05-06-2016, 03:44 AM
Giro d'Italia, Stefano Giuliani: «I miei ragazzi protagonisti sempre»
«Anche Nibali, alla fine, ha corso un po' alla Guliani»
«Il nostro Giro? Buono, molto buono. Ci siamo battuti come leoni, con quello che avevamo e non era poco. Ci abbiamo messo gambe testa e cuore. Certo, alla maglia blu ci avevamo fatto la bocca buona un po’ tutti, ma alla fine va bene così».
Parla con passione Stefano Giuliani, come se stesse parlando ancora a loro, ai ragazzi. Ci sembra di vederlo, con quella passionaccia che gli scorre per le vene e che trasmette carica da ogni poro. Cinquantotto anni compiuti a gennaio, un passato da ciclista professionista di buon livello, tanto da vantare anche due vittorie di tappa al Giro d’Italia e una caratteristica che col tempo è diventata per lui una cifra distintiva: attaccare. «Nella vita come nello sport è molto più facile perdere che vincere, ma la differenza la fa chi lotta, chi prova a ribaltare una situazione già scritta. Io ai miei ragazzi insegno questo: provare a invertire la rotta, fare tutto il possibile per meravigliarsi e meravigliare».
Contento del vostro Giro d’Italia?
«Io non sono mai contento se non riesco a vincere, ma poi, a bocce ferme anch’io mi do una calmata e rifletto sulle cose e allora posso dirti che noi abbiamo fatto un buonissimo Giro d’Italia. Tutti i santi giorni abbiamo provato a vincere entrando nelle fughe: credimi, con le medie folli di quest’anno non era assolutamente facile. In ogni caso ci siamo dati da fare e non siamo mai stati passivi o con le gambe molli in gruppo».
Grosu, a Torino, ha sfiorato anche la vittoria di tappa …
«Ci siamo arrivati vicino. È stato ripreso a 80 metri dal traguardo ma anche in quella circostanza non posso che andare fiero di quello che i ragazzi hanno fatto. Poi ci sono anche gli avversari e sono stati più bravi di noi».
Quella maglia blu dei gran premi della montagna Mediolanum però…
«Non prendermi per quello che in ogni caso vuole girarla sempre a proprio favore, ma quella maglia ce l’ha strappata un grande corridore, Mikel Nieve, che corre per il team forse più forte del mondo: la Sky. Noi ci siamo battuti fino all’ultimo, con tutte le nostre forze. Damiano (Cunego, ndr) ha fatto quello che era nelle sue possibilità. Ha perso nell’ultima tappa – per 18 punti – : c’è poco da stracciarsi le vesti, io sono contento anche così. Protagonisti con la nostra squadra dall’inizio alla fine».
E all’inizio avevate anche un bel nucleo di corridori in convalescenza per infortuni vari…
«Guarda, non mi piace assolutamente piangermi addosso o fare la figura del poveretto. I ragazzi sono partiti dall’Olanda e quindi erano in condizioni di farlo. Certo, l’avvicinamento npn è stato dei più semplici e qualche problema l’abbiamo avuto anche noi e per una società piccola e giovane come la nostra non è mai piacevole trovarsi a rincorrere, ma nel complesso sono molto soddisfatto. I ragazzi stanno crescendo e un passettino alla volta stiamo diventato una grande realtà. Al Giro gli sportivi sulle strade non hanno mai fatto venire meno il loro incoraggiamento: vai Damiano, vai Nippo Fantini, qualche volta anche un vai Giuliani… Va benissimo così».
Ti è piaciuto questo Giro?
«Molto, è stato combattuto e aperto come pochi Giri. Posso fare una battuta: alla fine hanno corso alla Giuliani in tanti. Con molta fantasia e tanta spregiudicatezza. Lo stesso Nibali, che è stato un piacere per la vista e ha vinto alla grande un Giro che sembrava ormai perso, ha sovvertito ogni pronostico con un colpo da maestro. Bravo lui, bravo il suo staff tecnico, bravissimi i suoi compagni di squadra ad incominciare da Michele Scarponi che è stato il valore aggiunto dell’Astana».
Ha vinto il Giro Vincenzo o l’ha perso Kruijswijk?
«L’ha vinto Vincenzo, perché nel momento in cui l’olandese lo stava per perdere, lui è stato reattivo e pronto per provare a vincerlo».
E Chaves?
«Ci ha dato una lezione di sportività, con il sorriso sulle labbra».
Dove hai pensato: vuoi vedere che oggi si vince…
«Nella tappa di Roccaraso, con Bisolti. Lì mi sembrava davvero che stesse andando tutto per il verso giusto».
Valentino Sciotti è felice dell’immagine che state portando nel mondo. I signori della Nippo apprezzano il management e il lavoro attento e scrupoloso che sta svolgendo da anni Francesco Pelosi. Cristiano De Rosa e la sua famiglia è orgogliosa di quello che state facendo. E tu?
«Io sono felice che loro – gli sponsor - i nostri primi supporter ci stiano mettendo nelle condizioni di lavorare bene e crescere nel migliore del modi. So che Francesco (Pelosi, ndr) sta lavorando per far fare al team un ulteriore salto di qualità. Mentre attorno a noi, qualche team decide di uscire, noi stiamo crescendo: significa che il lavoro paga. Significa che siamo sulla buona strada. Guai però sentirsi arrivati. Chi si sente arrivato è meglio che cambi maglia. Noi dobbiamo ancora farne tanta di strada: siamo solo all’inizio».
di Pier Augusto Stagi per tuttobiciweb.it
«Anche Nibali, alla fine, ha corso un po' alla Guliani»
«Il nostro Giro? Buono, molto buono. Ci siamo battuti come leoni, con quello che avevamo e non era poco. Ci abbiamo messo gambe testa e cuore. Certo, alla maglia blu ci avevamo fatto la bocca buona un po’ tutti, ma alla fine va bene così».
Parla con passione Stefano Giuliani, come se stesse parlando ancora a loro, ai ragazzi. Ci sembra di vederlo, con quella passionaccia che gli scorre per le vene e che trasmette carica da ogni poro. Cinquantotto anni compiuti a gennaio, un passato da ciclista professionista di buon livello, tanto da vantare anche due vittorie di tappa al Giro d’Italia e una caratteristica che col tempo è diventata per lui una cifra distintiva: attaccare. «Nella vita come nello sport è molto più facile perdere che vincere, ma la differenza la fa chi lotta, chi prova a ribaltare una situazione già scritta. Io ai miei ragazzi insegno questo: provare a invertire la rotta, fare tutto il possibile per meravigliarsi e meravigliare».
Contento del vostro Giro d’Italia?
«Io non sono mai contento se non riesco a vincere, ma poi, a bocce ferme anch’io mi do una calmata e rifletto sulle cose e allora posso dirti che noi abbiamo fatto un buonissimo Giro d’Italia. Tutti i santi giorni abbiamo provato a vincere entrando nelle fughe: credimi, con le medie folli di quest’anno non era assolutamente facile. In ogni caso ci siamo dati da fare e non siamo mai stati passivi o con le gambe molli in gruppo».
Grosu, a Torino, ha sfiorato anche la vittoria di tappa …
«Ci siamo arrivati vicino. È stato ripreso a 80 metri dal traguardo ma anche in quella circostanza non posso che andare fiero di quello che i ragazzi hanno fatto. Poi ci sono anche gli avversari e sono stati più bravi di noi».
Quella maglia blu dei gran premi della montagna Mediolanum però…
«Non prendermi per quello che in ogni caso vuole girarla sempre a proprio favore, ma quella maglia ce l’ha strappata un grande corridore, Mikel Nieve, che corre per il team forse più forte del mondo: la Sky. Noi ci siamo battuti fino all’ultimo, con tutte le nostre forze. Damiano (Cunego, ndr) ha fatto quello che era nelle sue possibilità. Ha perso nell’ultima tappa – per 18 punti – : c’è poco da stracciarsi le vesti, io sono contento anche così. Protagonisti con la nostra squadra dall’inizio alla fine».
E all’inizio avevate anche un bel nucleo di corridori in convalescenza per infortuni vari…
«Guarda, non mi piace assolutamente piangermi addosso o fare la figura del poveretto. I ragazzi sono partiti dall’Olanda e quindi erano in condizioni di farlo. Certo, l’avvicinamento npn è stato dei più semplici e qualche problema l’abbiamo avuto anche noi e per una società piccola e giovane come la nostra non è mai piacevole trovarsi a rincorrere, ma nel complesso sono molto soddisfatto. I ragazzi stanno crescendo e un passettino alla volta stiamo diventato una grande realtà. Al Giro gli sportivi sulle strade non hanno mai fatto venire meno il loro incoraggiamento: vai Damiano, vai Nippo Fantini, qualche volta anche un vai Giuliani… Va benissimo così».
Ti è piaciuto questo Giro?
«Molto, è stato combattuto e aperto come pochi Giri. Posso fare una battuta: alla fine hanno corso alla Giuliani in tanti. Con molta fantasia e tanta spregiudicatezza. Lo stesso Nibali, che è stato un piacere per la vista e ha vinto alla grande un Giro che sembrava ormai perso, ha sovvertito ogni pronostico con un colpo da maestro. Bravo lui, bravo il suo staff tecnico, bravissimi i suoi compagni di squadra ad incominciare da Michele Scarponi che è stato il valore aggiunto dell’Astana».
Ha vinto il Giro Vincenzo o l’ha perso Kruijswijk?
«L’ha vinto Vincenzo, perché nel momento in cui l’olandese lo stava per perdere, lui è stato reattivo e pronto per provare a vincerlo».
E Chaves?
«Ci ha dato una lezione di sportività, con il sorriso sulle labbra».
Dove hai pensato: vuoi vedere che oggi si vince…
«Nella tappa di Roccaraso, con Bisolti. Lì mi sembrava davvero che stesse andando tutto per il verso giusto».
Valentino Sciotti è felice dell’immagine che state portando nel mondo. I signori della Nippo apprezzano il management e il lavoro attento e scrupoloso che sta svolgendo da anni Francesco Pelosi. Cristiano De Rosa e la sua famiglia è orgogliosa di quello che state facendo. E tu?
«Io sono felice che loro – gli sponsor - i nostri primi supporter ci stiano mettendo nelle condizioni di lavorare bene e crescere nel migliore del modi. So che Francesco (Pelosi, ndr) sta lavorando per far fare al team un ulteriore salto di qualità. Mentre attorno a noi, qualche team decide di uscire, noi stiamo crescendo: significa che il lavoro paga. Significa che siamo sulla buona strada. Guai però sentirsi arrivati. Chi si sente arrivato è meglio che cambi maglia. Noi dobbiamo ancora farne tanta di strada: siamo solo all’inizio».
di Pier Augusto Stagi per tuttobiciweb.it