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Spruzzi di Storia e di Protagonisti di quella che fu la Classicissima
#13
94a Edizione: 22 marzo 2003
Alla partenza da Milano si presentarono in 194. La domanda di tutti gli osservatori: ”si riuscirà ad evitare l’ennesimo sprint?”. Raccogliendo il quesito il moschettiere Jacky Durand, rispose subito che ci avrebbe provato, ed infatti dopo soli 7 chilometri partì all’attacco. Subito dopo si riportarono su di lui, Auge, Dacruz, Wrolich, Lopez Gil, Gutierrez Cataluña, Vansevenant, Aebersold e Van Hyfte. I nove attaccanti resero la corsa velocissima, altrettanto fece il gruppo per non farsi sopraffare. Fatto sta che l’animosità del drappello al comando sulla vigilanza del grosso non produsse mai quei lunghi e futili vantaggi, a cui ci aveva abituato la Sanremo di tante edizioni precedenti, ma il tentativo s’allungò ugualmente per tanti chilometri. I battistrada superarono il Turchino, tornato disponibile per la “casa madre”, ma persero lì Lopez Gil; arrivarono sull’Aurelia e, più avanti, ad Andora Marina, persero anche Auge. Poi, sul Capo Cervo, anche Gutierrez Cataluna, ma i sei rimasti rimasero lepri fino al Berta. Qui, il drappello su dimezzò e davanti restarono Wrolich, Aebersold e Van Hyfte che furono inghiottiti dal gruppo solo ad Imperia, dopo 260 chilometri in avanscoperta. Sulla Cipressa su iniziativa di Celestino si formò al comando un drappello di 5 uomini: lo stesso ligure, indi Rebellin, Bettini, Freire e Vinoukorov. I battistrada però, furono raggiunti poco prima del Poggio. Sull’erta finale attaccò Di Luca, inseguito dapprima da Honchar e Spruch che poi mollarono, ma poco prima del culmine sull’abruzzese si portarono Bettini, Paolini e Celestino. I 4 superarono la cima con 9" sul gruppo. In discesa, Di Luca, forse stanco, sbagliò una curva e perse contatto. Sull’Aurelia i tre battistrada registrarono 5" su Di Luca e 14" sul gruppo. All'ultimo chilometro: Di Luca a 13" e il gruppo a 16". Nonostante una moto che, per poco, non face cadere Celestino e Bettini, ma li rallentò, i tre poterono svolgere lo sprint decisivo senza l’assillo del rinvenente gruppo. Qui, Paolini (autore di una grandissima corsa), lanciò al meglio il compagno Bettini che non ebbe eccessivi patemi nel regolare Celestino e vincere, finalmente la Classicissima. A 11” Cipollini, 4°, regolò il gruppo.
[Immagine: arrivo2-def.jpg]

Sul vincitore.
Nato a Cecina l’1 aprile 1974. Passista veloce. Professionista dal 1997 al 2008, con 74 vittorie. Sicuramente uno dei più grandi atipici affermatisi tra gli evidenti della storia del pedale. Piccolino, anche leggero (1,67 per 60 kg), ma non scalatore da GT. In possesso di uno scatto forte e secco, ma da solo non letale, perciò ripetuto più volte ed a quel punto devastante. Veloce fino a vincere volate di gruppo, in un’era di treni. Assistito da qualità sul passo solo discrete, eppure gladiatorio nelle giornate di vena e, complessivamente, un “animale da classiche”, tanto raro, quanto efficace. Ne è uscito uno dei corridori più spettacolari dell’ultimo mezzo secolo nelle corse di un giorno e nelle brevi corse a tappe. Uno che non ha mai vinto tanto in una sola stagione, ma le sue erano sempre vittorie importanti e con un andamento nei piazzamenti sempre in codeste gare, impressionante. Il “Grillo”, come venne chiamato in tenera età, per la sua incapacità di stare fermo ed aspettare la zampata, è stato uno di quei corridori che sanno trasportare il tifo ovunque: dalla TV alla strada, senza confini geografici e capace di essere tanto gregario o spalla, quanto capitano, con una completezza d’atteggiamento che sfociava in una indubbia capacità di essere leader. Faceva gruppo e graffiava gli avversari, stava nascosto per un poco e poi esplodeva al punto di rendere le sue ripetute rasoiate, sacchi di acido lattico per chi intendeva rispondergli. In altre parole Paolo Bettini è un capitolo obbligato, aldilà del palmares, per qualsivoglia storico, ed è inoltre incredibile il suo itinerario che partì da giovanissimo, quando aveva solo 7 anni, ed è cresciuto fino ai 34 anni. Si è ritirato ancora vincente, da capitano, addirittura da carismatico leader, col numero uno sulla schiena, ad un Mondiale, arricchendo, anche in quella ultima pagina agonistica, la sua originalità complessiva. Chapeau!
[Immagine: Paolo_bettini-1foto-e1654955343801-1024x1011.png]
Il sunto della sua carriera da professionista dice tanto, soprattutto evidenza quanto sia stupido per non dir di peggio, giudicare arrivato un corridore che, magari, vince il Mondiale più inutile della storia, quello dei dilettanti (e non è un caso, se, nel gergo, fra cabala e lettura realistica, quella maglia porti sfiga). Lo ricordiamo piangente, ai piedi del podio, con quella medaglia di legno che tanto si menziona e che mai si porta al collo, dopo il Mondiale di Lugano, nel ’96, quando in un’oasi azzurra, fu superato dai compagni Figueras Sgambelluri e Sironi, tutti decorati, annunciati, considerati da un osservatorio, specie giornalistico, che, verso le categorie minori, ha sempre capito poco. Lui piangeva, e quel tipo che qui scrive, da sempre assai scettico su chi esprime troppo fra i cosiddetti “puri”, si lasciò andare, e se ne vanta con piglio immutato ancor oggi, ad una frase: “…Fra questi qui, chi sfonderà sarà solo Bettini!”. E così è stato, come tante, tantissime volte nella storia, abbas-tanza per fare opera di convincimento, sugli atleti, gli operatori, gli allenatori, i giornalisti e l’elefante dormiente FCI, a prendere le categorie precedenti il professionismo, come fase propedeutica al ciclismo, non come capitolo decisionale sulle virtù di un corridore. Fatto sta che, mentre gli altri tre di quella giornata iridata svizzera, consumarono lì, quasi o tutto l’intero loro vertice agonistico, il Bettini mise quel legno a piedistallo di una carriera fra le più belle in assoluto del ciclismo italiano di sempre. E lo dicono questi dati, gravitanti su 74 vittorie, non lunghi dunque centinaia di centri, ma con sette decine pesanti a migliaia:  2 volte Campione del Mondo su strada (2006- 2007, consecutivi dunque, come riuscirono a fare solo Georges Rosse, Rik Van Steenbergen, Rik Van Looy e Gianni Bugno); Campione Olimpico su strada (2004, con l’impresa di unire Titolo Olimpico a Mondiale prof, riuscita, oltre a Bettini, ai solo Ercole Baldini, ed Hennie Kuiper);  2 volte Campione Italiano su strada (2003- 2006); 3 volte vincitore della Coppa del Mondo (2002-2003- 2004, unico ad esserci riuscito tre volte, consecutivamente tra l’altro); 2 volte vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi (2000- 2002); 2 volte vincitore del Giro di Lombardia (2005-2006); 2 volte vincitore del Campionato di Zurigo (2001-2005, allora gara di Coppa del Mondo); vincitore della  Milano-Sanremo (2003); vincitore della Clasica di San Sebastian (2003); vincitore del Hew Cyclassics (2003, allora gara di Coppa del Mondo); 2 volte vincitore della Classifica a Punti del Giro d'Italia (2005-2006); Numero Uno Mondiale nel Ranking UCI (2003); ha vinto 5 tappe alla Vuelta di Spagna, 2 al Giro d’Italia, una al Tour de France. Altri riconoscimenti speciali: Mendrisio d’Oro (2003); Velo d’Or (2006); Trofeo delle Fiandre (2006). Ha vinto la Classifica Finale (oltre ad una miriade di tappe in manifestazioni a frazioni di una settimana) della Tirreno Adriatico (2004); Giro del Mediterraneo (2003); Giro di Vallonia (2002); Giro della Provincia di Lucca (1999); Memorial Cecchi Gori (2000); Challenge di Mallorca (2006). Ha vinto poi classiche come: Giro del Lazio (2002), Coppa Placci (2001), Coppa Sabatini (2002), GP Città di Camaiore (2004), Trofeo Matteotti (2008).

Ordine d’arrivo:
1° Paolo Bettini ITA Km 297 in 6h44'43" media 44,031 kmh
2° Mirko Celestino ITA  
3° Luca Paolini ITA a 2"
4° Mario Cipollini ITA a 11"
5° Dario Pieri ITA  
6° Erik Zabel ALL  
7° Oscar Freire Gomez ESP  
8° Jan Svorada SVK  
9° Sergey Ivanov RUS  
10° Guido Trenti E-U  
11° Gianluca Bortolami ITA  
12° Bernhard Eisel AUT  
13° Markus Zberg SUI  
14° Baden Cooke AUS  
15° Graziano Gasparre ITA  
16° Matthew Wilson AUS  
17° Kim Kirchen LUX  
18° Marc Lotz RUS  
19° Beat Zberg SUI  
20° Ruggero Marzoli ITA
Partiti 195, arrivati 170.


101a Edizione: 20 marzo 2010
Alla partenza dal Castello Sforzesco di Milano, furono in 199. Non buone le condizioni atmosferiche, con moderata pioggia, che aumentarono il timore di un numero di cadute superiori alle tante di media. Al primo chilometro già la fuga che caratterizzerà due terzi di corsa. Ad evadere sono tre italiani: Fabrice Piemontesi, Aristide Ratti e Diego Caccia. Il vantaggio che il terzetto riuscì a racimolare, raggiunse un massimo di 22’35” all’80esimo chilometro. Mentre il gruppo perdeva qualche pezzo per le condizioni atmosferiche, oltre alla pioggia, nell’intorno del Turchino i corridori trovarono anche la nebbia, i tre superarono l’ostacolo del Passo e le prime località della Riviera ligure, ma sull’ascesa delle Manie, dopo 200 chilometri di corsa, furono raggiunti dal primo troncone del gruppo ridottosi a 81 unità. Dietro, infatti, inseguiva il grosso nel quale erano presenti, fra gli altri, il vincitore uscente Cavendish, Cunego e Andy Schleck. A Finale Ligure, finita la discesa delle Manie, al comando restarono 49 uomini. Poco prima di Alassio allungò Bouet che in breve guadagnò mezzo minuto. Al suo inseguimento si posero Monfort, Beuret, Mazzanti, Grabovskyy, Mori, Sentjens e Hoj. A 50 km dall'arrivo, il battistrada registrò un vantaggio di 45" sui 7 inseguitori e 1'25" sul plotone. Sul Berta il gruppo riprese gli inseguitori escluso Grabovskyy che, nel fratempo, aveva raggiunto e lasciato sul posto  Bouet, anch’egli riassorbito dal plotone. Ad Imperia, l’ucraino conservava 20", ma ai piedi della Cipressa venne raggiunto dal gruppo. Sull’ascesa andò decisamente in crisi Cavendish, mentre davanti, il gruppo pur allungato, superò senza azioni di rilievo la cima. In discesa e nei primi chilometri di pianura, nuova spaccatura del plotone, a causa pure di un attacco del francese Offredo. All’inizio del Poggio, il giovane transalpino, vide sciogliesi il vantaggio che gli era rimasto. A tre quarti dell’erta finale l’attacco di Gilbert, sul quale si riportò Pozzato, che passò primo sulla cima con a ruota Gilbert e gli altri a pochissimi metri. In discesa ci provò Nibali, che arrivò alla pianura con qualche metro di vantaggio su Pozzato, il quale accodatosi al corridore siciliano, sullo slancio provò l’affondo, ma a due chilometri dal termine venne raggiunto dal gruppo ridotto ad una trentina di unità. Ancora volata dunque, con tutti i migliori velocisti, escluso Cavendish. Nella volata, il giovane Oss lanciò Bennati, che però partì troppo presto e venne saltato da Freire che andò al sigillare il suo tris nella Classicissima, davanti a Boonen e Petacchi. Sanremo con l’epilogo che ormai tutti s’attendevano, ma con la novità sfuggita ai più: non s’erano registrate cadute.
[Immagine: milan-sanremo10-freire-920.jpg]

Sul vincitore.
Nato a Torrelavega il 15 febbraio 1976. Alto 1,71 per 64 kg. Velocista. Professionista dal 1998 al 2012 con 92 vittorie. Un "Bettini spagnolo", più veloce, meno intraprendente anche se capace di tenere su certe salite di media difficoltà che gli rendevano possibili certi traguardi. Raramente comunque è uscito dal modus del tipico velocista che attende lo sprint dove però si dimostrò capace di stendere i propri acuti senza l'aiuto dei treni. Un evidente che moltiplicò fra i professionisti il buono fatto vedere fra i dilettanti dove fu argento ai mondiali di San Sebastian nel 1997. Due anni dopo, infatti, con un'azione da finisseur di nota ed il vantaggio di non essere particolarmente controllato, andò a vincere a Verona sul circuito delle Torricelle, il suo primo Titolo Mondiale. Conquistò nuovamente la Maglia iridata a Lisbona nel 2001 e ancora a Verona nel 2004, eguagliando il record di mondiali vinti stabilito da Alfredo Binda, Rik Van Steenbergen, Eddy Merckx e Peter Sagan.
[Immagine: Oscar-Freire.jpg?w=660&ssl=1]
Oltre ai tre mondiali, il campione di Torrelavega, spesso sorridente e con una simpatia altrettanto evidente, si dimostrò adattissimo alla Milano-Sanremo, dove seppe vincere in ben tre edizioni. La prima nel 2004, quando beffò Erik Zabel che stava già esultando a braccia alzate, grazie ad un gran di reni che diede a Freire il successo  per due dita al fotofinish. La seconda nel 2007 nuovamente in volata, precedendo l'australiano Allan Davis e il belga Tom Boonen e la terza nel 2010, sempre in volata, dove anticipò nettamente ancora Boonen e Alessandro Petacchi. Ha poi vinto tre volte la Freccia del Brabante nel 2005-2006-2007,  la Vattenfall Cyclassics 2006 (dove anticipò ancora Zabel), la Gand-Wevelgem 2008 e la Parigi-Tours 2010. Al Tour de France si è aggiudicato quattro tappe conquistando la maglia verde nell'edizione 2008. Ha vinto anche sette tappe alla Vuelta di Spagna, ma non ha mai partecipato al Giro d'Italia. Nelle corse a tappe di una settimana vanta il successo nella Tirreno Adriatico 2005, manifestazione dove ha saputo vincere ben 12 frazioni. Altri successi di tappa alla Ruta del Sol, al Tour de Suisse, al Giro di Romandia, al Giro di Catalogna, al Giro dei Paesi Baschi, alla Vuelta a Burgos, al Giro della Provincia di Lucca dove vinse pure la Classifica finale nel 2003. Di nota anche i successi in patria nel Challenge de Mallorca e nel Trofeo Luis Puig. Nel 2012, dopo il mondiale di Valkenburg, nel quale si piazzò 10° annunciò il suo ritiro. Nel dopo ciclismo, al pari dell'estone ex grande sovietico Aavo Pikkuus si diede al rally, partecipando a gare valevoli per il Mondiale.

Ordine d’arrivo:
1° Oscar Freire Gomez ESP Km 298 in 6.57'28'' media 42.830 kmh
2° Tom Boonen BEL
3° Alessandro Petacchi ITA
4° Sacha Modolo ITA
5° Daniele Bennati ITA
6° Thor Hushovd NOR
7° Francesco Ginanni ITA
8° Maxim Iglinskiy KAZ
9° Philippe Gilbert BEL
10° Luca Paolini ITA
11° Matti Breschel DEN
12° Anthony Geslin FRA
13° Enrico Gasparotto ITA
14° Geoffroy Lequatre FRA
15° Paul Martens GER
16° Yoann Offredo FRA
17° Fabian Cancellara SUI
18° Juan Antonio Flecha Giannoni ESP
19° Linus Gerdemann GER
20° Pablo Lastras Garcia ESP
Partiti 199, arrivati 153.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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RE: Spruzzi di Storia e di Protagonisti di quella che fu la Classicissima - da Morris - 16-03-2024, 12:36 PM

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