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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 1° maggio
#1
Mario Branchi
[Immagine: 14405994173538branchi76.jpg]
Nato a Montespertoli in provincia di Firenze il 1° maggio 1951.  Passista. Professionista dal 1974 al 1976 senza ottenere vittorie. Un ciclista dal quale ci si aspettava qualcosa di più nel ciclismo professionistico e che non diventò un evidente, per una tendenziale difficoltà nelle prove oltre i 200 chilometri. Uno che a venti anni, fra i dilettanti, fu capace di conquistare al primo colpo la vittoria nella Coppa Città del Marmo '71 e di chiudere 5° il Giro della Lucania. Uno che poi fu capace di assorbire e superare la ferma militare vissuta vestendo poco la maglia del G.S. Sammontana e che riesplose nel ’73 quando in seno alla Salco di Empoli vinse la Firenze-Viareggio ed il G.P. Industria, Commercio ed Artigianato di Vignole di Quarrata. Ciò gli spalancò le porte del professionismo nel 1974, con la Magniflex. La stagione d’esordio però, evidenziò difficoltà di ambientamento che furono superate con molta fatica da Branchi. Nell’anno i suoi migliori piazzamenti il 17° posto nella Tre Valli Varesine, il 23° nel GP Alghero ed il 26° al Trofeo Laigueglia. L’anno seguente sempre in Msgniflex, prese parte alla Vuelta di Spagna che chiuse al 48° posto e poi al Giro d’Italia che concluse 64°. Nel resto di stagione il suo miglior piazzamento fu il 20° posto nel GP Montelupo. A fine stagione rimase senza contratto e riuscì in extremis a trovare accasamento alla neonata Cuneo Benotto, sodalizio in ogni caso dai programmi limitati. Nell’anno però colse il suo miglior piazzamento nella parentesi professionistica: 12° al Giro di Romagna. A fine stagione abbandonò l’agonismo.

Pierino Favalli
[Immagine: 15959496301325Favalli,Pierino.jpg]
Nato a Grumello (CR) il Primo maggio 1914. Deceduto a Cremona il 16 maggio 1986. Passista veloce. Professionista dal 1937 al 1946 con 23 vittorie.
Il fratello maggiore di Pierino Favalli aveva una bicicletta e qualche volta, alla domenica, cedeva alle insistenze del minore e gli permetteva di usarla. E Pierino, allora, si sfogava. Ebbro di felicità, il piccolo Favalli, pedalava come un forsennato mettendo in allarme i buoni villici di Grumello, ma destando pure un vivo interesse fra gli sportivi di quel poco più che villaggio. Ultimo di tre fratelli ed altrettante sorelle, suo padre morì in guerra e la famiglia si trovò ben presto a mal partito, proprio quando l'ultimo dei figli era ancora in tenerissima età. Vennero gli anni della scuola, ed a Pierino fu concesso di frequentare le elementari, poi dovette andare a lavorare quale garzone muratore. Ma la grande passione rimase, anzi s'ingigantì e, finalmente, nel 1931, incitato ed aiutato da molti, riuscì ad acquistare una bicicletta. Non era nuova e non era da corsa, ma tuttavia, per il giovanissimo Favalli era la realizzazione di un sogno che per tanti anni era ritornato ogni giorno. Quindi si tesserò presso la Soresinese e tentò la prima vera gara. Il suo debutto fu eloquente, perché riportò un'entusiasmante vittoria, battendo in volata ben 20 corridori. Poi vennero le altre. Nel 1933 tagliò 23 volte vittorioso il traguardo. Nel 1934 vinse la classica Caldirola, la Coppa Buttafochi ed a Verona, il Campionato italiano, battendo Gios, Lazzarini, Bini, Bartali, Cecchi ed altri ancora. Le cronache dell'epoca parlarono di "una volata di 50 corridori veramente memorabile. C'erano da compiere 10 giri di un circuito misurante 10 km e Favalli, per evitare di rimanere chiuso, partì in testa all'ultimo giro e vinse da campione". Negli anni successivi riportò nuovi successi con tinte internazionali: finì 7° alle Olimpiadi e 3° al Mondiale nel 1936. All'indomani della prova iridata, passò professionista con la Legnano, che aveva come capitano il già grande Gino Bartali. Pierino, nello scorcio di stagione coi prof, fece in tempo a giungere 12° nel Giro di Lombardia. Nel 1937, vinse la Coppa San Geo e il Trofeo di Bolzano, si piazzò secondo alla Milano Sanremo e colse un'infinità di piazzamenti nelle classiche nazionali e nelle tappe del Giro d'Italia. Abbastanza, per farne un riferimento del ciclismo italiano. Favalli corse fino al 1942 e collezionò un bel palmares, nel quale la sua vittoria nella Milano Sanremo del 1941, è senza dubbio la stella. Si piazzò, fra i tanti piazzamenti di prestigio, al secondo posto del Giro d'Italia di guerra, poi, il conflitto armato investì direttamente il territorio nazionale: due terzi d'Italia vennero invasi dai nazisti e tutte le corse ciclistiche furono sospese. E quando l'uragano passò, sulle strade ancora sconvolte dai bombardamenti, ritornarono i corridori ciclisti: i vecchi superstiti e le nuove leve. Ci provò anche Pierino Favalli a ritornare, ma non era più lui e si fermò subito.
Di seguito tutte le sue vittorie.

1937: Coppa San Geo, Trofeo di Bolzano. 1938: Milano-Torino, Giro di Romagna, Corsa a coppie di Milano con Bartali, GP Lucca. 1939: Milano-Torino, GP Stampa-Fiat a Torino in coppia con Bartali, Corsa a coppie di Milano (Trofeo Baracchi) con Bartali, Criterium di Lucerna, Circuito di Faenza. 1940: Torino-Genova, Tappa di Genova al Giro d'Italia; Milano-Torino, Corsa a coppie di Milano (Trofeo Baracchi) con Bartali, Circuito d'Alessandria. 1941: Milano-Sanremo. 1942: Giro della Campania, Giro del Veneto, Padova-Vicenza-Padova, Corsa a coppie di Milano (Trofeo Baracchi) con Bartali, Circuito di Firenze.

Valentin Huot (Fra)
[Immagine: 163821369913251961Huot,Valentin.jpg]
Nato a Creyssensac-et-Pissot il primo maggio 1929. Passista scalatore. Professionista dal 1953 al 1962 con 31 vittorie.
Il classico esempio di come un atleta di piccola taglia possa andare bene in salita. Nel caso di Huot però, il tutto non si spiega con questa particolarità, anche perché con lui non ci troviamo di fronte ad uno scalatore big (d'altronde ha consumato la carriera in un'epoca di formidabili grimpeur), ma nemmeno ad un comprimario in grado di lasciare pochi segni. Valentin infatti, seppe mettere sui pedali e sulla strada una furbizia ed un colpo d'occhio che lo portarono a vincere anche corse insperate, come ad esempio per ben due volte il Campionato di Francia: nel '57 a Chateaulin, nel Finisterre, e nel '58 a Belves, in Dordogna, classificandosi poi 8° nel '56, 4° nel '60 e 7° nel '61. Insomma un peperino che la sapeva lunga e che potremmo dire monetizzò al massimo il suo non eccelso potenziale. Ovviamente furono le prove sulle salite, in particolare le cronoscalate il pezzo forte del suo palmares, titoli a parte. Di nota i suoi successi nel Midi Libre e nelle scalate del Mont Faron e del Mont Agel. Non di rilievo le sue partecipazioni al Tour: su sei volte allo start, concluse la Grande Boucle in tre occasioni. Passò primo sull'Izoard nel 1956.
Il suo ruolino vittorioso anno per anno.
1953: Trofeo Simplex. 1954: Parigi-Limoges; 2a tappa Tour d'Alsazia e Lorena; La Rochelle-Angouleme; Criterium di Oradour-sur-Glane, Baucau, Cenon, Montbazillac; Crono Niort. 1955: Trofeo Polymultipliée; Tour de Correze; Criterium di Baucau, Cenon, Pontivy. 1956: GP Plouay; Circout de l'Aulne; Cronoscalata Mont Faron; Cronoscalata Mont Agel; Criterium Meymac. 1957: Campionato Francese; GP Trinità Gueret; Cronoscalata Mont Faron. 1958: Campionato Francese. 1959: Ploneour-Lanvern; Criterium di Cenon e Laurin. 1960: GP Midi Libre; 1a tappa Midi Lebre; Bol d'Or Monedieres; Criterium di Peyrart le Chateau. 1961: Criterium Lubersac.

Frederic Vichot (Fra)
[Immagine: 16432833091325Vichot,Frederic.jpg]
Nato a Valay (alta Saona), il 1º maggio 1959. Passista su strada e pistard endurance. Professionista dal 1981 al 1992, con 7 vittorie. Divenne ciclista dopo aver provato diverse discipline e sul pedale diede subito segni di una certa rilevanza un po’ dappertutto. Divenuto dilettante di pregio, vinse anche in Belgio nel 1979, indi nel 1980 vinse corse di gran peso come la Classifica Finale del Circuit les Mines e la tappa più importante dell’Etoile des Espoirs. Fu tra i protagonisti del Tour de l’Avenir nel quale chiuse 9° nella Generale e 7° nella Classifica GPM. La Miko Mercier lo fece passare fra i professionisti nel 1981, convinta che il talento di Vichot fosse qualcosa di più di una possibile spanna nella massima categoria. E Frederic rispose bene, tanto è vero che fu in evidenza alla Roubaix (terminata 26°) indi andò a rompere il ghiaccio con la vittoria conquistando la 12a tappa della Vuelta di Spagna che si concludeva ad Esparraguera. Nell’anno fra i vari piazzamenti, fu 3° nel Campionato Nazionale della corsa a punti su pista.
L’anno seguente Vichot non migliorò il suo ruolino come ci si attendeva: nella stagione fu 2° nella tappa di La Napoule alla Parigi-Nizza (che chiuse 17°) e 3° nella prima tappa del Dauphine Libéré (concluso 30°). Nel 1983 Frederic pur tornando alla vittoria nella tappa 3° tappa del Tour de l’Avenir, non si determinò quel corridore che si auguravano i dirigenti della Mercier, ed a fine anno lo lasciarono libero. Passò così alla Skill con compiti di spalla o gregario e nel 1984 esordì al Tour de France. Qui in una giornata di libertà fece vedere che era davvero un buon corridore, vincendo in solitudine la tappa di Grenoble e chiudendo 23° la Grande Boucle. Diversi i piazzamenti di stagione a cominciare dal 5° al Critérium International, al 7° alla Parigi-Nizza e all’8° nel Tour Midi-Pyrenées.
Il 1985 fu l’anno migliore della carriera di Frédéric Vichot. Aprì la stagione col 2° posto nel Grand Prix di Cannes, alla Parigi-Nizza colse il 4° posto nella prima tappa ed il secondo nella quarta frazione, dove conquistò pure la maglia di leader che conservò per tre giorni. Chiuse poi la manifestazione al 3° posto dietr gli irlandesi Kelly e Roche. A giugno fu nuovamente 3° al Tour Midi-Pyrénées ed al Tour de France dopo diversi piazzamenti vinse la tappa di Tolosa andando in fuga e tagliando l’arrivo con oltre tre minuti di margine su Mottet. Chiuse poi 30° a Parigi. Nell’anno conquistò il GP Callac e fece sua la Ronde des Korrigans in Bretagna ed in pista conquistò il Titolo di Campione di Francia nel mezzofondo.
Passato alla KAS per la stagione 1986, Vichot visse un’annata sottotono e l’anno successivo non andò oltre il 2° posto al Grand Prix de Cannes ed il 5° posto all’Etoile de Bessèges.  
Nel 1988 passò alla Weinmann, ma ormai la primaria attività di gregario prese il sopravvento, ed i suoi piazzamenti furono sempre minori. Idem nelle due stagioni successive passate alla Helvetia, indi nel 1991 alla Castorama e nel ’92 alla RMO sua ultima maglia. Sceso di sella, Vichot aprì un negozio di biciclette a Noidans-lès-Vesoul.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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