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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 10 maggio
#1
Mauro Finetto
[Immagine: 148718877018495MauroFinetto.jpg]
Nato a Tregnago (VR) il 10 maggio 1985. Passista scalatore, alto 1,77 per 62 kg. Professionista dal 2008 al 2022 con 13 vittorie.
Iniziò a correre all'età di 13 anni nella "Officine Alberti, U.C Val d'Illasi", squadra locale a due passi da casa sua. Il primo anno di corse gli serve da ambientamento, anche per via del suo fisico non proprio da ciclista (abbastanza tondetto), ma arrivò lo stesso una vittoria, per di più in una corsa dura condotta tutta all'attacco. Da secondo anno esordiente, però, arrivarono altre vittorie e fu un susseguirsi fino alla categoria dilettanti, con risultati anche prestigiosi: 3° al Campionato Italiano allievi, 2° al Campionato Veneto allievi, Campione Veneto Juniores a cronometro, 2° al Campionato Italiano strada e crono Juniores, partecipazione ai Mondiali juniores di Zolder (come riserva) ed a Hamilton (come titolare), 3° al Campionato Italiano Under23 e partecipazione agli europei di Sofia ed ai mondiali di Stoccarda. Da juniores corse per due anni nella Verdellese e poi arrivò il passaggio tra gli Under 23, dapprima con l'Egidio Unidelta, con cui corse per due stagioni, e dal 2006 con il Team Parolin di Mirko Rossato, che lo accompagnò fino al professionismo con la maglia della CSF Group-Navigare. Passato professionista nel 2008, già al primo anno riuscì a piazzarsi ben sette volte tra i primi 10 nelle varie classiche italiane (Trofeo Melinda, 3 Valli Varesine etc), ed a strappare un posto di riserva nel mondiale di Varese. Chiuse la stagione d’esordio con un significativo 6° posto al Lombardia. Al secondo anno arrivò la prima vittoria da prof, nella corsa soprannominata la piccola Amstel (Hel Van Mergelland), seguita da altre due vittorie di tappa al Presidential Cycling Of Turkey, dove fu in maglia di leader per tre giorni e chiuse 6° nella generale. Nel 2010 approdò alla Liquigas Doimo. Sembrava lanciatissimo, invece, fece qualche piazzamento in quella sua prima stagione, specie in Spagna, vinse la crono-squadre della “Coppi e Bartali”, mentre nel 2011 il livello delle piazze peggiorò, ed a fine stagione fu lasciato libero. Dopo un anno sabbatico passato a correre in mountain bike, tornò alla strada nel 2013, in seno alla Vini Fantini. Tornò a piazzarsi con una certa continuità, ma non a vincere. Il successo tornò nel 2014 in maglia Neri Sottoli al GP di Lugano. Nell’anno partecipò al suo primo Giro d’Italia, ma si ritirò alla 16esima tappa. Dopo la “Corsa Rosa però, la sua stagione riprese con buoni piazzamenti e la vittoria nella Classifica Generale ed in una tappa al Tour du Limousin in Francia. Nel 1015 in maglia Southeast tornò al Giro d’Italia che concluse al 57° posto e nel resto di stagione colse bei piazzamenti come il 2° posto alla Bernocchi ed il 3° alla Sabatini e vinse con tappa il Sabiu Cycling Tour in Romania. L’anno seguente, in Unieuro Willier, vinse il Tour di Slovacchia ed una tappa dello stesso e continuò a piazzarsi in giro per il mondo. Nel 2017 emigrò ciclisticamente in Francia, alla Delko-Marseille con un contratto triennale. In quel lasso oltre alla solita collezione di piazzamenti vinse la Les Boucles du Sud Ardeche nel ’17 e la 5a tappa della Settimana Coppi e Bartali nel ’19, che fu il suo ultimo successo di carriera. La Delko gli prolungo il contratto ancora per due anni dove colse ancora piazzamenti. Poi nel 2022 s’accasò alla tedesca Maloja Pushbikers, ma non corse mai. Che dire? Una carriera lunga, che ha rispecchiato un talento discreto, privo però del possesso di un evidente punch vincente. Uno che faticava a trasformarsi in gregario o spalla per grandi team e che preferì “vivacchiare” in piccoli sodalizi, perché più vicini alle sue caratteristiche in tutti i sensi. Alla fine, un corridore sicuramente discreto, che si pensava potesse valere di più, molto di più, del comunque buono che ha fatto.

Paul Guignard (Fra)
[Immagine: 16385558811325Guignard,Paul.jpg]
Una leggenda del ciclismo, uno di quei pionieri che spingono molti osservatori a chiedersi cosa avrebbero potuto fare, se avessero corso in epoche evolute del ciclismo. E dire che Paul Guignard aveva dei mezzi eccezionali è il minimo.
Apprendista cuoco, divenne ciclista semplicemente per provare a dimostrare al suo datore di lavoro che era forte e resistente. Quasi una scommessa. A 18 anni, nel 1894, si schierò alla partenza della terribile Bordeaux-Parigi e finì 5°, senza avere alle spalle nulla che potesse far prevedere unrisultato del genere. Annunciato come fenomeno e campione, andò a dominare un'altra corsa di prestigio per il periodo, la Parigi-Besancon che rivinse nel 1895. Ma il giovane e già baffuto Paul, voleva sfide ancora più impegnative. La strada non lo entusiasmava, al contrario delle gare dietro motori, dove codesto mezzo, poteva essere inseguito fino ai limiti, dal motore umano che lui si sentiva di possedere. E più che le gare, che gli servivano solo per soldi, lo stuzzicavano i record, i tentativi al limite dell'umano o considerato tale. Dopo gli esordi del 1894-'95, continuò a lavorare, si fermò per il servizio militare e si sposò. Ciclisticamente fu frenato, ma per modo di dire, perché nel 1897, ad esempio, partecipò per guadagnare a 76 corse dietro motori sui velodromi e le vinse tutte!
Trovò un allenatore, Jean Bertin, che condivideva le sue mire sui record e con lui, Guignard, s'avviò a divenire "L'uomo dei 100 km all'ora" come venne definito per essere stato il primo, nella scia di una moto con paravento, a compiere, il 15 settembre 1909, i 100 km in 59'11" e nell'ora 101 km e 623 m. Nell'occasione, aveva progressivamente migliorato il suo record già stabilito nel 1905 e ritoccato nel 1906. Nella lunga carriera, Guignard stabilì altri primati di importanza minore e vinse tantissimo anche nelle tradizionali dimensioni agonistiche. Fu infatti Campione del Mondo di Mezzofondo, a Lipsia, nel 1913 (a 37 anni!), quattro volte Campione d'Europa (1905-'06-'09-'12) e quattro di Francia (1905-'12-'13-'14). S'impose in tutti i GP d'Europa (le corse che più amava, perchè davano ben più soldi dei titoli), nonché 3 volte nella Ruota d'Oro a Berlino, 2 volte in quella di Parigi, una a Bruxelles e una a Colonia. Altro aspetto che mostrò fisico e tempra incredibili: la sua straordinaria longevità. A 58 anni, nel '34, sfidò Arthur Vanderstuyft in una gara dietro moto ad Anversa, ed a 72 anni, nel 1948, fu capace di percorrere 60 km in un'ora, dietro una motoretta senza rullo.

Cornelis Petrus "Kees" Pellenaars (Hol)
[Immagine: 16526012701325Pellenaars,Kees.jpg]
Nato a Terheijden il 10 maggio 1913, deceduto a Breda il 30 gennaio 1988. Passista veloce. Professionista dal 1935 al ) è stato un ciclista su strada olandese.
Doveva diventare, secondo le intenzioni di famiglia, un falegname, ma quando iniziò a correre in bicicletta, capì presto che la sua strada era quella del corridore, da intendersi davvero come mestiere. Così, nel 1934, visto che era davvero bravo, perlomeno sulle corse che gli venivano proposte, divenne a Lipsia, il primo Campione del Mondo olandese dilettanti su strada. Nel 1935 passò fra i professionisti cercando di muoversi in direzione delle gare che potevano garantirgli danari e dopo un anno di assestamento organizzativo divenne nel 1936 Campione Nazionale dei Paesi Bassi su strada. Di lì iniziò a gareggiare anche su pista nelle Seigiorni dove quando non vinceva si piazzava. Ovviamente mise assieme in bel bottino di kermesse e quando provò a correre corse un poco più complesse vinse nel 1949 due tappe del Giro dei Paesi Bassi. Poi nell’ottava tappa del Giro di Germania del 1950 si schiantò contro un camion dell'esercito americano a una velocità di 80 kmh. Gravemente ferito fu portato all'ospedale di Friburgo in condizioni disperate, ma si salvò per una vita normale, ovviamente non da atleta. Pellenaars però aveva scelto il ciclismo come mestiere e così divenne tecnico col ruolo di caposquadra della nazionale olandese al Tour de France dal 1951 al 1957. Indi si preparò per costruire finalmente un team ciclistico olandese di vaglia e divenne manager-icona della Televizier. In altre parole, Kees Pellenaars fu il fondatore del ciclismo moderno d’Olanda. Morì nel 1988 per una malattia incurabile.
Tutte le sue vittorie da atleta. 1936 (6): Campionato Olandese su strada, Gp Eindhoven, Bois de la Cambre Bruxelles, Gp Valkenburg, Gp Zurigo, Seigiorni di Parigi (con Adolf Schon). 1937 (1): Seigiorni di Copenaghen (con Frans Slaats). 1938 (2): Seigiorni di Gand (con Frans Slaats), Gp Bergen-op-Zoom. 1939 (1): Seigiorni di Bruxelles (con Frans Slaats). 1940 (3): Bois de la Cambre Bruxelles, Gp Oostzaan, Gp Tegelen. 1941 (8): Ronde van Made, Gp Beemster, Gp Hoensbroek, Gp Oosterhout, Gp Valkenburg, Gp Voerendaal, Gp Weert, Gp Zaandam. 1942 (10): Ronde van Made, Gp Amersfoort, Gp Bunde, Gp Den Bosch, Gp Eindhoven, Gp Heerlen, Gp Nimègue, Gp Rotterdam, Gp Voerendaal, Gp Zaandam. 1943 (4): GP du Sud Den Bosch, Gp Noord-Amsterdam, Gp Gouda, Gp Utrecht. 1944 (3): Alphen aan den Rijn, Gp Hilversum, Gp Velsen. 1945 (2): Alphen aan den Rijn, Gp Geleen. 1946 (1): Gp Achtmaal. 1948 (2): Gp Hoensbroek, Gp Wouw. 1949 (4): 3a Tappa Ronde van Nederland, 9a Tappa Ronde van Nederland, Gp Rotterdam, Gp Oss.

Beat Zberg (Sui)
[Immagine: 16540224321325Zberg,Beat.jpg]
Nato ad Altdorf, il 10 maggio 1971. Passista scalatore. Professionista dal 1991 al 2007, con 39 vittorie.
Fratello minore di Luzia, grandissima ciclista e maggiore di Markus, anch’egli valente professionista, Beat può essere considerato in questa famiglia di ciclisti, l’intermedio che poteva raccogliere di più del comunque buono raccolto. Aveva classe e doti sufficienti per emergere su ogni terreno, ma in un ciclismo che si stava votando ad un particolare gioco di squadra, dove ci poteva essere più spesso l’alternanza dei ruoli, lui aveva qualche difficoltà in più. Si sentiva, o dimostrava, di essere un battitore libero, perché di suo c’era un valore d’evidenza che voleva magari dimostrate. Di certo era più talentuoso di diversi connazionali, anche famosi. Lui però, il coltello fra i denti, non lo tirava fuori, ed era limpido nell’esposizione: alla fine quindi si giocava meno carte di quel che avrebbe potuto.
Beat Zberg diventò professionista nel settembre 1991 con il team Helvetia-La Suisse, dopo aver conquistato il bronzo ai Mondiali 1991 nella corsa in linea per dilettanti. Nel 1992, da neo-pro, vinse il Trofeo Matteotti e il Giro di Romagna. Dopo l'esperienza con il team Helvetia, dal 1993 al 1996 corse con la Carrera Jeans: nel 1993 si aggiudicò il Giro del Piemonte, nel 1995 una tappa al Tour de Romandie e la Vuelta a Asturias e nel 1996 il Rund um den Henninger-Turm a Francoforte.
Nel 1997 passò alla Mercatone Uno: durante l'anno fece sua la Coppa Placci e il Giro del Mendrisiotto, e ottenne numerosi piazzamenti, fu infatti terzo alla Tirreno-Adriatico, all'Amstel Gold Race e al Tour de Romandie, settimo alla Liegi-Bastogne-Liegi e undicesimo al Tour de France. Dal 1998 al 2003 gareggiò per la Rabobank: alla prima stagione con la formazione olandese vinse il Giro d'Austria e il titolo nazionale a cronometro, mentre nel 2001 si aggiudicò la frazione della Vuelta a España con arrivo al Port Aventura di Salou e nel 2002 una tappa alla Vuelta al País Vasco. Dal 2004 al 2007 corse nelle file della Gerolsteiner, ottenendo altri successi di rilievo: una tappa alla Vuelta al País Vasco 2004, il Gran Premio del Canton Argovia 2006 e il titolo nazionale in linea nel 2007. Concluse la carriera al termine della stagione 2007.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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