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Leggiti il curriculum (puoi anche fermarti alla prima, seconda riga) e lo vedi da solo
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Martini per meriti sportivi se lo merita anche, io trovo sia una persona che ha reso onore all'Italia in campo sportivo... Però la trovo un'utile onorificenza, che avrebbe l'unico scopo di pesare sulle già tartassate tasche degli italiani.
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Anche facendo finta che sotto di lui i corridori non si dopassero, cosa ha fatto di speciale? Allora facciamo senatori a vita anche Sacchi, Velasco, Recalcati, Cerioni. Poi su, lo sport è intrattenimento, non mescoliamolo con cultura, scienza, letteratura...
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Alfredo Martini compie 93 anni
Figura chiave per il ciclismo italiano
Taglia oggi un altro traguardo importante, Alfredo Martini. Il "ct" per antonomasia, oggi presidente onorario della Federazione, compie infatti 93 anni.
Le prime corse nell'Italia fascista che va verso la Guerra Mondiale, poi il professionismo dal 1941 al 1957, qualche vittoria di peso (il Giro dell'Appennino nel 1947, il Giro del Piemonte nel 1950, una tappa al Giro d'Italia 1950 nella sua Firenze, una tappa al Tour de Suisse 1951), la gioia di indossare la maglia rosa, tanti chilometri a faticare per i capitani e una parte da coprotagonista nella tappa della leggenda, la Cuneo-Pinerolo, quando fu terzo nel giorno della più incredibile impresa di Fausto Coppi.
Poi divenne direttore sportivo e vinse il Giro d'Italia del 1971 con lo svedese Gösta Pettersson alla Ferretti. E dal 1975 inizò la sua avventura azzurra: fino al 1997 è stato ct con sei titoli mondiali all'attivo - Francesco Moser nel 1977 a San Cristóbal, Giuseppe Saronni nel 1982 a Goodwood, Moreno Argentin nel 1986 a Colorado Springs, Maurizio Fondriest nel 1988 a Renaix, Gianni Bugno nel 1991 a Stoccarda e nel 1992 a Benidorm - più altri sette argenti e sette bronzi.
Sceso dall'ammiraglia, Martini è diventato il "vecchio saggio" del ciclismo italiano, ma non uno di quelli da carica onorifica e stop, no. L'incredibile è che ad ogni intervento - che sia davanti ad un piccolo gruppo di persone o a una platea più che qualificata - Alfredo continua a sorprendere per la capacità comunicativa, per la chiarezza del linguaggio, per l'efficacia di parole che vanno sempre a segno.
Buon compleanno, caro Alfredo. Di una cosa puoi star sicuro: noi pedaliamo tutti con te.
tuttobiciweb.it
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ONORIFICENZA: Alfredo Martini cittadino onorario di Calenzano
Il Consiglio Comunale della città natale consegnerà l’attestato domani pomeriggio alle ore 16,30 nell’aula magna del Design Campus
Calenzano (FI) (28/3) - Se non abbiamo perso il conto con quella di domani pomeriggio conferita dal Consiglio Comunale di Calenzano, sono 14 le onorificenze per il grande Alfredo Martini. Questa è una delle più attese per il novantatreenne presidente onorario della Federazione Ciclistica Italiana, in quanto Martini è nato proprio a Calenzano, e prima di ricevere il riconoscimento dal sindaco della località fiorentina Alessio Biagioli, Alfredo si recherà nella corte del Molino dove nacque il 18 febbraio 1921, per ricevere un mazzo di fiori da un giovane atleta della locale società ciclistica Fosco Bessi, una pergamena e un trofeo offerto dagli abitanti del Molino. La cerimonia ufficiale invece si svolgerà a partire dalle 16,30 nell’aula magna del Design Campus in via Pertini 93, dove sarà proiettata anche un’intervista nella quale Alfredo Martini racconta la sua adolescenza a Calenzano.
Ricordiamo che Martini è cittadino onorario di Utsunomiya la città giapponese che ospitò i mondiali di ciclismo su strada nel 1990, quando s’impose il belga Rudy Dhaenens su De Wolf e Gianni Bugno, della Provincia di Arezzo, oltreché di Imola, Pegognaga, Peccioli, Cortona, Arezzo, Montecatini Terme, Serravalle Pistoiese, Camaiore, Castagneto Carducci, Larciano, Barberino di Mugello e da domani appunto anche di Calenzano.
Antonio Mannori - federciclismo.it
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Cassani: Martini ricoverato, forza Alfredo!
Ancora problemi fisici per il mitico ct
La notizia la dà direttamente Davide Cassani, nel corso della conferenza stampa che ha chiuso il raduno azzurro a Malé, in provincia di Trento. «Ci hanno informato che Alfredo Martini è stato ricoverato in ospedale. Forza Alfredo, ti mandiamo un grande abbraccio e facciamo tutti il tifo per te».
Particolare l'emozione in sala, anche perché il grande Alfredo è presidente onorario del Gs Melinda che nel weekend sarà impegnato ad organizzare le sfide tricolori.
tuttobiciweb.it
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SONO DOTATO, MA NON SONO ROCCO
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Ha raggiunto i compagni Coppi&Bartali lassù col Magni e tutti gli altri. Riposa in pace Alfredo.
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CIAO ALFREDO
Il ciclismo italiano piange un grande uomo di ciclismo
Pochi minuti fa il grande Alfredo Martini ha terminato la sua bellissima corsa terrena. Una delle più belle e imporatnti figure del ciclismo italiano ci ha lasciato. Ci mancherà il suo garbo, ci mancherà la sua saggezza, ci mancherà tutto di un uomo che ha fatto del buonsenso il proprio segno distintivo. Lo piangiamo e lo ricordiamo con profonda commozione. E con un magone grande così.
Nato a Firenze il 18 febbraio 1921, aveva compiuto 93 anni. Ha lottato fino alla fine e si è spento lentamente come una candela all’Ospedale di Firenze. Con lui se ne va il testimone più profondo e poetico che il ciclismo potesse trovare. Ha dato tutto se stesso fino alla fine. Ha lasciato a tutti noi una grandissima e preziosa eredità, ma da oggi il ciclismo italiano è certamente molto più povero.
«C’è chi mi ha eletto ambasciatore di ciclismo, chi mi ha visto come un profeta o un guru o un missionario - ha scritto con il collega Marco Pastonesi nel suo recente “La vita è una ruota” (edizione Ediciclo) -. Invece io ho sempre pensato che avrei potuto fare di più. Se guardo indietro, penso che la bicicletta e il ciclismo mi abbiano dato più di quello che io ho dato loro. Avrei voluto dare il doppio, ma bisogna saper accettare i propri limiti, con onestà».
CHI È STATO ALFREDO MARTINI
Martini fu corridore professionista dal 1941 al 1957.Vinse il Giro dell'Appennino nel 1947, il Giro del Piemonte nel 1950, una tappa al Giro d'Italia 1950 (quella di Firenze) che concluse al terzo posto dietro Koblet e Bartali vestendo la maglia rosa per una tappa, e una tappa al Tour de Suisse 1951, concluso al terzo posto dietro Kubler e Koblet.
Come direttore sportivo fu alla Ferretti e alla Sammontana dal 1969 al 1974 e vinse il Giro d'Italia 1971 con lo svedese Gösta Pettersson.
Da commissario tecnico della nazionale dal 1975 al 1997 ha condotto a conquistare la maglia iridata Francesco Moser nel 1977 a San Cristóbal (Venezuela), Giuseppe Saronni nel 1982 a Goodwood (Gran Bretagna), Moreno Argentin nel 1986 a Colorado Springs (Stati Uniti), Maurizio Fondriest nel 1988 a Renaix (Belgio), Gianni Bugno nel 1991 a Stoccarda (Germania) e nel 1992 a Benidorm (Spagna) più altri sette argenti e sette bronzi.
Dal 1998 è supervisore di tutte le squadre nazionali di ciclismo e Presidente Onorario della Federazione Ciclistica Italiana; contemporaneamente abbandona il suo pluridecennale incarico di CT della nazionale, lasciando il posto ad Antonio Fusi.
Nel 2007, con la collaborazione del giornalista sportivo Francesco Caremani, Martini ha raccontato la propria eccezionale carriera di atleta e di commissario tecnico in un libro di grande impatto emotivo per la passione per le due ruote che trasuda da ogni pagina. "Ciclismo, brava gente. Un secolo di pedali e passioni raccontato in presa diretta". Nel 2008 è uscito un altro libro importante, "Alfredo Martini, memorie di un grande saggio del ciclismo" di Franco Calamai, che ripercorre la vita, i ricordi e gli aneddoti di una vita passata nel mondo dei pedali. Ultimo suo lavoro: La vita è una ruota, scritto con Marco Pastonesi Edilciclo editore, Si parla di ciclismo e di tanta saggezza.
Da marzo 2013 era presidente onorario dell'"Associazione Fausto e Serse Coppi" a Castellania.
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Ciao Alfredo, le leggende non muoiono mai...
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Tra i successi di Martini ricordiamo la sua capacità di cavalcare il doping per oltre vent'anni portando i corridori italiani a grandi successi internazionali, riuscendo comunque, inspiegabilmente, a diventare un simbolo di etica e sport pulito. Grande Alfred
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E' stato il simbolo del ciclismo italiano per tantissimi anni e, anche se ormai non era più "operativo", la sua mancanza si sentirà di certo...
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L'Alan Shearer de TikTok
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Non politicamente corretto, ma trovo sempre difficile contestare quello che scrive Gersh.
In ogni caso è un personaggio che mancherà, anche a 93 anni non era mai banale nei suoi interventi.
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I count two guns
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Gli anni della svolta doping sono stati il 93/94, quanto detto da Gershwin è incorretto
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26-08-2014, 01:30 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 26-08-2014, 01:32 PM da Gershwin.)
A parte che era ct anche in quegli anni, ma poi con Saronni, Moser il doping era già al massimo splendore. Immagino che a Città del Messico nell'84 ci fosse anche lui insieme a Moser e Conconi. Negli anni novanta sono arrivate le regole contro il doping ma ce n'è stato bisogno perché fino a quel punto era il delirio totale. Per carità non è che era peggio degli altri ma questa mania di volerlo distinguere non la capisco (sulla Gazzetta oggi Bergonzi l'ha scritto pure esplicitamente, una roba tipo "negli anni più bui (doping) è sempre stato una guida")
Mentre lui era commissario tecnico, i suoi corridori erano dopati. Delle due l'una: o non se ne rendeva conto e quindi era totalmente incapace, o lo sapeva e contribuiva direttamente. Noi l'abbiamo visto da "commentatore" ma prima era coinvolto direttamente
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