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Ciclismo e media: UCI-Infront, un teledisastro
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Ciclismo e media: UCI-Infront, un teledisastro
Bilancio dei Mondiali in tv, tra dirette mancate e problemi video

La settimana del Mondiale toscano è stata molto negativa dal punto di vista televisivo. La colpa è imputabile solo ed esclusivamente all'UCI che, in occasione del congresso 2012 tenutosi a Valkenburg, ha annunciato pubblicamente l'accordo con Infront Sports & Media per la trasmissione e la commercializzazione dei Mondiali fino al termine della stagione 2016. Mondiali al plurale, perché tale accordo riguarda tutte le differenti discipline del panorama ciclistico, quindi BMX, ciclocross, mountain bike, pista e strada.

Infront Sports & Media è un'agenzia specializzata nel campo del marketing sportivo in tutti gli ambiti come gestione dei diritti, sponsorship, organizzazione, produzione e commercializzazione di eventi. Pur avendo la sede in Svizzera, a Zug per la precisione, il gruppo ha ventiquattro filiali nel mondo di cui due in Italia, a Milano e Roma. La divisione italiana è presieduta da Marco Bogarelli, già fondatore di Media Partners, agenzia simile a Infront con la quale si è fusa negli anni passati. Fratello dell'ex proprietario di Interactive (che gestiva i canali tv Sportitalia), Bogarelli vanta amicizie molto importanti sia a livello politico che in quello sportivo - poche settimane fa era uscita la notizia che una delle ex amanti di Silvio Berlusconi, Sabina Began detta "ape regina", è consulente di Infront Italia alla modica cifra di 370.000 euro annui, ma la società ha poi smentito la cosa.

Infront Sports & Media è presieduta dallo svizzero Philippe Blatter, manager e soprattutto nipote del presidente della FIFA Sepp, non esattamente l'emblema della democrazia sportiva: sotto la direzione di Blatter l'agenzia ha compiuto il decisivo salto nel panorama mondiale, conquistando una posizione apicale nel mercato sportivo. Nel proprio portafoglio di eventi ci sono tutti gli sport invernali (tranne quelli dell'ISU, ovvero della federazione internazionale pattinaggio), le competizione europee di pallavolo e pallamano, il mondiale di Superbike e, soprattutto, partnership con FIFA, UEFA e svariate federazioni nazionali calcistiche.

Nel nostro caso Infront, nello stabilire le condizioni di vendita, ha chiesto alle varie emittenti mondiali un prezzo esagerato per la trasmissione degli eventi: restringendo il problema alla prova su strada, molte emittenti storiche del ciclismo europeo non hanno trasmesso la competizione: l'esempio lampante è quello di Eurosport, il canale paneuropeo sempre prodigo di spazio per le due ruote, che, conosciuta la richiesta esosa dell'azienda svizzera, ha presentato un'offerta adeguata agli anni passati la quale è stata immediatamente respinta al mittente.

Altro caso emblematico è quello spagnolo: su TVE, tramite il canale specializzato Teledeporte, solo la prova in linea maschile è stata trasmessa a partire dalle 14 mentre tutte le altre prove riprese in diretta non sono state visibili nel paese iberico. La federazione mondiale ha tentato di rimediare attuando lo stesso metodo usato per i restanti mondiali dell'anno: gare trasmesse in diretta sul canale Youtube dell'UCI solamente nei paesi senza copertura tv. Soluzione tecnologica ma assai discriminante per i molti che non hanno dimestichezza con il web, o che sono vittime di un digital divide rispetto ai paesi più avanzati.

Dal punto di vista della copertura delle gare, la situazione è stata disastrosa: diretta negata alla cronometro a squadre femminile e a tutte le quattro prove juniores. Con due quinti delle gare in programma non trasmesse per motivi meramente economici appare evidente che chi firmò quel contratto abbia fatto una sciocchezza: Pat McQuaid, da venerdì ex presidente dell'UCI, che, conoscendolo, non farà mai alcun tipo di ammenda. L'allora vicepresidente era Renato di Rocco il quale, intervistato domenica mattina da Rai Sport, ha dichiarato che lui, come Federazione Ciclistica Italiana ed organizzatore del Mondiale toscano, avrebbe voluto che fosse l'ente di stato a svolgere il ruolo di host broadcaster dell'evento ma la colpa della scelta differente era «della federazione mondiale che ha voluto a tutti i costi l'accordo con una società terza». Probabilmente abbiamo assistito ad un caso di vuoto di memoria temporaneo, oppure nei giorni in cui venne firmato quell'accordo il vicepresidente UCI era su Marte...

Per quanto riguarda l'aspetto tecnico delle trasmissioni, inevitabile cominciare in discorso con il problema delle riprese: il personale utilizzato non aveva esperienza a tali livelli, essendo solitamente impegnato in gare regionali di categorie giovanili. Da quanto si apprende, i dirigenti di Infront hanno chiesto alla Rai il prestito del suo personale che, fra dirette e differite di ciclismo e atletica, è impegnato per quasi ottanta giornate all'anno sui mezzi in movimento. La qualità delle immagini è stata molto scarsa, con squadrettamenti soprattutto nelle cronometro in cui il segnale video dalle moto si sganciava puntualmente dopo pochi secondi.

Nella piovosa prova maschile in linea, in svariati momenti della prima metà di gara era saltato il segnale internazionale in quanto, per risparmiare, non è stato ritenuto necessario l'uso di un aereo ponte per irradiare senza problemi le immagini. L'aereo ponte (che volando al di sopra delle nuvole può ritrasmettere il segnale molto meglio dei classici elicotteri) è un must per qualsiasi evento ciclistico trasmesso nel 2013, sarebbe superfluo considerarlo. Le scelte registiche, in particolar modo quelle della prova domenicale, sono state a dir poco cervellotiche, prive di qualsiasi logica narrativa. Insomma, una bocciatura totale.

Infine, un'altra decisione incredibile è stata presa dall'accoppiata Infront-UCI ossia la non produzione delle gare in alta definizione nativa: lo standard è proprio delle produzioni principali di Rai, France Télévision, TVE España, Sporza e NOS, vale a dire i maggiori canali che trasmettono ciclismo lungo la stagione - sono tutte televisioni statali. La scelta di non riprendere in HD nativo è stata fatta per meri motivi economici, dato che servono telecamere fisse e mobili capaci di riprendere in tale standard.

Ad evento finito, possiamo dire senza ombra di dubbio che le parole del capo dell'organizzazione Angelo Zomegnan sulla «copertura televisiva da record» sono state improvvide e clamorosamente smentite dai fatti. Chiusura con una notizia di due settimane fa: in occasione dell'abituale consiglio di amministrazione Rai sono stati annunciati alcuni cambi a livello di direzione in alcune redazioni. Per quanto riguarda Rai Sport, è stata promossa al ruolo di vicedirettrice Ivana Vaccari, già presente nel mondo ciclistico come co-responsabile della squadra Rai al Giro d'Italia a metà anni Duemila. A farle posto è stato, purtroppo, Auro Bulbarelli: questa mossa pare sia stata basata non sui risultati raccolti (che sono stati ampiamente positivi) ma per motivazioni di apparentamenti politici. Una brutta botta per il ciclismo, sport che il giornalista mantovano aveva coccolato e portato alla ribalta nella vetrina di Rai Sport 2, canale di riferimento per tutti i ciclofili italiani. Che ora dovranno sperare molto per non vedere ridotto quanto visto negli ultimi anni.

Alberto Vigonesi - cicloweb.it
 
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#2
Il leghista Aurone è stato retrocesso quindi
 
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#3
La Vaccari no!!! Arrabbiato
 
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#4
Bulbarelli: «I Mondiali meritavano immagini migliori».
Non abbiamo potuto mostrare le bellezze toscane e delle gare

Di Toscana 2013 ci resta il ricordo di una settimana di gare appassionanti, ma immagini non della qualità che merita un evento prestigioso come il Campionato del Mondo. A segnalarlo milioni di appassionati di ciclismo che hanno seguito le gare in tv, ma anche gli stessi addetti ai lavori che ce le hanno proposte. La produzione delle corse iridate è stata affidata dall'UCI al broadcaster internazionale Infront e ha visto all'opera oltre 150 persone, 25 telecamere che hanno seguito le gare sia dalla strada che dall’alto, con immagini aeree. Il risultato? Non soddisfacente per chi le ha trasmesse nelle nostre case, vale a dire mamma RAI, e in particolare RaiSport guidata a Firenze dal vicedirettore Auro Bulbarelli a cui abbiamo chiesto un commento al riguardo.

Come capo spedizione RAI come giudica i mondiali di Toscana 2013?
«In termini di ascolti possiamo essere molto soddisfatti, sia sabato che domenica abbiamo raggiunto picchi ragguardevoli e nel week end Raisport2, secondo i dati Auditel, è stata la rete più vista durante le parti conclusive sia della gara femminile che di quella maschile. Purtroppo la qualità del prodotto proposto ha deluso molto, noi in primis quanto i nostri spettatori. Capisco le difficoltà dovute al maltempo, ma ritengo che la struttura tecnologica messa in campo sia stata senza dubbio inadeguata. Io mi rivolgo all'UCI e agli organizzatori della rassegna iridata: come è stato dato l'appalto di questo lavoro? A chi si sono rivolti per riprendere l'evento più importante dell'anno? Il ciclismo e la Toscana meritavano di meglio».

L'UCI ha sottoscritto un accordo con Infront che sarebbe dovuto iniziare dal 2014 e che durerà per i prossimi tre anni. Che ne pensa?
«Pongo un'altra domanda a chi ha in mano le redini del gioco: a conti fatti è stato un bene affrettarsi? Non voglio giudicare in casa d'altri, ma valuto il prodotto che Infront ha offerto quest'anno, decisamente non all'altezza dell'evento. Parlo da appassionato della bicicletta più che da operatore della tv. L'abbiamo ripetuto più volte in trasmissione che la qualità delle riprese e della regia non dipendeva da noi, ma non avete idea di quante critiche abbiamo ricevuto dagli spettatori… Ricevere centinaia di mail di protesta ovviamente ci ha dato fastidio, soprattutto perché il merito o demerito di quello che abbiamo trasmesso in gran parte non dipendeva da noi».

Come nelle ultime edizioni non sono state prodotte le immagini delle corse juniores. Lo trova giusto?
«Assolutamente no e, vi dico di più, a questo riguardo anche per noi addetti ai lavori c'è stata una grave carenza di comunicazione. A inizio settembre avevo ricevuto il programma di copertura che sarebbe stata garantita, avevo personalmente messo in palinsesto due ore di diretta per la corsa juniores femminile e due per quella maschile, ma a dieci giorni dalle gare ci è arrivata la comunicazione da Infront che non avrebbe prodotto queste gare. Così ci siamo ritrovati con il problema di rimpiazzare gli spazi in palinsesto e con l'impossibilità di dare risalto a questi ragazzi che meritano, almeno una volta all'anno, di godere di questa vetrina mondiale».

Cosa si aspetta per i prossimi mondiali?
«Mi auguro che a fronte di una manifestazione così importante non si giochi al risparmio. Le riprese del ciclismo possono essere straordinarie, lo dimostrano i maestri del Tour de France e noi con il nostro lavoro, non di certo infallibile ma vi assicuro professionale, al Giro d'Italia e alle altre corse di nostra competenza. Se l'UCI e gli organizzatori credono davvero nel loro evento di punta devono comportarsi in un altro modo. Mi resta una grande amarezza per la Toscana, le cui bellezze sono state mostrate solo parzialmente, e per le gare ricche di colpi di scena, inquadrate solo da due moto perché la terza c'era ma era come se non ci fosse. Serve un investimento tecnologico adeguato, immagini in alta definizione, trasmissioni del segnale sicure e operatori professionisti. Un sistema collaudato, non un accrocchio messo assieme all'ultimo momento come è accaduto a Firenze. Insomma un prodotto di qualità. Vi sembra scontato? Anche io pensavo lo fosse, purtroppo abbiamo visto che non lo è».

Giulia De Maio per tuttobiciweb.it
 
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