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La storia del Giro d'Italia
#3
<a name=SECONDO></a><a href="#PRINCIPALE">Torna all'indice</a>

<p align="center">[Immagine: gino-bartali.jpg]
Foto di Gino Bartali</p>
<a name=1933></a><b>Ventunesima edizione: 1933</b>
17 tappe dal 6 maggio al 28 maggio 1933, per un totale di 3.343 km, vinse ancora Alfredo Binda, alla quinta vittoria in otto anni. Su 97 partenti arrivarono al traguardo 51 corridori. Nel 1933 fu istituita per la prima volta la classifica del Gran Premio della Montagna (ma non la maglia verde, che oggi ne identifica il leader, introdotta solo dal 1977). Per la prima volta fu disputata una tappa a cronometro, la Bologna-Ferrara, di 62 km, anch’essa vinta da Binda.

<b>Ventiduesima edizione: 1934</b>
Vince il mantovano Learco Guerra. Il 5 volte vincitore Binda fu costretto al ritiro durante la sesta tappa. La Locomotiva Umana Guerra ebbe così campo libero. Riuscì a contenere l’azione degli scalatori Olmo e Camusso e strappò la maglia rosa a quest’ultimo con una netta vittoria nella cronometro da Bologna-Ferrara.

<b>Ventitreesima edizione: 1935</b>
Vince un altro mantovano, Vasco Bergamaschi. Quell’anno avvenne un vero e proprio passaggio di testimone tra due generazioni, si registrò l’ultima partecipazione di Binda, che si classificò 16° a 31′13″ e giungendo secondo in ben quattro tappe. Contemporaneamente si rivelò, alla prima partecipazione, la classe di un giovane corridore toscano di soli 21 anni: Gino Bartali, che vinse la sesta tappa e vinse la classifica degli scalatori.

<b>Ventiquattresima edizione: 1936</b>
Irrompe Bartali che vince il Giro davanti al vecchio Olmo, affermandosi soprattutto nelle salite. In un grave incidente i corridori finirono contro un calesse: Guerra si fratturò un braccio, ferito Valetti. Bartali riuscì a schivarlo con Canavesi e Olmo. Interessante cronoscalata al Terminillo, dal versante di Rieti, vinta da Olmo.

<b>Venticinquesima edizione: 1937</b>
Prima volta delle Dolomiti, dominate da Bartali: nella tappa Vittorio Veneto-Merano (227 km) transita primo sui passi Rolle e Costalunga con 5′ di vantaggio su Mollo. Il Giro arriva per la prima volta al Vigorelli. Vinse Bartali. Sulle salite più dure delle Dolomiti, Olmo, in totale crisi fisica, chiese di sostituire la propria maglia di campione d’Italia con quella della casa perché non riteneva di onorarla adeguatamente.

<b>Ventiseiesima edizione: 1938</b>
Il primo dei due Giri di Giovanni Valetti, piemontese di Vinovo, arrampicatore con di grandi capacità di recupero. Un talento che cercherà di ritornare ai massimi livelli dopo la guerra, ma nel ‘46 fu costretto all’abbandono. Valetti vince tre tappe. Fu un Giro molto selettivo: 94 alla partenza, arrivati in 50.

<b>Ventisettesima edizione: 1939</b>
Premi ridotti e partecipazione quasi esclusivamente italiana. Valetti batte Bartali sul Terminillo, Bartali riprende la maglia rosa nella Cortina d’Ampezzo-Trento. Nella Trento-Sondrio (256 km) c’è il passo del Tonale; da affrontare dopo una fitta nevicata. Bartali fora e finisce quasi ko. Valetti attacca sull’Aprica e dà 7′ a Bartali a Sondrio. Nella tappa successiva Bartali attacca sul Ghisallo, ma Valetti si difende e vince il Giro.

<b>Ventottesima edizione: 1940</b>
Nella squadra di Bartali c’è un certo Fausto Coppi. Nell’undicesima tappa: Firenze-Modena, Coppi compie una fuga di 100 km, transitando solo sul passo Oppio, l’Abetone, il Baldazzo, il Monfestino. Vince la tappa e indossa la maglia rosa, che sarà sua fino alla fine del Giro. Bartali, comunque vince in volata la tappa di Ortisei, proprio su Coppi. Bella la loro lotta su Falzarego, Pordoi e Sella, le mitiche vette del Giro.

<b>1941 – 1942 – 1943 – 1944 – 1945: Il Giro non si disputa a causa della II guerra mondiale</b>

<a name=1946></a><b>Ventinovesima edizione: 1946</b>
3.039 km, dal 15 giugno al 7 luglio esplode la rivalità Coppi-Bartali che vince Bartali a 33,948 di media, davanti a Coppi. Ortelli, terzo, arriva a 15′. La dodicesima tappa (arrivo a Trieste) viene neutralizzata dopo un agguato subito dalla carovana preso Pieris, nel goriziano: lancio di pietre e colpi di pistola. A Trieste molti corridori arrivano su camion. Coppi domina sulle Dolomiti, ma Bartali si difende bene. Per la prima volta la maglia nera Malabrocca diventa personaggio; arriva a Milano dopo oltre 4 ore 9′ rispetto a Bartali.

<b>Trentesima edizione: 1947</b>
Vince Coppi davanti a Bartali (a 1′43” dopo 3.843 km). Malabrocca è 50esimo e ultimo a 5 ore e 52‘ dal campionissimo. Dodici marche di bici al via. il mercato tira nel primo dopoguerra, la bici diventa mezzo di trasporto. Coppi è indietro di oltre due minuti a quattro giorni dalla fine. Mitica la Pieve di Cadore -Trento (passi Dolomitici) in cui Coppi annullò il distacco e lasciò Bartali a 1′43”.

<b>Trentunesima edizione: 1948</b>
Spunta lo scalatore Fiorenzo Magni. Gli organizzatori aboliscono le tappe a cronometro per non favorire Coppi. Totip e Rai mettono in palio remi ricchissimi. La Bianchi (Coppi) non voleva partecipare. Coppi vince la tappa di Cortina d’Ampezzo e la Cortina-Trento con i passi dolomitici, supera Bartali, ma non Magni. La Bianchi sostenne che Magni era stato spinto in salita dagli operai della sua casa, la Wilier, la giuria lo penalizzò di 2 minuti, ma la Bianchi e Coppi si ritirarono ugualmente perché ritenevano la penalizzazione insufficiente.

<a name=1949></a><b>Trentaduesima edizione: 1949</b>
E’ l’anno del cambio di Patron per il Giro, Armando Cougnet viene sostiuito da Vincenzo Torriani, e della consacrazione di Coppi: un uomo solo al comando. Ma non solo. A Torino abbraccia i figli dei calciatori del Toro scomparsi nella tragedia di Superga, il 4 maggio di quell’anno. L’asso di Castellania vince la storica Cuneo-Pinerolo (km 254 con Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere). Con una fuga di 190 km prende la maglia rosa al terzultimo giorno. Vinse la tappa con 12 minuti su Bartali, i cui sostenitori dissero che era stato avvelenato con una borraccia offertagli dai “coppiani”. La maglia nera non è più Malabrocca, ma Carollo, un veneto che arriva a 9 ore e 57′ da Coppi.

<b>Trentatreesima edizione: 1950</b>
Primo Giro vinto da uno straniero: lo svizzero Ugo Koblet. Coppi cade a Primolano, nella tappa Vicenza-Bolzano e si frattura il bacino. Il giro finisce a Roma in omaggio all’anno.

<a name=1951></a><b>Trentaquattresima edizione: 1951</b>
Magni vince il Giro, è il riscatto del terzo uomo. Al via uno fra i più grandi sprinter di sempre: il belga Van Steebergen, che vince la prima tappa (Milano-Torino); è l’esempio del velocista di allora, quando occorreva essere atleti validi su tutti i terreni, salita compresa. Il belga sarà secondo in classifica generale. Compare la vettura-radio che dà informazioni sulla corsa, evitando ai giornalisti di stare in mezzo al gruppo. Magni prese la maglia rosa nella parte centrale del Giro, la lasciò e la riprese nella Cortina-Bolzano (Dolomiti), vinta da Coppi.

<a name=1952></a><b>Trentacinquesima edizione: 1952</b>
Coppi rivince Giro e Tour da dominatore, è una delle sue più belle stagioni. Vince tre tappe, tra cui una cronometro (Erba-Como: 65km!) in cui trionfò su Koblet. Nella Venezia-Bolzano si permette il lusso di attaccare in maglia rosa: vincendo, naturalmente, davanti a Bartali e Magni. Nella Siena-Roma (quarta tappa) Orfeo Ponsin, la classica figura del gregario, finisce contro un albero e muore. E’ la prima vittima nella carovana rosa.

<b>Trentaseiesima edizione: 1953</b>
Ancora Coppi. L’impresa nella Bolzano-Bormio (19esima tappa), con una storica scalata dello Stelvio nella quale tolse la maglia rosa a Koblet. Nel ‘53 Coppi vince anche il suo unico mondiale. A Lugano, sulla tribuna, mentre il presidente della federazione italiana Adriano Rodoni fa indossare la maglia iridata al campione, spunta il volto di una donna. E’ Giulia Occhini, la dama bianca, la quale Coppi lascerà la moglie Bruna e la figlia Marina. La Occhini incarcerata per qualche giorno per adulterio flagrante. Coppi l’adultero ufficiale, il bigamo, fu subito opposto a Bartali il pio, che prima di ogni gara si recava in chiesa. In questi anni il ciclismo è seguito più del calcio.

<a name=1954></a><b>Trentasettesima edizione: 1954</b>
Bartali lascia le gare. Nasce la carovana pubblicitaria. La Metro Goldwin porta in giro un carrozzone con un leone autentico in gabbia. Ogni ruggito, un trionfo, era lo slogan. Coppi appare svogliato. Nella seconda tappa va in crisi per un piatto di ostriche mangiato il giorno prima: prende 11 minuti e mezzo. Lo svizzero Carlo Clerici, con una lunga fuga (224km! su 252) nella tappa dell’Aquila (6a) conquista il primato e lo tiene per 17 tappe, fino a Milano. E’ l’anno dello sciopero del Bernina: i corridori, in lite con gli organizzatori per questioni di soldi, scalano il colle a passo d’uomo. Coppi, domina ancora le Dolomiti, ma non riesce a colmare il distacco, arriva a Milano fischiato dai tifosi. Per la prima volta l’arrivo della corsa va in diretta TV.

<b>Trentottesima edizione: 1955</b>
Terzo successo di Magni, ma c’è la rivelazione Gastone Nencini (che vince la Perugia-Roma, 9a tappa e la Napoli-Scanno, 12a). Quarto fu l’idolo di casa, quel Bruno Monti famoso per le sue vittorie nella Roma-Napoli-Roma (corsa curiosa: si disputava dietro motori). Nencini è in rosa a due giorni dall’arrivo a Milano, ma Coppi e Magni si coalizzano contro di lui, attaccandolo proprio quando il toscano subì una foratura nella tappa che arrivava a S. Pellegrino (vittoria di Coppi, maglia a Magni).

<b>Trentanovesima edizione: 1956</b>
E’ l’anno del lussemburghese Charly Gaul, scalatore fortissimo, famoso per roteare in salita rapporti “da maestrina”. Vinse il Giro nella mitica tappa Trento-Monte Bondone: 242 chilometri di tragedia sotto pioggia e neve nel finale. Pasquale Fornara, in rosa, andò in crisi al punto che il suo direttore sportivo, Giumanini, lo costrinse al ritiro perché, diceva, lo amava come un figlio e non voleva vederlo soffrire così. Partirono in 87 arrivarono in 41. Gaul all’arrivo dovette stare più di un’ora immerso in una vasca di acqua calda prima di riuscire a dire qualche parola.

<b>Quarantesima edizione: 1957</b>
Magni abbandona le gare. Coppi cade in Sardegna prima del Giro, si rompe il femore e non partecipa. E’ l’anno di Nencini e della pipì di Gaul. Il lussemburghese si fermò per un bisogno nella tappa Como-Trento (m. Bondone): Bobet, Nencini e Baldini lo attaccarono a fondo. La tappa la vinse Poblet, il velocista spagnolo calvo che si pose subito come il contraltare di Van Steembergen (che vinse prima, undicesima, ventesima e ventunesima tappa). Nencini prese la maglia rosa e la conservò fino alla fine.

<i>Fonte: repubblica.it</i>
 
  


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La storia del Giro d'Italia - da Francesco G. - 30-09-2010, 07:07 PM
RE: La storia del Giro d'Italia - da Francesco G. - 30-09-2010, 07:14 PM

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