03-03-2015, 01:38 PM
CASO SANTAMBROGIO, IL SILENZIO
Il 20 gennaio è stata mandata un dossier per spiegare l'accaduto
Quando scoppiò il caso, l'ennesimo caso, Mauro Santambrogio si disse "tranquillissimo", perché aveva fornito le ragioni della sua positività. Ora è un po' più preoccupato, non tanto per quello che potrà succedere o succederà, ma per il silenzio che è calato attorno a questo ennesima vincenda di doping.
È bene ricordare che il corridore comasco è risultato positivo ad un controllo antidoping fuori-competizione dell'Uci del 22 ottobre scorso. La sostanza: testosterone. Santambrogio, all'epoca dello scandalo, il 18 dicembre scorso, ha risposto in maniera forte e chiara: «Non mi sono dopato. Mi stavo curando e lo avevo detto anche a chi era venuto a fare il controllo».
Quel 22 ottobre il corridore non avrebbe potuto correre perché era infatti ancora squalificato (fino al 2 novembre) per la clamorosa positività all'Epo al Giro d'Italia 2013. «In quel periodo buio e difficile - ha raccontato il corridore in quei giorni a tuttobiciweb.it - avevo problemi di salute. Non ho vergogna a dirlo: anche di erezione. Allora sono andato dall'urologo che mi ha prescritto una cura di tre mesi con dei prodotti che contenevano testosterone. La cura è finita a inizio ottobre, il contatto con Ivano Fanini (Amore & Vita, ndr) per la squadra è avvenuto il 28, dopo il controllo a sorpresa».
Questa è la storia, a grandi linee. Ora sul tavolo dell'ufficio legale dell'Uci c'è una memoria difensiva confezionata dall'avvocato Giuseppe Napoleone il 20 gennaio scorso. Ad oggi non si sa più nulla. Tutto tace. Perché?
tuttobiciweb.it
Il 20 gennaio è stata mandata un dossier per spiegare l'accaduto
Quando scoppiò il caso, l'ennesimo caso, Mauro Santambrogio si disse "tranquillissimo", perché aveva fornito le ragioni della sua positività. Ora è un po' più preoccupato, non tanto per quello che potrà succedere o succederà, ma per il silenzio che è calato attorno a questo ennesima vincenda di doping.
È bene ricordare che il corridore comasco è risultato positivo ad un controllo antidoping fuori-competizione dell'Uci del 22 ottobre scorso. La sostanza: testosterone. Santambrogio, all'epoca dello scandalo, il 18 dicembre scorso, ha risposto in maniera forte e chiara: «Non mi sono dopato. Mi stavo curando e lo avevo detto anche a chi era venuto a fare il controllo».
Quel 22 ottobre il corridore non avrebbe potuto correre perché era infatti ancora squalificato (fino al 2 novembre) per la clamorosa positività all'Epo al Giro d'Italia 2013. «In quel periodo buio e difficile - ha raccontato il corridore in quei giorni a tuttobiciweb.it - avevo problemi di salute. Non ho vergogna a dirlo: anche di erezione. Allora sono andato dall'urologo che mi ha prescritto una cura di tre mesi con dei prodotti che contenevano testosterone. La cura è finita a inizio ottobre, il contatto con Ivano Fanini (Amore & Vita, ndr) per la squadra è avvenuto il 28, dopo il controllo a sorpresa».
Questa è la storia, a grandi linee. Ora sul tavolo dell'ufficio legale dell'Uci c'è una memoria difensiva confezionata dall'avvocato Giuseppe Napoleone il 20 gennaio scorso. Ad oggi non si sa più nulla. Tutto tace. Perché?
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