03-04-2012, 09:49 AM
Kolobnev: «Per difendermi ho venduto un appartamento»
Alexander Kolobnev ha appena firmato il contratto che lo lega alla Katusha per quest’anno, dopo il verdetto favorevole del Tas che ha respinto il ricorso dell’Uci. Ma la vittoria di Kolobnev ha avuto il suo prezzo, come lo stesso corridore confessa al quotidiano russo Izvetsia in una intervista ripresa da biciciclismo: «Non credo che tutti gli atleti russi sarebbero disposti a spendere tanto per dimostrare la propria innocenza. Io per difendermi ho dovuto vendere un piccolo appartamento che avevo acquistato a Mosca».
Kolobnev racconta anche i suoi momenti difficli: «Il giorno dopo la notizia della positività, ero seduto in un piccolo aeroporto di provincia francese, con la sola speranza di tornare presto in Russia dalla mia famiglia. Il resto non mi interessava. Poi mi è arrivato un sms di Sasha Vinokourov: diceva che nel giro di un’ora poteva fissarmi un appuntamento con uno dei migliori avvocati svizzeri, che avrebbe assunto la mia difesa. Così ho cambiato programma: nelle ore successive abbiamo incontrato un esperto di laboratorio francese e il giorno seguente un esperto di lotta al doping britannico che ha studiato il mio caso. Poi è arrivata la chiamata della Federazione russa, sono iniziate le indagini, hanno rivoltato tutta la mia carriera e alla fine è arrivato il verdetto che conoscete».
tuttobiciweb.it
Alexander Kolobnev ha appena firmato il contratto che lo lega alla Katusha per quest’anno, dopo il verdetto favorevole del Tas che ha respinto il ricorso dell’Uci. Ma la vittoria di Kolobnev ha avuto il suo prezzo, come lo stesso corridore confessa al quotidiano russo Izvetsia in una intervista ripresa da biciciclismo: «Non credo che tutti gli atleti russi sarebbero disposti a spendere tanto per dimostrare la propria innocenza. Io per difendermi ho dovuto vendere un piccolo appartamento che avevo acquistato a Mosca».
Kolobnev racconta anche i suoi momenti difficli: «Il giorno dopo la notizia della positività, ero seduto in un piccolo aeroporto di provincia francese, con la sola speranza di tornare presto in Russia dalla mia famiglia. Il resto non mi interessava. Poi mi è arrivato un sms di Sasha Vinokourov: diceva che nel giro di un’ora poteva fissarmi un appuntamento con uno dei migliori avvocati svizzeri, che avrebbe assunto la mia difesa. Così ho cambiato programma: nelle ore successive abbiamo incontrato un esperto di laboratorio francese e il giorno seguente un esperto di lotta al doping britannico che ha studiato il mio caso. Poi è arrivata la chiamata della Federazione russa, sono iniziate le indagini, hanno rivoltato tutta la mia carriera e alla fine è arrivato il verdetto che conoscete».
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