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Qualche zoom sui ciclisti nati oggi 7 febbraio
#1
Wim Arras (Bel)
[Immagine: 16368056201325Arras,Wim.jpg]
Nato a Lier, il 7 febbraio 1964. Velocista. Professionista dal 1986 al 1990 con 28 vittorie.
Dotato di una grande progressione, fu subito un vincente. Nelle categorie giovanili incise anche su pista dove conquistò un Titolo belga nell’omnium. Il suo tratto non cambiò fra i dilettanti dove si concentrò più su strada divenendo un temuto degli sprint nelle kermesse e non solo, visto che vinse belle prove su percorsi da classiche. Passò professionista nel 1986, all’interno della famosa PDM e grazie alle sue doti di velocista riuscì ad aggiudicarsi diverse corse da subito. Nell’anno del debutto, infatti, colse tappe alla Ruta del Sol, al Giro di Catalogna, a quello d’Olanda e due al Giro di Svezia. Vinse poi il Memorial De Bryne e il Gp di Sleidinge. L’anno seguente entrò nelle pagine di una certa nobiltà della storia ciclistica, facendo sua la Parigi-Bruxelles. Nel 1988 e ’89 continuò a far razzia di frazioni nelle corse a tappe di una settimana superando indenne la lite con la PDM che lo portò alla Lotto a metà del ’99. Anzi, col nuovo team sapeva che sarebbe cambiato il suo peso all'interno di un sodalizio. L’obiettivo infatti era quello di diventare, nel nuovo decennio che stava arrivando, la punta della Lotto nei traguardi di tappa nei GT. Il suo sprint finale fortissimo in quelle frazioni però, non poté mai vedersi, perché la promettente carriera di Wim Arras si concluse a soli 25 anni per un grave incidente su quella moto che era un’altra delle sue grandi passioni.

Franco Bodrero
[Immagine: 15312515871325Bodrero,Franco.jpg]
Nato a Torino il 7 febbraio 1943 e deceduto il primo luglio 1970. Passista scalatore, alto m. 1,75 per kg. 66. Professionista dal 1965 al 1970, con una vittoria.
Un buon corridore, uno che era sovente fra i primi e che avrebbe vinto di più se fosse stato dotato di un discreto spunto veloce. Sembrava attrezzato per le corse a tappe e per quelle di un giorno dure con diverse salite. Fu un ottimo dilettante, ma anche lì più piazzato che vincente. Esordì fra i professionisti nel 1965 con la Legnano, e fece subito benino: chiuse 38° il Giro d'Italia, fu 3° nel GP Prato, 3° nel GP di Robbiano, 5° nella Coppa Sabatini. L'anno seguente, l'ultimo nella gloriosa e leggendaria storia delle maglie verdi-oliva, fu 23° al Giro, indi 4° nel Giro del Veneto, 5° nel Giro dell'Appennino, 8° nel Giro dell'Emilia. Piazzamenti discreti, soprattutto alla luce del contesto storico di un ciclismo italiano che aveva in termini di numeri e qualità la sua migliore generazione. Però, da Bodrero ci si aspettava un altro salto, anche e soprattutto dopo l'arrivo in Molteni. Nel '67 fu 3° nel GP Cemab, 9° al Campionato Italiano, poco, in considerazione del fatto che chiuse il Giro dove era più atteso al 46° posto, ma a dare un segno di inversione, ci pensò il 15° posto colto al Tour de France, davvero inaspettato per molti. Fu il segnale di un crescendo che trovò concretizzazione nel 1968, quando vinse la tappa del Giro d'Italia che terminava al Block Haus, dove però venne squalificato perché positivo al controllo antidoping. Chiuse la "Corsa Rosa" 12°, ma all'indomani del Giro, partecipò ad un'altra corsa a tappe, una delle più importanti fra quelle di una settimana, nell'allora ciclismo: il Giro del Lussemburgo. Qui, Franco Bodrero, vinse la tappa di Esch Alzett e terminò 3° nella Classifica Generale Finale. Nel '69 passò alla Salvarani, per fare da spalla a Gimondi e fu autore di un Giro d'Italia di sacrifici per il capitano: chiuse 39°. Poi iniziò un declino atletico per tanti aspetti inspiegabile. Lo si capì nel '70, quando, a soli 27 anni, morì per un male incurabile.

Bruno Colombo
[Immagine: 1307460344BrunoColombo.jpg]
Nato a Crespi d'Adda (Bergamo) il 07.02.1944. Passista veloce, alto m. 1,81 per kg. 74. Professionista dal 1967 al 1970 con una vittoria.  Un percorso giovanile che potrebbe definirsi da andamento medio: senza grossi sussulti, ed una serie di condotte che pronosticavano ogni possibile futuro, dal buono, al discreto, al sufficiente. Anche nella categoria dilettantistica il tono non cambiò. Le poche vittorie non cambiavano l’entità della sua solidità, fatta di tanti piazzamenti e di una positività che il tempo stava indirizzando verso un concreto futuro da gregario, sulla piazza d’arrivo del professionismo. Ed infatti, tutto parve concretizzarsi nel 1967, quando lo squadrone della Molteni gli offrì un contratto da prof. Colombo però, contrariamente all’auspicato, non si dimostrò per quello che si pensava, ed il suo decollo come gregario non avvenne.  Non fu selezionato per il Giro d’Italia e nemmeno per quello di Svizzera e nelle classiche italiane pur raccogliendo sei piazzamenti tra i primi quaranta ed un discreto lavoro, non convinse più di tanto lo staff tecnico della Molteni che, a fine anno, lo lasciò libero. S’accasò per il 1968 all’Amaro 18 Isolabella, ma pur essendo libero di correre senza obblighi di gregariato, fu autore di un’altra annata incolore. Nel 1969 vestì le casacche oro con fascia azzurra della Costa Azzurra Zingonia, ed il rendimento di Bruno migliorò. Al Giro di Svizzera si ritirò, ma colse a il suo primo ed unico successo fra i professionisti vincendo il GP Kamp Lintfort in Germania, nel nord della Renania. Un bel successo, che gli rese facile il contratto con la Mobel Huser per il 1970. Ma anche la prima stagione della nuova decade non fu felice per Bruno Colombo. Si ritirò dal Giro di Svizzera e visti i pochi positivi andamenti, a fine anno appese l’agonismo al chiodo. Non certo la bici, perché ancora oggi è un valente cicloturista.

Corrado Consigli
Nato a San Casciano Val Di Pesa (FI) il 7 luglio 1937, deceduto a Firenze il 13 novembre 1990. Passista scalatore alto m. 1,67 per kg. 65. Professionista dal 1961 al 1963 senza ottenere vittorie. Da dilettante era solido, capace di emergere nelle corse aspre e di tenere e di tenere sul passo. Tutti ingredienti che potevano piacere a grossi sodalizi professionistici. Ed infatti nel 1961 la Ghigi lo scelse per farlo esordire fra i prof. La prima stagione del corridore toscano all'interno del club romagnolo non fu deludente, ma nemmeno esaltante. Fu 10° nel GP Capolona e nel GP Quarrata, 13° al Giro del Veneto e 17° nel Campionato Italiano. L'anno seguente passò alla famosa Moschettieri Ignis e fra tanto gregariato trovò modo di finire 9° nel GP Altopascio e 15° al Toscana. Ancora un cambio nel '63, ingaggiato dalla Springoil Fuchs. Finalmente partecipò al Giro d'Italia che chiuse 48°, ma per il resto si mise poco in luce ed a fine stagione abbandonò.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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