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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 2 marzo.
#1
Roger Desmet (Bel)
[Immagine: 16143657001325Desmet,Roger.jpg]
Nato il 2 marzo 1920 a Waregem ed ivi deceduto il 20 maggio 1987. Passista veloce. Professionista dal 1943 al 1955 con 26 vittorie. Fratello maggiore del ben più celebre e vicino Armand, è stato un discreto corridore, decisamente troppo casalingo. Andava a segno in gare minori, perché aveva una buona sparata, ma non era velocissimo. Fu una sorta di finisseur quando ancora la caratteristica non era stata codificata. Niente di eccezionale in ogni caso. Il bottino di carriera, considerando i suoi tempi, è stato numericamente discreto, ma molto più povero nella qualità. Ebbe la grande occasione, che ne avrebbe sicuramente modificato la carriera, nel 1947, quando fu battuto da Emiel Faignaert nella volata a tre con in palio il Giro delle Fiandre.
Tutte le sue vittorie.
1943 (1):  Gp Maurice Depauw,  Gp Ardooie. 1945 (3): Gp Briek Shotte-Desselgem, Gp Theo Eeckhout-Ardooie, Gp Waregem. 1946 (3): Beveren-Leie, Gp Waregem, Gp Anzegem. 1948 (2):  Gp Knokke-le-Zoute, Gp Stekene. 1949 (3): Seconda tappa della Dwars door Vlaanderen, Circuit du Houtland, Gp Ommegangprijs. 1950 (2): 1a tappa Roubaix-Huy, Gp Anzegem. 1952 (2): Gp Machelen, Gp Roeselare. 1953 (8): Gp Aartrijke, Gp Koksijde, Gp Maldegem, Gp Oedelem, Gp Kortrijk, Gp Wervik, Gp Zingem, Gp Vichte. 1954 (2): Gp Ruddervoorde, Gp  Nederbrakel.
I piazzamenti più significativi.
2° nella Ronde van Vlaanderen 1947, 4° nella Dwars door Belgie 1949, 4° al Giro di Lussemburgo 1951 (con medesimo piazzamento in due frazioni), 6° nella Freccia Vallone 1946, 6° nella Dwars door Belgie 1951, 9° nella terza tappa del Giro d'Italia 1947, 10° nella Gand Wevelgem 1950 e 10° nella Dwars door Belgie 1954.

Joseph Groussard (Fra)
[Immagine: 164029265613251957Groussard,Joseph.jpg]
Nato a La Chapelle-Janson (Francia) il 2 marzo 1934. Passista veloce. Professionista dal 1954 al 1968 con 64 vittorie.
Quando nel 1963, Joseph Groussard, venne dichiarato vincente alla Milano-Sanremo, dopo l'attento esame del responso fotografico che escludeva il tedesco Wolfshohl, la stampa sportiva italiana, non lesinò il proprio disappunto, definendo l'atleta che aveva battuto tutti gli assi, un corridore di secondo piano e rimproverò i campioni di grido, accusandoli di essersi lasciati mettere nel sacco da un concorrente di modeste possibilità. Fu una grave ingiustizia per il bravo Joseph, capace quel giorno, con la collaborazione del compagno di fuga, di dare la stoccata decisiva ai più celebrati e decantati campioni, con una sicurezza ed un'autorità impareggiabili. Non solo, ma il nazionalismo che, ripeterò fino alla noia, specie nello sport, rappresenta sempre un echeggio di negatività, se non di vera e propria imbecillità, giocò un brutto scherzo ai commentatori italiani, in quanto ignari, o poco attenti, relativamente al ruolino di Groussard, prima di quel 19 marzo 1963. Il bretone infatti, all'epoca, contava già su 48 corse vinte, talune di ottimo livello, nonché piazzamenti significativi. Abbastanza, per essere inserito fra quegli outsider che, in ogni corsa di un giorno, ed indipendentemente dalle difficoltà della stessa, possono colpire con una frequenza tante volte superiore ad una corsa a tappe. Ciò valeva ieri e vale oggi.
Si deve inoltre aggiungere che Groussard, era stato capace, nei primi anni di attività fra i professionisti, di superare in prove nazionali di peso, quei connazionali che, nei primi anni sessanta, proprio alla Sanremo, erano stati i protagonisti principali per le vittorie, nonché pari ai belgi, come espressione di movimento. Resta il fatto che Joseph, passato professionista a 20 anni per scelta, attraverso un breve apprendistato fra gli indipendenti, sfruttando il suo non disprezzabile spunto di velocità e le notevoli doti di fondo, possedeva prima della Milano Sanremo, fra i suoi 48 successi, due corse a tappe come il Midi-Libre '61 e la Quattro Giorni di Dunkerque nel '62, oltre alla Parigi-Camembert '57 e '60, la Boucles de la Seine '58, '61, '62 (in quest'ultima edizione stabilì la media record), il G.P. St. Raphael '58, la Genova-Nizza '59, il Criterium Nazionale della strada '62, il GP Nantes '54 e '59, il GP Monaco '59 e il Circuit de l'Indre (che non era un criterium) nel 1960. Al Tour de France, a dimostrazione delle sue doti di fondista, aveva vinto l'ultima tappa dell'edizione '59, la Digione-Parigi, di ben 331 chilometri! Notevoli anche quei piazzamenti, dei quali è doveroso riportarne uno solo, per lo spessore di chi con fatica lo superò, e per il periodo di svolgimento primaverile tipico della Sanremo: il suo secondo posto finale alla Parigi Nizza '61, quando duellò fino agli ultimi metri con Jacques Anquetil.
Dopo la Sanremo, fu ancora protagonista. Nel 1964 vinse fra le altre corse, la Freccia Auxerroise e il GP di Antibes, mentre al Tour de France, vestì la Maglia Gialla alla nona tappa e la tenne fino alla sedicesima, ovvero fino a quando "Monsieur Chrono" Jacques Anquetil, lo spodestò, grazie alla vittoria nella Peyrehorade-Bayonne a cronometro. Nel '65 vinse la Bordeaux-Saintes e nel '66 fu secondo nella Bordeaux Parigi. Insomma, quanto basta per non definirlo un corridore modesto. Anche suo fratello minore Georges, fu professionista.

Jan Mertens (Bel)
[Immagine: 14227325259461JanMertens.jpg]
Nato a Hoboken il 2 marzo 1904, deceduto a Mortsel il 21 giugno 1964. Passista veloce. Professionista dal 1926 al 1931 con 6 vittorie.
Con questo corridore dalle giornate tanto virtuose quanto rare, ci troviamo di fronte ad un riferimento degli anni venti nelle corse in linea, che avrebbe potuto dare molto di più, se non si fosse appesantito nella ricerca di una competitività per il Tour de France, difficilissima, e, soprattutto, per una caduta che, nel 1929, a soli 25 anni, gli provocò la doppia frattura del gomito destro, tanto da fargli, di fatto, concludere la carriera li. Tentò invano di riprendere le corse ancora per un paio danni, ma non era più lui.
Si fece conoscere a 20 anni quando vinse fra i dilettanti la Bruxelles-Luxembourg-Montdorf. Passò professionista nel 1926, impegnandosi subito in un programma tanto ambizioso quanto dispendioso. Vinse la seconda tappa del Criterium du Midi in Francia, la Coppa Sels, da dominatore, in Belgio, fu 2° nel Gran Premio della Schelda, 11° al Giro delle Fiandre e 26° al Tour de France. Qui, nell'11° tappa finì 3°, ma gli sforzi furono grandi. Sforzi che pagò l'anno dopo, quando vinse solo la seconda tappa del Giro del Belgio e chiuse 21° la Parigi-Roubaix. Nel 1928 l'esplosione, col grande successo nel Giro delle Fiandre, a cui fece seguire il Campionato del Belgio per Club a cronometro. Tanti i piazzamenti di primissimo livello: fu 2° nel GP di Berchem, 3° nel GP della Schelda, e 4° nel Tour de France, al termine di un andamento davvero incredibile per piazzamenti di tappa. Fu infatti sul podio di frazione in ben 9 tappe, con 4 secondi posti e cinque terzi. Fu poi 4° nel Circuito Belga e fu sfortunato alla Roubaix, chiusa 24°. Deciso a ritentare l'avventura del Tour nel 1929, partì col freno un poco tirato. Ciononostante, vinse la Erembodegem-Terjoden, fu 3° nel Circuito Belga, nel GP Millenaire, nel GP Wilrijk, 4° nel Giro delle Fiandre e 6° nella Parigi Roubaix. Poi la caduta citata, che gli fece perdere tutto il resto della stagione, ed ovviamente il Tour. La stessa Grande Boucle che lo vide allo start nel 1930, quando tentò disperatamente di ritornare competitivo, ma non gli fu possibile. Ciononostante, finì 15° quel Tour e fu 12° alla Parigi Bruxelles. Nel 1931, nelle poche corse disputate, capì che i piazzamenti dell'anno prima, con quel braccio, erano stati un miracolo e chiuse con l'agonismo.

Roger Walkowiak (Fra)
[Immagine: 16378716451325Walkowiak,Roger2.jpg]
Nato a Montlucon il 2 marzo 1927, deceduto a Vichy il 6 febbraio 2017. Passista scalatore. Professionista dal 1951 al 1960 con 13 vittorie (più 3 fra gli indipendenti).
Deve la sua fama e la conseguente obbligatorietà a trattare la sua pagina nella storia del ciclismo, alla vittoria al Tour de France 1956. Forse la più grossa sorpresa in assoluto, relativamente ad una grande corsa a tappe. Walkowiak, di origine polacca, non era altri che un buon corridore, destinato a fare il gregario perennemente, per l'epoca in cui ha corso, fatta di corridori di valore e per una certa fragilità nella capacità di soffrire la pressione che spetta al ciclista con ambizioni superiori a quelle del solo pane. Arrivò a quel Tour, il quarto della sua carriera fin lì consumata, con alle spalle un 57° e un 47°, rispettivamente nel '51 e nel '53, ed un ritiro nell'anno precedente. Anche il curriculum più complessivo era scarso, quasi ossuto, consistente in una vittoria di tappa al Tour dell'Ovest nel '52, e 4 successi nei criterium di Gueret, Montlucon, Commentry e Sardeant nel '55. In quell'anno però, era emerso con un piazzamento che ne faceva trasparire un certo valore, perlomeno abbastanza per convincere i favoriti del Tour '56, ovvero i vari Charly Gaul, Stan Ockers, Gastone Nencini e Jean Brankart, a non lasciargli tutto quello spazio su cui, poi, Walkowiak si guadagnerà la Grande Boucle. Il piazzamento in questione, consisteva nel posto d'onore conquistato nel '55, al Giro del Delfinato, ad oltre 9' da Bobet, ma davanti a corridori di valore fra i quali anche il giovane Anquetil. Ciononostante, nel Tour del 1956, nella Lorient-Angers e nella Angers-La Rochelle, settima e ottava tappa, Walkowiak, potè lasciare i migliori a oltre mezz'ora, difendendo poi con i denti il vantaggio nelle frazioni di montagna. In seguito però, non seppe ripetersi, né al Tour, né in altre corse meno importanti, ed il successo migliore dopo la grande Boucle vinta, fu la vittoria nell'8a tappa della Vuelta di Spagna 1957. Insomma, un corridore solo buono, che vanta un Tour.....

Maurizio Ricci detto Morris
 
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