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La riforma del World Tour
La riforma da riformare
Un progetto che presenta ancora incognite ed è già vecchio

La chiamano riforma, ma forse è solo rafferma. Di riforma c’è ben poco, solo qualche dettaglio. Qualche particolare. Niente di che. Ci si aspettava molto di più e di meglio dopo anni di riunioni, commissioni e stakeholder impegnati a spremere le loro meningi. Bene, dopo tanto affannarsi eccoci di fronte ad una delle riforme più riformabili che mai siano state create e scritte e che probabilmente non vedrà nemmeno la luce.
Non pretendo che voi leggiate tutto il malloppo dell’Uci, ma fidatevi di me e, se ne avete voglia, seguitemi per qualche minuto: vi faccio una rapida sintesi di quanto hanno saputo tirare fuori dopo anni e anni di massacrante lavoro i geniali manager dell’Uci.

Il calendario degli appuntamenti principali non subirà scossoni. Gli eventi WorldTour, nel nome della stabilità, avranno licenza triennale (2017-2019) e non quadriennale. Così pure le squadre, anche se ogni anno ci sarà la consueta revisione basata su criteri etici, finanziari, amministrativi e organizzativi. Insomma, come adesso.
I team di World Tour dovranno avere una formazione giovanile, un vivaio, che in questo caso l’Uci ha ribattezzato Development team. La maglia dovrà essere la stessa del team di riferimento, il numero dei corridori sarà compreso tra 8 e 12 e potrà esserci un “travaso” di corridori: un atleta del team di sviluppo potrà essere schierato dalla formazione maggiore, due potranno di volta in volta fare il percorso inverso. Ma non ci sono ancora certezze su aspetti non secondari. Quanto sarà lo stipendio minimo degli atleti? Quanto personale dovrà essere impiegato? E via domandando.

Le corse che già ne fanno parte resteranno confermate, nessun cambio nel numero dei corridori al via, nessuna variazione nel numero delle formazioni che saranno 18. Le corse che attualmente sono Hors Categorie potranno entrare a far parte del WorldTour se lo chiederanno e soprattutto se rispetteranno il Cahiers des Charges, importante soprattutto per garantire la massima visibilità alle corse. Queste nuove prove avranno l’obbligo di invitare le squadre WorldTour, ma le squadre non avranno l’obbligo di partecipare.

Si sperava che almeno le sovrapposizioni in calendario fossero definitivamente eliminate: non sarà così. Al massimo potranno essere due le prove che si accavalleranno, ma le sovrapposizioni ci saranno eccome.

La seconda categoria partirà, forse, nel 2018 con un nome nuovo (Challenge Tour?) - peraltro ancora provvisorio - e un futuro quanto mai incerto. Nel triennio 2017-2019 non ci sarà nessun tipo di promozione o retrocessione dal WorldTour, ma solo la possibilità di sostituire eventualmente una squadra che rinuncia o chiude. Ma, tranquilli, si sta già lavorando alacremente alla riforma in attesa di riforma. Per il triennio 2020-2022 le prime 16 del WorldTour 2019 avranno la licenza per restare nella categoria, le altre due posizioni saranno da valutare. Ma l’orientamento proposto è che un Worldteam esemplare sotto i punti di vista etico, finanziario, amministrativo e organizzativo non possa essere sacrificato di fronte ad un team più forte, ma meno virtuoso.

E il calendario? Sarà formato un gruppo di lavoro per studiarlo. E le classifiche? Verrà stilata una classifica mondiale: ce ne sarà una per Nazioni, che terrà conto dei punti dei primi 8 corridori di ogni Paese, e anche quella a squadre, sia per WorldTour che per il Challenge Tour. Confermata la volontà di istituire classifiche per premiare il miglior scalatore, il miglior velocista, il miglior corridore di un giorno, di corse a tappe e via elencando... Da quando partirà tutto questo ben di Dio? Probabilmente dal 2017, ma come avrete capito non è sicuro. Solo una cosa è certa. Certissima. Dal 2017 inizieranno i lavori per l’ulteriore sviluppo previsto a partire dal 2020. Ma forse anche questo non è certo.

UN PADRONE. Je m’en fous, me ne frego, devono aver detto gli amici di Aso, la società che ha l’onere e l’onore di organizzare il Tour de France e non solo. Dopo aver partecipato al consesso di Barcellona, per prendere visione della riforma riformabile, la Aso ha rifilato un bel Je m’en fous, un vaffa in piena regola all’Uci e a tutto il movimento che conta. I francesi hanno deciso qualche giorno fa, con una nota ufficiale, di porre per la stagione 2017 tutte le loro corse, compresa la Grande Boucle, fuori dal World Tour. Una mossa neanche tanto a sorpresa, un vero scacco al Re, visto che il dominus è nelle mani dei francesi e non certo di Brian Cookson, re senza corona. Quindi cosa succederà? Ah, saperlo… Una cosa è certa: l’Aso ha fatto quello che doveva fare. I francesi mirano a mantenere lo status quo e il potere. Loro non vogliono dividere un solo euro con nessuno se non quando sono loro medesimi a deciderlo. Ora la palla - anche se si tratta di biciclette - passa all’Uci e ai team di vertice che sono chiamati a prendere una posizione. L’Uci potrebbe rispondere ai francesi allo stesso modo: anche a noi non interessa niente. Anzi, durante il Tour noi inseriremo corse e sovrapposizioni. E i team? Avranno la forza di starsene a casa? Temo che il Tour, ancora una volta, se la riderà pacioso. Sono i più forti e continueranno ad esserlo. Il problema qui non è però chi ha più forza, in ballo non c’è la partecipazione o meno ad uno show di natura machista, ma chi ci rimette di più da questo stato di cose. E a rimetterci è sicuramente e ancora una volta il ciclismo. Come si può pensare di trovare nuovi sponsor e nuovi investitori se proseguiamo imperterriti a commettere gli stessi errori? Occorre un format serio e semplice, da poter vendere. L’altra speranza è che i cinesi della Dalian Wanda, che fa capo al magnate Wang Jianlin, davvero vogliano comprarsi tutto il ciclismo: dal Tour al Giro d’Italia. Dalian Wanda ha deciso di entrare nel mondo dello sport in modo pesante. Tra le operazioni già portate a termine c’è l’acquisto del 20% delle azioni dell’Atletico Madrid; il controllo di World Triathlon Corp (WTC) cioè del gruppo Usa proprietario dei diritti, organizzatore e gestore delle competizioni Ironman Triathlon, per 650 milioni di dollari; per un miliardo di euro ha fatto sua anche Infront Sport&Media. Ed ora punta dritta sui più grandi appuntamenti del ciclismo mondiale. Il ciclismo ha bisogno di una guida, forte e solida. Una sola guida, che sappia creare una sola strategia. Ha bisogno di un Ecclestone, che governi il movimento e lo rivenda. L’alternativa è che sia il Tour a comprarsi anche il Giro, o almeno il diritto di poterlo organizzare nei prossimi 20 o 30 anni, visto che la proprietà della “corsa rosa” è della contessa Bonacossa e non di Rcs Sport. Insomma, il ciclismo non ha solo bisogno di idee e linee strategiche, ma ha assoluta necessità di avere una sola guida. Il rischio è davvero di finire come la boxe, con tutte le sue sigle e le sue organizzazioni. Sì, sarà pur sempre lo sport più nobile di tutti, ma la sua decadenza sa molto di estinzione.

Pier Augusto Stagi, editoriale da tuttoBICI di gennaio
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=86367
 
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UCI vs ASO, il braccio di ferro continua
Cookson ha parlato del caso durante il Tour Down Under

Brian Cookson, presidente dell'Unione Ciclistica Internazionale (UCI) è tornato a parlare durante il Tour Down Under e ha affrontato un fuoco di fila di domande sulla decisione presa da ASO di non iscrivere le proprie gare all’UCI World Tour nel 2017: di fatto Tour de France, Vuelta Espana, Parigi-Roubaix, Delfinato, Freccia e Parigi-Nizza resteranno fuori dal circuito.

«Non sono in guerra contro la ASO - ha detto Cookson -. L'UCI ha imboccato da tempo questa strada, abbiamo trascorso gli ultimi due anni a parlare intensamente con ASO e con tutte le parti interessate».

In realtà una guerra c’è, ed è una guerra di potere e diplomazia. Una guerra fredda che spacca il mondo del ciclismo e che preoccupa anche le squadre: qualcuno infatti rischia di non correre il Tour. Il fatto è che una corsa di Hors Categorie (HC) come saranno il prossimo anno quelle di Aso, potrà avere al via al massimo il 70% delle formazioni WorldTour, il che significa un massimo di 15 su 18.

Senza la partecipazione garantita alle gare ASO, i team World Tour si scoprono incerti sul loro programma di corse e temono di vedere indebolita la loro posizione nei confronti degli sponsor.

Cookson è comprensibilmente preoccupato dalla vicenda, perché l'UCI ha bisogno degli eventi ASO ed il World Tour è notevolmente indebolito senza quelle gare.
Lo scontro si concentra sulla proposta di licenza triennale bloccata per le squadre, che ad Aso non piace perché non lascia alcuno spazio aperto al valore sportivo dei team.

«Non mi pare un grosso problema, perché i team continueranno ad essere valutati su base annuale, secondo criteri economic, etici e anche sportivi. La nostra idea è quella di permettere alle squadre di avere una maggiore stabilità finanziaria: un solo anno di licenza favorisce l'instabilità e la debolezza delle squadre». Ma questa scelta ad Aso continua a non piacere e da qui la frattura.

Quale sarà l’importanza dell'UCI World Tour senza le gare ASO?
«Non è possibile pensare al WorldTour senza eventi ASO - sostiene Cookson che continua a fare sfoggio di grande equilibrio - perché sono tra i più grandi e migliori eventi. Quindi noi vogliamo che rientrino».

James Raison per tuttobiciweb.it
 
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World Tour: 21 canditate, 1 grande silenzio
L'Uci annuncia le richieste, ma non parla dell'ASO

Sono 21 e provengono da 4 continenti i comitati organizzatori che hanno chiesto di entrare a far parte del WorldTour nelle prossime tre stagioni. Lo annuncia l'UCI in un comunicato ufficiale.
«Ora le candidature saranno esaminate nel corso della stagione 2016 sulla base di criteri che includono la qualità tecnica della corsa, il suo ruolo nello sviluppo strategico e nella promozione dell'UCI WorldTour e la sua integrazione nel calendario della stagione.
L'espansione dell'UCI WorldTour favorirà l'interesse dei tifosi in tutto il mondo e nel corso dell'intera stagione e attirerà maggiore attenzione non solo sugli eventi che entreranno a far parte del circuito, ma anche su quelli che ne fanno già parte e che riceveranno essi stessi licenza triennale» si legge nel comunicato.

Il presidente dell'UCI Brian Cookson commenta: «Siamo convinti che la riforma del ciclismo su strada maschile costituisca una bella opportunità per sviluppare il WorldTour, per creare un nuovo calendario e attirare nuovi sponsor. Siamo contenti che nel mondo ci sia un così grande interesse verso questa proposta. Saremo felici di lavorare con gli organizzatori degli eventi che fanno già parte del WorldTour, con i nuovi candidati e con le squadre per sviluppare il nostro sport».

Fin qui, il comunicato dell'UCI nel quale non si fa il minimo accenno alla ASO e alla sua decisione di NON iscrivere le proprie corse al calendario WorldTour 2017, ribadita pubblicamente anche pochi giorni fa da Bernard Hinault a Pinerolo.
Sull'argomento non si sono ancora pronunciate nemmeno le squadre che oggi fanno parte del WorldTour: ammesso (ma non concesso, perché si annunciano defezioni per il prossimo anno) che alla fine siano ancora 18, sono consapevoli del fatto che - per regolamento - solo dodici fra loro parteciperanno al Tour, alla Roubaix, alla Liegi, alla Freccia, al Delfinato e alla Parigi-Nizza oltreché alla Vuelta di Spagna? E siamo sicuri che le sei escluse dalla Grande Boucle saranno contente di poter correre il Gran Premio di Lugano (con tutto il rispetto per gli amici svizzeri, li abbiamo scelti solo come esempio vicino a casa, senza andare fino in Cina)?
Proprio le parole di Hinault - «Qualche anno fa il Team Sky non avrebbe dovuto correre il Tour perché non ne aveva i meriti sportivi» (potete leggere l'intervista su tuttoBICI di marzo) - devono suonare come campanello d'allarme: nessuno pensi di avere il posto garantito perché è più ricco degli altri.

In attesa di risposte e di nuove puntate in questa guerra di vertice, ci piacerebbe anche leggere qualcosa di definitivo sulla riforma che il presidente dell'UCI decanta come “bella opportunità per sviluppare il WordlTour”: tra meno di dieci mesi dovrà entrare in vigore ma al momento non se ne conosce alcun dettaglio. Alla faccia della programmazione a lungo termine.
Le colpe, comunque, non sono tutte dell'UCI: non si segnalano prese di posizioni pubbliche né tantomeno forti da parte di squadre, corridori, associazioni di rappresentanza e attori vari. Forse a loro va bene così.

tuttobiciweb.it
 
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UCI. RIFORMA, PACE FATTA CON ASO
Il circuito sarà operativo solo nel 2019

UCI-ASO, pace fatta. Almeno per ora… Ad annunciarlo è la stessa UCI nel comunicato diffuso questa sera, riguardante la Riforma del ciclismo. Ieri a Ginevra, in occasione della riunione del Consiglio Professionistico, tutte le componenti del mondo ciclistico si sono accordate sulle tappe di adozione della Riforma. Che, detto per inciso, slitta ancora e sarà operativa solo nel 2019.

Questo il comunicato UCI: «Il calendario comprenderà tutte le corse attuali dell'UCI WorldTour, comprese quelle di Amaury Sport Organisation (ASO). In più, dal 2017 entreranno a far parte del Wordld Tour altre corse che riceveranno un licenza triennale: il calendario definitivo sarà annunciato prossimamente e contribuirà ad una maggiore internazionalizzazione del WorldTour e renderà ancora più appassionante la stagione.
I team di WorldTour si vedranno assegnare una licenza di due anni per le stagioni 2017 e 2018 e saranno 17 il prossimo anno con l'obiettivo di scendere a 16 nel 2018. A partire dal 2019, il numero fisso dei team sarà di 16. Dalla fine della stagione 2018, un sistema comparato di punteggi, basato su una classifica annuale globale, porterà a scegliere fra l'ultima formazione di WorldTour e la prima delle Professional quale farà parte del WorldTour nella stagione seguente. Nell'ottica di una retrocessione controllata, la formazione di WorldTour costretta a retrocedere avrà comunque la garanzia di partecipare alle corse di WorldTour.
Dalla prossima stagione, i team WorldTour parteciperanno di diritto a tutte le corse attualmente facenti parte del WorldTour stesso, mentre le gare che entreranno a far parte del WorldTour avranno la garanzia di avere al via almeno 10 formazioni WorldTour. Le candidature di queste corse saranno esaminate nella prossima riunione del CCP.
Il presidente dell'UCI Brian Cookson commenta: «Si tratta di un passo avanti importante per la riforma del ciclismo professionistico e sono orgoglioso delle decisioni prese. Sono convinto che si possa costruire davvero qualcosa di importante per il futuro del WorldTour, accogliendo corse nuove ma affascinanti, in Europa e in altre parti del mondo. Ci impegneremo naturalmente ad informare tutte le componenti sui dettagli della Riforma».
Da parte sua il presidente del CCP David Lappartient aggiunge: «Tutte le parti in causa si sono accordate su una visione che rafforzerà la globalizzazione del ciclismo, assicurerà stabilità per le squadre e gli organizzatori, adottando un sistema aperto che permetterà l'accesso al WorldTour sulla base di risultati sportivi. È un grande passo che renderà il ciclismo più attraete e mondializzato, pur rispettandone storia e radici».
Laconico il commento di Christian Prudhomme: «Mi fa piacere che si sia potuto trovare un accordo che aiuterà il ciclismo nel suo insieme».

NOTA. Le riflessioni che sorgono alla lettura del comunicato sono essenzialmente queste:
1. Vittoria di Aso su tutta la linea, con l'adozione di un sistema di pronozione e retrocessione, anche se per il momento di difficile comprensione.
2. Ritardo assoluto su tutta la linea: di fatto la Riforma viene rinviata di altri due anni e si continuerà con il sistema attuale fino al 2019.
3. Pur mascherandola da scelta propria, l'Uci prende atto della difficoltà crescente delle squadre di WorldTour il cui numero cala a 17 l'anno prossimo (addio a Tinkoff e Iam, ingresso della Bora)
4. Nessun riferimento al motivo universalmente riconosciuto del contendere: i diritti televisivi. E questo fa pensare che la pace UCI-ASO abbia tutti i contorni della tregua armata.
5. Nessuna parola spesa circa il destino delle formazioni Professional.
6. Nessuna indicazione circa il calendario ideato e progettato per le corse che non faranno parte del WorldTour.
7. Sono ancora talmente tanti i punti oscuri, gli interrogativi, i trabocchetti, i nodi da sciogliere che è praticamente impossibile valutare in concreto quel che sarà.

A cura della redazione di tuttobiciweb
 
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A parte che tutto è stato posticipato di due anni: da qui al 2019 chissà cosa succede.

Non ho ben capito il discorso della retrocessione controllata: uno retrocede, ma partecipa lo stesso a tutte le corse WT? Che senso ha?! Sgrat

Mi pare tutto ancora un po' lacunoso comunque...
 
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Io ho letto 16 squadre.
 
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Sì, 16 squadre con l'ultima WT che potrebbe retrocedere a favore della prima Professional.

La retrocessa però "avrà comunque la garanzia di partecipare alle corse di WorldTour".

Boh
 
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Così la retrocessa verrà ripromossa immediatamente l'anno successivo e si creerà un circolo vizioso per cui sostanzialmente retrocessione e promozione è come se non ci fossero.
 
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Appunto: senza senso.

Vabbè che poi va visto se verrà ritoccato/rivoluzionato il sistema dei punteggi.

Comunque, da qui al 2019, mi sa che ci rimetteranno mano un bel po' di volte: diciamo che questa mossa è servita a non sconvolgere il mondo del ciclismo, visto che un 2017 senza ASO nel WT avrebbe creato un casino pazzesco. Sese
 
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La riforma partirà a tutti gli effetti dal 2019, ma già dal 2017 cambiano tante cose e quindi non si tornerà più indietro, finalmente qualcosa è stato fatto.

Magari non la riforma migliore possibile ma mi sembra intelligente e di buon senso.
Anche il fatto che la squadra che retrocede avrà il diritto di partecipare alle corse WT può sembrare a prima vista insensata ma è una decisione giusta. E' vero come dicevate che vanifica un po' il sistema di retrocessione/promozione, ma in questo periodo c'è già una violenta emorragia di sponsor e bisogna necessariamente fare buon viso a cattivo gioco. Altrimenti una retrocessione avrebbe significato automaticamente chiusura della squadra.
Così come il WT che è portato a 16 team, non è voluto, ma non si poteva fare altrimenti....

L'unica cosa che non mi piace è l'aumento delle corse nel massimo circuito (che va anche all'opposto dei propositi iniziali). Dwaars e Tour of Oman, ad esempio, sono corse degne di rispetto ma non vedo il senso di andare ad aggiungerle al WT, rischiando di svalutare ancor più le corse che rimarranno fuori da questa cerchia elitaria. Quelle corse (faccio il nome delle semiclassiche italiane) diventeranno ancor più semi-dilettantistiche di quanto sono già ora...
 
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Quindi ASO e RCS non potranno più invitare squadre?
 
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Si, anzi se riducono il WT a16, teoricamente avranno addirittura una wildcard in più
 
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Anche perché sarebbe abbastanza singolare il fatto che il punto di incontro tra ASO e UCI consista in una perdità di potere di ASO Asd
 
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Le prime corse a fare ufficialmente il grande salto sono Omloop e Dwars. Le altre indiziate sono Strade Bianche, Tre Valli, le corse arabe e il California
 
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Si potranno fare più punti vincendo le classiche del pavé che con la doppietta Giro-Tour
 
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Sarei contento per la Tre Valli.
 
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Con la Tre Valli nel WT Garzelli sarebbe stato il Valverde della situazione Asd Penso cambieranno anche i punteggi, queste varranno inevitabilmente di meno, per via del fatto che non parteciperanno tutte le squadre World tour.

Ecco, questo è un punto che non riesco a capire come funzionerà. L'UCI dice che queste corse avranno di sicuro dieci squadre del massimo livello al via, ma se, per assurdo, nessuno dei team volesse partecipare alla Dwars come fanno a decidere chi parteciperà e chi no?
A parte che tutte queste new entry hanno tutte uno zoccolo duro di squadre WT che vi partecipano che già sfiorano o addirittura superano le dieci.
 
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(24-06-2016, 07:26 PM)Hiko Ha scritto: La riforma partirà a tutti gli effetti dal 2019, ma già dal 2017 cambiano tante cose e quindi non si tornerà più indietro, finalmente qualcosa è stato fatto.

Mah, non mi sembrano cose irreversibili quelle decise finora.

Mentre son rimaste fuori alcune questioni belle spinose...

Non lo so: preferisco aspettare il 2019. Di sicuro è evidente che qualcosina va cambiata, e non si può continuare a rimandare, rimandare e rimandare...
 
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AIGCP all'attacco sulla Riforma: l'UCI non dice il vero
In discussione la partecipazione alle nuove corse WT

L’AIGCP, associazione delle formazioni professionistiche, alza la voce e va allo scontro con l'UCI, confermando che per quanto riguarda l’annunciata Riforma del ciclismo le acque sono più agitate di quanto la Federazione internazionale voglia far credere.

In un comunicato ufficiale, infatti, l’AIGCP accusa l’UCI di aver emesso a sua volta un comunicato riguardante la Riforma che non riporta quelle che erano state le decisioni assunte. In particolare, il problema ruota attorno alla partecipazione delle squadre WorldTour alle gare che entreranno a far parte del WorldTour stesso: il 23 giugno, subito dopo aver letto il comunicato, l’AIGCP ha chiesto all’UCI la correzione dello stesso ma non avendo ottenuto soddisfazione ora esce allo scoperto in prima persona.

Nel dettaglio, gli accordi prevedevano che del numero delle squadre partecipanti si sarebbe parlato nella prossima riunione del Consiglio del Ciclismo Professionistico, mentre nel comunicato dell’Uci detta partecipazione veniva già quantificata in 10 team per gara senza alcun obbligo.

A pochi mesi dalla auspicata entrata in vigore di una Riforma attesa ormai da anni, evidentemente i punti caldi sono ancora molti...

tuttobiciweb.it
 
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World Tour, Madiot: «Siamo alla farsa»
«Cookson ignora i calendari nazionali, deve dimettersi»

Un atto d'accusa chiaro, una presa di posizione forte, parole che fotografano il momento di grave crisi istituzionale che sta vivendo il ciclismo. Tutto contenuto nell'intervista che Marc Madiot, team manager della FDJ, ha concesso al quotidiano Le Telegramme. Eccone i passaggi principali.

WORLDTOUR. «Il principio ispiratore del ProTour era quello di riunire le migliori squadre, i migliori corridori e le migliori corse. Ma il risultato oggi è completamente opposto: aumentano squadre, corridori e corse, alcune delle quali create dal nulla in giro per il mondo. Abbiamo una federazione, l'UCI, che per statuto deve promuovere e proteggere il suo patrimonio e invece fa esattamente il contrario. Tutte le squadre sono d'accordo nel dire che questo WordlTour non va bene, ma l'UCI se ne frega».

RIFORMA. «Con 37 prove in calendario, come è possibile stilare un programma? Come si può pensare di avere un weekend, il primo dopo il Tour, con tre corse di WorldTour contemporaneamente come Clasica San Sebastian, Giro di Polonia e London Classic? E il calendario nazionale, come lo onoriamo? Il problema è che l'UCI dei calendari nazionali se ne frega, li vuole distruggere. Ma che piacca o no ai britannici, non si può dimenticare che le radici di questo sport sono belghe, francesi, italiane e spagnole. Cookson e il suo comitato direttivo hanno una sola cosa da fare: dimettersi».

MONDO. «Cookson non sa nemmeno che esiste un ciclismo al di sotto del WorldTour. Non sa cos'è il Grand Prix de Cholet-Pays de Loire, non conosce il valore della Boucles de la Mayenne. Questi signori non hanno capito che il ciclismo non si costruisce sulla sabbia. Io non sono contrario a correre in ogni angolo del mondo, ma ci vuole buon senso. Pensateci bene: la FDJ, la Cofidis e la Lampre sono sponsor da vent'anni e più, la Lotto belga da oltre 30 anni ma nessuno ha chiesto loro un parere sulla riforma: è una scelta da incompetenti. Durante l'ultimo consiglio di amministrazione della FDJ io non sono stato in grado di dare notizie certe sul calendario 2017 a dirigenti che spendono 12 milioni di euro all'anno per il ciclismo. Vi sembra serio? A me sembra una farsa…».

LOTTA. «Cookson non risponde alle mie lettere, ma presto ci faremo sentire, eccome. Perché in questo stato di cose, nel giro di tre anni metà delle corse francesi saranno scomparse. E tutto il ciclismo è in pericolo».

tuttobiciweb.it
 
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