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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 25 febbraio
#1
Louis Bisilliat (Fra)
[Immagine: 15866886441325Bisillat,Louis.jpg]
Nato a Ugine il 25 marzo 1931, deceduto ad Albertville il 3 maggio 2010. Passista scalatore. Professionista dal 1955 al 1961, con una vittoria.
Un buon corridore che avrebbe potuto raggiungere un palmares assai più significativo se fosse stato dotato di uno spunto veloce più cospicuo. Nonostante tutto una buona carriera, soprattutto se si considera che fu un fedelissimo gregario di Henri Anglade e che corse in un'epoca aurea per il ciclismo francese, dove le occasioni per i non capitani erano davvero poche. Nella carriera di Bisilliat, oltre al successo colto nel GP Chalon sur Saone nel 1958, furono di nota i due secondi posti nella Annegasse-Bellegarde-Annegasse nel '55 e '56, il posto d'onore nel GP Montceau-les-Mines '57, nonché le medesime piazze a Saint-Vallier nel '58, a Nantua e Cluny nel 1959.

Josè Antonio Gonzales Linares (Esp)
[Immagine: 16051661431325GonzalezLinares,JoseAntonio.jpg]
Nato a San Felices de Buelna il 25 febbraio 1946. Prof dal 1969 al 1979 con 35 vittorie. Un corridore ardimentoso, abbastanza alto e pure ben piazzato, al punto che in Spagna lo chiamavano "El gorilon". Non un atleta di vertice, ma di quella fascia mediana che in una giornata di vena particolare può colpire. Sarebbe stato ideale, per struttura fisica e caratteristiche, per quei "santoni" che sono sopraggiunti nel ciclismo cinque-sei anni dopo, rovinandone l'immagine, aldilà della crescita imperiosa del loro portafogli. Come caratteristiche potremmo definire Gonzales Linares un passista-scalatore che trovava nel temperamento indomito la possibilità di giocarsi sovente i primi posti, anche se poco papabile per i podi delle classifiche delle lunghe corse a tappe, in virtù della mancanza di eccellenza nella tenuta. In altre parole, alla lunga, gli sforzi per superare le lunghe salite, in qualche modo li pagava. Josè Antonio però, s'è costruito un comunque ottimo palmares in virtù della sua saggezza ed intelligenza tattica, perché sapeva come giocare al meglio, pur nell'animosità, le sue carte. Non a caso a fine carriera è divenuto un ottimo direttore sportivo. Campione spagnolo nel '70, le sue vittorie di maggior rilievo sono state il Giro dei Paesi Baschi '75, '77 e '78, oltre a una tappa al Tour (2 disputati), due della Vuelta (11 disputate). Ha corso pure 3 volte il Giro d'Italia e una il Giro di Svizzera.
Ecco il suo ruolino vittorioso. 1969: Trofeo Francisco Peris. 1970: Campione di Spagna; 7a Tappa Tour de France, GP Oro; GP Vitoria. 1971: 11a Tappa Vuelta di Spagna; 5a Tappa Vuelta a Mallorca; 3a Tappa Vuelta a La Rioja; Criterium degli Assi di Zaragozza. 1972: 17a Tappa Vuelta di Spagna; Giro dei Paesi Baschi, 1a e 3a Tappa e Classifica a punti Giro dei Paesi Baschi; Vuelta a Cantabria, 1° e 2° Tappa Vuelta a Cantabria; 2° Tappa Giro di Catalogna; 2° Tappa Tour de la Nouvelle-France. 1973: Vuelta a Levante; 3° Tappa del GP de Leganes. 1974: Ruta de Los Castillos. 1975: Giro dei Paesi Baschi, 2a Tappa Giro dei Paesi Baschi; GP di Vigo; 7a Tappa Vuelta Asturias. 1976: 10° Tappa Vuelta di Spagna; 1a Tappa Tre Giorni di Leganés; 4a Tappa Vuelta a Cantabria. 1977: Giro dei Paesi Baschi, 1a Tappa Giro dei Paesi Baschi; 5a Tappa Vuelta Asturias; Circuito di Pasqua. 1978: Giro dei Paesi Baschi, 5a Tappa Giro dei Paesi Baschi.

Giuseppe Petito
[Immagine: 16301299021325PetitoGiuseppe.jpg]
Nato a Civitavecchia il 25 febbraio 1960. Passista. Alto 1,86m. per 74 kg. Professionista dal 1981 al 1996 con 7 vittorie. Un buon corridore che ha avuto la fortuna, o la bravura, di passare presto fra i professionisti e di accontentarsi del ruolo che poteva svolgere molto bene, senza cercare velleità o ambizioni sovradimensionate. Ne è uscito un atleta che ha corso la bellezza di sedici anni nella massima categoria lasciando un buon ricordo, indipendentemente dal fatto di essere rimasto nell'ambiente. Ed in lui c'erano tutti i cromosomi per stare a contar bollini-vittorie (inutili, aggiunge chi scrive) fra i dilettanti, perché lì già ai suoi tempi era più facile emergere e, magari, anche guadagnare, senza essere quasi nessuno nel romanzo del pedale. Già perché Giuseppe era un gran dilettante, capace di vincere belle corse come, per citarne qualcuna, il Trofeo Bianchin, la Montecarlo Alassio, la Coppa Burci, la Ruota d'Oro, il Trofeo Castelfidardo e laurearsi Campione Italiano nel '79, essere decisivo nella vittoria di Giacomini al Mondiale di quell'anno e fare una decorosa figura alle Olimpiadi di Mosca. Passato professionista durante la stagione 1981, già nelle prime corse dell'anno seguente si mise in luce, finendo 3° nel Giro di Sardegna, indi vincendo una tappa del Postgirot Open, corsa a tappe svedese, che concluse al posto d'onore e con i terzi posti al Giro del Veneto e al Giro dell'Etna. Nel 1983 ottenne piazzamenti in tappe sia al Vuelta dei Paesi Baschi sia al Giro di Sardegna; fu terzo al Giro della Provincia di Reggio Calabria e ottenne quella che la più importante affermazione della sua carriera professionistica, la terza tappa della Vuelta di Spagna. Nel 1984 vinse ad inizio stagione il Trofeo Laigueglia ma, vista l'attività di gregario svolta negli anni successivi, fu anche l'ultimo risultato di rilievo fino al 1986 quando fu 3° nella classifica generale della Tirreno-Adriatico. Tornò a vincere nel 1987, aggiudicandosi il Giro di Campania, cui seguirono ancora anni poco felici dal punto di vista dei risultati personali. Nel 1988 fu 3° nel Giro di Calabria e, per tornare alla vittoria, dovette aspettare il 1991, quando s'aggiudicò una tappa alla Settimana Ciclistica Internazionale. Quello stesso anno fu 2° nel Trofeo Laigueglia e nella Settimana Siciliana, 3° alla Vuelta ad Aragon e nel Gran Premio Industria e Commercio di Prato. Nel 1992, a Melfi, sfiorò il successo di tappa al Giro d'Italia, battuto dalla ruota veloce di Guido Bontempi. Col successo nella 4a tappa del Giro di Puglia '93, chiuse il suo incontro coi successi. Poi ancora tanto gregariato fino al '96. In carriera ha corso per la Santini Selle Italia, indi Alfa Lum, Ariostea, Gis, Mercatone Uno e Cantina Tollo. Terminato l'agonismo è passato sull'ammiraglia.

Julien Stevens (Bel)
[Immagine: 1212045094Stevens%20Julien%206.jpg]
Nato a Mechelen il 25 febbraio 1943. Passista veloce e pistard alto 1,87 m. per 85 kg. Professionista da fine stagione 1963 al 1977, con 68 vittorie, fra strada e internazionali su pista.
Un corridore davvero forte, con un senso tattico molto evidente, che divenne spalla di grandissimi perché si trovò a correre con la generazione belga dei fenomeni. Fosse nato dieci anni dopo, sarebbe stato considerato, senza se e senza ma, un campione. Ha vinto corse importanti, ed ha sfiorato l’iride nel 1969, quando giunse secondo dietro Harm Ottenbros ai Campionati del Mondo di Zolder e quello fu uno dei pochissimi episodi, dove nel momento decisivo, sbagliò tattica (nella volata a due, partì troppo presto, con un affondo telefonato).
Dopo esser stato un ottimo dilettante, molto vittorioso e per di più, Campione del Belgio della categoria nel 1963 (sarebbe bene far studiare quell’ordine d’arrivo a taluni personaggi che pensano di conoscere la storia nazionale ed internazionale del pedale), Rik Van Steenbergen, a settembre lo volle con sé fra i professionisti, per gli ultimi acuti della sua carriera su pista, perché Julien sugli anelli, era forte ed acuto come su strada ed adattissimo alle seigiorni. Rik non si sbagliò su Julien, anche se i due ebbero pochissime occasioni di correre assieme. Già, perché l’altro Rik Van Looy se lo accaparrò in Solo e per la sua “guardia rossa” già a primavera ’64 e lo tenne in squadra per ben quattro anni, compresa la parentesi in Willem II, facendolo lavorare come un fulcro e qui, Stevens, trovò in Edgard Sorgeloos, una sorta di gemello…e di insegnante universitario. Poi, il Sire di Herentaals fu costretto a dargli spazio e lo lasciò andare alla Smith’s, nel 1968. Julien finalmente più libero, vinse il Titolo Belga su strada (anche qui sarebbe importante una lettura dell’ordine d’arrivo…), in quegli anni vera e propria classica dello stesso tenore di una delle cosiddette e stoltamente definite oggi, “Monumento”. Non si fermò lì, perché vinse pure il Titolo Nazionale nell’Inseguimento su pista. L’anno di libertà e le maglie nero-giallo-rosse addosso, confluirono nella volontà e nell'offerta di Eddy Merckx, già astro leggendario, che lo volle con sé alla Faema e, poi, alla Molteni. Julien tornò con una certa libertà nel 1972 a quasi trenta anni, in seno alla Dreher, ma qui c’era uno come Patrick Sercu da assecondare, ed un giovane da sostenere, perché stava diventando una delusione, come l’olimpionico Pierfranco Vianelli. Poi, l’anno seguente, con la squadra diventata Brooklyn, arrivò pure Roger De Vlaeminck. Per Julien continuarono così i frequenti servizi per gli altri, ma arrivò la soddisfazione di conquistare in coppia con Sercu il Campionato del Belgio della Madison, che significava per lui, il quarto Titolo Nazionale di carriera.
Nel 1974, Stevens, dopo tanti anni a fare da spalla di campioni conclamati, passò alla Ijsboerke, un sodalizio nel quale resterà tre anni, pieno di rampanti e con altri, come lui, desiderosi di riguadagnare terreno per sé stessi. Julien continuò a dimostrarsi corridore poliedrico capace ogni tanto di andare a bersaglio, sia su strada che su pista, conquistando, nel ’76, il suo quinto Titolo belga, stavolta nel Mezzofondo su pista. Chiuse la carriera nel ’77, correndo per la Ebo Superia.   
Fra le sue 68 vittorie da professionista vanno citate: il Gp Bornem ’64, la Hulst-Tessenderlo 1965, il Giro del Brabante Centrale (che vincerà anche nel ’69 e ’70) e la 5a tappa del Giro di Catalogna nel ’66; la Hageland-Zuiderkempen nel ’67; il Gp Pino Cerami nel ’68; la Cronosquadre di Woluwe St Pierre e la tappa successiva a Maastricht del Tour de France (dove conquistò la maglia gialla che mantenne 3 giorni), l’8a tappa del Tour de Suisse e il Gp di Dortmund nel 1969; il Prologo (cronosquadre) a Mulhouse del Tour de France, il Gp Stad Vilvoorde, il GP Gemeente Kortemark e la Seigiorni di Milano (con Eddy Merckx) nel ’71; la Seigiorni di Gand e la Seigiorni di Milano sempre in coppia con Sercu e la Seigiorni di Montreal con Seeuws nel ’72; la Seigiorni di Milano (con Sercu) e la Ronse-Doornik-Ronse nel ’73; la 5° tappa del Giro del Belgio e la Seigorni di Gand (con Gilmore) nel ’74; la 19° tappa della Vuelta di Spagna e il GP Frans Melckenbeeck nel ’75.  
Fra i piazzamenti da citare: il 2° posto nel Grand Prix de l'Escaut ’74, il 3° nella Milano Vignola ’72, il 5° nella E3 Prijs Harelbeke ’70, il 6° nella Gand-Wevelgem ’70, il 7° nella Dwars door Belgie ’74, il 9° nella Freccia del Brabante ’70 e l’11° nel Giro delle Fiandre 1969.
Dunque, una bella carriera, tante evidenze e sostanzialità, vissute sorridenti e virtuose, nonostante gravi problemi ad un occhio.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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