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Considerazioni Vuelta 2018
#1
Prima di abbandonare temporaneamente il mio nickname butto giù le mie considerazioni sulla Vuelta

Simon Yates: dopo aver dominato le prime due settimane del Giro, corre in modo più accorto fino alla tappa 19, dove piazza l'attacco decisivo (e probabilmente inaspettato) per raggiungere il terzetto davanti, mossa vincente per staccare definitivamente Valverde, Mas e Lopez. Corre anche una crono di ottimo livello. Il suo scatto in salita è veramente poderoso e rispetto al gemello non ha paura di muoversi anche da "lontano".

Enric Mas: la vera rivelazione di questa Vuelta, la Spagna dovrebbe aver trovato il proprio uomo di punta per le corse a tappe. Dopo la caduta al Vallonia, inzia la corsa in sordina, lontano dai riflettori e va in crescendo fino a trovare vittoria e podio nella ventesima tappa. Stupisce anche contro il tempo, con un sesto posto di tappa, veramente sorprendente.

MA Lopez: corridore molto solido, migliorato anche sulle salite brevi e ripide (solo Caminito del Rey gli va di traverso). Il fatto è che gli manca ancora un po' di personalità e troppo spesso è poco convinto nelle azioni che fa. Credo che un Grande Giro possa portarlo a casa in carriera, proprio per il fatto che è un duraccio e raramente ha giornate storte.

Kruijswijk: corridore che meriterebbe più considerazione, autore di un'ottima annata (mai fuori dalla top-8 delle corse a tappe disputate, quinto al Tour, quarto alla Vuelta). Fino a Les Praeres corre sotto traccia, poi con una super crono viene catapultato sul podio, che non riesce a difendere fino alla fine. Probabilmente il Tour nelle gambe gli ha fatto perdere un po' di brillantezza nel finale ma il podio sarebbe stato un meritato premio.

Valverde: nonostante il "crollo" finale, non si può dire che la sua Vuelta sia negativa, anzi. Si porta a casa due tappe e la Maglia Verde. Come da pronostico, soffre sia salite lunghe sia il fatto che la squadra non abbia puntato su di lui fin da subito. Ora gli restano due obbiettivi in stagione, entrambi mai conquistati: Mondiale e Lombardia. 

Pinot: ormai lo sappiamo, la costanza non è una sua caratteristica peculiare. Si fa inoltre sorprendere nei ventagli della tappa 6 e perde quel minuto e 44 secondi che poteva significare top-5 in classifica. Porta a casa due belle tappe e completa la tripla corona di tappe nei GT. 

Quintana: stagione negativa per il colombiano, che raramente trova il giusto colpo di pedale. Nel finale di Vuelta poi, la tattica confusionaria della Movistar lo manda un po' allo sbaraglio. Il suo livello medio è comunque alto, è difficile che manchi una top 10 nelle corse a tappe (anzi, quest'anno non l'ha mai mancata). La prossima stagione sarà un po' un bivio per lui e forse, dopo tanti anni, gli farebbe bene cambiare aria.

Uran: è sempre lì a ridosso dei migliori (tranne alla Camperona) ma non ha le forze per ambire ad una vittoria di tappa. Ritrova un livello alto nelle ultime 2 tappe, da tenere d'occhio per il Mondiale.

Ion Izagirre: non è propriamente un uomo da classifica (non era mai entrato in top-20 nei GT) ma si destreggia bene per le prima due settimane. Nella terza soffre un po' ma si sa gestire bene e conclude con un positivo nono posto. 

Kelderman: la stagione è stata costellata da infortuni e sicuramente questi ne hanno minato la preparazione. Ha vari passaggi a vuoto, e anche a crono sembra mancargli qualcosa. Chiude comunque in top-10, discreto risultato, in attesa di maggiore fortuna.

Gallopin: ci stava per scappare addirittura la top-10; si consola con una prestigiosa vittoria di tappa. 

Viviani: tre vittorie sono un ottimo bottino, ottenuto con grande autorità. Poteva doppiare il poker del Giro ma si fa trovare troppo lontano nella sesta tappa e la super rimonta non basta. Nella tappa 18, invece, il gruppo si fa sorprendentemente beffare dalla fuga a 3 uomini. 
 
Sagan: uscire da una Vuelta senza vittorie non è il massimo per il Campione del Mondo, che però non va lontano dalla Maglia Verde (centra ben sei top-3). Sembra aver perso un pelo di spunto veloce, infatti non ha mai veramente impensierito Viviani nelle volate. 

Nizzolo: non sarà mai un vincente però dimostra finalmente di essersi messo alle spalle i problemi al ginocchio, e già questo non è poco. Disputa una Vuelta molto regolare, sempre piazzato quando ne ha la possibilità (tre top-3 più un quinto posto).

Ben King: che dire, una delle sorprese della corsa spagnola; porta a casa due delle prime 9 tappe. Potrebbe ambire alla Maglia a Pois ma sembra disinteressarsene un po' e perde smalto alla distanza. 

De Gendt: sembra l'unico a puntare davvero alla Maglia dei GPM, raccoglie punti nelle salite intermedie e gli bastano per raggiungere l'obbiettivo. In salita, a dir la verità, non sembra più così competitivo (lo si è visto anche al Tour) ma a volte la forza di volontà riesce a compensare. 

Mollema, Majka e Teuns: ci provano spessissimo, presenza fissa nelle fughe, ma nel finale trovano sempre qualcuno che ne ha più di loro. Mollema prova (ma neanche troppo) a vincere la Maglia a Pois e finisce, ancora una volta, secondo.

De Marchi: porta a casa una bella tappa ma soprattutto, sembra aver ritrovato un ottimo livello in salita, che al Giro non aveva palesato. 

Óscar Rodríguez: Non si vede quasi mai ma poi trova la perla della Camperona. Fuoco di paglia? si vedrà...

Ghebreigzabhier: prima stagione nel WT e primo GT per l'eritreo. Piuttosto positivo, si fa vedere spesso in fuga e ottiene anche un settimo posto.

Angolo "delusioni"

Buchmann: sinceramente, da uno che aveva preparato la Vuelta a puntino (saltando Giro e Tour per arrivare più fresco), mi aspettavo di più. Fallisce addirittura l'entrata in top-10.

De la Cruz: al Giro non era stato impeccabile, però aveva la "scusa" di lavorare per Froome. Alla Vuelta, invece, non è mai in top-10 (ottenuta 2 anni fa), nemmeno virtualmente. Per ora, la Sky non gli ha dato quel quid in più.

Formolo: Vuelta veramente sottotono, su tutti i fronti. Rischia seriamente di rimanere fuori dalla Nazionale per Innsbruck, nonostante sembrasse un nome pressochè certo. Corridore interessante ma che spesso ha dei passaggi a vuoto; come già scritto in altre sedi, mi piacerebbe vederlo maggiormente attivo nelle corse di un giorno. 

Aru: inutile negare che ormai ci stiamo abituando a questa mediocrità del sardo. Il prossimo anno non avrà più scusanti e dovrà, giocoforza, portare qualche risultato alla causa della UAE. In primis, dovrebbe, a mio parere, fare un "bagno di umiltà" e ripartire con una nuova mentalità.

Roche: lui che era solito esaltarsi in terra spagnola, si fa vedere molto poco.

Sergio Henao: Vuelta (e stagione) totalmente anonima per il colombiano, che non è poi così vecchio (ha ancora 30 anni). Sembra aver perso un po' di motivazione, vediamo se la ritrova alla UAE.

George Bennett: mai nel vivo della corsa, resta aggrappato alla top-10 fino alla tappa 13 ma poi crolla totalmente. Molto più adatto alle corse di una settimana. 

Dani Moreno: va bene che ha già 37 anni ma.....qualcuno l'ha visto?

Trentin: la stagione è stata certamente sfortunata, ma, dopo la vittoria all'Europeo, pensavo potesse fare meglio. Il Trentin della Vuelta 2017 era 2 spanne sopra.

Tao Geoghegan Hart: è giovane, è solo alla seconda stagione tra i pro e al primo GT in carriera. Il Tao del California e del Delfinato però, non si vede nemmeno per un attimo.

Puccio: non sfrutta una delle poche volte in cui avrebbe la libertà totale di andare in fuga. Un fantasma.

Porte: viene alla Vuelta per preparare il Mondiale ma non dà nessuna indicazione positiva. Si butta in fuga solo in una tappa piatta, senza nessuna speranza di vittoria. 

Albasini: non che fosse venuto con chissà che ambizione personale (avendo Yates in squadra). Fa però impressione che non entri mai nella top-30 di tappa.
 
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#2
Su Formolo non si può non essere d'accordo che abbia fatto una brutta Vuelta e io lo lascerei a casa da Innsbruck.
Però vanno anche specificate delle cose, alle volte gli si chiede di farsi vedere per lui e la Nazionale, però bisogna vedere anche quali sono le esigenze della squadra. Formolo spesso ha dovuto aiutare Buchmann, soprattutto nell'ultima settimana dove il tedesco era in difficoltà. Per le fughe la Bora aveva già Majka e quindi giustamente il polacco aveva la priorità. Senza dimenticare poi che in alcune frazioni c'era anche da aiutare Sagan. Insomma Formolo non è che poteva avere mille occasioni in questa Vuelta.
 
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#3
(17-09-2018, 12:35 PM)Hiko Ha scritto: Su Formolo non si può non essere d'accordo che abbia fatto una brutta Vuelta e io lo lascerei a casa da Innsbruck.
Però vanno anche specificate delle cose, alle volte gli si chiede di farsi vedere per lui e la Nazionale, però bisogna vedere anche quali sono le esigenze della squadra. Formolo spesso ha dovuto aiutare Buchmann, soprattutto nell'ultima settimana dove il tedesco era in difficoltà. Per le fughe la Bora aveva già Majka e quindi giustamente il polacco aveva la priorità. Senza dimenticare poi che in alcune frazioni c'era anche da aiutare Sagan. Insomma Formolo non è che poteva avere mille occasioni in questa Vuelta.

Il fatto è che già alla prima salita molto pedalabile si è preso quasi 3 minuti dai big. Alla Covatilla, senza aver fatto nessun lavoro per i compagni, a 5 km dalla vetta erà già disperso (arrivato a 7 minuti dai big). Alla Camperona, a 6 minuti dai big. Lui stesso aveva dichiarato che non si sarebbe fatto staccare di proposito perchè non era nelle sue caratteristiche.

Nelle ultime tappe è stato abbastanza vicino a Buchmann ma non credo sia stato quello ad averlo penalizzato nelle prestazioni. Non c'è stato un singolo giorno in cui abbia dimostrato di poter stare coi big anche solo fino ai meno 3 km.

Mi ha ricordato il Giro 2016, iniziato con grandi aspettative e totalmente cannato.
 
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