20-05-2021, 11:40 AM
In generale, la capacità del pavé e dello sterrato di fare selezione è una risorsa preziosa nel ciclismo moderno. Lo "spettacolo" che generano è se si guarda bene "antico", non legato all'incertezza fino all'ultimo secondo (pessima filosofia che ha invaso i GT) ma alla grande fatica, a quel rimaneggiamento dei corridori di testa mentre l'appassionato cerca di percepire chi ha ancora energie e chi è al gancio, trovandosi infine ad applaudire tutti i corridori.
Come accennava Jussi, la padronanza della bici si correla allo sforzo, senza irrigidirsi, senza un accumulo di tensione che può limitare. La muscolatura è costretta a impegni diversi, a continue riprese dello sforzo, come se si procedesse a scatti. E' una corsa diversa da una salita breve e ancor più da una salita lunga, diversa dal fare velocità sul passo, diversa da una volata.
In questo accomuno pavé e sterrato, non ho conoscenze per distinguere tra queste due tipologie di sforzo (né altre conoscenze dirette, sono il classico spettatore in pantofole "da corsa").
Un GT deve premiare fondo e completezza, ben vengano le doti in discesa, la capacità su sterrato o pavé, l'attitudine a gare tipo classica, insieme alle cronometro e alle grandi montagne. Una tappa con tratti sterrati e tappe dure stile classica, tipo una muri marchigiani, spero facciano sempre parte del percorso del Giro.
Il ciclismo non deve fare spettacolo con rampette e incertezza fino all'ultimo giorno di un GT, il Ciclismo (C maiuscola), nella sua accezione storica e reale, è fantastico e spettacolare di suo e trova nella grande fatica, su qualsiasi terreno si proponga, la sua essenza.