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Spruzzi di Giro d'Italia...
#10
1957 – 4a tappa del 40° Giro d’Italia

Ferrara - Cattolica

Cattolica ospitò per la prima volta un arrivo di tappa del Giro d’Italia, il 21 maggio 1957. I 118 corridori rimasti in gara, partirono da Ferrara alle 12,15, con un ritardo di un quarto d’ora sul previsto, per evitare di incocciare in un passaggio a livello, posto in prossimità del luogo del via. La frazione aprì le sue prime fasi dense di scaramucce, con buona velocità, ma senza toccare l’intensità incredibile della tappa precedente, la Verona-Ferrara di 169 km, che si era conclusa con una media di 45, 583 kmh! Diversi tentativi, ma nessuno in grado di rompere la compattezza prevista per animare al massimo, quel circuito di Lugo da percorrere tre volte, che la fervida mente di Torriani aveva scelto per rendere più particolare e accattivante, una tappa piatta come quella che si sarebbe conclusa a due passi dal mare, in Cattolica. Le tre tornate lughesi, aventi un montepremi di mezzo milione di lire (circa 50.000 euro odierni), produssero una classifica a punti specifica, come sovente avveniva nei circuiti del periodo, che vide vincente l’estro velocistico del belga Willy Vannitsen. Il prosieguo della tappa verso la Riviera Adriatica visse ancora su varie scaramucce, e l’episodio cardine poco dopo Forlimpopoli, quando al comando  si formò un drappello di venti corridori: Grassi, Donker, Nencini, Sabbadin, Piscaglia, Cassano Ferlenghi, Massocco, Vlayen, Fallarini, Boni, Janssens, Defilippis, Assirelli, Ciampi, Impanis, Uliana, Voorting, Moresi e Carlesi. Trascinati da Gastone Nencini, che vedeva la possibilità di rientrare prepotentemente in classifica dopo la disattenzione di Verona e la cronometro di Boscochiesanuova dominata da Gaul, e Nino Defilippis che aveva concrete possibilità di conquistare a Cattolica la Maglia Rosa, i battistrada guadagnarono presto terreno. A venticinque chilometri dall’arrivo, nei pressi di Sant’Arcangelo, il vantaggio dei venti era di 1’52”, sufficienti per consentire a Defilippis di vestire la “Rosa”. La foratura di Carlesi rientrato spossato per l’inseguimento e l’altalenarsi del vantaggio dei battistrada furono i tratti più salienti degli ultimi chilometri. Il drappello giunse così nella graziosa Cattolica (per chi scrive, ieri ed oggi la più bella località della Riviera romagnola) per lo sprint decisivo. Fu una volata senza storia alcuna, in quanto evidenziò la progressione fantastica del Campione del Belgio André Vlayen (che correva con la maglia della Cora), che tagliò il traguardo con quattro macchine su Colombo Cassano e Ugo Massocco. Lo sprint di tappa di questo eccellente fiammingo e il successo di Vannitsen nel circuito di Lugo, convinsero i dirigenti della Ghigi di Morciano, località ad una decina di chilometri da Cattolica, ad allargare ai belgi la composizione della squadra professionistica che stavano allestendo assieme a Fausto Coppi per il 1958. Una tappa comunque significativa anche oer gli italiani: amara per Defilippis che per 8” non conquistò il primato in classifica, ma positiva per Gastone Nencini che poté rientrare fra i primi nella generale, al punto di guadagnare un bottino che alla fine risulterà peculiare per la sua conquista del Giro d’Italia ’57. Un Giro veloce, la cui media finale fu superata solo nell’edizione 1983, ventisei anni dopo.

Ordine d'arrivo:

1° André Vlayen (Bel) km 190 in 4h32'11" alla media di 41,884 kmh
2° Colombo Cassano (Ita)
3° Ugo Massocco (Ita)
4° Gastone Nencini (Ita)
5° Gianni Ferlenghi (Ita)
6° Antonio Uliana (Ita)
7° Giuseppe Fallarini (Ita)
8° Lino Grassi (Ita)
9° Nino Defilippis (Ita)
10° Alfredo Sabbadin (Ita)

Il ritratto del vincitore di tappa:

André Vlayen
[Immagine: 1224524397Vlayen,%20Andre.JPG]
Nato il 17 marzo 1931 a Herselt, ed ivi deceduto il 20 febbraio 2017. Passista veloce. Professionista dal 1952 al 1962 con 34 vittorie. Questo fiammingo, molto conosciuto in Italia a cavallo degli anni '60, per aver militato in formazioni della penisola, è uno stereotipo di come si possa essere tangibili, anche senza un maestoso palmares. Uno che c'era e si sentiva, al punto di appartenere al novero dei possibili protagonisti di vertice, per ogni gara di un giorno. Veloce, ma non velocissimo, dotato di progressione e sufficiente scatto, ottimo nella scelta di tempo, sia per quanto riguarda l'attacco solitario e sia nella doverosa attenzione che prestava verso quei tentativi di fuga a mo' di gruppetto, che potevano raggiungere un positivo esito. Un corridore che ha messo a segno dei colpi in grado di lasciare un segno anche sugli albi d'oro di un certo prestigio. Su tutti, la doppietta nel '56 e '57, nel Campionato Nazionale su strada (che era, è e rimarrà ancora a lungo, come l’unica rassegna nazionale equiparabile ad una classica), anche i trionfi al Tour de l'Ovest e nel GP Liberation nel '54, nel Giro del Belgio '56, nell'Attraverso il Belgio e nel GP Ockers nel 1958.
[Immagine: 15850546053538vlayenA61.jpg]
Un gran bel corridore insomma, simpatico e sinceramente appassionato verso il suo sport divenuto mestiere, nonché capace, come pochi, di smettere quando la parabola iniziava a scendere un po' troppo, senza inutili e dispendiosi prosiegui. Anche a carriera finita, ha continuato ad andare in bicicletta e a divertirsi a gareggiare fra i Master. Sempre dispensando sorrisi, da gran signore, quale era per tutti. Fino a quando, sulla soglia di 85 anni, un arresto cardiaco se l'è portato via, proprio mentre pedalava.

Il ritratto del vincitore del Giro d'Italia 1957, protagonista nella tappa di Cattolica

Gastone Nencini
[Immagine: 4-min-550x360.jpg]
Nato a Bilancino di Barberino sul Mugello (Firenze) l'11 febbraio 1930, deceduto a Firenze l'1 febbraio 1980. Passista scalatore. Professionista dal 1954 al 1965 con 25 vittorie. Gastone Nencini merita un posto al sole nella storia ciclistica italiana, sia per il valore del suo palmares e sia per le sue qualità, alcune addirittura da eleggersi a personaggio in grado di far scendere in campo la letteratura. Un giorno, alla partenza di una tappa del Tour, Jacques Goddet, andò in cerca del CT Binda, affinché portasse a Nencini la sua ammirazione per averlo visto il giorno prima cadere e raggiungere il traguardo in condizioni da ospedale. "Di certo si sarà ritirato"- disse il patron ad Alfredo, ma costui non fece in tempo a rispondergli qualcosa che fra la ressa della partenza facendosi largo a spallate arrivò il protagonista. Certo, un uomo che sembrava un insieme di cerotti e pezze, che non poteva parlare per un labbro gonfio e l'ennesimo cerotto appiccicato. Brontolava, ma si capiva cosa voleva fare e Goddet, ammirato come non mai, lo vide partire. Non solo, ma nel tardo pomeriggio, constatò quanto il votato all'ospedale, fosse il primo a passare il traguardo. Potremmo dire che Gastone Nencini stia tutto in questo episodio. Un incredibile combattente dalla scorza di ferro. Un volto da medaglia greca, ed un corpo che dell'antica olimpia richiamava l'essenza. Un toscano nell'anagrafe e nella sostanza della tenacia, ma anomalo nel comportamento, perché di poche parole. Uno che amava la vita e che non se la privava per correre: c'era spazio per il Chianti e le sigarette. Sincero fino al midollo, rude nel tratti, ma con un cuore grande, sempre capace di soffrire in silenzio e rinascere dopo le tante mazzate che subì. 

[Immagine: 712px-Giro_1957_Nencini.jpg]
all'ospedale, fosse il primo a passare il traguardo. Potremmo dire che Gastone Nencini stia tutto in questo episodio. Un incredibile combattente dalla scorza di ferro. Un volto da medaglia greca, ed un corpo che dell'antica olimpia richiamava l'essenza. Un toscano nell'anagrafe e nella sostanza della tenacia, ma anomalo nel comportamento, perché di poche parole. Uno che amava la vita e che non se la privava per correre: c'era spazio per il Chianti e le sigarette. Sincero fino al midollo, rude nel tratti, ma con un cuore grande, sempre capace di soffrire in silenzio e rinascere dopo le tante mazzate che subì. 
Scelse il ciclismo, perché poteva essere un mestiere in grado di dargli quelle risorse che il calcio, il suo primo sport, annunciava come chimera. Già perché Gastone era il portiere del Barberino, ma sapeva che non c'erano quattrini all'orizzonte. Così, facendo i lavori più umili e di circostanza, mise da parte i soldi per comprarsi la bicicletta da corsa e vinse pure l'ostilità del padre che non voleva praticasse quello sport. Gastone vinceva e il papà si doveva per forza quietare. Da dilettante trentacinque successi, un posto in Nazionale ai Mondiali di Varese e di Lussemburgo, nel 1951 e nel 1952. Il suo miglior risultato nel 1953, alla Rassegna Iridata di Lugano, dove finì secondo, quando sarebbe arrivato primo se il compagno Filippi, non lo avesse inseguito e battuto nella volata a due. Terzo arrivò un certo Van Looy..... "Ed ora che fò?" - parve chiedersi Gastone. Lo consigliarono di passare professionista e passò nel 1954. Una stagione appena discreta, con un primo posto nel Gran Premio Porretta. Come l'anno si chiuse, Nencini non trovò lavoro. Nessuno si interessava al toscano di Barberino, poi grazie anche a Bartali che aveva capito quanto Gastone fosse bravo, arrivò l'ingaggio della Chlorodont, ma col patto che facesse il gregario. Nencini accettò: in fondo anche così avrebbe potuto rimediare la pagnotta. Giunse il Giro d'Italia e Gastone senza disturbare i compagni vinse la tappa di Roma, poi quella di Scanno e si trovò Maglia Rosa verso la fine della corsa. Il trionfo pareva a portata di mano. Alla penultima tappa, il Giro doveva transitare per una strada dannata, con ciottoli e ghiaia. Coppi e Magni, lo sapevano e con le attenzioni del caso andarono in fuga. Nencini li seguì, ma bucò e gli altri andarono  dritto in perfetto accordo con annessi, connessi e ombrello al fair play. Lui, il Gastone, dovette aspettare il cambio e si sciolse. Finì terzo, con tante lacrime, nonostante il suo carattere metallico.
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Ma il grande Giro svolto, fece capire a tutti che era un campione e la sua carriera cambiò. Già ai Mondiali di Frascati l'olimpo ciclistico lo annotò ancora: finì terzo. Nel 1956 vinse una tappa al Giro, la tappa di Parigi al Tour e la Tre Valli Varesine. Sempre più solido al ruolo di vedette, nel '57 s'aggiudicò il Giro della Calabria, poi, al Giro d'Italia, gli giunse una rivincita sulla sorte. Nel duello fra Bobet e Gaul, col lussemburghese netta maglia rosa, capitò quello che nessuno s'aspettava. Charly si fermò a far pipì e il gruppo con Bobet in testa iniziò a correre a più non posso. Nencini seguì il transalpino e Gaul tramontò proprio in quella tappa che si concludeva su quel Bondone che l'anno prima l'aveva eletto leggenda. Nencini vinse per pochi secondi (diciannove) il Giro, controllando Bobet, con l'aiuto dello stesso Charly. "Io non potevo più vincere, ma Nencini era ben più meritevole di Luison e fu per me una piccola consolazione la sua vittoria" - mi disse tanti anni dopo Gaul. Il toscano di Barberino andò poi al Tour, raccogliendo i successi di tappa nelle prestigiose Briancon e Pau, conquistando pure la classifica del Gran Premio della Montagna. Insomma un protagonista anche se finì sesto. 
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Nel 1958 finì quinto al Giro ma vinse le frazioni di Roma e di Trento. Quinto pure al Tour con la vittoria di tappa a Gap. L'anno successivo parve in declino, ma vinse una tappa del Giro d'Italia e una al Gran Premio Ciclomotoristico. Invece, quel 1960 che poteva sancire la sua china pendente, divenne il suo anno d'oro. Aprì la stagione con la vittoria nel Gran Premio di Nizza. Al Giro finì secondo per soli 28" di ritardo da Jacques Anquetil. Andò al Tour per rifarsi e recitò perfettamente il copione d'obiettivo. Già maglia gialle fin dalla prima tappa al secondo giorno, dopo averla persa, la riconquistò alla decima frazione e la tenne fino al traguardo finale. Il suo avversario più pericoloso, il francese Riviere, per seguirlo in discesa dove Nencini era un asso, finì in un burrone fratturandosi la spina dorsale. Dunque un Giro e un Tour ed una doppietta nello stesso anno mancata per soli 28". Dopo quei fasti, l'inesorabile declino, complici condizioni fisiche che ebbero giornate tristi. Gastone arrivò fino al 1965, rendendosi utile ai più giovani ed insegnando loro a non mollare mai. Poi, agli inizi del 1980, un male incurabile stroncò la sua fortissima tempra.

Maurizio Ricci detto Morris
 
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Spruzzi di Giro d'Italia... - da Morris - 30-04-2021, 07:48 PM
RE: Spruzzi di Giro d'Italia... - da Morris - 08-05-2021, 08:40 AM
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RE: Spruzzi di Giro d'Italia... - da Morris - 11-05-2021, 11:19 AM
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RE: Spruzzi di Giro d'Italia... - da Morris - 13-05-2021, 12:32 PM
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RE: Spruzzi di Giro d'Italia... - da Morris - 31-05-2021, 08:38 AM

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