03-12-2014, 03:39 PM
Non ho ancora letto tutto l'articolo, che chiaramente mi coinvolge molto emotivamente. In ogni caso, al Giro aveva 21 e 22 anni. Cavilli a parte, è verosimilmente innegabile una mancanza di stimoli, però non bisogna concludere che a Andy il ciclismo non piaceva. Ha dato la priorità alla sua vita e umanamente mi sembra corretto. Questo aspetto l'ha portato ad essere invidiato da Contador ("Non so come faceva ad avere una vita sociale del genere e essere sempre così in forma al Tour de France"), ma annunciando il suo ritiro gli veniva da piangere. Anche alla fine, il ginocchio si poteva sistemare, ma sarebbe stato rischioso e la vita viene prima del ciclismo. Non ha firmato niente a nessuno, era un semplice ragazzo che si divertiva come un bambino dentro e fuori le corse, con un talento che è stato definito come "uno dei migliori di sempre" che forse non è mai emerso pienamente, per i vari aspetti. Ma mettere la vita davanti al ciclismo, non è rimproverabile. Non essere in forma dappertutto non sighnifica necessariamente fregarsene e/o mancare di rispetto per un professionista.
Non so se si vivranno ancora giornate come quelle del Galibier o dell'Alpe d'Huez, ora il ciclismo è pieno di calcoli e i calcoli escludono queste azioni. Andy invece correva d'istinto, se Contador parte a 90 dall'arrivo anche se è poco prudente inseguirlo lo si insegue, perché è Contador. E così c'è spettacolo.
Non so se si vivranno ancora giornate come quelle del Galibier o dell'Alpe d'Huez, ora il ciclismo è pieno di calcoli e i calcoli escludono queste azioni. Andy invece correva d'istinto, se Contador parte a 90 dall'arrivo anche se è poco prudente inseguirlo lo si insegue, perché è Contador. E così c'è spettacolo.