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Giro d'Italia 2012: Sud che ti lamenti, ma che ti lamenti?
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Giro d'Italia 2012: Sud che ti lamenti, ma che ti lamenti?
Poco pubblico, poco interesse: giusto che il Giro guardi altrove

Una delle critiche che puntualmente vengono rivolte all'organizzazione del Giro d'Italia riguarda la scarsa attenzione che RCS Sport riserverebbe al meridione. Quest'anno poi tali critiche si sono sprecate, con la partenza dalla Danimarca (giusta? sbagliata? Mettiamola così: giusta nel concetto di esportare di tanto in tanto la festa rosa; sbagliata nella realizzazione, in un'anonima cittadina di provincia come Herning e non in una capitale europea quale sarebbe stata Copenhagen o come fu Amsterdam due anni fa).

Non vogliamo qui nemmeno entrare nel merito delle questioni economiche che muovono la società milanese che ogni anno allestisce il Giro: non sono così rilevanti, ai fini della nostra riflessione. Vogliamo piuttosto cercare di capire se i lai di vittimismo che da molte parti del sud Italia si levano al cielo di maggio hanno una qualche giustificazione nella realtà delle cose. Lo facciamo nel giorno in cui la carovana rosa tocca la punta più meridionale del suo disegno del 2012, Lago Laceno in provincia di Avellino.

La questione del disegno settentrionaleggiante del Giro è dibattuta da mesi, ma bisogna chiedersi se molte amministrazioni locali meridionali siano realmente interessate ad avere un tale evento: alcune indubbiamente sì, ma altre non comprendono forse la reale portata dell'operazione, in termini di ritorno economico (ovvero di presenze alberghiere e turistiche: già solo la carovana muove centinaia di persone, tra squadre, addetti dell'organizzazione e stampa al seguito) e soprattutto d'immagine (spottone sui luoghi in cui si svolge la tappa che passa - a volte per ore - sulle tv di molti paesi del mondo).

Quindi: se non si trovano troppe località disposte a sborsare i 50 o 75mila euro per ospitare una partenza o un arrivo di tappa, non ci si può poi lamentare per il fatto che il Giro non possa organicamente stare al sud per diversi giorni ogni anno.

Altro aspetto: il pubblico. Oggi, salendo verso Lago Laceno, non abbiamo potuto fare a meno di notare quanto scarse fossero le presenze lungo la salita, che pure presentava tratti scenografici e adatti ad ospitare molto pubblico. Niente. Qualche decina di cicloamatori, qualche centinaio di persone sparse sui vari tornanti, in uno scenario che non vogliamo definire desolante (perché onestamente non lo era), ma che era lontano anni luce da quello che si vede ad esempio sulle Dolomiti.

Disorientata, la gente del posto, dalla chiusura delle strade? Si fatica a crederlo, fino alle 11 del mattino il transito era aperto, ed era pur sempre una bella domenica di primavera, con un clima che invitava alla scampagnata. E i camper, segnale della presenza di appassionati provenienti da regioni vicine, i quali durante l'anno faticano ad assistere dal vivo allo spettacolo del grande ciclismo? Ne abbiamo contati 3. L'anno scorso sull'Etna avemmo impressioni simili a queste, e siamo quasi portati a pensare che se lo Stelvio stesse a sud dell'Abruzzo, vivrebbe tappe del Giro con poche migliaia di spettatori (un cinquantesimo di quanto avviene nella realtà cui assisteremo tra un paio di settimane).

C'è meno cultura ciclistica al meridione, non è un'eresia affermarlo, se pure l'attento Taylor Phinney nota che al nord i corridori vengono applauditi e incitati al passaggio, al sud si chiede loro la borraccia. Si potrebbe invertire la rotta in tempi ragionevolmente brevi? Ad esempio, eleggendo due o tre salite (dure) ad appuntamento fisso (in modo da creare intorno ad esse un'aura che finora nel Mezzogiorno non esiste per nessuna salita), creando intorno ad esse un evento che travalichi quasi il senso sportivo? (Al nord accade per molte salite, a partire dal citato Stelvio). In fondo il movimento pedalatorio è in crescita, in diverse regioni del sud: i cicloamatori aumentano, le gare ad essi dedicate pure. Manca, finora, una connessione sportiva con questa passione che fin qui si esprime più per la bici in sé che per il ciclismo professionistico.

Ma dove trovare qualche amministrazione che voglia mettere sul tavolo un investimento sul lungo termine in collaborazione col Giro d'Italia? Nell'attesa di capire ciò, possiamo senz'altro dire che, allo stato delle cose, le lamentazioni di chi chiede più Giro al sud sono ridicole, fuori luogo, antirealistiche, perché al momento il sud al Giro è rappresentato per quello che merita: toccata e fuga un anno, 4-5 tappe l'anno successivo, in un'alternanza che viene difficile contestare, se si vuol essere onesti. Insomma, caro sud, citando il grande Modugno: che ti lamenti, ma che ti lamenti?

Disclaimer finale, onde evitare accuse di cicloleghismo: l'estensore di questo articolo proviene dalla provincia di Lecce, Puglia, Profondo Sud.

Marco Grassi - cicloweb.it
 
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Giro d'Italia 2012: Sud che ti lamenti, ma che ti lamenti? - da SarriTheBest - 14-05-2012, 01:37 AM

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