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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 25 marzo
#1
Marino Contarin
[Immagine: Contarin,%20Marino.jpg]
Nato a Bessica di Loria (TV) il 25 marzo 1926. Deceduto a Boussac (Francia) il primo agosto 2020. Passista veloce. Professionista dal 1946 al 1955 con dieci vittorie. Sicuramente il più forte e dalla carriera più longeva fra i cinque fratelli Contarin. Non fu mai naturalizzato francese. Corse nel ‘48 per la Riva Sport, dal '50 al '55 per l'Arligue. Vinse nel 1946 il Criterium Charentaise, il Circuito dei due Ponti a Culan e la Briguel-le-Chantre; nel '50 il Criterium Ussel e la Angoulemme-Limoges; nel '51 il GP Bonnet, il GP Helyett e il GP Callac. Nel 1952 e '53 fu primo nel GP Sardent.

Michael Wright (Gbr)
[Immagine: 15455610471325Wright,Michael.jpg]
Nato a Bishop Stafford il 25 marzo 1941. Passista veloce. Prof dal 1962 al '76 con 43 vittorie. Un corridore oscurato dai successi e dalle imprese del connazionale Tommy Simpson e, persino, da un altro britannico a lui probabilmente non così marcatamente superiore, come Barry Hoban. Resta il fatto, accertabile con le analisi dei risultati, di quanto, la carriera del buon Michael, meritasse più attenzioni e riconoscimenti. Ed è pur vero che in patria non hanno corretto questa "debolezza" dell'osservatorio, attraverso numeri di tifo e simpatia, forse perché, va detto, Wright, più che britannico era, ed è, belga. Suo padre, infatti, morì in guerra e la madre che si risposò con un militare belga, si trasferì a Liegi quando Michael aveva solo 3 anni, ed in Belgio è sempre vissuto. Arrivò al ciclismo dopo il calcio, per monetizzare al meglio quello che sapeva fare, anche perché, pure il patrigno, morendo piuttosto presto, impose alla famiglia la necessità di mettere in conto quelle entrate che il giovane promettente ciclista, poteva garantire. Una storia triste, che non aiutò la sua serenità verso il ciclismo e ad una accettazione migliore da parte di quella federazione britannica che, pur chiamandolo in ogni occasione in nazionale, lo vedeva come un straniero. Ed infatti, la lingua madre di Michael era il francese, ed il suo inglese non è mai stato il massimo. Di certo la nazionalità britannica gli ha aperto le strade per i mondiali che col Belgio non avrebbe raggiunto, ma quei giornalisti inglesi che hanno dipinto Wright come un profittatore, dovrebbero chiedersi, se conoscono la storia del pedale, quanti britannici avrebbero potuto ambire ad un posto nella nazionale belga, Simpson ovviamente a parte. L'odierno Cavendish su certi percorsi, sicuramente Tom Pidcock, forse Sean, Adam e Simon Yates e poi? Resta il fatto che Wright è stato un buon corridore e lo si vede dal palmares che segue, senza contare i piazzamenti. Quando smise di correre, rimase in Belgio, lavorando fino alla pensione alla Gelati Ijsboerke.
1962: Champion de Dolhain Vélo; GP Brabant Wallon. 1963: Criterium Hoegaarden. 1964: GP Denain; Bruxelles-Nandrin; Tour du Condroz; 2a Tappa Tour du Nord; Criterium Bilzen, Visé e Bonheiden. 1965: 20a Tappa Tour de France; Hoeilaart-Diest-Hoeilaart; Criterium London. 1966: Brussel-Verviers; Criterium Bierbeek, Hoogstraten, Kontich, Mechelen, Southport. 1967: 7a tappa Tour de France; GP Vaux; GP Pamel. 1968: Fleche Hesbignonne; 2a Tappa Vuelta di Spagna; Strombeek-Bever; 1a Tappa Tour Luxembourg; Criterium Hasselt, Champion Provincial par équipes. 1969: 1a e 13a Tappa Vuelta di Spagna; Tour du Condroz; 1a Tappa Vuelta Paesi Baschi; 1a e 4a Tappa Tour du Nord; Criterium di Ekeren e Lessines. 1970: 3a tappa Vuelta Catalunya. 1971: Criterium Wattrelos. 1974: Circuit de Dunkerque; Criterium Sin-le-Noble e Wattrelos. 1975: Criterium Geraardsbergen. 1976: Criterium Niel.

Willem "Wim" van Est (Il Miracolato dell’Aubisque)
[Immagine: 15707395561325VanEst,Wim15.jpg]
Nato a Willebrord il 24 marzo 1923, deceduto a Roosendaal il 1º maggio 2003. Completo, alto 1,78 m. per 75 kg. Professionista dal 1949 al 1965, con 87 vittorie.
La storia dell'olandese Willem, di qui il diminutivo “Wim”, Van Est, si segnò sempiternamente per fama e profondità di contenuti, per le sue prestazioni, potremmo dire di unicità, durante due giorni, il 16 e 17 luglio 1951, al Tour de France. Due tappe nelle quali passò dalle stelle, alla conoscenza diretta del miracolo quale possibilità più che remotissima, difficilmente spiegabile, senza mettere in atto convincimenti di trascendenza, o fattori non esternabili di estrema rarefazione. Il 16 luglio ’51 sul velodromo di Dax, Wim vinse in volata su nove compagni di fuga, la dodicesima frazione di quel Tour. Una vittoria storica, perché gli donò la Maglia Gialla, la prima nella storia per un corridore olandese. Il fatto ebbe una immediata vasta eco nei Paesi Bassi, portando in un sol giorno, grazie alla radio, la popolarità di Van Est ad una sorta di eroe nazionale. Il giorno seguente, difendendo la sua posizione di leader, Van Est stava inseguendo i fuggitivi nella discesa del Colle d'Aubisque, quando, a causa di una foratura, scivolò e cadde in un burrone profondo non meno di 50 metri. Il destino volle che si compisse un miracolo, perché Wout Van Est sopravvisse alla caduta senza ferite gravi e, con i mezzi del tempo, consistenti in una catena di tubolari, fu aiutato dagli spettatori e dal suo direttore sportivo, a risalire sulla strada. Van Est voleva ripartire, ma fu convinto ad andare in ospedale. Ovviamente, in Olanda la sua fama assunse davvero quella di un eroe, ed al tutto si aggiunse l’ulteriore spinta che venne dalla campagna pubblicitaria della Pontiac (che aveva fornito gli orologi alla squadra olandese al Tour de France), la quale confezionò uno slogan che fece epoca: "Il suo cuore smise brevemente di battere, ma il suo Pontiac, continuò ad andare". Ed effettivamente, nemmeno l’orologio di Wim, fu colpito al punto di compromettere il battito. Così, in quella tappa che si concluse a Tarbes, Van Est non arrivò sulla bicicletta, ma divenne l’immortale “Miracolato dell’Aubisque”, un passo obbligato della storia del ciclismo.
Okay l’immortalità di quei due giorni che scolpirono un alone significativo sul romanzo del mezzo spinto a motore umano, ma Wim Van Est, anche sull’aspetto meramente ciclistico, merita inchino per essere stato capace di scrivere pagine agonistiche importanti, da leggenda. E merita altresì l’attenzione di chi ama la particolarità delle storie che stanno dietro quelli che un tempo venivano definiti “I forzati della strada.”
Cresciuto in una famiglia tutt’altro che benestante si adattò ancora bambino a fare un po’ di tutto per contribuire a migliorare le entrate in casa. Crescendo, incontrò una via redditizia per riuscire a guadagnare e scoprì nella bicicletta un mezzo idoneo allo scopo. Divenne un abile contrabbandiere di sigarette, che usava la bicicletta carica di borsoni indicanti tutt’altro e sapeva sul mezzo andare così forte, da superare e seminare gli incontrati per strada anch’essi su bici. Era così bravo da spingere chi l’osservava ad ammirarlo, più che a sospettare devianza. Ma un giorno fu scoperto, indi arrestato e rinchiuso in prigione, dove restò alcuni mesi. Quando scoppiò la guerra, era ancora in carcere, ed una volta uscito, pensò a come ritornare a quella attività. Un giorno, a conflitto finito, vide una corsa di dilettanti ed esternò: “questi vanno piano”. L’impressione fu raccolta da uno che ben sapeva quanto Wim andasse forte e quanto avesse bisogno di guadagnare onestamente, senza ritornare alla devianza del contrabbando. Quel tipo, conosceva un affermato professionista come Gerrit Schulte, il quale, appena venne informato, andò a vedere la corsa ufficiosamente organizzata allo scopo di fargli vedere in azione Van Est e ne rimase folgorato. Gerrit convinse Wim a correre davvero fra i dilettanti e così, a 23 anni e mezzo, il futuro “miracolato”, iniziò a divorare gli avversari. Dotato di una pedalata particolare, molto potente, ma stilisticamente non bella (una sorta di Serguei Gonchar di mezzo secolo prima….), Van Est approfittò della categoria cuscinetto degli indipendenti, per suonarle sovente anche ai prof. Nell’élite, ci arrivò ufficialmente agli inizi del 1949, con la fama di essere soprattutto un cronoman ed un gran inseguitore su pista. Venne invitato al Gran Premio delle Nazioni di Parigi, in quello che allora era il campionato del mondo delle gare contro il tempo.
La trasferta per Wim, che non era mai stato in Francia, fu un’autentica avventura, dove fra la non conoscenza della lingua, ed una buona dose di sfortuna, arrivò alla partenza all’ultimo minuto, con una bicicletta, ovviamente non sua, che chiamarla tale era un insulto alle biciclette e delle scarpe, anch’esse non sue, più simili a quelle delle ballerine. Il prode Wim, spinse ugualmente come un forsennato, nonostante quel corredo iper improvvisato e l’aver incocciato, nell’ultimo segmento di quella crono di 141 km, nell’errore degli addetti all’ingresso del velodromo del Parco dei Principi che gli allungò il percorso. Morale: nonostante tutto, arrivò secondo, a 13 secondi dal francese Coste. Che dire? Van Est, quel giorno, ereditò la sua prima definizione: “locomotiva umana”. Era un campione e che lo fosse, lo dimostrò l’anno dopo, vincendo fra le altre corse, una classica allora nel suo pieno splendore, la Bordeaux-Parigi. La massacrante classica francese, fu poi la "sua" corsa: in undici partecipazioni, colse altri due successi, nel ’52 e nel ’61 (a 38 anni suonati!), conquistò tre secondi posti ('51, '53, '54) e due quarti ('56 e '62). Vinse poi il Giro delle Fiandre nel 1953, battendo in volata il belga Desirè Keteleer, l’unico che era riuscito a tenergli la ruota. Fu poi Campione d'Olanda nel '56 e '57 e vinse il Giro d'Olanda nel '52 (con 2 tappe) e '54 (con 3 tappe).
La conquista della Maglia Gialla nel famoso 16 luglio 1951, fu come detto, la prima conquistata da un olandese, ma il divenuto “Miracolato dell’Aubisque”, vestì di Giallo un'altra volta nel 1955 e due volte nel 1958. Vinse altre due tappe alla Grande Boucle e colse il suo miglior piazzamento finale nel 1957: 8°. Fu inoltre il primo tulipano a vestire la Maglia Rosa, conquistando la prima tappa del Giro d’Italia 1953.
Specialista delle gare contro il “tic tac” come visto al Nazioni ’49, fu quattro volte Campione d'Olanda dell'inseguimento ('49, '52, '53, '55, nonché 2° nel '50 e '51), avendo la meglio su specialisti del calibro di Schulte e Peters. Inoltre, fu 2° nel Mondiale di inseguimento del '50 e 3° nel '49 e '55
In ogni caso, Il Miracolato dell’Aubisque, s’è fatto leggendario per quei due giorni del Tour de France del 1951, in particolare per il 17 luglio, piuttosto che per qualsiasi altro successo della sua comunque prestigiosa carriera. Per commemorare quell'evento, quel volo miracoloso, il 17 luglio 2001, fu collocato un monumento nell'Aubisque dall'organizzazione del Tour, allora presieduta da Jean Marie Leblanc, ovvero mezzo secolo dopo l'incidente, in un omaggio al quale poté assistere il protagonista. Un protagonista che sarebbe poi morto due anni dopo, nella sua città natale, all'età di 80 anni.
Di quelle immagini terribili ed incredibili al tempo stesso, nonché del Miracolato dell’Aubisque, quando divenne tale, se ne parla nel servizio che segue. A raccontare di Wim e del suo volo, Rini Wagtmans (corridore amico di Van Est, gran discesista e compagno di Merckx alla Molteni, prima di smettere anzitempo per un problema cardiaco e poi divenuto giornalista), William Van Peer, nipote di Wim, che mostrerà la Maglia Gialla originale con tanto di segni, indossata dal nonno il giorno del volo, nonché i compagni della formazione olandese al Tour ’51, Henk Faanhof, Gerrit Voorting e Roger Decock.




Giuseppe Zorzi
[Immagine: 13835073511453ZORZIGiacomo.jpg]
Nato a Bologna il 25 marzo 1938, deceduto a Cona (VE) il 2 aprile 2019. Passista scalatore e ciclocrossista. Professionista dal mese di settembre 1960 al 1963 con una vittoria.
Gran dilettante, anche se più piazzato che vincente, fu azzurro nel 1959 ai Campionati Mondiali di Zandvoort, dove giunse sesto e primo degli italiani. Non potendo passare subito al professionismo perché "Probabile Olimpico", continuò a militare fra i "puri" per buona parte del 1960. Poi, a settembre, all'indomani dei Giochi di Roma, poté fare il salto fra i professionisti con la Torpado. Ed in quello scorcio di stagione fece in tempo a finire 3° nel Trofeo Fenaroli e 39° al Giro del Lazio.
Nel 1961, fu 5° nella Milano-Torino, 7° nella Milano-Vignola, 10° nella Milano-Mantova, 18° p.m. Trofeo Matteotti, 68° Milano-Sanremo. Al Giro d'Italia fu costretto al ritiro, mentre nel ciclocross (passione che ha sempre curato fin da ragazzino) finendo 4° nel Campionato Italiano, fu selezionato per i Campionati del Mondo, dove chiuse 25°. Nel 1962, passò all'Ignis Moschettieri e corse sovente all'estero. Proprio all'estero, in Francia, al Criterium del Delfinato, vinse la prima tappa, che si concludeva ad Annecy e vestì il giallo del capoclassifica per un giorno. Nell'anno, fu poi 4° nella Milano Mantova, 7° nella tappa di Herentals e 13° in quella di St Malo al Tour de France, dove si ritirò nella tappa di Brest. Fu poi 3° ai Campionati Italiani di Ciclocross e 31 ai Mondiali della specialità. Nel 1963 corse in maglia GBC, ma fra malanni e volontà di cercarsi un altro mestiere, corse pochissimo. Staccò la licenza fino al 1965, ma solo per fare qualche gara di cross.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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