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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 10 marzo
#1
Federico Ezquerra Alonso (Esp)
[Immagine: ezquerra_federico.jpg]
Nato a Valle de Gordejuela il 10 marzo 1909, deceduto a Sodupe il 30 gennaio 1986. Professionista dal 1928 al 1944, con 87 vittorie.
Con questo corridore basco, incontriamo un gigante del ciclismo spagnolo prima della seconda guerra mondiale. Il suo curriculum, impressionante nei numeri, va però considerato più "umano" per la valenza non eccelsa dei successi. Emerge comunque un atleta che ha saputo mostrarsi tangibile internazionalmente, assai determinato nel suo essere ottimo scalatore, purtroppo non altrettanto degno in discesa e solo discreto sul passo. Ha pagato sovente la precarietà dei momenti e del ciclismo iberico, ma alla fine la sua buona collocazione nel romanzo ciclistico la merita. È stato il secondo ciclista spagnolo a vincere una tappa del Tour de France.
Arrivò a partecipare per la prima volta alla Grande Boucle nel 1934 e fu subito protagonista. Nella tappa Aix les Bains-Grenoble, si doveva scalare il leggendario Galibier, ed Ezquerra giunse in cima da solo, con un buon vantaggio su Renè Vietto. In discesa però, il francese lo raggiunse e lo staccò, andando a vincere solitario. Federico chiuse il Tour 19°. Si ritirò invece alla 5a tappa nel '35, ma nel '36 tornò prepotentemente in auge, vincendo la Nizza-Cannes e ripassando in testa sul mitico Galibier. A Parigi chiuse 17° nella "Generale" e 3° nella Classifica dei GPM. La sua esperienza alla Grande Boucle si concluse nel '37 col ritiro nella 14a tappa. Nel suo palmares, fra le tante vittorie sono da segnalare: Vuelta a la Rioja Alta ('30); Campionato di Vizcaya ('31-'32); Vuelta del Levante ('31-'40); GP Valladolid ('31); Vuelta a Alava ('32-'39); GP de Vizcaya ('32-'33-'35); Vuelta de Pontevedra ('33); GP d'Eibar ('33); GP de Bilbao ('34-'35); GP Villafranca ('38-'40); Campionato Nazionale di Spagna ('40); 13a tappa Vuelta di Spagna ('41); Giro di Catalogna ('42).

Romain Gijssels (Bel)
[Immagine: 16396866981325Gijssels,Romain2.jpg]
Nato a Denderwindeke il 10 marzo 1907, deceduto a Parigi il 31 marzo 1978. Passista veloce. Professionista dal 1939 al 1936 con 15 vittorie.
II corridore Gijssels appartenne a quella folta schiera di velocisti fiamminghi che negli anni '30 dominarono le classiche franco-belghe. Pertanto egli occupò un posto di rilievo nella storia ciclistica del suo Paese.
Terzo alla Parigi-Bruxelles del 1930, ripetè un piazzamento l'anno successivo quando s'impose al Giro delle Fiandre ed al Gran Premio Wolber. Dominò in modo assoluto, clamoroso, nella primavera del 1932 con successi esaltanti, alla Parigi-Roubaix, ancora al Giro delle Fiandre ed alla Bordeaux-Parigi. Nel 1933 Gijssels ottenne solo un terzo posto nel Giro delle Fiandre ma nel 1934 disputò un ottimo Tour de France con buone prove a Bordeaux e a La Rochelle. In quello stesso anno egli forni l'ultima prova di rilievo della sua carriera terminando secondo alla Parigi-Tours,
La sua grande classe non venne posta al servizio di quella regolarità di vita e di quell'impegno indispensabili per ottenere grandi risultati nel ciclismo. Dopo aver vinto nel '31 il Giro delle Fiandre e il Gran Premio Wolber realizzò una strepitosa tripletta nel '32 aggiudicandosi consecutivamente ancora il Giro delle Fiandre, la Parigi-Roubaix e la Bordeaux-Parigi. Ma tanto splendore non ebbe seguito. Nel '33 vinse la Marsiglia-Lione, fu 3° nel Giro delle Fiandre e nella Bordeaux-Parigi, seguì il successo nella Parigi-Belfort quindi, a 29 anni, cessò la carriera. Si trasferì a Parigi dove aprì un albergo e successivamente entrò nello staff di Jean Leulliot il giornalista che organizzava, fra l'altro, la Parigi-Nizza.

Jules Van Hevel (Bel)
[Immagine: 16393080271325VanHevel,Jules.jpg]
Nato a Koekelare il 10 marzo 1895, deceduto ad Oostende il 21 luglio 1969. Passista veloce. Professionista dal 1919 al 1935 con 33 vittorie.
Un “flandrien” perfetto nelle essenze di ciò che la storia ha dimostrato relativamente ai corridori fiamminghi. Grintoso e potente ma con stile, sapeva capitalizzare sul mezzo tutta la forza di cui disponeva sua su strada che su pista. Di lui si diceva che era impossibile rimontarlo quando lo sprint era lanciato dai 1000 metri in poi. Divenne presto un faro del primo dopoguerra, quando aveva 24 anni, ma seppe mantenersi ai vertici per oltre un lustro ed allungarsi ancora, talvolta vincente, fino alla soglia dei 40 anni. Ed allora correre s’intonava con fatiche pazzesche ben superiori a quelle di oggi, biciclette più pesanti di 8-9 kg senza decine di rapporti salva-gambe e mancavano le pozioni magiche odierne. Basti citare questi aspetti per vedere su una luce ben diversa il tracciato ed i significati di un “flandrien” come Jules Van Hevel.
Dal 1919 al 1925 vinse fra le altre, il Giro delle Fiandre ’20 (fu 3° nel '19, 2° nel '21 e 4° nel '23), la Parigi Roubaix ’24, fu Campione del Belgio del '20 e '21, trionfo nei Campionati delle Fiandre ’19 e ’20, fu suo il Giro delle Fiandre Occidentali ’22, le Sei Giorni di Bruxelles nel '23 e di Gand nel '25 e pure nel ‘26. Indi sempre fra gli altri successi, nel 1928 vinse il Giro del Belgio (era stato 3° nel '19 e nel '21) e il Giro delle Regioni Fiamminghe; nel ’27 fu 1° nella Hannover-Brema-Hannover e nella Berlino-Cottbus-Berlino, mentre nel ’32 vinse il GP di Niel.
Insomma, un gigante silenzioso e pragmatico, che al di fuori delle corse sapeva divenire molto latino.    

Martin Vandenbossche (Bel)
[Immagine: 146616776714079x118.jpg]
Nato a Hingene il 10 marzo 1941. Passista scalatore. Professionista dal 1963 al 1974, con 23 vittorie.
Forse il ciclista più anomalo della fortissima generazione belga degli anni '60. Spilungone che non finiva mai, ma decisamente più scalatore che passista, anche se sul passo era molto forte e, per giunta, quasi fermo in volata. È stato uno dei più fedeli luogotenenti di Eddy Merckx, quello che faceva il ritmo in salita, perlomeno fino al 1972, quando passò il testimone a De Schoenmaker. Sul passo, con la Faema, si divideva con altri, Roger Swerts in particolare. Passato professionista nel 1963, dopo essere stato campione belga fra i dilettanti junior nel 1959, per anni, a parte qualche successo, cercò di emergere nella classica che più gli si addiceva: la Liegi Bastogne Liegi. Nella Doyenne, giunse 5° nel '64 e 3° nel 65. Arrivò alla corte di Merckx nel 1968, in seno alla Faema, per volere dello stesso Eddy, che ben conosceva le sue doti. Qui si distinse tanto da divenire popolarissimo in Italia, ed infatti, Giorgio Albani, il nocchiero della Molteni, lo suggerì a patron Ambrogio, ed ai primi di luglio del 1969, l'accordo con Martin per la stagione 1970 fu raggiunto. In pieno Tour de France, proprio alla vigilia del tappone pirenaico di Mourenx, Merckx lo venne a sapere e si sentì tradito. Non a caso, proprio durante quella che poi divenne una storica frazione, il duo della Faema se ne andò sul Tourmalet, e quando tutti pensavano ad un'azione solo d'assaggio, visto che al traguardo mancavano circa centocinquanta chilometri, avvenne l'impensabile. Eddy, anziché godere dell'aiuto di Martin, lasciandogli il Gran Premio della Montagna, lo staccò avviandosi a quella che poi sarà la sua più grande impresa nelle corse a tappe, mentre a Van den Bossche, restò l'amaro di una "vendetta" che non credeva di meritare. "Oggi, un grande ciclista poteva fare un grande gesto verso un piccolo ciclista, lasciandogli il traguardo del Tourmalet ..." - dichiarò Martin nella serata di Mourenx. Anni dopo, lo stesso Merckx si censurò: "Dovevo far passare per primo Martin, il mio, al netto dell'impresa che poi feci, fu un gesto ridicolo, perché lui s'è sempre comportato onestamente con me, ed anche in quel Tour".
Fatto sta che Van den Bossche l'anno seguente, potendo correre più libero, costruì la sua migliore stagione: si piazzò 3° nel Giro d'Italia, conquistando anche il Gran Premio della Montagna, e 4° al Tour de France. In entrambe le occasioni la vittoria finale andò ad Eddy Merckx, che diventò il terzo uomo a centrare la prestigiosa accoppiata dopo Coppi e Anquetil. I due tornarono insieme nel 1971, perché la Molteni divenne la casa anche del Cannibale. Solo nel 1974, quando era più che al tramonto, lo spilungone di Hingene non militò nella squadra del suo capitano per eccellenza. Fra le vittorie di Van den Bossche, vanno segnalate, la Coppa Sels '64, la Chaumont-Gistoux '65, due tappe della Settimana Catalana nel ('68 e '69) e il Giro del Lazio '72. Apprezzabili, inoltre, i piazzamenti (5° nel '68, 4° nel '69) nel Giro di Lombardia ed il 4° posto nel Gran Premio delle Nazioni a cronometro.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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