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Continental 2014, ecco le regole del gioco
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Continental in Italia: uno sguardo da ampliare
Il toponimo "Europa" è di origine incerta. La teoria più accreditata è che derivi dal greco antico εὐρύς (eurus), che significa "ampio" e ὤψ/ὠπ-/ὀπτ- (ōps/ōp-/opt-), che significa "occhio, viso", quindiEurṓpē, significherebbe di "largo sguardo", “ampio d'aspetto". Ma nella mitologia greca Europa era la figlia di Agenore, re di Tiro. Zeus la vide e se ne innamorò e per possederla si trasformò in un toro bianco. La condusse fino a Creta cavalcando il mare e lì ebbero tre figli, tra i quali Minosse. Creta diventò la culla della civiltà europea. Il nome Europa, da quel momento, indicò le terre poste a nord del Mar Mediterraneo. Un termine geografico indefinito, che comprendeva due continenti divisi dal Mediterraneo, centro del mondo: da una parte l'Europa confinata a nord dalle sconosciute regioni iperboree; dall'altra l'Asia, nella quale erano compresi anche l'Egitto e la Libia.

VISIONE DA AMPLIARE - Quindi non stupiamoci se andando a curiosare nel sito dell'Uci, alla voce team continental troviamo almeno quattro squadre algerine, una ethiope, francesi, croate, danesi, inglesi. Insomma squadre da tutto il mondo anticamente conosciuto come Europa. Ma Europa ha la radice di “vedere” e di “ampio spazio” tanto che la visione dell'antico continente si è ampliata a tutto il mondo ora conosciuto. Quindi continental in America, Colombia, Brasile, Australia e tutto il globo.

Ampie visioni, ampio spazio. Quello che la federazione Ciclistica e il presidente Di Rocco hanno anticipato, anzi, hanno cercato di adattare al passo con i tempi. Eh si perchè se censite nel sito dell'Uci ci sono quasi 160 squadre continental in tutto il mondo in italia ne abbiamo solo una e le altre tre con residenza straniera ma a tutti gli effetti italiane sono state cancellate per insolvenze o addirittura mai partite. La Federazione italiana a fine mondiali olandesi ha tirato una riga definitiva sui risultati battendo i pugni sul tavolo. Da qui si cambia. Linea giovane, corridori puliti, innesto di professionisti tra i dilettanti.

E ha stilato una bozza condivisibile per la gran parte, certamente perfettibile in senso filosofico, comunque da definire e comunque una strada da percorrere. Ma per quella che era solo una bozza, di contro si è registrata una alzata di scudi da parte dei tecnici dei team che ha fatto capire ancora una volta che forse da cambiare generazionalmente è proprio la categoria dei tecnici dei team. Nonostante ce ne siano di giovani, ma la testa e la mentalità forse non è al passo con i tempi. Il mondo cambia, si globalizza, anche il ciclismo tricolore lo deve fare. Una delusione per la federazione soprattutto da parte di quei team che hanno avuto in questi ultimi anni fior di convocati illustri con risultati però non pari all'onore della convocazione e che per primi avrebbero dovuto fare un passo avanti nella svolta sulle continental: preferiscono il circuito del campanile alla grande competizione internazionale.

CONTINENTAL QUANTO MI COSTI? - L'eterna domanda, è meglio essere primi nelle Gallie o ultimi a Roma? Meglio primi nei circuitini del campanile o piazzati in competizioni di livello internazionale? Perchè le continental falliscono da noi, perchè non decollano? Forse i costi troppo alti degli stipendi dei corridori che in base alla legge 91 devono essere equiparati a quelli dei corridori di un team professional. Si può fare davvero una continental a zero o minimo di stipendio? La legge italiana lo permetterebbe pur essendo un team continental equiparato a una squadra para–professionistica o para-dilettantistica?. Un corridore italiano in una continental dovrebbe essere pagato venticinquemila euro, in Polonia ad esempio tremila euro all'anno. Parliamo di altri costi. Aumentano sicuramente perchè i team continental italiani, almeno così dicono, si devono pagare alberghi, materiale tecnico e quanto altro serve per mettere in piedi una squadra. Di conseguenza per mantenerla in piedi il numero degli atleti si deve abbassare a 12 – 14. E poi rimane la fascia d'età da proteggere. I team continental investirebbero solo su ad esempio qualche juniores al passaggio di categoria e con all'attivo un gran numero di vittorie salvaguardando solo un numero risicato di under al primo anno. Il resto, i corridori dai 19, 20 anni ai 21-22 chi li seguirebbe? Molti hanno la maturità, la scuola il desiderio di iscriversi all'università. Il nostro sistema scolastico è completamente differente rispetto a quello degli altri stati stranieri. Negli stati Uniti ad esempio non c'è l'esame di maturità. Anche questo si deve valutare in una eventuale bozza perfettibile. In Italia esiste un sistema di ciclismo dilettantistico che è completamente differente rispetto agli altri stati stranieri.

In media, ogni domenica ci sono almeno quattro corse con un tetto massimo di duecento partenti. Almeno ottocento i dilettanti che ogni domenica corrono sulle strade italiane. In Germania ad esempio pare ci siano solo duecento tra corridori professionisti e corridori di continental. I dilettanti non esistono. E corrono in molte gare insieme, para-dilettanti e professionisti. Si rischia così di ridurre il numero di corridori e squadre in Italia? La bozza federale, ripetiamo perfettibile, è da vedere, discutere, analizzare. Prevede che se un corridore partecipa ad una gara continental non può correre in una gara regionale.

IPOTESI CONTRARIA - Ma facciamo l'ipotesi di ribaltare la prospettiva delle continental. Non si fanno continental ma la FCI fa una deroga in base alla quale, ad alcune gare di livello inferiore, gare professionistiche intendiamo, si possono far partecipare gli elite. Nel 2013, salvo sorprese dell'ultim'ora, ci saranno in Italia solo 5 squadre professionistiche, due world tour e tre professional: da una parte Lampre e Cannondale, dall'altra Bardiani, Androni e Fantini. Al via di corse come Coppa Sabatini, Peccioli, Matteotti, Bernocchi, Coppa Placci e qualche altra potrebbero ritrovarsi appena in 50, ma se queste fossero aperte alla partecipazione dei team dilettantistici? A quante gare potrebbero partecipare? E all'estero, i team dilettantisti italiani potrebbero correre? Altra ipotesi da studiare.

E se non si potesse derogare al regolamento continental, perche non creare una nazionale italiana con licenza continental che funga da approdo per i migliori talenti del movimento nazionale da far crescere e maturare nelle gare professionistiche? Almeno quelle italiane, per scongiurare il rischio di vedere al via meno di una centuria di atleti o di dover aprire le frontiere ai team, spesso poco competitivi o poco affidabili, provenienti dall'Est Europa.

Ecco Di Rocco per guidare la federazione per altri quattro anni dovrà valutare anche queste nuove opportunità. Il mondo si globalizza, cresce, aumenta, si amplifica, mica vorremmo rimanere ancora dietro all'Etiopia come accaduto per i nostri corridori under ai mondiali di Valkenburg?

Tina Ruggeri - ciclismoweb.net
 
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Messaggi in questa discussione
RE: Continental, ecco la bozza della FCI - da SarriTheBest - 02-11-2012, 10:06 PM

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