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Inchiesta di Mantova - Procedimento chiuso: tutti assolti!
#7
La difesa dell’ex iridato Ale Ballan: «Mai fatto autoemotrasfusione per fini dopanti»
Castelfranco (Treviso) - sabato 30 aprile 2011 - Non esistono prove che Alessandro Ballan, professionista di San Giorgio di Castelfranco Veneto, abbia fatto uso di doping per alterare le sue prestazioni in bicicletta, sport che è la sua professione ed in cui è stato campione del mondo nel 2008 a Varese.
A sostenerlo è la difesa rappresentata dagli avvocati Fabio Pavone, di Castelfranco, e Federico Cecconi, di Milano. Ballan è indagato per doping dalla Procura di Mantova ai sensi dell’articolo 415 bis codice procedura penale.
Il termine di venti giorni previsto per legge per la presentazione di eventuali memorie difensive o di richiesta da parte degli indagati di essere sottoposti ad interrogatori, scadrà il 12 maggio, giorno in cui è in pieno svolgimento il Giro d’Italia nel quale sarà la prima volta, dopo otto stagioni da professionista, che Ballan prenderà il via. Successivamente sarà cura del pubblico ministero, Antonino Condorelli, presentare richiesta al gip di rinvio a giudizio dell’ex iridato, assieme ad altri 31 atleti. Ma, guarda caso, Ballan, sarà al via della corsa rosa per guadagnarsi la pagnotta.
L’indagine è scattata il 10 gennaio 2008, quando i cinque trevigiani correvano con la Lampre, sospettata dagli inquirenti di aver praticato doping di squadra. Sostengono di avere prove schiaccianti frutto di un lungo lavoro di appostamenti e pedinamenti da parte dei carabinieri del Nas di Brescia. A sostenere l’accusa ci sarebbero intercettazioni telefoniche e ambientali, compresi alcuni video, materiale richiesto dalla Procura antidoping del Coni che potrebbe aprire un’inchiesta parallela. Secondo l’accusa la posizione più delicata sarebbe proprio quella dell’ex iridato trevigiano, accusato di autoemotrasfusione. Il fatto sarebbe avvenuto poco prima del Giro d’Italia 2009, che Ballan non disputò, in una struttura privata di Montichiari con l’aiuto di una persona fidata di Guido Nigrelli, il farmacista di Mariana Mantovana detto il Barba, coinvolto nell’inchiesta della Procura lombarda.
Ma la difesa dell’ex iridato di Varese - che dallo scorso anno ha cambiato squadra - smonta punto su punto l’accusa. Due sono i riscontri fondamentali. E’ il 20 maggio 2009 nella farmacia del dottor Nigrelli dove viene effettuata un’intercettazione ambientale. A parlare, secondo gli atti, è proprio Alessandro Ballan: «No, no. Roba regolare? Insomma, va bene. Non sono mai stato...».
Ballan, secondo la difesa, si trovava nella farmacia del Mantovano, peraltro autorizzata a fornire farmaci leciti ed integratori proprio dalla Lampre, per valutare attraverso test mirati, assieme al preparatore atletico Sergio Gelati, lo sviluppo del decorso riabilitativo, a seguito dell’affezione virale da citomegalovirus che l’aveva colpito e per il quale, proprio nel 2009, è stato fermo dalle competizioni per un paio di mesi.
Lo stesso Ballan aveva segnalato la patologia il 18 marzo 2009 alla Commissione per la tutela alla salute della Federazione Ciclistica Italiana. Astenia, vomito, difficoltà di recupero. Insomma, un quadro clinico complesso per il quale Ballan aveva ottenuto una sospensione dall’agonismo per 40 giorni. Proprio da Nigrelli d’accordo con i medici della Lampre Ballan era andato a chiedere consulenza per la sua riabilitazione.
A favore di Ballan giocano inoltre i dati riscontrati nel passaporto biologico, richiesto agli atleti professionisti per l’idoneità alle corse, che sono, costantemente nella norma, dal 17 dicembre 2007 al 17 giugno 2010.
E l’autoemotrasfusione che risulta dalle indagini? «Non ha mai praticato un’autoemotrasfusione con fini dopanti» afferma l’avvocato Pavone. Inoltre, secondo la difesa, a scagionare Ballan c’è la valutazione tecnico-ematologica effettuata dal professor Santo Davide Ferrara, direttore della sezione medico-legale e tossicologica forense antidoping dell’università di Padova, per la quale «non sussiste alcuna evidenza che l’atleta Ballan sia mai stato esposto a sostanze dopanti e/o pratiche dopanti».
«Ballan è convinto della propria estraneità al doping - sostiene l’avvocato Pavone - ed è pronto a dimostrarlo nelle sedi opportune, per questo il 7 maggio sarà al via del Giro d’Italia».
Sul caso indaga anche la procura antidoping del Coni che può decretare il deferimento di Ballan al Tribunale nazionale antidoping, che può sospenderlo dall’attività.

Sandro Bolognini - La Tribuna di Treviso
 
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