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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 5 marzo
#1
Giovanni Bettinelli
[Immagine: 16095237833538Bettinelli.jpg]
Nato a Cavarzese (VE) il 05 marzo 1935, deceduto a Cusano (MI) il 4 luglio 2000. Passista veloce, ciclocrossista, alto m. 1,72 per kg. 72. Professionista dal 1960 al 1970 con due vittorie.
Un dilettante vincente e completo, che sfiorò l’azzurro e fu troppo fermato come P.O. I suoi migliori traguardi da “puro” furono la Rho-Macugnaga nel 1955, il Memorial Mirko Chiapparelli, il Gran Premio Somma e la Targa d'Oro Città di Legnano nel 1958. Nel 1960, a 25 anni, riuscì finalmente a passare professionista grazie all’Avocatt Eberardo Pavesi, che lo fece esordire nella squadra con le maglie e le biciclette verde-oliva. Con la Legnano, Bettinelli corse tre anni e con quella maglia colse nel 1961 il suo successo più importante, la Coppa Agostoni. E sempre con la squadra dell’Avocatt partecipò al Giro d’Italia ’60 (77°), ’61 (87°) ’62 (36°) e al Tour de France 1962, chiuso all’86esimo posto. Nel 1963, passò alla Cite e finì 3° al Giro dell’Emilia e alla Milano Torino. L’anno successivo s’accasò all’Ignis, dove fu 3° al Giro del Ticino ’64 (allora corsa svizzera di cartello), mentre nel ‘65 portò la maglia gialla dell’industria varesina, a sfrecciare vittoriosa nel Criterium Emmenbrucke, sempre sull’amica terra elvetica. Gli accasamenti in GBC (’66 e ’67), Faema (’68) e Sagit (’69 e ’70), lo videro soprattutto impegnato nel ciclocross, la sua vera passione. Nella specialità, si mostrò uno dei migliori in Italia e finì 2° dietro Renato Longo ai Campionati Tricolori 1968. Si guadagnò l’azzurro per i Mondiali di ciclocross in sei occasioni, non uscendo mai dai primi 15, tutte le volte (5 su 6) che poté tagliare il traguardo. Nel 1963 fu 13°, nel 1967 finì 7°, nel 1968 chiuse 12°, nel 1969 fu 10° e nel 1970, 13°. Bettinelli, a parere di molti osservatori, valeva di più del raccolto di carriera.

Georges Chappe (Fra)
[Immagine: 15890913531325Chappe,Georges.jpg]
Nato a Marsiglia il 5 marzo 1944. Passista. Professionista dal 1964 al 1972 con 13 vittorie.
La storia di questo marsigliese, che è stato ben presente nell'osservatorio ciclistico degli anni sessanta, perlomeno nelle fasi iniziali della sua più che decorosa carriera, possiede delle tinte uniche. Precoce nel raggiungimento di un buon livello fisico, il giovanissimo Chappe, iniziò a praticare con profitto, ma nella più piena volubilità (che a quella età è un gran dono), diverse discipline: il podismo, la pallacanestro, la pallamano e il ciclismo. Poco disponibile agli studi, fu inserito presto nel mondo del lavoro, trovando un impiego come operaio nelle ferrovie francesi. Poco più che diciottenne, già con un fisico di nota, ai margini delle sue attività poli-disciplinari, vissute in parte fra gli amatori, ed in parte nei settori giovanili federali, partecipò, per le ferrovie francesi, a degli specifici campionati europei di ciclismo. Li vinse, battendo atleti non solo più anziani, ma pure con un passato agonistico di un certo peso. L'impresa non passò inosservata, ed il CT della nazionale francese dilettanti, lo portò ai collegiali. Dopo pochi mesi, Georges, divenne il pilastro del quartetto della "100 km a squadre" che, nel 1963, a Renaix, in Belgio, si laureò Campione del Mondo. La Mercier BP, equipe di Raymond Poulidor, gli propose subito un contratto professionistico, che Georges accettò, anche se il suo passaggio fu possibile solo all'indomani delle Olimpiadi di Tokyo, in quanto atleta di interesse olimpico. Ai Giochi finì sesto, ed a fine settembre '64, debuttò fra i prof. Si aprì lì la sua carriera più conosciuta, passata quasi interamente (salvo nell'ultimo anno), al servizio di Poulidor. Fra i suoi 13 successi, la tappa di Rouen al Tour de France '68, due Parigi-Camembert, nel '67 e '70 ed il Criterium National '70. Abbandonò a soli 28 anni, a fine 1972.

Tiziano Galvanin
[Immagine: Tiziano%20GALVANIN.jpg]
Nato a Valmarana di Altavilla (VI) il 4 marzo 1941, deceduto a Monticello Conte Otto (VI). Passista. Professionista nel 1962 e nel 1965 senza ottenere vittorie. Arrivò al ciclismo da allievo convinto dalla popolarità di questo sport e dai richiami derivanti dalle bune condotte del vicino Imerio Massignan, col quale non tardò a seguirlo negli allenamenti. La sua prima società fu la Glacina Sport di Tormeno nelle cui file Galvanin si fece subito notare per protagonismo e tangibilità. Divenuto dilettante nel 1960 passò al Veloce Club Vicenza. Col nuovo sodalizio colse subito due centri di spessore per l’epoca: il Timone d’Oro e la terza prova del G.P. Staro a Trento. Nell’arco di quella stagione vinse altre tre corse. L’anno seguente colse una lunga e prestigiosa serie di piazzamenti dimostrandosi onnipresente e completo, anche se non vittorioso.Aspetto che si sciolse nei primi due mesi del 1962, quando vinse il Trofeo Staro a Vicenza, indi a Piazzano di Treviso ed a Castelfranco Veneto sempre nel trevigiano. Massignan suggerì all’Avocatt Pavesi il suo nome e il nocchiero della Legnano lo portò fra i professionisti a maggio ’62 e lo fece esordire, a 21 anni, al Giro d’Italia. Qui Galvanin si dimostrò all’altezza del compito, ma una caduta alla ventesima tappa lo costrinse al ritiro. Una beffa che non stravolse la considerazione della Legnano, la quale lo portò addirittura al Tour de France. Ed alla Grande Boucle il ragazzo vicentino per due settimane fu affidabile e persino in vista, giungendo 8° nella quarta tappa che si concludeva a Le Havre. Ma il segno di sfortuna per il giovane corridore della Legnano, si concretizzò nuovamente nella undicesima tappa che si concludeva a Pau, dove forature e caduta, lo costrinsero ad un dispendio di energie oltremisura per non cadere nella ragnatela del tempo massimo. Il giorno dopo nella dura frazione pirenaica che da Pau si sarebbe conclusa a St Gaudens, Galvanin, fiaccato dalle fatiche e dalle ammaccature del giorno prima, cadde rovinosamente lungo la discesa del Tourmalet e fu costretto al ritiro. Le conseguenze furono pesanti, anche sul piano morale. A fine stagione la Legnano lo mollò e lui per due anni restò inattivo cercando di recuperarsi verso  quella carriera che pareva ben avviata. Staccò da isolato la licenza nel 1965, ma capì presto che il ciclismo agonistico ai massimi livelli, per lui non era più possibile.

Ernesto Iotti
[Immagine: 12246905561969-70%20Jotti%20Ernesto.jpg]
Nato a Parma il 5 marzo 1944. Completo. Alto m 1,77 per 67 kg. Professionista dal 1969 al 1971 senza ottenere vittorie.
Un corridore che è giunto tardi al professionismo e che pagò la crescente attenzione dei direttori sportivi di scegliere fra i pluri-vittoriosi fra i dilettanti piuttosto che guardare le qualità ed i presumibili margini di miglioramento. Fatto sta che Ernesto Jotti, che pure era un corridore completo, certo poco vincente, ma sempre piazzato, non colpiva le attenzioni del mondo professionistico, ed il suo passaggio a 25 anni, nel 1969, alla costituenda Scic, fu grazie soprattutto alla conoscenza che l'allora iridato Vittorio Adorni, nonché capitano di quella formazione, aveva di lui (i due s'allenavano sovente insieme, vista la medesima residenza parmense). Jotti però, giunto fra i professionisti non ancora completamente spremuto, fu autore di un buon esordio. Nell'anno infatti, fu 2° al Giro di Toscana, 4° nella 14a tappa con arrivo a San Marino al Giro d'Italia (che poi causa caduta lo vide ritirarsi due giorni dopo), 6° al Giro di Romagna, 9° al Giro delle Marche. Nel 1970, fu nuovamente 2° al Giro di Toscana, non fece il Giro per essere destinato prima al Giro di Svizzera che chiuse 44°, poi al Tour de France, dove dopo un buon comportamento nelle prime dieci tappe, fu costretto al rituro nella dodicesima. A fine stagione, il ritiro dall'attività di Adorni, fu un duro colpo per Jotti, che non fu confermato alla Scic. S'accasò nel 1971 alla costituenda Zonca, una piccola squadra che però non partecipò al Giro d'Italia e svolse un programma limitato. Nell'anno fu 9° alla Sassari-Cagliari e 10° nel GP di Camucia. A fine stagione però, decise di chiudere col ciclismo agonistico.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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