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Romain Maes
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Romain Maes
 
Nato a Zerkegem il 10 agosto 1913, deceduto a Groot-Bijgaarden il 22 febbraio 1983. Completo. Professionista dal 1933 al 1943 con 16 vittorie.
Di statura e corpo minuscoli, ma con una forza mentale e fisica, in grado di piegare i lottatori. Un uomo verso il quale la storia del ciclismo ha un debito, poiché in troppi lo hanno liquidato e lo liquidano, come una luminosa meteora, ma la realtà, era assai diversa e non si può sempre cadere schiavi dei numeri e degli albi d’oro. Romain Maes passò prof prestissimo, grazie alla lungimiranza degli operatori della Alcyon-Dunlop che lo avevano ben notato nelle poche gare a cui aveva preso parte fra i dilettanti e gli indipendenti. Già nella stagione d’esordio, Maes si dimostrò all’altezza dei migliori. Vinse il Tour dell’Ovest a tappe, il GP Stekene, arrivò 3° nella Parigi Dunkerque e 7° nel Campionato nazionale. L’anno successivo, fra l’ilarità di molti, decise di puntare addirittura sul Tour de France. Vinse una tappa del Tour dell’Ovest, una alla Parigi Nizza, arrivò 3° alla Parigi Bruxelles e si presentò alla Grande Boucle deciso. Qui arrivò 2° nella 1a e nella 3a tappa ed appariva lanciato a far bene, ma nella frazione da Digne a Nizza, venne coinvolto in una grave caduta, con lesioni significative. Ricoverato a lungo, diversi medici lo pensarono finito per lo sport. Invece Romain si riprese oltre le più ottimistiche previsioni, al punto di correre un paio di Sei Giorni e di iniziare come tutti la stagione ’35. Arrivò 3° nella Parigi Rennes, 3° nel Giro delle Regioni Fiamminghe, vinse la Parigi Lille e si presentò al Tour più convinto che mai. Vinse la tappa d’apertura che si concludeva nell’amica Lille, staccando tutti nel finale e stampò la Maglia Gialla sulla sua pelle. Già, perché non la perse più!. Rivinse in solitudine l’11a tappa a Cannes e, incredibilmente, ancora con un arrivo solitario, trionfò nell’ultima frazione di Parigi. Altri nella storia, hanno vinto il Tour portando la “Gialla” dalla prima all’ultima tappa, ma nessuno ha vinto la prima e l’ultima frazione con arrivi solitari. Nel dopo Tour s’aggiudicò il GP di Tournai e fu accolto da eroe in Belgio. L’anno successivo, alla Parigi Roubaix, nella volata decisiva, superò probabilmente Speicher, ma la giuria con nazionalismo, lo relegò 2°. Nella stagione vinse il Circuito di Parigi ed al Tour, vinto dall’omonimo Sylvere, fu costretto al ritiro nella 7a tappa. Ciò provocò un raffreddamento coi connazionali. Nel ‘37 fu afflitto da acciacchi e gareggiò poco. Nel ’38 stava vincendo la Parigi Bruxelles dopo 100 km di fuga, ma giunto al velodromo e superato il traguardo si fermò, dimenticando che doveva compiere un intero giro. Quando se ne accorse era troppo tardi: Kint era irraggiungibile. Nel ‘39 dopo aver vinto il Circuito delle Province e il Giro delle Regioni Fiamminghe, tornò al Tour. Qui, vinse la tappa Caen-Vire, una crono di 63 km e conquistò la Maglia Gialla, ma nelle tappe successive iniziò a stare male e si ritirò all’8a. Con la guerra la sua attività si spense. L’ultima gioia, nella 2a tappa dell’Omnium de la Route a Namur nel ’42. Chiuse la carriera nel ’43 ed aprì un bar adiacente la Stazione di Bruxelles, che gestì fino alla sua morte, nel 1983.
 
Maurizio Ricci detto Morris
 
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