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Petrucci: "Chiedo al ciclismo mano pesante sul doping"
#8
TUTTOSPORT. Gianni Petrucci: «Il ciclismo pulito ad ogni costo»
Il suo è stato uno sfogo improvviso, ma preciso e circostanziato, una
reazione in soccorso a una delle discipline che più lo appassiona, il
ciclismo. Gianni Petrucci ha reagito come un amante tradito, allargando le
braccia, alzando i toni e battendo i pugni nel corso della riunione di
Giunta del Coni e dicendo “basta”, così non si può più andare avanti. I
recenti sviluppi della Procura di Mantova in merito ai presunti casi di
illecito della Lampre datati tre anni fa hanno fatto andare su tutte le
furie il massimo dirigente dello sport italiano, il presidente del
Comitato Olimpico Italiano in prima persona. Ora, a distanza di qualche
giorno, siamo stati noi a bussare alla porta della presidenza per capire
che cosa si possa fare, per sapere dallo stesso numero uno dello sport
italiano quale sia la strada da percorrere.

Presidente Petrucci, cosa risponde a chi dice che il suo sfogo abbia anche
motivazioni politiche a favore di un suo successore piuttosto che un
altro?
«E’ un’insinuazione che m’indispettisce, patetica e propalata da poveri di
spirito, perché il mio è stato un appunto come Presidente dello sport
italiano e basta. E’ assurdo parlare di seconde finalità».

Quindi conferma in toto?
«Assolutamente sì. Le reazioni del mondo dello sport e dei media mi
convincono una volta di più che era necessario intervenire al più presto».

Come presidente del Coni che cosa farà?
«Andrò avanti con determinazione, perché questo è un problema che si deve risolvere a tutti i costi».

Perché ha deciso di intervenire proprio ora?
«Perché si è arrivati a un punto in cui il presidente del Coni non poteva
più tacere. Troppe Procure indagano su fatti legati al mondo del ciclismo,
io non mi sono inventato nulla, sto soltanto guardando quello che accade
attorno a me».

E’ vero che la cosa che le fa più male è quella medaglia olimpica
d’argento restituita?
«Anche. La restituzione dell’alloro conquistato da Rebellin ormai è
un’onta che resta, alla quale il mondo del ciclismo non ha reagito come
avrei desiderato. A me preme che il ciclismo venga restituito ai suoi veri
valori e la mia è una posizione che è stata condivisa all’unanimità da
tutta la Giunta, senza nessuna eccezione».

Ma Rebellin si dice innocente...
«Purtroppo tutti si dichiarano innocenti, ma quando si è anche recidivi…».

E come Rebellin, molto spesso i “positivi” si sentono vittime di un
sistema. Come reagisce?
«Basta col dire non è vero, non ho fatto niente. Ci vogliono i fatti. il
ciclismo si deve dare una regolata. Le persone capaci ci sono, si mettano
al lavoro».

Presidente, usciamo allo scoperto: che cosa si deve fare?
«Ecco il punto. Come presidente del Coni, ho il dovere di affidarmi a
quanto vorrà fare la Fci, la nostra Federciclo. Sia ben chiaro che io non
ce l’ho con Renato Di Rocco, che anzi da Presidente si è impegnato molto
per arginare il fenomeno, ma ritengo si debba fare qualcosa di più».

In che modo?
«Probabilmente indirizzando gli interventi in altro modo. In ogni caso il
CONI è vigilante e vigilerà».

Un’ipotesi di risanamento interno la trova consenziente?
«Il ciclismo ha in sè la forza per uscire da questa situazione
imbarazzante, perché è un mondo straordinario, esplosivo, è uno sport cha
appassiona il grande pubblico perché è fatica. Ma dev’essere
un’espressione vera per avere valore. Il prossimo Giro, che festeggerà i
150 anni dell’Unità del Paese, sarà uno spot promozionale straordinario».

E a chi le dice che il doping non è soltanto un fenomeno che riguarda
lo sport della bicicletta?
«Lo so perfettamente ma questo non deve giustificare un qualsiasi
abbassamento della guardia. Le sottolineo ancora una volta che il
Presidente del Coni è innamorato del ciclismo e che in questa sua critica
non ha alcun’altra finalità. Si deve stimare chi evidenzia la realtà, non
chi dice che si colpisce sempre il ciclismo».

Dunque, nessuna premeditazione?
«Guardi, chieda a qualsiasi componente della Giunta: nessuno sapeva che
avrei fatto quell’intervento contro il doping del ciclismo. Guardiamoci
indietro e analizziamo i fatti degli ultimi anni: come riuscire a restare
in silenzio, con quale faccia potrei fare finta di niente?».

Massima severità potrebbe anche voler dire qualche risultato in meno...
«Meglio medaglie in meno e facce pulite in più che non il contrario. Non
avverte anche lei un po’ di disagio quando le sorge il dubbio nel
commentare una grande impresa di ciclismo?»

da «Tuttosport» del 21 aprile 2011 a firma Paolo Viberti
 
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RE: Petrucci: "Chiedo al ciclismo mano pesante sul doping" - da SarriTheBest - 22-04-2011, 04:31 AM

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