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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 30 aprile - Versione stampabile

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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 30 aprile - Morris - 30-04-2023

Armando Barducci
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Nato il 30 aprile 1926 a Martorano di Cesena ed ivi deceduto il 22 ottobre 2016. Passista-scalatore alto 1,78 per 74 kg. Professionista dal 1949 al 1955, con una vittoria. Un corridore che in carriera ha colto tanti piazzamenti di valore, soprattutto secondi, a causa della mancanza di un tangibile spunto veloce, ma è passato alla storia del ciclismo romagnolo come un ottimo fondista e buon scalatore. Come dilettante dal 1946 al 1948, difese i colori delle società Vicini, Renato Serra e Gira di Bologna, riportando vittorie e decorosi piazzamenti. Professionista dal 1949 al 1956 con Frejus, Legnano, Girardengo e Leo Chlorodont, figurò come valida spalla di Kubler e Minardi. Tenace e battagliero, dotato di una forza di volontà non comune, riuscì a distinguersi per il suo rendimento continuo, che gli garantì protagonismo e numerosi risultati significativi. Nel 1949 fu 9° nel Giro di Toscana, 4° nel Trofeo Cirio, 8° nel duro Giro dell'Appennino. Nel 1950 fu 6° alla Milano-Sanremo, 2° nella tappa di Brescia al Giro d'Italia, 8° al Giro dell'Emilia. Nel 1951 fu 3° nella frazione di Pescara al Giro e fu riserva azzurra ai Mondiali di Varese. Nel 1952, vinse la tappa di Bienne al Giro della Svizzera Romanda, fu 3° nella tappa di Verbania al Giro, 4° nel GP Industria e Commercio, 6° nella Milano-Vignola, 9° nel Giro di Toscana, 11° nella “Sanremo”. Nel 1954 fu 2° nel Giro di Toscana e 3° in quello del Veneto. Nel 1955 5 fu 8° al Giro di Campania. Al Giro d'Italia nella classifica generale finale fu 45° nel 1949, 16° nel '50, 30° nel '51, 26° nel '52, 42° nel '53 e 35° nel '54.

Alfonso Calzolari
[Immagine: Alfonso_Calzolari.jpg]
Nato a Vergato (Bologna), il 30 aprile 1887, deceduto a Ceriale (SV), il 4 febbraio 1983. Prof dal 1909 al 1926 con 7 vittorie. Un monumento del ciclismo eroico. Pur con un palmares che si ferma a pochi movimenti, questo bolognese tutto cuore e resistenza, ha saputo entrare nella storia di questo sport, per rimanerci per sempre. Un archetipo del pioniere. Calzolari divenne ciclista, quando, da operaio presso una fabbrica di letti in Bologna, accompagnava ogni fine giornata di lavoro, ad una visita sulla pista della Montagnola, a due passi dalla ferrovia, dove poté vedere da vicino le evoluzioni dei ciclisti dell'epoca. Entusiasta, trovò la forza di sostituire il proprio vecchio ed impossibile ferro, con un mezzo comunque di fortuna e di allenarsi sul serio, nonché fare qualche gara come "libero". Nella estate del 1909, si tesserò per il Velo Club Reno e fece il suo debutto ufficiale fra quei dilettanti che poi nel ciclismo dell’epoca correvano spesso coi prof. Fra i tanti piazzamenti che lo resero protagonista, arrivo anche il primo successo nella Coppa Cesaroni-Venanzi a Castiglion Fiorentino. Nel 1910, pagò l’inadeguatezza dei mezzi a disposizione, ma continuò a piazzarsi. Col passaggio alla Goricke la situazione migliorò nel 1911. Vin-se la Coppa New Hudson a Poggio a Caiano, il GP Peugeot (eliminatoria emiliana), la Coppa Tinozzi a Empoli e la Coppa delle Marche a Macerata, tutte gare nelle quali erano presenti professionisti. Nel 1912, in virtù dei piazzamenti e delle vittorie conquistate, l'UVI deliberò il suo passaggio tra i prof non classificati. Sempre con poche risorse, partecipò al suo primo Giro d'Italia, ma alla 4a tappa fu costretto al ritiro. Il 1913, fu l'anno della svolta: grazie all'ingresso nella formazione della Stucchi, decise di abbandonare definitivamente il lavoro in fabbrica e di puntare tutto sulla sua attività professionistica. Nella stagione, dopo tanti acciacchi, sfortune di ogni tipo e buoni piazzamenti, riuscì a vincere il Giro dell’Emilia. Ed arrivò la consacrazione nel 1914. In quel Giro d'Italia, il primo con una classifica individuale a tempi, che fu una gara ad eliminazione, dove solo 8 degli 81 partenti giunsero a Milano, Alfonso Calzolari fu straordinario. Sui 2.932 chilometri in sole 9 tappe, aventi una media di 326 km a fra-zione e vette da scalare come il Sestriere, che allora era come salire sulla Luna, il corridore bolognese conquistò la testa, vincendo la 2a tappa Cuneo Lucca, e non la mollò più. Superò difficoltà di ogni tipo, alcune dalle tinte gialle che avrebbero steso chiunque. Al traguardo finale di Milano il suo vantaggio di quasi 2 ore su Albini 2°, rappresenta il record della storia di questo sport. E quando un corridore vince una competizione del genere, spremendo se stesso oltre i limiti del pensabile, ci sta che la paghi nel prosieguo. Tanto più se dietro le porte, ci sono 4 anni di guerra. Ecco perché il bolognese non emerse più, dopo quelle giornate di gloria.

Luc Leman (Bel)
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Nato a Roeselare il 30 aprile 1953. Passista veloce, professionista dal 1974 al 1979 con 16 vittorie.
Fratello minore del ben più famoso Eric, ne replicò di questi abbastanza le caratteristiche, anche se con minore classe e spunto veloce. In ogni caso, un peperino (alto 1,72) che seppe farsi sentire e che, da dilettante, conquistò la nazionale per le sue doti sul passo. Fu infatti un componente del Quartetto della 100 km a Squadre belga, ai Campionati Mondiali di Montreal '73. Passò professionista nel settembre 1974 e nella sua prima vera stagione nell'élite ciclistica, ottenne tre successi, fra i quali una frazione della Vuelta a España, la quinta, da Águilas a Murcia. Buoni pure i piazzamenti colti nel '75 nelle corse di un certo spessore: fu quinto nel Grand Prix Jef Scherens, sesto nella Dwars door Belgie, settimo alla Nokere Koerse.
Nel 1976, fu un protagonista nella primissima parte di stagione, quando fece sue tre tappe della Étoile de Bessèges in Francia, per poi chiudere la corsa al 4° posto nella Generale Finale. Al Giro del Mediterraneo fu 9° mentre nella classica d'esordio del Belguo, ovvero l'Omloop Het Volk fu 5° ì, indi 7° alla Dwars door Belgie e terzo nella Amstel Gold Race. La bella vittoria arrivò ad aprile, quando Leman s'aggiudicò la Nokere Koerse, probabilmente il successo più importante della sua carriera. L'anno successivo vinse un paio di kermesse in Belgio e fra i piazzamenti fu 2° nella Dwars door Belgie, dietro Walter Planckaert e 6° nella E3 Prijs Vlaanderen - Harelbeke.
Nel 1978 vinse la tappa di Mentone al Giro del Mediterraneo, la De Panne e la Heusden-Zolder in patria. L’anno dopo, l’ultimo d’attività, fecesua la tappa di Plan al Giro del Mediterraneo. Qualche problema fisico lo spinse ulteriormente verso la chiusura di carriera a fine ’79, con sole 26 primavere alle spalle.

Eric Van Lancker (Bel)
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Nato il 30 aprile 1961 a Oudenaarde, professionista dal 1984 al 1996 con 23 vittorie su strada.
Eric Van Lancker è stato uno dei pochi corridori dell'epoca moderna, che ebbe il coraggio di portare per un certo periodo i baffi. Fu un segmento della sua carriera che contemplò l'ultimo anno da dilettante ed i primi due da professionista, quando militava nella piccola formazione della Fangio. Poi, con l'arrivo nella blasonatissima Panasonic, dei baffi non vi fu più traccia. Una nota di colore per un corridore silenzioso, forte, che ha sempre svolto il suo lavoro con attenzione e intelligenza. Eric, capì presto di non essere un super, ma con astuzia e abnegazione, finì per prendersi il massimo del possibile per quello che la natura gli aveva dato e per ritagliarsi, dal mestiere, una sistemazione capace di incidere anche sul dopo carriera. Buono su tutti i terreni, salvo in volata, dove non era fermo, ma nemmeno uno che poteva aspettarla.
Grazie alla completezza, s'è ritagliato un palmares che ha sì poche vittorie, ma quelle colte sono tutte di ottimo livello, ed a ciò è necessario aggiungere che ha sempre corso per aiutare gli altri. Tantissimi i suoi piazzamenti di pregio. Alla fine, ha raccolto meno di quello che valeva, ma chi lo ha visto sa, che i suoi undici anni di professionismo sono stati positivi. Una bella carriera, dove nessuno può parlarne male e dove tutti lo hanno rispettato.
Già, il rispetto è doveroso quando si incontrano corridori come Van Lancker! Passò prof, come detto, nelle file della belga Fangio, nel 1984. Nell'anno non vinse, ma si piazzò più volte. Meritevole di menzione il suo 3° posto nella Parigi-Bruxelles. Quattro le vittorie nella stagione seguente: il Tour Milk Race in Gran Bretagna, due tappe dello stesso e una al Giro di Danimarca. Nel 1986 passò alla Panasonic, di cui divenne una colonna per ben sette anni. Nella sua prima stagione vinse la tappa di Merano (l'ultima) al Giro d'Italia, dove chiuse 14°, due frazioni della Parigi-Nizza e una al Giro di Svizzera. Nel 1987, dopo un'infinità di piazzamenti e due vittorie di tappa alla Vuelta a Lloret del Mar e nel GP Guglielmo Tell, fu autore di un grande finale di stagione in Italia, dove, dopo il secondo posto nel Giro del Piemonte, impegnò allo spasimo Moreno Argentin, l'unico che gli finì davanti, nel Giro di Lombardia. Nella stagione seguente, si distinse in maniera ancor più marcata, nel ruolo di riferimento per i tanti nomi di prestigio della Panasonic, ed a livello personale, aldilà dei piazzamenti, tagliò per primo il traguardo in frazioni del Giro del Belgio e della Vuelta a Cantabria.
La vittoria nell'Amstel Gold Race, fu la stella del suo '89, dove vinse anche una tappa del Giro dei Paesi Baschi. Con l'arrivo dell'ultima decade del secolo, il suo ruolo anche di vincente all'interno del team, trovò eccelse risposte nei successi alla Liegi-Bastogne-Liegi '90, nel GP delle Americhe e nella Wincanton Classic del '91, tutte prove di Coppa del Mondo. Fra le altre vittorie del periodo vanno segnate la cronoscalata del Montjuich ('90) e due tappe del Tour du Vaucluse '92. Dopo una parentesi non felice nel '93 in seno alla Lotus Festina, nel 1994 tornò in un grande team, la Wordperfect, diretta da Jan Raas.
In quell'anno vinse la semiclassica Bruxelles-Ingooigem. Fisicamente ormai logoro, passò la stagione '95 alla Callstrop. Il suo canto del cigno il 6 agosto a Kelmis, nel Giro del Belgio dell'Est. Staccò la licenza anche nel '96, sempre con la Callstrop, ma non corse praticamente mai. Un ottimo corridore.

Maurizio Ricci detto Morris