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La Lega di Brocci che piace tanto a Di Rocco e poco agli altri
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La Lega di Brocci che piace tanto a Di Rocco e poco agli altri
Lega fortissimamente Lega. Lega dei professionisti, ora anche quella dei dilettanti. Quella dei professionisti è in embrione, per non dire qualcosa di meno. Quella dei dilettanti è qualcosa di meno, ma sembra qualcosa di più.
Ma andiamo per ordine: la Lega dilettanti non è prevista dallo Statuto della Federciclismo e quindi per essere riconosciuta bisogna attendere perlomeno che venga apportata una modifica attraverso un’assemblea straordinaria che potrebbe esserci non prima di agosto ma entro dicembre.
L’idea della Lega servirebbe a riunire le squadre degli under 23 ed elite sotto il progetto e la tutela di un «passaporto biologico» costruito ad hoc dal dottor Luigi Simonetto, responsabile della commissione salute della Federciclismo.
Cosa non mi convince? Simonetto ipotizza di controllare 150/170 atleti, non di più, per questioni tecnico/organizzative, ma anche e soprattutto economiche (costi elevati). Ogni squadra dovrebbe tassarsi (circa 3.000 euro) e scegliere 6/7 corridori “eletti” da tenere costantemente monitorati. E gli altri chi sono: i figli di un Dio minore? Alternativa sempre proposta da Simonetto il mese scorso in una riunione a Montichiari, monitorare solo 7/8 team. Per la serie: facciamo figli e figliastri. A questo punto mi viene da dire: per quale ragione fare un «passaporto biologico» non riconosciuto da Wada e Uci, con tutti i problemi annessi e connessi, e non puntare invece a controlli di routine sangue-urina nelle gare più importanti, adottando magari anche degli esami a sorpresa che al momento non vengono nemmeno effettuati? Già che i team sono disposti ad autotassarsi, cerchiamo una via intermedia, più sicura, più equa e giusta per tutti. Esami a sorpresa e controlli nelle corse più importanti, appunto.
Altra considerazione: alla riunione di Montichiari c’erano 24 team, e un solo organizzatore: quello del Giro Bio. Da che mondo è mondo una Lega - seppur dei dilettanti - deve mirare a convogliare al proprio interno tutte le componenti: squadre, corridori e organizzatori. Ma non è tutto. Il capolavoro è stato compiuto qualche settimana fa quando l’organizzatore Gian Carlo Brocci, rigorosamente su carta intestata del Giro Bio, ha invitato le società ad intervenire ad una riunione (domani 23 febbraio ore 15.30 a Gaiole in Chianti) per la costituzione della Lega. Non ho capito a che titolo. Soprattutto non mi sono piaciuti i toni usati. Nella lettera invito si legge: «Vi scrivo e vi invito perché penso che ripensamenti non siano consentiti...». E chiosa: «Inutile dire che chi mancherà senza delega e giustificazione (presso la coordinatrice Rossella Di Leo) non gioverà al futuro del movimento tutto e ci obbligherà a trarne debite conseguenze». Lieve, accomodante e in perfetto stile Pravda.
La colpa di tutto questo però non è di Brocci, ma di chi ha consentito tutto questo: Renato Di Rocco. Può un organizzatore ¬ seppur bravo e generoso, intimidire tutti con le sue missive? Può agire indisturbato come se il presidente della Federazione (secondo me un pensierino lo sta facendo) fosse lui? Gian Carlo Brocci - medico prestato al ciclismo ¬ - sta lavorando da tempo anche al lancio, con la benedizione del nostro presidente federale, delle ex Cantine Ricasoli di Gaiole in Chianti, nelle quali dovrebbe sorgere il nuovo Centro Federale per il ciclismo. Per dirla tutta: un punto di studio, ricerca e monitoraggio per il mondo dei dilettanti. Una sorta di Centro Mapei per le squadre giovanili che sarà gestito dall’abile coppia Brocci e Simonetto. Un vero capolavoro. Da anni vado dicendo - assieme al collega Capodacqua - che il ciclismo professionistico deve avere la forza di arrivare a creare un ente terzo (super partes), che gestisca l’antidoping e il passaporto biologico. La Federazione che fa? Consente che venga compiuto lo stesso errore, alla faccia del conflitto di interessi. Fino ad oggi i controlli – pochi o tanti che siano – sono giustamente affidati al Coni. Con questa operazione si finisce con il creare un ente privato (Brocci) gestito dal responsabile della Commissione Tutela della Salute della Federciclismo (Simonetto): se non è un conflitto di interesse questo. Il tutto alla faccia di quelle società dilettantistiche che si troveranno spalle al muro a scegliere se stare dalla parte dei buoni o dei cattivi. A questo punto Renato Di Rocco è chiamato a riportare tutto nel giusto alveo. E’ chiamato a dire con chiarezza da che parte sta e soprattutto che ciclismo vuole. Se Brocci vuole realizzare un nuovo laboratorio di test e analisi modello Acqua Acetosa, qualcuno gli dica che c’è già. Qualcuno faccia in modo che se Lega dilettanti deve essere, sia espressione della base, di tutti, soprattutto delle squadre e dei loro direttori sportivi, non di un solo organizzatore o di un gruppo di medici che con le squadre non hanno nulla a che fare. Nella Lega dei dilettanti deve prevalere il concetto di «lega» appunto, intesa come movimento aggregativo. Non quello di dilettanti: allo sbaraglio.

Pier Augusto Stagi - direttore di tuttoBICI e tuttobiciweb.it
 
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La Lega di Brocci che piace tanto a Di Rocco e poco agli altri - da SarriTheBest - 23-02-2011, 01:49 PM

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