15-03-2011, 12:58 PM
Gazzetta di Modena. Riccò corregge il tiro: mai dire mai...
Riccardo Riccò ritrova la parola e scatena un putiferio. Ma il giorno dopo l'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, il Cobra fornisce una versione differente su un suo possibile futuro nel ciclismo vincolato, però, ai verdetti dei tribunali ordinari e sportivi. «Mai dire mai e mettere limiti alla provvidenza. Per ora non se ne parla, ma si vedrà strada facendo». «Il barista? In attesa di vedere come andrà a finire questa storia dovrò darmi da fare, ma preferirei lavorare nel mondo del commercio».
Queste le due dichiarazioni che modificano la versione di Riccò rispetto a quelle rilasciate alla "Rosea" alla quale aveva detto: «Mai più ciclismo, è un mondo che mi fa vomitare. Tutti mi hanno già condannato, lo farà anche il Coni».
Siamo saliti a Serramazzoni dove Riccardo Riccò se ne sta rintanato insieme alla famiglia. Il suo atteggiamento non è ostile, ma cerchiamo di rendere il clima più congeniale parlando di ciclismo sportivo. Si è appena conclusa la tappa di Chieti della Tirreno Adriatico vinta da Scarponi: «E' un mio amico e va forte: lo ha dimostrato». Rotti gli indugi, tocchiamo i nervi scoperti.
Hai chiuso definitivamente col ciclismo o, se i tribunali lo permetteranno, c'è ancora una porta aperta?
«Mi prendi in contropiede. Adesso, o meglio allo stato attuale, direi che non esiste la possibilità, ma non si possono mettere limiti alla provvidenza. Si vedrà strada facendo. Mi rendo conto, però, che se un giorno dovessi rientrare ne sentirei delle belle». La sensazione è che Riccò si renda conto della sua situazione, ma che in fondo coltivi una piccola speranza di evitare la radiazione.
Quando pensi che ci sarà il chiarimento sulla tua vicenda?
«Come faccio a saperlo. Prevedo che i tempi saranno decisamente lunghi». Riccò evita di tornare sulle polemiche con i medici che l'hanno assistito al momento del ricovero in cui ha rischiato la vita per il blocco renale che sarebbe stato provocato da un'emotrasfusione che lui nega, ma sulla quale c'è un'inchiesta in corso della Procura di Modena.
Hai rischiato la vita, adesso come ti senti?
«Fisicamente sto bene - precisa Riccò appesantito di qualche chilo -, sono tornato alla routine di tutti i giorni e ho ricominciato anche ad andare in bicicletta. Sono quindici anni che il mio lavoro è pedalare e ora, non avendo altre attività da svolgere, vado in giro con i miei amici cicloamatori. Le mie giornate girano tutte attorno alle uscite in bici e al tempo dedicato alla mia famiglia».
Come sarà il tuo futuro?
«Dovrò pure fare qualcosa in attesa che tutta questa situazione venga chiarita. Ammetto, però, che più che il barista vorrei entrare nel mondo del commercio».
da La Gazzetta di Modena del 13 marzo a firma di Bruno Ronchetti
Riccardo Riccò ritrova la parola e scatena un putiferio. Ma il giorno dopo l'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, il Cobra fornisce una versione differente su un suo possibile futuro nel ciclismo vincolato, però, ai verdetti dei tribunali ordinari e sportivi. «Mai dire mai e mettere limiti alla provvidenza. Per ora non se ne parla, ma si vedrà strada facendo». «Il barista? In attesa di vedere come andrà a finire questa storia dovrò darmi da fare, ma preferirei lavorare nel mondo del commercio».
Queste le due dichiarazioni che modificano la versione di Riccò rispetto a quelle rilasciate alla "Rosea" alla quale aveva detto: «Mai più ciclismo, è un mondo che mi fa vomitare. Tutti mi hanno già condannato, lo farà anche il Coni».
Siamo saliti a Serramazzoni dove Riccardo Riccò se ne sta rintanato insieme alla famiglia. Il suo atteggiamento non è ostile, ma cerchiamo di rendere il clima più congeniale parlando di ciclismo sportivo. Si è appena conclusa la tappa di Chieti della Tirreno Adriatico vinta da Scarponi: «E' un mio amico e va forte: lo ha dimostrato». Rotti gli indugi, tocchiamo i nervi scoperti.
Hai chiuso definitivamente col ciclismo o, se i tribunali lo permetteranno, c'è ancora una porta aperta?
«Mi prendi in contropiede. Adesso, o meglio allo stato attuale, direi che non esiste la possibilità, ma non si possono mettere limiti alla provvidenza. Si vedrà strada facendo. Mi rendo conto, però, che se un giorno dovessi rientrare ne sentirei delle belle». La sensazione è che Riccò si renda conto della sua situazione, ma che in fondo coltivi una piccola speranza di evitare la radiazione.
Quando pensi che ci sarà il chiarimento sulla tua vicenda?
«Come faccio a saperlo. Prevedo che i tempi saranno decisamente lunghi». Riccò evita di tornare sulle polemiche con i medici che l'hanno assistito al momento del ricovero in cui ha rischiato la vita per il blocco renale che sarebbe stato provocato da un'emotrasfusione che lui nega, ma sulla quale c'è un'inchiesta in corso della Procura di Modena.
Hai rischiato la vita, adesso come ti senti?
«Fisicamente sto bene - precisa Riccò appesantito di qualche chilo -, sono tornato alla routine di tutti i giorni e ho ricominciato anche ad andare in bicicletta. Sono quindici anni che il mio lavoro è pedalare e ora, non avendo altre attività da svolgere, vado in giro con i miei amici cicloamatori. Le mie giornate girano tutte attorno alle uscite in bici e al tempo dedicato alla mia famiglia».
Come sarà il tuo futuro?
«Dovrò pure fare qualcosa in attesa che tutta questa situazione venga chiarita. Ammetto, però, che più che il barista vorrei entrare nel mondo del commercio».
da La Gazzetta di Modena del 13 marzo a firma di Bruno Ronchetti