Il Nuovo Ciclismo Supporter
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Su Sagan van fatte precisazioni fondamentali che modificano gli assetti dei giudizi, senza dimostrare comunque superiorità su Van der Poel. Anche perché, per i giudizi più credibili, bisogna sempre aspettare la chiusura delle carriere. Mi è piaciuto molto l’intervento di Spalloni, perché ha detto una verità notevole su Peter, senza rimpicciolire le eccelse qualità di Mathieu, riuscendo così ad inquadrare meglio i contenuti delle disamine.
Sagan, non ha avuto maestri, consulenti, preparatori, riferimenti ecc, quando dimostrò al mondo di essere un fuoriclasse enorme, uno che poteva divenire ancor più epocale di quel che poi è stato. Quel che gli fecero, a 20 anni, alla fine della foresta di Haremberg, è una delle pagine più tristi, stupide e vergognose dell’intera storia del ciclismo. Come poi fu usato da quella squadraccia ha fatto il resto. I cavalli pazzi pieni di talento vanno pettinati, non omologati alle miopie dell’ambiente e degli zambottini, ovvero gli stessi che, alla fine, hanno concesso a qualcuno di imbrogliare oltremisura, con un qualcosa che non scorre nelle vene, rendendo piazzato o crollato il Peter e qualche altro. Ed anche qui, il ciclismo, che già s’era aperto unico nella creazione di misfatti, impostura e spinte verso fendenti ammazza psiche, ha dimostrato di essere lo sport più deviante ed in crisi degli ultimi trent’anni.
Sagan è poi stato educato alla Maglia Verde del Tour, rimpicciolendolo, e, per questa, ha sacrificato troppo, tanto è vero che volendo arrivare a Parigi dopo una caduta pesantissima, ha aperto la strada a malanni fisici costanti, resi poi irrisolvibili per un atleta, dal Covid (sulle cui derivazioni a medio e lungo periodo ancor poco si sa, col “bene-placido-benedizione” delle stanze dei bottoni, alle quali conviene far sapere poco).
Mathieu, attorno a sé ha avuto ed ha personaggi postivi e viene da un paese con traduzione ciclistica degna, non dalla Slovacchia, gamba zoppa ciclistica (e non solo) della vecchia Cecoslovacchia.
Mathieu può crescere ancora e sono convinto possa vincere anche un Lombardia. Inoltre ha la fortuna di non essere il solo grande talento del ciclismo odierno. Certo, fortuna, perché vincere fra grandi talenti da immediato segno di eccelso spessore e di enorme qualità storica, mentre se andiamo indietro negli ultimi cinque-sei lustri e si conosce lo sport (quindi non solo il tassello ciclistico), si capisce quanto certi ingressi abbiano portato, attraverso strumenti più criminosi dell’iper massimo tollerabile, una vergognosa aleatorietà nella convinzione che a vincere sia uno fortissimo.