08-02-2019, 07:59 PM
La crisi diplomatica Italia - Francia può indurre diverse riflessioni.
Il pressapochismo con cui il Vice - Presidente del Consiglio, Ministro per lo sviluppo / lavoro / politiche sociali e azionista di maggioranza del governo tratta la questione non può non indignare.
In primo luogo, non si possono ignorare ruolo e responsabilità istituzionali a favore delle politiche elettorali: ci mandi qualcun'altro a parlare con i gilet gialli e cerchi un punto di equilibrio tra le due situazioni, ponendoti domande sulla politica estera e sulle scelte europee, con un minimo di respiro politico. E se ci pensi un minimo forse aspetti a mandare qualcuno a parlare con un movimento molto immaturo politicamente, aspettando di capire se proteste di forte gravità (e non senza violenze) riescono a diventare una proposta politica seria e democratica.
Secondo, se l'azione politica del Governo ritenesse di mettere "i puntini sulle i" con la Francia dovrebbe farlo all'interno dell'azione politica del Governo, valutandone con serietà tutti gli aspetti, non con azioni di possibile convenienza elettorale da leader di una parte.
Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri che dovrebbero marcare i confini o dimettersi, ma la situazione è quella che è. Anche l'altro azionista potrebbe e dovrebbe fermare in buona parte la situazione. Non è detto che non accada (anche con qualche rischio di crisi...).
Detto questo, i motivi di frizione con la Francia ci sono e di solito si va avanti alla volemose bene perché lasciamo perdere, accettando una certa arroganza francese.
L'incursione della Gendarmerie in territorio italiano è stata inaccettabile. La scelta francese di attaccare in Libia, fregandosene di una valutazione con i partner europei, a tutela e ricerca di interessi anche a detrimento dell'Italia, l'ha detta lunga sulle alleanze e sull'Europa. Tra l'altro, l'inasprimento del problema migratorio è fortemente connesso con quella fase.
La Francia ha una politica coloniale e si comporta in diversi ambiti con una certa supponenza da potenza, con una certa grandeur. Se aziende francesi scalano aziende italiane va tutto bene, se si prospetta il contrario arrivano spesso le azioni del governo francese a limitare o bloccare.
Si tratta di capire cosa è l'Europa e cosa si vuole farne. Certamente non può essere soltanto la dependance di Francia e Germania. Questo però si costruisce anche sul solco dell'Europa esistente, lavorando, discutendo, con idee di futuro.
La reazione francese alle azioni, di fatto, di un movimento politico per campagna elettorale mi sembra appunto da chi si sente più grosso e può fare, o provare a fare, la voce grossa. Cominciare a parlare di sanzioni economiche (??), di sfilamento da Alitalia, richiamare l'ambasciatore, sono reazioni non da poco, non saprei valutare quanto giustificate, a me sembrano abbondanti.
Vedremo, l'impressione è che se ne poteva fare a meno, i problemi non mancavano. Politica tanto per... Che faccio domani, che dicono i sondaggi? Devo inventarmi qualcos'altro per riguadagnare mezzo punto percentuale?
Alla fine, la colpa reale è di chi vota i venditori di enciclopedie superbe in 20 volumi con lo sconto speciale (magari presentateci in pessimo italiano, che tanto non ce ne accorgiamo).
Il pressapochismo con cui il Vice - Presidente del Consiglio, Ministro per lo sviluppo / lavoro / politiche sociali e azionista di maggioranza del governo tratta la questione non può non indignare.
In primo luogo, non si possono ignorare ruolo e responsabilità istituzionali a favore delle politiche elettorali: ci mandi qualcun'altro a parlare con i gilet gialli e cerchi un punto di equilibrio tra le due situazioni, ponendoti domande sulla politica estera e sulle scelte europee, con un minimo di respiro politico. E se ci pensi un minimo forse aspetti a mandare qualcuno a parlare con un movimento molto immaturo politicamente, aspettando di capire se proteste di forte gravità (e non senza violenze) riescono a diventare una proposta politica seria e democratica.
Secondo, se l'azione politica del Governo ritenesse di mettere "i puntini sulle i" con la Francia dovrebbe farlo all'interno dell'azione politica del Governo, valutandone con serietà tutti gli aspetti, non con azioni di possibile convenienza elettorale da leader di una parte.
Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri che dovrebbero marcare i confini o dimettersi, ma la situazione è quella che è. Anche l'altro azionista potrebbe e dovrebbe fermare in buona parte la situazione. Non è detto che non accada (anche con qualche rischio di crisi...).
Detto questo, i motivi di frizione con la Francia ci sono e di solito si va avanti alla volemose bene perché lasciamo perdere, accettando una certa arroganza francese.
L'incursione della Gendarmerie in territorio italiano è stata inaccettabile. La scelta francese di attaccare in Libia, fregandosene di una valutazione con i partner europei, a tutela e ricerca di interessi anche a detrimento dell'Italia, l'ha detta lunga sulle alleanze e sull'Europa. Tra l'altro, l'inasprimento del problema migratorio è fortemente connesso con quella fase.
La Francia ha una politica coloniale e si comporta in diversi ambiti con una certa supponenza da potenza, con una certa grandeur. Se aziende francesi scalano aziende italiane va tutto bene, se si prospetta il contrario arrivano spesso le azioni del governo francese a limitare o bloccare.
Si tratta di capire cosa è l'Europa e cosa si vuole farne. Certamente non può essere soltanto la dependance di Francia e Germania. Questo però si costruisce anche sul solco dell'Europa esistente, lavorando, discutendo, con idee di futuro.
La reazione francese alle azioni, di fatto, di un movimento politico per campagna elettorale mi sembra appunto da chi si sente più grosso e può fare, o provare a fare, la voce grossa. Cominciare a parlare di sanzioni economiche (??), di sfilamento da Alitalia, richiamare l'ambasciatore, sono reazioni non da poco, non saprei valutare quanto giustificate, a me sembrano abbondanti.
Vedremo, l'impressione è che se ne poteva fare a meno, i problemi non mancavano. Politica tanto per... Che faccio domani, che dicono i sondaggi? Devo inventarmi qualcos'altro per riguadagnare mezzo punto percentuale?
Alla fine, la colpa reale è di chi vota i venditori di enciclopedie superbe in 20 volumi con lo sconto speciale (magari presentateci in pessimo italiano, che tanto non ce ne accorgiamo).