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Aridatece Vinokourov! - Cosa manca a questa Boucle...
#1
Aridatece Vinokourov!
Cosa manca a questa Boucle per essere spettacolare


La tappa di Plateau de Beille ha confermato ciò che tutti temevamo: comunque vada a finire questo Tour, non ci sono gli uomini sufficientemente dotati di gambe/coraggio per meritare la vittoria a Parigi. Al momento. Certo, possiamo sempre sperare in una ripresa a livello fisico di Contador e dunque immaginare che Alberto mazzuoli tutti sulle Alpi, o che Andy Schleck prenda una botta in testa e finalmente rinsavisca. Ma a questo punto, di speranze non si vive. Il segno più tangibile di questa crisi è lo sfatamento, pressoché inevitabile, del mito di Plateau de Beille, che voleva la salita pirenaica incoronare, sempre e comunque, il vincitore del Tour. Non ce ne voglia Jelle Vanendert, ma 12 minuti (quelli che ha di ritardo dalla maglia gialla) sono veramente tanti e dopo ciò che ha dimostrato in questa 3 giorni pirenaica, dubitiamo che gli lasceranno vita facile nelle fughe bidone.

A questo punto, per questo 26enne talentuoso ma dal ginocchio ballerino, l'obiettivo di portare a casa la maglia a pois diventa prioritario. Jelle si rivelò tra i professionisti a 22 anni quando piazzò un ottimo 12° posto in una classica tosta come la Freccia Vallone (migliorato con un 6° quest'anno), quando ancora indossava la maglia della Topsport. Tra i dilettanti il ragazzo vanta anche una serie di ottimi piazzamenti: 3° nel Giro delle Regioni, 5° al mondiale di Salisburgo e 7° nell'europeo di Valkenburg, nonché vincente in una tappa alla Ronde de l'Isard e leader per un giorno al Valle D'Aosta, il che rende un po' meno sorpendente la prestazione di oggi e quella dell'altro giorno.

Ma torniamo ai nostri non-campioni. Non è una questione d'impegno: Ivan Basso ha preparato il Tour a puntino e ce la mette tutta, per far danni; le sue trenate fan decisamente più male degli scattini di Andy Schleck. Cadel Evans, come Ivan, ha gli anni che ha e in più ha dalla sua anche la crono. Samuel Sánchez, ricordiamo, è uno scattista riciclato come corridore da corse a tappe, attacca ma grandi imprese in montagna non ne farà mai, se non alla Vuelta. È una questione di qualità: qualità agonistica. Manca il Campione, quello con la C maiuscola, quello a tutto tondo che abbina una gamba spettacolare a una tattica efficace (quello alla Contador versione Giro, insomma). Si potrebbe obiettare che quando hai un'ottima gamba potresti vincere anche correndo in modo scriteriato, ma a far collassare questa teoria ci pensa Andy Schleck, che se avesse le capacità mentali non diciamo di un Contador, ma di un corridore normale, a questo punto sarebbe primo in classifica dei favoriti, come minimo.

In un contesto senza campioni per le corse a tappe, emergono in questo scenario anche scattisti e passisti: ovvero, si ritorna al ciclismo di una volta, in un certo senso, quando la corsa non veniva fatta esclusivamente sulle grandi montagne ma su tutto il percorso. E così, come nel Tour 2007 (dove però in testa c'era uno scalatore), troviamo in maglia gialla un corridore che è stato sottovalutato (a questo punto possiamo dirlo, senza ombra di dubbio) dagli avversari, che è Thomas Voeckler, che anche oggi ha resistito splendidamente col gruppo dei migliori. Scusate, abbiamo detto resistenza? No, non ci siamo: Voeckler non ha dimostrato il minimo appannamento, ha rintuzzato spesso gli attacchi in prima persona, ha avuto un momento di difficoltà solo quando si è messo davanti Basso, ma non si è mai, dicasi mai, staccato dalle ruote dai migliori, e scusate se è poco.

Come si era capito già da qualche giorno, Voeckler approderà alle Alpi con ancora la maglia gialla sulle spalle, e non ci fosse una crono da 40 km al penultimo giorno, sarebbe a questo punto il favorito numero uno per la vittoria finale, non scherziamo. Sarebbe bello, comunque, vederlo a Parigi sul podio: bello e brutto allo stesso tempo. Bello, perché sarebbe la dimostrazione che la tenacia alle volte paga più della forza bruta. Brutto, perchè dimostrerebbe quanto il panorama odierno sia scarso.

A fianco al successo di Voeckler, a confermare la teoria, ci sono Hushovd e Gilbert che fanno numeri spettacolari in tappe che, fino a qualche anno fa, non li avrebbero visti nemmeno lontanamente protagonisti. E invece quest'anno sono i vincitori morali del Tour de France, comunque vada a finire. La speranza, a questo punto, è che i talenti del futuro crescano in fretta (e un po' meglio di Andy Schleck) e tornino a rendere il Tour de France una corsa spettacolare e combattuta. Perché altrimenti sarebbe il caso di urlare ai quattro venti: «Aridatece Vinokourov», ovvero il corridore che ha iniziato la Boucle da pensionando, e l'ha terminata anzitempo per una maledetta caduta. Lui, il kazako dalla personalità d'acciaio, avrebbe sì trovato il modo per dare spettacolo su queste salite, anche a costo di saltare in aria.

L'ultimo dato è sintomatico: il ritardo del vincitore odierno dal record di scalata a Plateau de Beille fatto segnare da Pantani nel 1998 è stato di 2'30", all'incirca; quindi il gruppo dei big sarebbe stato staccato di più di 3' dal Pirata. Fate vobis.

Nicola Stufano per Cicloweb
 
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#2
Vino poteva anche animare la corsa a costo di piantarsi poi a 50 metri dall'arrivo così come accadde in una tappa della Vuelta 2006 da lui vinta. Sicuramente se ci fosse stato qualche big in piu' la tappa sarebbe forse stata diversa, Pantani inoltre era tutt'altra cosa rispetto ai corridori di oggi ma anche Contador assieme a Rasmussen salì molto piu' forte rispetto a come è salito ieri. Comunque bella disamina Sisi
 
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