Floyd Landis, il grande accusatore, oggi vende marijuana
Vende quella legale e terapeutica, anche ricreativa
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Dalla bicicletta, dal doping, alla marijuana. Ma quella legale, terapeutica, anche ricreativa, utilizzata per alleviare dolori, sofferenze, ma anche traumi e infortuni tra chi pratica sport. Floyd Landis non è esattamente il prototipo dello sportivo amato negli Stati Uniti, anzi è messo piuttosto bene tra le preferenze degli haters, un Tour de France sfilato dalla sua argenteria dieci anni fa (testosterone) anche se è con la sua autoconfessione, cinque anni fa - mail indirizzate a sponsor e ai dirigenti della federazione internazionale - che è stata rovesciata la pentola doping costata lo status di campione ed eroe a Lance Armstrong, contro cui lo stesso Landis ha fatto causa, con appoggio del governo federale per 100 milioni di dollari. Una carriera basata sul doping, quella di Landis, ex gregario della Us Postal Service, pezzo della macchina da guerra con il motore truccato che metteva in fila Grand Boucle, che ora prova a far parlare di sé dedicandosi alla produzione e vendita della cannabis di alta qualità, con una vasta gamma di prodotti a base di olio di cannabis. Insomma, da simbolo - o uno dei simboli - del ciclismo malato nello scorso decennio ora Landis si occupa di produrre prodotti a base di marijuana, rimedi alternativi per gli ammalati, anche cronici. "L'uso terapeutico della cannabis non può essere ignorato, per anni mi sono affidato ad antidolorifici oppioidi per trattare il mio dolore all'anca. Con la cannabis posso gestire il mio problema di salute, avendo una migliore qualità di vita. C'è bisogno di assicurare alla gente un'alternativa più sicura" ha spiegato Landis, che ha fondato "Floyd's of Leadville", una società con sede in Colorado - uno dei 23 Stati in cui il business della cannabis per uso medico è stato sdoganato, venduta solo ai maggiori di 21 anni, che prepara e mette sul mercato prodotti a base di marijuana, considerati una valida alternativa agli antidolorifici.
Landis ha mostrato di aver fiuto, l'affare su cui ha deciso di investire dopo aver messo il lucchetto alla bici a livello agonistico fa parecchio discutere ma soprattutto cresce a dismisura, una delle industrie più calde del Paese, con la cannabis per uso terapeutico e in alcuni casi "ricreativo" che ha prodotto (studio New Frontier and Arcview Market Research) 998 milioni di dollari di fatturato tra Colorado, Washington, Oregon, Alaska e District of Columbia - Stati in cui è consentita la vendita -, + 284% rispetto al 2015. E per l'affaire marijuana, quota 5,4 miliardi di dollari su scala nazionale negli ultimi 12 mesi. Mentre possesso e uso della sostanza restano illegali a livello federale, come eroina e Lsd. Ma negli Stati Uniti è aperto il dibattito anche sull'utilizzo della marija come terapia contro gli infortuni, i dolori cronici, contro le lesioni provocate da scontri di gioco, cadute. Nella National Football Association, che pure negli ultimi mesi ha fornito parecchio materiale di discussione per la stampa americana, dal Deflagate ai ripetuti casi di CTE, alcuni atleti e soprattutto Eugene Monroe, stella dei Baltimore Ravens ha invitato la Lega a rivedere la politica contro l'uso della droga leggera, rendendola legale, per trattare le lesioni dovute a placcaggi e schienamenti.
di
Nicola Sellitti per
La Repubblica del 25 giugno 2016