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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 19 aprile
#1
Aldo Donadello
[Immagine: 15739806681325Donadello,Aldo.jpg]
Nato a Marostica (Vicenza) il 19 aprile 1953. Passista scalatore, alto m. 1,78 per kg. 69. Professionista dal 1976 al 1984, senza ottenere vittorie.
Un buon corridore che ha fatto la carriera migliore per le sue buone doti, ma che ha pagato il segno dei suoi tempi dove le squadre erano (dato positivo) a misura d’uomo, ed i capitani (dato meno positivo) i depositari di quasi tutti i destini delle corse. E dato che correvano tanto di più dei capitani di oggi, chi era legato a fare da spalla o gregario, di occasioni per emergere ne rimanevano poche, molto poche. Anche se coi se e coi ma non si fa la storia, val la pena ribadire alla faccia di certe ortodossie, che un Aldo Donadello, nei tempi odierni o recenti avrebbe potuto fare qualcosa di meglio.  
Dopo le categorie giovanili passò dilettante in un sodalizio prestigioso: il G.S. Pejo. Nel 1974 vinse l’Astico-Brenta e l’anno seguente si ripeté, inoltre conquistò la quarta tappa del Giro della Valle d’Aosta sul traguardo di Cogne e nella medesima corsa, dura e famosa, finì 2° nella frazione di Valsavarenche alle spalle dell’australiano Gary Clively. Sempre in quella stagione finì 2° anche nel GP Coperte di Somma battuto allo sprint da Flavio Morelli. Le belle prove del ’75 lo portarono al professionismo nel 1976 in seno alla Sanson-Benotto. Qui si dimostrò presto un buon gregario, cogliendo a livello personale il 10° posto alla Coppa Bernocchi ed il dodicesimo alla Coppa Sabatini. L’anno seguente fece il suo esordio al Giro d’Italia, completando la corsa al 38esimo posto. Nel 1978 passò alla “Fiorella Mocassini”: chiuse il Giro 33° e colse il 10° posto al GP di Larciano. Il 1979 portò sulle spalle di Donadello la gloriosa maglia della Bianchi e poté partecipare, dopo aver concluso al 43° posto il Giro d’Italia, anche al Tour de France. Alla Grande Boucle si ritirò nel corso della 17esima tappa, ma prima era riuscito ad ottenere il 7° posto nella tappa di Deauville e, soprattutto, il 3° nella frazione che si concludeva a Metz, che sarà il miglior piazzamento della sua carriera professionistica. Continuò a correre con la Bianchi Piaggio fino al 1984, completando altri 3 Giri d’Italia: 36° nel 1980, 84° nel 1981 e 56° nel 1982. Abbandonò l’agonismo a fine '84.

Delio Rodriguez Barros.
[Immagine: 1205771819RODRIGUEZ%20BARROS%20Delio.JPG]
Nato a Ponteareas il 19 aprile 1916, deceduto a Vigo il 14 gennaio 1994. Passista veloce, completo. Professionista dal 1936 al 1950 con 138 vittorie.
Un corridore che a giudizio di chi scrive e da considerarsi uno dei più sottovalutati dell'intero ciclismo spagnolo. Capostipite di una famiglia in cui anche i fratelli minori, Emilio, Manolo e Pastor, furono professionisti, Delio, risulta troppo di sovente solo meritevole di menzioni, magari parlando del fratello Emilio, o dei suoi contemporanei Berrendero e Ruiz, quando, invece, meriterebbe un obbligatorio capitolo. D'accordo i suoi 138 successi (un record per i ciclisti dell'anteguerra), furono colti per la grandissima parte in patria, ed il ciclismo spagnolo non era da considerarsi ai vertici di oggi, ma restano pur sempre significativi di qualità e, soprattutto, di una continuità che testimonia valori rari. Si dice cercasse solo il traguardo parziale per un gus-to tutto suo della vittoria e non inseguisse quello finale di una corsa a tappe perché meno impregnante o troppo sfumato e, per questo, si concedeva delle amnesie che gli costavano piazzamenti finali migliori. Si tratta di una lettura che può possedere delle verità a livello psicologico, ma non spiega l'andamento comunque di pregio assoluto che Delio Rodriguez ha espresso. Prendiamo la Vuelta di Spagna, dove alle 39 tappe vinte fra il 1941 e 1947 compresi, che rappresentano ancora oggi il record relativamente alla corsa, ci sono i piazzamenti finali a dimostrare un ruolino che in tanti vorrebbero avere: vinse l'edizione del 1945, fu 3° nel 1947, 4° nel 1941, 5° nel 1946 e 7° nel 1942. Non male per uno che si limitava a vincere le tappe che non presentavano particolari difficoltà. Hanno forse simili ruolini i velocisti cacciatori di frazioni? Inoltre, aldilà del numero impressionante di vittorie in frazioni della Vuelta delle Asturie, Vuelta a Burgos, Vuelta della Galizia, Vuelta a Levante, Giro di Catalogna e Volta del Portogallo, vanta ancora delle classifiche finali, come nella Madrid-Salamanca-Madrid (1940), o nella Vuelta a Alava (1940 e '41), nel GP Victoria Manresa ('43), nella Vuelta di Galizia ('45), nella Vuelta di Gallega ('45). A suggellare ulteriormente il suo valore di atleta primario, vanno annotati fra le decine di altri, i successi nel Trofeo Masferrer '40 e nella Madrid-Valencia 1941-'42-'43. Un monumento del ciclismo spagnolo.

Hugo Scrayen (Bel)
[Immagine: 15981963763538Scrayen.jpg]
Nato a Wintershoven (Limburgo) il 19 aprile 1942. Passista veloce e pistard nelle prove endurance. Professionista dal 1963 al 1967 con 20 vittorie su strada ed imprecisate su pista, fra le quali 5 internazionali.
Grande e forte atleta con un ottimo talento, ma un po’ troppo lunatico, nonché amante di una vita che non era proprio il massimo per un corridore di quei tempi. Eppure, per facilità di pedalata e ritmicità, era in grado di lasciare a bocca aperta. Dopo una brillante carriera con i dilettanti, fece scalpore al suo debutto professionistico nel febbraio 1963, quando sconfisse il mostro sacro Peter Post nella finale del torneo di inseguimento del Bracciale di Anversa. Raggiunse il celebre olandese   dopo 3780 metri e continuò il suo sforzo e completando i 5 km in 5'59"6, che era allora la migliore prestazione mondiale su pista indoor. Non si ripeté più, ma restò comunque un riferimento della specialità. Uno che vinse due Titoli Nazionali nell’Inseguimento fra i professionisti (su pista ne aveva già vinti due da dilettante dove fu un autentico faro) che aveva i numeri per andare a segno nelle Seigiorni, ma non gli piacevano, oppure in gare più importanti delle kermesse come dimostrò in un terno di successi colti nel 1964, dove impressionò. Le tre corse furono, la Alken-Oudegem di 227 chilometri, la Genk-Oudegem di 230 e la prima tappa del Giro del Belgio, la Bruxelles-Ostende di 216 km dove allo sprint superò nettamente il Campione del Mondo Benoni Beheyt. Non a caso nel ’61 vinse la Gand Wevelgem riservata ai dilettanti e furono in molto a scommettere su di lui circa un bel futuro nelle classiche. Invece, l’Hugo Scrayen, tanto lunatico quanto talentuoso, preferì le kermesse….e le ragazze che stavano nell’intorno di quelle manifestazioni. Insomma, un “flandrien” meno noto di un Fons De Wolf di tre lustri dopo, ma uno fatto così. Perfetto per fare arrabbiare qualche purista.

Alcide Vaucher (Sui)
[Immagine: 1338224816_7024.jpg]
Nato a Sainte-Croix il 19 aprile 1934, deceduto a Ginevra il 3 giugno 1922. Passista veloce. Professionista dal 1955 al 1961 con 5 vittorie.
Arrivò la passione per il ciclismo, sull’onda del richiamo per i successi di Kubler e Koblet. L’età del debutto fra gli allievi fu per Voucher il 1950. Si dimostrò subito molto abile su pista e dai velodromi arrivarono i primi successi. Col tempo, giunsero anche discreti piazzamenti su strada. Da dilettante giunsero otto successi e, soprattutto, nel 1954 si laureò a Baden Campione Svizzero su Strada della categoria. Divenne professionista nel 1955 in seno alla Juvella. Nell’anno d’esordio vinse il Tour del Lago Lemano, fu 4° nella 4a tappa del Tour de Romandie, 5° al GP Martini e al GP de Suisse 8° nel GP di Lugano. Di nota pure il 15° colto al GP delle Nazioni di Parigi a cronometro. Nel 1956 passò alla Mondia e vinse il Critérium d'Annemasse. Finì 2° nel Tour del Cantone di Ginevra, 3° nel Tour della Svizzera Centrale nel Campionato Nazionale dell’Inseguimento e nel Criterium Nyon. Nel 1957, in maglia Cilo, finì 2° nel Trofeo Baracchi in coppia col fenomenale Rolf Graf, 3° nel Tour del Cantone di Ginevra, 4° nel GP di Lugano e nel Campionato Svizzero dell’Inseguimento. Indi 5° nel GP Martini. Nel 1958, passato fra Mondia e Tigra, vinse il Campionato del Cantone di Vaud nell’Inseguimento, fu 2° nella cronometro di Annecy, 3° nel Tour dei 4 Cantoni, 5° nel GP Martini e nel Criterium di Sion. L’anno seguente passato con i medesimi colori del ’58, fu la sua stagione migliore. Vinse la terza tappa del Tour de Suisse, si piazzò 5° in un’altra, fu 2° in due tappe del Tour di Romandia ed in Francia nel Tour de Vaucluse in linea. Sempre in terra francese arrivò 3° nell’ufficioso mondiale a cronometro, ovvero il Gran Premio delle Nazioni, 3° nel Circuit de la Drome-Ardeche e 5° nel Criterium Boussac. In patria 3° nel GP di Lugano, 4° nel GP Martini. Nel 1960, corso con le maglie della Liberia e della Molteni, fu 2° nel Campionato di Zurigo, 3° nella Manica Oceano, 7° nel Campionato Svizzero su strada, mentre nel 1961 in divisa Liberia, si laureò Campione di Neuchatel, suo ultimo successo e nell’anno fu 5° nel Criterium di Nyon e 8° nel Campionato Svizzero. Un buon corridore, abbastanza popolare a cavallo degli anni sessanta.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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