Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 21 marzo
#1
Hugo Koblet (Sui)
[Immagine: 15409082599461HugoKoblet.jpg]
Nato a Zurigo (Svizzera) il 21 marzo 1925, deceduto ad Uster (Svizzera) il 6 novembre 1964. Completo. Alto m. 1,82 per un peso forma di kg 78. Professionista dal 1946 al 1958 con 77 vittorie. Biondo, alto, è stato senz'altro il corridore dall'aspetto più attraente della sua epoca, dove anche per i successi che stava raccogliendo sulla bicicletta, veniva facilmente accostato ad un divo hollywoodiano. Di lì i soprannomi come “Beautiful Hugo”, “Le pédaleur de charme”, “L'Angelo Biondo”, “El ciclista encantador”, “El Bello Hugo”. E lui poi aveva un modo tutto suo di “stare al gioco”: appena sceso di bicicletta usava asciugarsi il volto con una soffice spugna imbevuta di colonia, pettinarsi i capelli e prestarsi docile alla cerimonia di premiazione. I suoi baci agli arrivi, erano autentici e ambiti. E proprio da uno di quei baci, doveva uscire fidanzato e poi ben presto sposo, infelice, di una stellina. Figlio di un panettiere zurighese, aveva fatto a lungo il fattorino dell'azienda; poi divenne uno stagnino che approdò a quel negozio di biciclette che fu decisivo nel segnare il suo destino. Lì si appassionò allo sport del pedale e, visti i mezzi che possedeva e la straordinaria facilità di pedalata, divenne un grandioso corridore, un fuoriclasse che entrò nella storia, come uno dei più fulgidi. Ed uno che avrebbe vinto tanto di più se si fosse applicato con più dedizione e meno dispersioni alla allora durissima professione del ciclista professionista. Corridore completo, si rese protagonista di imprese impareggiabili. Fra tutte da ricordare la fuga solitaria di 135 chilometri alla media di 39 kmh nella tappa Brive-Agen del Tour '51, che riuscì a vincere con un vantaggio di 2'35" sul gruppo degli avversari più prestigiosi, i quali, pur essendosi coalizzati contro di lui, dovettero incassare una dura sconfitta. Naturalmente, vinse quella edizione della Grande Boucle, dopo essere stato, l’anno prima, il primo straniero a vincere il Giro d'Italia, portando all’epilogo di Roma, quella maglia rosa che indossava da undici giorni. Guidato da quel sapiente tecnico che dimostrò di essere Learco Guerra, incappò nel 1952 al Giro di Svizzera, in una  grave infezione renale che ne condizionò il rendimento negli anni successivi. E pur riuscendo a trovare giornate di grandissimo livello, gli mancò quella continuità che sarebbe stata indispensabile. Ciononostante, fu protagonista di un epico duello con Fausto Coppi sullo Stelvio a quel Giro del '53 che pareva già suo, ma l'attacco del Campionissimo, lo costrinse alla resa e al secondo posto. L' "angelo biondo" dallo stile perfetto, non fu poi sempre fortunato: pur essendo un formidabile cronoman non riuscì mai a diventare campione del mondo dell'inseguimento, la specialità che amava particolarmente, dove perse i match decisivi con Coppi ('47), Van Est ('50), Bevilacqua ('51) e Messina ('54). A soli 33 anni chiuse una carriera che avrebbe dovuto toccare vertici eccezionali e che apparve, ai più, incompiuta.
Non più sulla bici cercò a lungo una dimensione che gli potesse garantire quella vita in un certo qual modo agiata, dove, aldilà delle proprie ambizioni, a richiederlo era pure l’ex stellina sposata. Per cercare le risorse del lusso, si trasferì per tre anni persino in Venezuela. Tornato in Svizzera, gli venne affidato l'incarico di ispettore di una industria di carburanti. E fu durante una trasferta che si verificò l'incidente che gli costò la vita. Era il 2 novembre 1964: stava viaggiando solo al volante di una bianca Alfa Romeo sport, della quale era molto orgoglioso. Stava percorrendo una strada priva di difficoltà, da Moenchall a Esslingen, che conosceva benissimo. Giunto a un'ampia curva, andò diritto e si schiantò contro una pianta. Morì qualche giorno dopo all’ospedale di Uster. Su quel tragico asfalto non aveva lasciato alcun segno di frenata, ed il fatto propose la tesi di una quasi volontarietà di andarsene da questo mondo.
I principali successi di Hugo Koblet.
Giro d'Italia (1950); Tour de France (1951); Campionato Nazionale (1955); 3 Giri della Svizzera (1950-1953-1955); Giro della Svizzera Romanda (1953); 2 Campionati di Zurigo (1952-1954); Sassari-Cagliari (1954); Giro Ticino (1955); Gran Premio delle  Nazioni (1951); Gran Premio Martini (1954); Gran Premio d’Europa a Ravenna (Cronocoppie con Graf); 8 Campionati nazionali nell’inseguimento (dal 1947 al 1954); Trofeo Gentil (1950); 30 tappe di Giri (5 al Tour; 7 al Giro d'Italia; 11 al Giro Svizzera; 1 alla Vuelta); 23 giorni in Rosa; 11 giorni in Giallo.
Fra i suoi piazzamenti: fu 2° al Giro del 1953 e due volte 2° ai Mondiali dell’inseguimento.

Giuseppe Pardini
[Immagine: 15320256091325Pardini,Giuseppe.jpg]
Nato a Bientina (Pisa) il 20 marzo 1936. Passista scalatore, alto m. 1,65 per kg. 60. Professionista dal 1959 al 1962 con due vittorie. Un onesto corridore che ha saputo recitare un ruolo nella sua terra, la Toscana, nella seconda metà degli anni cinquanta e nei primissimi dei sessanta e che ha avuto qualche possibilità di farsi notare anche nel ciclismo migliore. Un corridore che da dilettante sembrava uno scoiattolo quando la strada s’impennava e che seppe cogliere diverse vittorie con cast di valore, ovvero densi della presenza di quei particolari professionisti che erano allora gli indipendenti. I suoi più prestigiosi successi fra i “puri” furono nel 1956 la Coppa Mobilio Ponsacco e nel ’58 la Coppa Sabatini. L’anno seguente Bartali lo volle fra i professionisti alla San Pellegrino ed in quella sua prima stagione, dove vestì saltuariamente pure la maglia dell’Ignis, fu 3° nel Gp Boussac in Francia, 5° in una tappa del Giro di Sicilia, 6° nella Coppa Sabatini, 8° nel Giro del Veneto, ma si ritirò al Giro d’Italia. Nel 1960 in maglia Legnano fu 2° nella tappa di Ragusa al “Sicilia”, 3° nel Gp Fivizzano, 6° nella Coppa Agostoni e nel Gp Altopascio, 7° nella Classifica Finale del Trofeo UVI e 9° in quella del Sicilia. Fu 9° pure nel Giro delle Alpi Apuane, ma si ritirò ancora al Giro d’Italia. L’anno seguente passò definitivamente all’Ignis e fu la sua stagione d’oro. Vinse a Penhas da Saúde, la decima tappa del Giro del Portogallo, mentre in Italia fece suo il  
GP Ceramisti a Ponzano Magra, finì 2° nella Coppa Sabatini, 5° nella Classifica finale del Trofeo Cougnet e nel GP Quarrata, 11° nel Giro del Veneto e 12° al Tour de Suisse. Nel 1962 con la maglia della Moschettieri Ignis, fu 4° nel GP Avezzano e nel GP Ceramisti a Ponzano Magra, 6° nel Gp Lurago, 7° nel Gp Altopascio, 10° nel GP Prato e nella Verona San Pellegrino Terme, 12° nel Giro del Lazio. A fine anno l’Ignis chiuse l’attività su strada e Giuseppe chiuse con l’agonismo.

Jean-Francois Pescheux (Fra)
[Immagine: 16286610661325PescheuxJean-Francois.jpg]
Nato a Nemours il 21 marzo 1952. Professionista dal 1976 al 1981, con sei vittorie. In molti non lo sanno e ad altri non interessa minimamente, ma dietro all'imponente figura della ASO, società organizzatrice del Tour de France e di classiche come Parigi-Roubaix, Liegi Bastogne Liegi, Freccia Vallone e Parigi Tours, nonché di altre corse storiche come la Parigi Nizza e il Criterium International, c'è un ex corridore professionista.
Già, Jean-Francois Pescheux, possiamo dire che ha seguito le orme di colui che ha segnato un'epoca nella storia della Grande Boucle: Jean Marie Leblanc. Due ex prof, di bravura e risultanze più o meno simili, perlomeno entrambi non in grado di segnare il grande romanzo delle corse, ma più o meno capaci di accostare al pedale il potere della favella e l'acume organizzativo. Il Jean Francois corridore si formò su pista e diede il meglio su strada. Da dilettante fece parte delle rappresentative nazionali anche se mai a prove importanti. Da professionista si distinse... in difesa, cercando di dare il meglio negli arrivi non troppo affollati, dove il suo spunto veloce poteva ambire a posizioni più alte. Nella stagione d'esordio, il 1976, finì 3° nel campionato francese della velocità, ma va detto che nella seconda metà degli anni settanta, il settore, in Francia, era al minimo storico. Nel '77, vinse il Circuito di Fougeres, mentre nel '78 ritornò sul podio dello sprint nazionale, sempre sul gradino più basso. Solo nel '79 la sua presenza su strada si determinò con qualche squillo. Vinse infatti la Nizza-Alassio e la seconda tappa del Circuit de la Sarthe. All'inizio del nuovo decennio i suoi successi migliori: nel 1980, conquistò la quarta tappa della "Quattro Giorni di Dunkerque, superando allo sprint nientemeno che Roger De Vlaeminck e, l'anno successivo, i Circuiti di Garancieres-en-Beauce e di Sainte-Marie-Sur-Mer. A fine '81 però, capì che non era il caso di continuare, ed a 27 anni passò sull'ammiraglia. Il futuro gli ha dato ragione.

Maurice Farman (Fra)
[Immagine: 16763085241325Farman,Maurice.jpg]
Nato a Parigi il 21 marzo 1877, deceduto a Nizza il 25 febbraio 1964. Corridore professionista dal 1894 al 1896 con una trentina di vittorie su pista delle quali 3 di primario rango mondiale.
Un’altra figura imponente del viale che univa, nella “Bella Èpoque”, ciclismo, automobilismo ed aviazione.  Nato a Parigi da genitori inglesi, Maurice ed i suoi fratelli, Richard ed Henry, furono importanti pionieri dell'aviazione in Europa, ma prima, lui ed Henry, formarono un tandem che, per un paio d’anni, dettò legge sui velodromi allora chiamati tondini. Vinsero nel ’94 il Grand Prix di Parigi. Individualmente, Maurice, conquistò il Campionato di Francia della Velocità individuale nel 1894 e finì al posto d’onore nel Campionato Europeo, sempre della Velocità individuale, nel 1896.
Successivamente il fratello Henry lo convinse a gareggiare nell’automobilismo e, con automobili Panhard, vinse il Gran Premio di Pau del 1901, ovvero la prima gara automobilistica in assoluto ad essere chiamata Gran Premio. Nel maggio 1902, vinse la corsa "Circuit du Nord" da Parigi ad Arras e ritorno. Ha anche gareggiato nella Parigi-Vienna di quell'anno, vinta da Marcel Renault. Tuttavia, l'interesse di Maurice si rivolse rapidamente al volo a motore e, nel 1908, acquistò un biplano Voisin Model 4 e l’anno successivo stabilì i record mondiali di resistenza e velocità. Il 18 novembre 1909 fu insignito del Certificato di Aviatore (Brevet) n. 6 dell'Aero-Club de France. Nel 1912 iniziò a fabbricare aeroplani e, poco dopo, fuse la sua attività con la compagnia aerea di suo fratello, creando la celeberrima “Farman Aviation Works”.

Maurizio Ricci detto Morris
 
Rispondi


[+] A 5 utenti piace il post di Morris
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)