg-Dinan di 199 chilometri. Deluso e col bisogno di avere certezze, a fine '29 si ritirò dal ciclismo.

Maurizio Ricci detto Morris