15-05-2013, 07:59 PM
Attacchi&Contrattacchi: Wiggo, meglio di chi lo racconta
I maestrini del bon ton, che giudicano in base alla ruffianeria
Sconcerto e sgomento in sala stampa: Wiggins parla. Tranquillamente, sul traguardo del Vajont. Spiega che soffre un po’ per il raffreddore, dice che il Giro è difficile, ma che anche il Tour è molto difficile se lo corri col raffreddore.
Adesso per tanti colleghi si crea un problema enorme: è dalla partenza di Napoli che dipingono Wiggins come Sua Antipatia, come il signore di tutti gli spocchiosi, come il principe dei superbi. Ci hanno spiegato e gli hanno spiegato che così non si fa, che un personaggio pubblico ha dei doveri precisi col pubblico, che li ha soprattutto lui, leader di una squadra televisiva, cioè di comunicazione pura.
Adesso questo parla tranquillamente sul traguardo, in diretta Rai, come tutti gli altri, e l’odioso personaggio va in frantumi. Ma chi è, davvero, Wiggins? E’ il fetentissimo borioso che ci dipingono gli Inguardabili del Processo, magari solo perché non sale a fare bacini bacini con la Zia, o è il tranquillo mister inglese che alla partenza di Cosenza ho visto voltare la bici e andare lungo le transenne, per fare foto con le famiglie che lo chiamavano? Chi è, davvero, Wiggins?
I maestrini del bon ton, che giudicano le persone in base al grado di ruffianeria e servilismo a loro stessi riservati, continueranno a dipingerlo come l’inglese sprezzante e insensibile. Purtroppo, c’è una colpa imperdonabile: Wiggins proprio non capisce che ha un dovere pubblico, il dovere di sdraiarsi a zerbino di fronte ai signori del giornalismo.
Per quanto mi riguarda, non mi importa granchè se Wiggins sia simpatico o antipatico. E’ un problema di sua moglie, dopo tutto. Però trovo veramente vile – e questo sì spocchioso – mettergli addosso queste brutte etichette soltanto perché non si presta ai giochi del circo equestre mediatico. Ne faccio parte, non mi nascondo. Ma non per questo devo condividerne tutti i tic e le nevrosi.
Per me, Wiggins resta un grande ciclista e un rispettabile ragazzo d’Inghilterra che ha scelto di vivere, di muoversi, di comunicare come meglio crede. Se in un particolare giorno o in un particolare momento non gradisce il microfono sotto al naso, fa benissimo ad allontanarlo, anche in malomodo, se il microfono non la capisce da solo. Quando è il momento di parlare lo decide lui, liberamente e tranquillamente.
Certo noi italiani fatichiamo a capirlo: noi siamo il popolo che ormai vive da suddito della televisione, come dimostrano tanti connazionali entusiasti di mettersi a favore di telecamera, con i lutti dentro casa, subito dopo cataclismi e tragedie. Chiaro che un tizio riservato e chiuso come Wiggins, padrone del suo tempo e delle sue parole, della sua personalità e della sua vita, sia molto difficile da accettare. Io però lo rispetto, anche se difendere Wiggins di questi tempi è scomodo e rischioso. Ma poco mi importa. Per quanto mi riguarda resta liberissimo - lui come tutti gli altri - di parlare quando, come, con chi gli pare. E se difende strenuamente questa libertà, senza calcolare convenienze e conseguenze, lo rispetto ancora di più. Non ce ne sono molti come lui, da queste parti.
di Cristiano Gatti per tuttobiciweb.it
I maestrini del bon ton, che giudicano in base alla ruffianeria
Sconcerto e sgomento in sala stampa: Wiggins parla. Tranquillamente, sul traguardo del Vajont. Spiega che soffre un po’ per il raffreddore, dice che il Giro è difficile, ma che anche il Tour è molto difficile se lo corri col raffreddore.
Adesso per tanti colleghi si crea un problema enorme: è dalla partenza di Napoli che dipingono Wiggins come Sua Antipatia, come il signore di tutti gli spocchiosi, come il principe dei superbi. Ci hanno spiegato e gli hanno spiegato che così non si fa, che un personaggio pubblico ha dei doveri precisi col pubblico, che li ha soprattutto lui, leader di una squadra televisiva, cioè di comunicazione pura.
Adesso questo parla tranquillamente sul traguardo, in diretta Rai, come tutti gli altri, e l’odioso personaggio va in frantumi. Ma chi è, davvero, Wiggins? E’ il fetentissimo borioso che ci dipingono gli Inguardabili del Processo, magari solo perché non sale a fare bacini bacini con la Zia, o è il tranquillo mister inglese che alla partenza di Cosenza ho visto voltare la bici e andare lungo le transenne, per fare foto con le famiglie che lo chiamavano? Chi è, davvero, Wiggins?
I maestrini del bon ton, che giudicano le persone in base al grado di ruffianeria e servilismo a loro stessi riservati, continueranno a dipingerlo come l’inglese sprezzante e insensibile. Purtroppo, c’è una colpa imperdonabile: Wiggins proprio non capisce che ha un dovere pubblico, il dovere di sdraiarsi a zerbino di fronte ai signori del giornalismo.
Per quanto mi riguarda, non mi importa granchè se Wiggins sia simpatico o antipatico. E’ un problema di sua moglie, dopo tutto. Però trovo veramente vile – e questo sì spocchioso – mettergli addosso queste brutte etichette soltanto perché non si presta ai giochi del circo equestre mediatico. Ne faccio parte, non mi nascondo. Ma non per questo devo condividerne tutti i tic e le nevrosi.
Per me, Wiggins resta un grande ciclista e un rispettabile ragazzo d’Inghilterra che ha scelto di vivere, di muoversi, di comunicare come meglio crede. Se in un particolare giorno o in un particolare momento non gradisce il microfono sotto al naso, fa benissimo ad allontanarlo, anche in malomodo, se il microfono non la capisce da solo. Quando è il momento di parlare lo decide lui, liberamente e tranquillamente.
Certo noi italiani fatichiamo a capirlo: noi siamo il popolo che ormai vive da suddito della televisione, come dimostrano tanti connazionali entusiasti di mettersi a favore di telecamera, con i lutti dentro casa, subito dopo cataclismi e tragedie. Chiaro che un tizio riservato e chiuso come Wiggins, padrone del suo tempo e delle sue parole, della sua personalità e della sua vita, sia molto difficile da accettare. Io però lo rispetto, anche se difendere Wiggins di questi tempi è scomodo e rischioso. Ma poco mi importa. Per quanto mi riguarda resta liberissimo - lui come tutti gli altri - di parlare quando, come, con chi gli pare. E se difende strenuamente questa libertà, senza calcolare convenienze e conseguenze, lo rispetto ancora di più. Non ce ne sono molti come lui, da queste parti.
di Cristiano Gatti per tuttobiciweb.it