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Amarcord. Uno sguardo al passato tra imprese e tragedie
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Il Diavolo Rosso, Giovanni Gerbi

La leggenda vuole che ad attribuire a Giovanni Gerbi il suo storico soprannome sia stato un parroco, dopo che il corridore era passato con la sua bicicletta e il suo caratteristico maglione rosso in mezzo ad una processione. In ogni caso è passato alla storia come uno dei pionieri del ciclismo italiano ed è stato il primo vincitore del Giro di Lombardia. In quell'occasione, nel 1905, Gerbi studiò attentamente l'intero percorso e capì il punto chiave, a Lodi in un punto dove i binari del tram si incrociano sulla strada. Il giorno della corsa Gerbi si mantenne in testa al gruppo, tenne un andatura piuttosto elevata fino a subito prima dei binari ma poi si portò improvvisamente al di fuori dei solchi delle rotaie, rallentando. In gruppo ci fu invece una serie di cadute e Gerbi, approfittando della confusione creatasi, proseguì da solo fino al traguardo e alla fine vinse con 40 minuti di vantaggio.
Il mito del Diavolo Rosso comunque non nacque quel 12 novembre 1905 perchè aveva già alle spalle una serie di vittorie. La più clamorosa di tutte era stata quella della Milano-Torino 1903, in cui arrivò al traguardo con largo anticipo rispetto alla tabella di marcia e infatti lo striscione del traguardo non era ancora stato montato. Si narra che Gerbi percorse avanti indietro il viale d'arrivo, con la folla che lo esortava a togliersi perchè poi sarebbero arrivati i corridori.

Il suo nome però, oltre che a grandi vittorie, è legato anche a clamorose scorrettezze. Nel 1907 si corse la prima edizione della Milano-Sanremo e, a pochi chilometri dall'arrivo, sono in fuga Gerbi, il suo compagno Petit-Breton e Garrigou. Sapendo che sarebbe stato battuto in volata, Gerbi afferrò Garrigou per la maglia e in tal modo consentì al suo compagno di vincere in scioltezza, in cambio di metà del premio in denaro.
Al Giro di Lombardia dello stesso anno, i favoriti sono proprio Gerbi e Garrigou, desideroso di vendetta. Per essere sicuro della vittoria Gerbi elaborò un astuto piano: in fuga solitaria, dopo aver superato un passaggio a livello, lo fece chiudere dal casellante, suo sostenitore, poi si fece aiutare dai tifosi sfruttando spinte e scie ed infine fece spargere chiodi sulla strada per rallentare gli inseguitori. La squadra di Garrigou, furiosa, presentò reclamo ufficiale e, per mantenere la credibilità del ciclismo italiano, la giuria si vide costretta a squalificare Gerbi.
 
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RE: Amarcord. Uno sguardo al passato tra imprese e tragedie - da Paruzzo - 25-03-2014, 10:38 PM

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