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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 4 marzo
#1
Marcel Berthet (Fra)
[Immagine: 16026086621325Berthet,Marcel.jpg]
Nato a Neuilly-sur-Seine il 4 marzo 1888, deceduto a Rouen il 7 aprile 1953. Fondista su strada e su pista. Più pistard che stradista, nel complesso. Era soprannominato “L’elegante” e “Il bel ragazzo di Piazza Pereire”. Professionista dal 1905 al 1910, indi dal 1912 al 1913 e dal 1920 al 1923 con due vittorie di peso su strada e cinque di valore mondiale su pista fra le imprecisate minori.
Un personaggio dalla acuta intelligenza, poggiata su ottimi presupposti atletici, anche se non tali da renderlo leggenda. In ogni caso atleta epocale, grazie appunto ad una mente capace di raccogliere negli intorni, quanto di meglio potesse servire a sé stesso e al ciclismo più in generale. Ad esempio è stato il primo ciclista importante a radersi le gambe, a trattarle con oli che cercava sempre più idonei e, soprattutto, ad usare, in particolare su specifiche prove, maglie di seta anziché lana o cotone. La sua genialità fece poi capolino anche ad agonismo ciclistico ufficiale concluso.
Una carriera vissuta sulla dedizione alla preparazione agonistica, senza trascurare per nulla quella galanteria e quel fascino che l’han fatto un’icona del pubblico femminile. Una sorta di Casanova anche quando si muoveva dal baricentro ciclistico di Parigi.
Berthet è stato davvero un grande specialista della pista, sovente detentore del record mondiale dell'ora. Aveva un amico, celeberrimo rivale sulla bicicletta, nello svizzero semi-trapiantato in Francia, Oscar Egg. I due, per sette anni, si sono spartiti quel Record Mondiale, poi l’elvetico ha preso il sopravvento. Marcel fu pure bravo nelle Seigiorni, ne vinse e si piazzò, e tentò pure il Tour de France, nel 1908. Fu una pessima esperienza, perché visse le prime tre tappe in un mare di guai tecnici, fra i quali la perdita della sella. La Labor, sponsor della sua squadra, leader dei mezzi su pista, che aveva preparato biciclette troppo strutturate per gli anelli, ritirò l’intera squadra e fece grande tesoro di quella esperienza.
Il ruolino migliore di Marcel Berthet anno per anno.
1905: 1° nella Parigi-Provins-Parigi, 2° nella Parigi-Caen, 2° nella Parigi-Gien. 1906: 3° nella Parigi-Caen. 1907: 20 giugno stabilì il Primato Mondiale sull'Ora a Parigi. 1909: 2° nella Seigiorni di Berlino (in coppia con l’olandese Stol). 1910: 3° nella Seigiorni di Berlino (in coppia col connazionale Brocco). 1912: 22 agosto stabilì il Primato Mondiale sull'Ora a Parigi, 1° nella Annemasse – Bellegarde - Annemasse. 1913: 7 agosto stabilì il Primato Mondiale sull'Ora a Parigi, 20 settembre stabilì il Primato Mondiale sull'Ora a Parigi, 3° nella Vichy – Lyon. 1920: 2° nella Seigiorni di Bruxelles (in coppia col belga Charles Deruyter). 1921: 1° nella Seigiorni di Bruxelles (in coppia con Charles Deruyter).
Nel 1933 a carriera terminata da un decennio, Berthet, insieme all'ingegnere Marcel Riffard, sviluppò una bicicletta reclinata aerodinamica in alluminio, la Velodyne, con la quale stabilì il 9 settembre sulla pista del Parco dei Principi di Parigi, un nuovo "record mondiale dell'ora": 48,6 km! Due mesi dopo lo migliorò a 49,992! I due record però, non furono mai riconosciuti dall’Unione Ciclistica Internazionale, che non consentiva l'uso di biciclette reclinate. Successivamente, Marcel Berthet, divenne membro fisso della giuria delle Seigiorni del Velodromo dell’Hiv di Parigi.  

Eduardo Castellò Vilanova (Esp)
[Immagine: 14649720881453CASTELLOEduardo1966.jpg]
Nato il 4 marzo 1940 a Vall de Uxó (Comunidad Valenciana), ed ivi deceduto il 31 ottobre 2020. Scalatore. Professionista da fine 1964 al 1973, con 12 vittorie.
Quando stava bene e scattava in salita, era impressionante. Gli mancava la continuità, ed era destinato al ruolo di spalla, perché allora, col franchismo ancora imperante, le squadre spagnole erano una sorta di simil-nazionali iberiche. E lui, il buon Eduardo, era generoso, altruista, ed appassionato a tutto tondo di questo sport. Lo dimostrò compiutamente nel dopo carriera. In altre parole, uno con mezzi da capitano che non lo era quasi mai. Buon dilettante, passò professionista (un po’ tardi) a settembre del ’64 in quella che era la squadra leader di Spagna, la Ferrys (presto superata dalla KAS) e già dalla sua prima stagione, fu selezionato nella Rappresentativa iberica per il Tour de France. Anche se non particolarmente vincente, è stato fino alla fine del suo tratto agonistico un evidente del ciclismo spagnolo. Partecipò ad otto edizioni della Vuelta di Spagna, a tre del Tour de France (1965, 1967 e 1969), vinse il Campionato spagnolo su strada nel 1971, il Criterium Europeo della Montagna nel ’69, la Vuelta a Asturias, la Vuelta a Cantabria, la Vuelta a los Valles Mineros, il Trofeo Famosa Onil e frazioni degli stessi. Nella sua vittoria nella Subida a Arrate, vinse nel tempo record di 19.05 minuti. Storica la sua vittoria nella tappa regina della Vuelta Espana 1968, la Santander Vitoria di 224 km, con scalate ai passi di Alisas, San Cosme, Las Munecas e Orduna. Qui, Eduardo Castelló fuggì ai meno 50 chilometri, lungo appunto l’Orduna e tagliò il traguardo con oltre due minuti di vantaggio su Felipe Gimondi, poi vincitore della Vuelta. Con la Selezione Nazionale partecipò ai Mondiali di Mendrisio ’71, dove chiuse 53°. In carriera ha corso oltre che per la Ferrys, anche per Kas e Karpy. L’ultimo anno, per sua scelta, si divise fra la portoghese Coelima-Benfica e la francese Sonolor.
Finito l’aginismo, tradusse la sua popolarità-riferimento nella sua provincia di Castellón, per promuovere la Federazione Ciclistica nel 1975, nonché diverse Scuole Ciclistiche Provinciali che sono diventate l’asse del pedale in quell’ampia zona. Dirigente particolarmente sensibile verso le giovani generazioni, morì ad ottanta anni, dopo una lunga malattia.  

Adrien Cento (Fra)
Nato il 4 marzo 1918 a Marsiglia ed ivi deceduto il 4 aprile 1981. Professionista nel 1936 e '37 con due vittorie. Figlio di Charles, a differenza del padre, non sopportava sforzi intensi e ravvicinati, perciò era negato per una corsa come il Tour de France. Per quel poco di militanza fra i professionisti si dedicò alle gare di un giorno. Nel 1936 vinse la Marsiglia-Tolone-Marsiglia e, nel 1937 il G.P. de Mende. Si ritirò a fine '37, sicuramente prima di quel che, all'epoca, si poteva pensare.

Martin Venix (Hol)
[Immagine: 16199427771325Venix,Martin.jpg]
Nato a Tilburg il 4 marzo 1950. Stayer. Professionista dal 1976 al 1985, con 4 vittorie su strada ed una cinquantina su pista. Con la faccia di eterno bambino, quando si trovava dietro una moto o un derny, diventava un felino che non mollava la preda e sapeva divenire spregiudicato. Martin, arrivò al mezzofondo, sui 20 anni, dopo aver vinto una miriade di circuiti su strada. In Olanda, anche ai suoi tempi era possibile "vivere" di pista e lui non tardò a sceglierla come teatro dei suoi "furori agonistici". Pur trovando sul suo cammino degli autentici fenomeni, si fece ben presto valere, raggiungendo le vette nazionali nel 1974, quando vinse il titolo nazionale fra gli stayer e giunse 2° ai Mondiali di Montreal, dove fu battuto solo dalla astuzia del tedesco Breuer, o meglio, del di questi allenatore. L'anno seguente, nonostante un infortunio, "faccia da bimbo" Venix, oltre a piazzarsi sovente su strada, vinse il Titolo nazionale nella gara dietro derny, ma ai mondiali deluse. Nel '76 passò prof e subito si installò sul gradino più alto dei campionati olandesi battendo il blasonato René Pijnen. Per due anni però, pur restando fra i migliori al mondo nella specialità (finì 2° ai mondiali del '78), non riuscì a vincere. Ruppe l'incantesimo nel '79, dominando: dopo diversi GP, vinse il suo primo Titolo Mondiale stayer ed i campionati olandesi. I vari Stam, Rompelberg, Peffgen, Vicino, Been, non ebbero scampo. Dopo quella annata trionfale, si ripeté ai campionati nazionali nel 1980, ed a Leicester, nel 1982, ritornò a fregiarsi della maglia iridata. Fortissimo nei suoi attacchi, dove sapeva tenere il rullo a velocità incredibili, Martin Venix, è da considerarsi una tappa obbligata per ogni amante (e sono tantissimi!) delle gare dietro motori.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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