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18^ tappa: San Vito di Cadore - Vedelago
#1
Giovedì 24 Maggio 2012

18a Tappa
San Vito di Cadore - Vedelago
(139 km)



Presentazione

Sarà l’ultima “carezza” offerta dal Giro ai corridori, prima delle randellate sulle rimanenti durissime salite prima e nella crono conclusiva di Milano poi, gli atti che decideranno le sorti della novantacinquesima edizione della corsa rosa. Oggi, invece, tutto rimarrà invariato al termine di quella che si presenta come la più facile tra le 21 frazioni previste dal programma, tutta una soavissima planata dai monti al piano, con l’intrusione di due salite di una facilità estrema al punto che la prima si nota sull’altimetria solo con la lente d’ingrandimento e la seconda sarà coronata da un traguardo volante e non da un gran premio della montagna. Anche la distanza da percorrere non sarà molta – i suoi 149 Km ne fanno la seconda per brevità tra le tappe in linea, dopo i 121 Km della frazione di Cervere – e quasi sicuramente, se il gruppo non sarà stanco, sarà bevuta tutta d’un fiato (la tabella di marcia più ottimistica prevede una media di 46 Km/h), svolgendosi secondo il tipico copione delle frazioni di questo genere, che vedono i fuggitivi di giornata protagonisti del primo atto e poi le squadre dei velocisti entrare in scena nella seconda parte, impegnate a ridurre il vantaggio degli attaccanti e poi a pilotare i loro “missili” nell’ultima volata del Giro 2012, consumata la quale molti di loro – com’è criticata abitudine – faranno le valigie per riprendere la strada di casa.
Abbassata la bandiera del via nel cuore di San Vito di Cadore, l’ultimo centro prima di Cortina d’Ampezzo sulla strada statale “di Alemagna” (per secoli rappresentò una delle principali arterie di collegamento tra la pianura veneta e i paesi d’idioma tedesco), si percorreranno i chilometri iniziali nella valle del torrente Boite per poi passare nel bacino del Piave attraverso la prima delle due ascese di giornata, zampellotto lungo poco meno d’un chilometro che introdurrà i “girini” in Pieve di Cadore, il paese del celebre pittore Tiziano Vecellio, la cui modesta casa natale si trova ancora oggi nel cuore del borgo.
Subito ci si ritufferà in discesa, costeggiando il corso del fiume sacro alla patria, che ha le sue sorgenti sui monti sappadini, e seguendo il vecchio tracciato della statale di Alemagna, che si infila in tutti i paesi che punteggiano la valle del Piave, come Perarolo di Cadore, situato presso la confluenza del Boite nel Piave e dai due fiumi distrutta da una disastrosa piena avvenuta nel 1823. Ben maggiori furono le distruzioni patite dalla vicina Longarone, città forzatamente nuova perché la sera del 9 ottobre 1963 fu letteralmente spazzata via dalla valanga d’acqua abbattutasi dal soprastante lago del Vajont. Di questo tragico evento l’anno prossimo, quando ne ricorrerà il 50° anniversario, ne farà memoria anche il Giro (pur se ancora non se ne conoscono le modalità), la cui 96a edizione avrà la tappa d’apertura a Napoli e che, secondo le indiscrezioni, potrebbe proporre tanto sud, frazioni a Ischia, in Sicilia, nel Friuli per un altro pomeriggio d’alta montagna, a Firenze e il passaggio oltralpe su Vars e Izoard. Il bellunese che ora si sta attraversando, dunque, dovrebbe nuovamente essere nel canovaccio e, al proposito, pare che ci sarà un nuovo traguardo sulle arcigne Tre Cime di Lavaredo.
Seguitando a scendere il gruppo si porterà a Belluno, dove il passaggio dei “girini” avverrà nella centralissima Piazza dei Martiri, la stessa dalla quale dodici mesi fa scattò una delle frazioni più attese della corsa rosa, la cronoscalata al Nevegal conquistata “a posteriori” da Vincenzo Nibali in seguito alla recente squalifica per doping di Contador. La sentenza ha, di fatto, assegnato il successo finale a Michele Scarponi, mentre il successo sull’Etna è stato attribuito al colombiano Rujano e le maglie rose vestite dal corridore spagnolo hanno “virtualmente” fasciato le spalle del bielorusso Siŭcoŭ e dello stesso Nibali.
Una quindicina di chilometri oltre Belluno, a Santa Giustina avrà inizio il tratto più difficile di questa tappa, l’ascesa di 4,7 Km (pendenza media del 3,1%, massima dell’8%) che condurrà a Cesiomaggiore, dove si effettuerà il giornaliero traguardo volante nei pressi del Museo Storico della Bicicletta, inaugurato nel 1997 e intitolato alla memoria dell’ex corridore veneto Antonio “Toni” Bevilacqua, vincitore in carriera, tra le altre corse, di undici frazioni del Giro d’Italia e una delle più significative di queste fu la crono di Torino del 1949, disputata il giorno dopo la storica “prima” della Cuneo-Pinerolo.
Completata la successiva discesa, si tornerà sul piano, anche se, a dire il vero, la tappa continuerà a essere un impercettibile e costante perder quota e la pianura autentica, quella senza un metro di dislivello da superare in nessun verso, la si troverà solo negli ultimi 5 Km.
Ritrovato il corso del Piave, lo si seguirà infilandosi nella “stretta di Quero”, la gola che separa il massiccio del Grappa dal Monte Cesen e che sarà attraversata anche l’indomani, nel verso opposto e sull’altra riva, nelle fasi iniziali del tappone dell’Alpe di Pampeago. All’uscita dalla gola, mentre si lasceranno sulla sinistra le colline del Prosecco, di fronte si spalancherà la pianura padana e la tappa ci si fionderà nel mezzo, puntando sull’industre centro di Cornuda, nel quale ha sede la Diadora-Pasta Zara, squadra di ciclismo femminile della quale è team manager l’ex ciclista lituana Diana Žiliūtė e nella quale milita, tra le altre, la campionessa del mondo in carica Giorgia Bronzini.
Zigzagando nella pianura trevigiana si attraverseranno diversi comuni, portandosi quindi a Fanzolo, il punto più elevato di questa tappa sotto l’aspetto artistico poiché qui si trova Villa Emo Capodilista, una delle più complete dimore progettate da Andrea Palladio, dal 1994 inserita assieme ad altre 23 ville venete e alla città di Vicenza nell’elenco dei patrimoni dell’umanità stilato dall’UNESCO. La caratteristica che fa risaltare queste dimore rispetto a quelle, non meno celebri, erette nell’antica Roma e, più tardi, dai Medici in Toscana, sta che nel fatto che queste non erano meramente concepite per scopo abitativo, ma costituivano delle vere e proprie aziende agricole, come tali attrezzate e circondate da vigneti e campi. La stessa famiglia titolare della villa ne possiede un’altra – nel padovano, a Selvazzano Dentro – che è ancor più “viva” sotto quest’aspetto perché oggi è affiancata da un’attiva azienda agricola, nota per la qualità dei vini che vi sono prodotti.
Nel finale ci si infilerà sul tracciato dell’antica Via Postumia, strada aperta nel 48 a.C. dal console Spurio Postumio Albino Magno per collegare Genova ad Aquileia e che nel cuore della pianura trevigiana si “esibisce” in un rettifilo lungo oltre 30 Km e oggi interamente percorribile su asfalto, anche se spezzato dalle rotatorie e dall’attraversamento dei centri. I “girini” lo percorreranno per un breve tratto, circa un chilometro e mezzo, portandosi nella zona industriale di Castelfranco Veneto – altra patria di un celebre pittore, Giorgio Gasparini, universalmente noto come “Giorgione” – per poi lanciarsi negli ultimi 5 Km, i più veloci non solo perché i più piatti ma anche per la loro linearità interrotta solo da due dolci flessi. Due “mossettine” per ammaliare i velocisti rimasti in gara e chiamati alla loro ultima recita.

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella Pieve di Cadore (858m). Coincide con l’omonimo centro abitato, situato nell’insellatura che separa il Col di Contras dal Montericco. A Pieve si sono concluse tre tappe del Giro: l’ultimo vincitore è stato Roberto Ceruti nel 1979.

Mauro Facoltosi - ilciclismo.it


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18^ tappa: San Vito di Cadore - Vedelago - da SarriTheBest - 01-05-2012, 04:04 AM

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