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Tour de France 2023 | 9^ Tappa :Saint-Léonard-de-Noblat›Puy de Dôme(184km)
#1
[Immagine: Screenshot-2023-06-04-at-12-56-08.png][Immagine: Screenshot-2023-06-04-at-12-56-39.png]
 
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#2
Il 2 giugno è stata aperta eccezionalmente la strada al vulcano per consentire ad alcuni corridori una ricognizione della salita che nessuno in gruppo conosce.

Hanno partecipato tra gli altri: Vingegaard, Gaudu, Ciccone, Bernal, Jorgenson e O'Connor.
 
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#3
TaDio 2.62
Vinge 3.75
Hindley, Landa 17
 
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#4
Questa è una tappa che attendo da tutta una vita!

Ho sempre sognato di vedere ancora una volta le strade che hanno scritto l'epopea di Coppi al Tour e reso immortale la rivalità tra Anquetil e Poulidor
 
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#5
 
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#6
È il giorno del gran ritorno di un mito del ciclismo e non solo. È il giorno dove il più tangibile interprete di quel leggendario, compie nella sua Toledo, la bella età di 95 anni. È il giorno dove si attende, tanto la carovana del più grande evento ciclistico mondiale ripercorrere negli echi e nelle realtà le rampe di quel luogo cuore della sempre grandiosa Francia, quanto la sfida fra due interpreti davvero troppo più forti degli altri, per pensare a terzi incomodi, o a tattiche con le gambe di carta, o al disegno mefistofelico di un Prudhomme.

È il giorno dell’inchino verso il Puy de Dome, conosciuto pure come il Vulcano spento di Clermont Ferrand.
Il Puy de Dòme è quella salita lunga ed aspra di 12,5 chilometri che porta su una vetta un tempo deserta e dove nei racconti della sua leggenda si incontrano i raduni di tutte le streghe dell'Alvernia per celebrarvi orrende feste. Una leggenda antica sorta oltre un millennio fa, che si spera non torni oggi d’attualità, come invece lo fu il 10 luglio 1959, quando i corridori di quel Tour de France, furono chiamati uno alla volta contro le lancette dell’orologio a sfidare le pene d’una fatica che si scottava nella disumana lotta coi 40 gradi all’ombra dell’intorno di quell’ancestrale cratere.

Lui, quel che chiamarono Bahamontes, “scavalcamontagne”, in legge anagrafica Alejandro Federico Martín, oggi 95enne, fece della sua pelle che tanto si diceva figlia delle lucertole, uno scudo invisibile al torrido, e volò sulle pendenze del Puy del Dome, come un gabbiano nell’habitat delle rive del mare. Lui, lo spagnolo che aveva paura delle discese, e che spinse Coppi a raggiungerlo come spettatore sulle Alpi, per incitarlo a pedalare nell’inverso delle salite; lui, il Bahamontes, quel 10 luglio ’59, batté sonoramente il suo inverso meteorologico, quell’Angelo della Montagna in legge anagrafica Charly Gaul che, un anno prima, nel bel mezzo di un tempo di tregenda, lo invitò a seguirlo sul Luitel, per poi staccarlo e lasciarlo a mezz’ora. Erano avversari, ma pure, se vogliamo, amici, che si rispettavano e che in quel Tour, nel giorno del Puy de Dome, soppiantarono i grandi avversari Anquetil, Anglade, Riviere, Brankart e Baldini, di significativi minuti. Due che poi, un paio due giorni dopo, con Gaul che già da quasi una settimana era uscito di classifica per il fuoco senza fiamme della Albì-Aurillac, andarono a scolpire un’impresa nella Saint Etoenne-Grenoble: all’Angelo la tappa, a Bahamontes, quel Tour de France.  

Il 1959, forse il Puy de Dome più  limpido di leggenda, le cui immagini di INA France, sarebbero da porre a cornice per quegli strilloni di commento che pensano di raccontare con oggettività l'evento odierno. E se lo faranno, come spero, non potranno non parlare della immensa diversità dei mezzi a disposizione di Bahamontes e Gaul, rispetto a quelli di Vingegaard e Pogacar. Per peso, parco rapporti-velocità e tanto altro. Dirlo, una volta ogni tanto, non farà certo male....   

Saluti.
 
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#7
E Bahamontes e Gaul non avevano nemmeno il motorino.
 
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#8
Lo scatto di Pogacar è stato qualcosa di impressionante. Però a conti fatti il distacco tra i due è minimo ed erano entrambi al limite. Non direi che ci sia nemmeno una tendenza che favorisce lo sloveno.

Woods era il più accreditato tra quelli in fuga. Però ha fatto un piccolo capolavoro, gestendosi con intelligenza per sparare tutto negli ultimi 4 km, consapevole dei suoi mezzi.
 
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#9
Ste salite da ciclismo alla moviola hanno francamente frantumato i cabbasisi
 
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#10
mamma mia che duello clamoroso
grandissimo TaDio
 
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#11
Io comunque non vedo benissimo Vingegaard
 
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#12
(09-07-2023, 06:15 PM)Hiko Ha scritto: Lo scatto di Pogacar è stato qualcosa di impressionante. Però a conti fatti il distacco tra i due è minimo ed erano entrambi al limite. Non direi che ci sia nemmeno una tendenza che favorisce lo sloveno.

Woods era il più accreditato tra quelli in fuga. Però ha fatto un piccolo capolavoro, gestendosi con intelligenza per sparare tutto negli ultimi 4 km, consapevole dei suoi mezzi.

insomma, in una sfida sul filo dei secondi anche 7" possono essere importanti, poi sono già 2 volte che si stacca, seppur di poco. Queste cose possono entrarti dentro.
 
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#13
(09-07-2023, 12:50 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: E Bahamontes e Gaul non avevano nemmeno il motorino.

non fanno più gli scanner alle bici?


(09-07-2023, 11:27 AM)Morris Ha scritto:  E se lo faranno, come spero, non potranno non parlare della immensa diversità dei mezzi a disposizione di Bahamontes e Gaul, rispetto a quelli di Vingegaard e Pogacar. Per peso, parco rapporti-velocità e tanto altro. Dirlo, una volta ogni tanto, non farà certo male....   

Saluti.

Vabbe' hai ragione ma non credo che qualcuno non realizzi che in tutte queste decadi non ci sia stato un minimo di progresso tecnologico; è evidente anche a un bambino di 3 anni se vede le immagini dei tempi.

Poi sull'altro piatto della bilancia c'è il fatto che una volta ci si poteva bombare molti più pancakes, oggi i margini di manovra sono ben più ridotti
 
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#14
ma Pidcock che un mese fa faceva pena in Svizzera e ora è tra i migliori al mondo in salita? :O
 
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#15
(09-07-2023, 09:43 PM)Andy Schleck Ha scritto:
(09-07-2023, 12:50 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: E Bahamontes e Gaul non avevano nemmeno il motorino.

non fanno più gli scanner alle bici?


(09-07-2023, 11:27 AM)Morris Ha scritto:  E se lo faranno, come spero, non potranno non parlare della immensa diversità dei mezzi a disposizione di Bahamontes e Gaul, rispetto a quelli di Vingegaard e Pogacar. Per peso, parco rapporti-velocità e tanto altro. Dirlo, una volta ogni tanto, non farà certo male....   

Saluti.

Vabbe' hai ragione ma non credo che qualcuno non realizzi che in tutte queste decadi non ci sia stato un minimo di progresso tecnologico; è evidente anche a un bambino di 3 anni se vede le immagini dei tempi.

Poi sull'altro piatto della bilancia c'è il fatto che una volta ci si poteva bombare molti più pancakes, oggi i margini di manovra sono ben più ridotti

Le biciclette col motorino, invenzione di un ingegnere ungherese, sono arrivate nel 1999 e sono state date in esclusiva, per dichiarazioni dello stesso inventore, ad un famoso ciclista che le ha usate fino al 2005. Poi pian piano hanno preso piede anche verso altri singoli provocando differenziali trasformanti, che fecero dire a Davide Cassani, in diretta ad un processo alla tappa del 2012 che con quella bicicletta che stava mostrando ai telespettatori lui a 50 anni avrebbe vinto il Giro d’Italia. Quel che è certo è che sono state usate ed hanno fatto doping più performate del doping, col solito bagno di immensa ipocrisia che circonda il mondo del ciclismo, ovvero fatto di figli e figliastri e l’aggiunta storica di due impostori totali e/o semi-totali. La cosa ha prima preoccupato e, poi, esasperato il CIO, che è colui che ha finanziato gli scanner stanziando un milione di euro nella più piena freddezza della solita mefitica UCI. Le fonti di quella decisione, mi giunsero la sera stessa di quell’impegno da parte del massimo organismo mondiale dello sport, da un membro dello stesso.

Il motorino non è doping tecnologico è delinquenza allo stato puro. Chi si dopa per essere competitivo, rischia per ciò che passa nelle sue vene, mentre chi ha la bicicletta assistita, è un deviante, anello di una organizzazione dedita al crimine. Ora tu dirai: “ma con gli scanner si vede tutto quindi…..”.  Invece, non si vede un tubo, perché il motorino ha lasciato posto alle ruote, che definiamo a mo’ d’esame di una corrente fittizia, “elettromagnetiche”. Ruote che non lasciamo tracce sugli scanner e non vengono azionate da pulsanti in dotazione ai ciclisti. Sono poi così sofisticate da costare anche più di 200mila eurini, ed hanno per i “drogati acritici” del “guai a contestare il progresso tecnologico”, fra le tante facoltà, l’uso peculiare e preciso di un materiale straordinario, flessibile come la plastica e resistente come il diamante chiamato grafene.  
Il bello poi è che il doping classico bypassa con facilità (basta avere dindini), quella ragnatela a maglia larghissima, che si chiama Passaporto Biologico. Quindi oggi non solo ci sono tecnologie aiutanti e, mi si permetta criminali, ma pure doping superiore ai tempi della famosa epo anche perché arricchito da integratori “legali” che stracciano i prodotti dopanti della tabella A del CIO, ovvero quegli stimolanti che tu imputi come spinta notevole verso la prestazione, ai tempi di Bahamontes e Gaul.

Ed allora aggiungo quel che non ho scritto stamattina e che metterò in un libro se avrò vita a campare. La mattina di quel 10 luglio ’59, il medico del Tour de France, Dott. Dumas, esaminò il percorso della cronoscalata del Puy de Dome e quando rientrò a Clermont Ferranti per disporre un servizio d'emergenza, aggiunse una informativa da girare a tutte le squadre che recitava: “Chi si droga oggi rischia la sincope”. Facevano pressione sulla mente di Dumas, i 40 gradi di quel giorno e la terribile avventura che era toccata quattro anni prima sul Mont Ventoux a Mallejac. La missiva del dottore, fermò qualcuno da certi propositi, ma lasciò indifferenti i più. Non accadde nulla di grave e non s’arrivò a portare tanto ossigeno come due giorni prima ad Aurillac. Questo per dire che sugli stimolanti se ne sono dette e scritte tante, ma la verità è diversa da quel che si vuole far credere. Stimolanti che, per inciso, han continuato ad essere usati fino ai nostri giorni per sopportare negli allenamenti i carichi del nuovo doping, compresi gli ormoni steroidei e peptidici.
Insomma sulla chimica non si giustificano le grandi prestazioni di un tempo: c’erano i garun di un Binda e l’eccellenza di atleti straordinari quasi sempre.

Oggi invece c’è bisogno di confondere con la confusione dell’uso dei dati e di formule date certe quando sono solo tendenziali e dire che tizio è stato formidabile. A scendere in campo non c’è solo Andy Schleck di Nuovo Ciclismo, ma pure la Gazzetta che, essendo un canale informativo di vertice, non perde ulteriore occasione per fare tonfi o mostrare alterazioni. Abbastanza per fare incazzare un vecchio come me, o un giovane come Luca, presumo (poi se non sarà così mi correggerà). Oggi si inneggiano i 1742 di Vam di Pogacar sul Puy de Dome, ed i suoi 444 watt equivalenti a 6,94 watt/kg sul peso stimato di 64 kg. Si dice che è roba da fuoriserie, e si dimentica quanto fatto da Bahamontes 64 anni fa sulla stessa montagna con una bicicletta di 12 kg, ed un moncherino di rapporti rispetto a quelle di oggi, nonché 66kg  di peso personale. Con una temperatura superiore di 8°, tra l’altro. E si dimentica che un altro dei tre più grandi scalatori di tutti i tempi, Marco Pantani, sull’Alpe d’Huez fece 1840 di Vam, con una bici tre chili più pesante delle odierne. L’Angelo della Montagna Charly Gaul, di cui mi onorerò sempre d’essergli stato amico, ed aver festeggiato i miei 43 anni a casa sua, sul Mont Ventoux, nel 1958, fece una prestazione mostruosa, come spiegai poco meno di 20 anni fa su Cicloweb.

Per favore, salutiamo con piacere lo spettacolo di due grandi corridori di oggi, per lo spettacolo che ci donano, ma prima di eleggerli ad Angeli, Scavalcamontagne e Pirati, tratteniamo il respiro e riflettiamo, altrimenti si rischia di perdere una occasione per stare zitti.  

Saluti.
 
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#16
Ovviamente post da applausi.

Io non credo manco ai presunti grandi corridori di oggi.

Sport morto ancora nel 2012.

Purtroppo ho perso tanto tempo e mi ero illuso inutilmente all'alba della nuova generazione.
 
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#17
È nella natura umana. C'è gente che si bomba per le granfondo tra sfigati, figuriamoci sotto contratti milionari. E non credo sia un fenomeno del solo ciclismo.
Personalmente non ne faccio una ragione di vita, certo non lo guardo come al cinema, spero ci sia ancora sotto qualcos'altro ma se vediamo l'andazzo degli sport in generale (calcio, f1, motogp quello che vi pare), la direzione è lo show al fine di fare business. Non a caso gli appassionati storici non amano il calcio di oggi, o il ciclismo di oggi o la motogp di oggi o la f1 di oggi ecc.

Però di bici col motorino non ci sono prove provate che sia stato usato in corsa da un nome specifico, o no?
 
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#18
(09-07-2023, 08:16 PM)And-L Ha scritto:
(09-07-2023, 06:15 PM)Hiko Ha scritto: Lo scatto di Pogacar è stato qualcosa di impressionante. Però a conti fatti il distacco tra i due è minimo ed erano entrambi al limite. Non direi che ci sia nemmeno una tendenza che favorisce lo sloveno.

Woods era il più accreditato tra quelli in fuga. Però ha fatto un piccolo capolavoro, gestendosi con intelligenza per sparare tutto negli ultimi 4 km, consapevole dei suoi mezzi.

insomma, in una sfida sul filo dei secondi anche 7" possono essere importanti, poi sono già 2 volte che si stacca, seppur di poco. Queste cose possono entrarti dentro.

Era un arrivo molto esplosivo, quindi favorevole a Pogacar.

Vingegaard dice di attendere con ansia le Alpi, non so se bluffa o meno, però aver perso 7" non è un segnale troppo negativo. E' un distacco per me ininfluente, pur in un Tour che si gioca e si giocherà sui secondi.
 
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#19
Sui motorini io ci credo poco,qualcuno avrà usato anni pssati,ma comunque poca cose,mentre sul doping ai giorni nostri credo che come sempre qualcosa si faccia,ma sempre meno che 30 anni fa,dove si facevano numeri assurdi senza tutta la preparazione e cura di oggi e neanche i mezzi
 
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#20
(10-07-2023, 12:21 AM)Morris Ha scritto:  Invece, non si vede un tubo, perché il motorino ha lasciato posto alle ruote, che definiamo a mo’ d’esame di una corrente fittizia, “elettromagnetiche”. Ruote che non lasciamo tracce sugli scanner e non vengono azionate da pulsanti in dotazione ai ciclisti. Sono poi così sofisticate da costare anche più di 200mila eurini, ed hanno per i “drogati acritici” del “guai a contestare il progresso tecnologico”, fra le tante facoltà, l’uso peculiare e preciso di un materiale straordinario, flessibile come la plastica e resistente come il diamante chiamato grafene.  



Oggi invece c’è bisogno di confondere con la confusione dell’uso dei dati e di formule date certe quando sono solo tendenziali e dire che tizio è stato formidabile. A scendere in campo non c’è solo Andy Schleck di Nuovo Ciclismo, ma pure la Gazzetta che, essendo un canale informativo di vertice, non perde ulteriore occasione per fare tonfi o mostrare alterazioni. Abbastanza per fare incazzare un vecchio come me, o un giovane come Luca, presumo (poi se non sarà così mi correggerà). Oggi si inneggiano i 1742 di Vam di Pogacar sul Puy de Dome, ed i suoi 444 watt equivalenti a 6,94 watt/kg sul peso stimato di 64 kg. Si dice che è roba da fuoriserie, e si dimentica quanto fatto da Bahamontes 64 anni fa sulla stessa montagna con una bicicletta di 12 kg, ed un moncherino di rapporti rispetto a quelle di oggi, nonché 66kg  di peso personale. Con una temperatura superiore di 8°, tra l’altro. E si dimentica che un altro dei tre più grandi scalatori di tutti i tempi, Marco Pantani, sull’Alpe d’Huez fece 1840 di Vam, con una bici tre chili più pesante delle odierne. L’Angelo della Montagna Charly Gaul, di cui mi onorerò sempre d’essergli stato amico, ed aver festeggiato i miei 43 anni a casa sua, sul Mont Ventoux, nel 1958, fece una prestazione mostruosa, come spiegai poco meno di 20 anni fa su Cicloweb.

Per favore, salutiamo con piacere lo spettacolo di due grandi corridori di oggi, per lo spettacolo che ci donano, ma prima di eleggerli ad Angeli, Scavalcamontagne e Pirati, tratteniamo il respiro e riflettiamo, altrimenti si rischia di perdere una occasione per stare zitti.  

Saluti.

Ma dici questo sulla base di cosa? Hai già visto/comprovato l'esistenza di queste ruote invisibili agli scanner (mi sembra molto difficile come cosa) e hai la garanzia che vengano usate al Tour de France? 
A parole si può avere tutta la fantasia che si vuole, anche parlare di microchip "indetectabili" che fanno muovere le gambe senza azionare i muscoli 

Che la VAM di Pogi sia inferiore a quelle di Pantani, Bahamontes e Gaul se non altro mi fa pensare che i progressi, oltre a quelli tecnologici, li ha fatti l'antidoping a meno di credere che la generazione attuale sia composta di pippe che nonostante i motorini non riescono ad avvicinare le prestazioni fatte decadi fa con dei camion (è questo che vuoi dire?)
 
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