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I Ritirati 2013
#21
Io dovrei lasciare lo studio per motivi di sport
 
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[+] A 2 utenti piace il post di Gershwin
#22
Io vado a studiare sport così non avrò di questi problemi :o
 
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#23
io VORREI poter lasciare lo studio per motivi di sport Asd
 
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#24
Robert Hunter si ritira
 
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#25
Si ritira anche Franck Bouyer della Europcar
 
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#26
Si ritira anche Noval, storico scudiero di Contador...
 
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#27
Chi si ritira: Menchov, Flecha e gli altri che abbandonano
Bici al chiodo pure per Garzelli, O'Grady, Pinotti, Rujano...

Con la stagione che si accinge a terminare è inevitabile pensare a chi, in questo 2013, ha disputato gli ultimi chilometri della propria carriera, più o meno lunga.

In ordine temporale il primo ad aver appeso la bici al chiodo è stato Roj Sentjens, ex promessa belga per le classiche fiamminghe: vincitore a soli ventitré anni della Kuurne-Bruxelles-Kuurne (correva l'anno 2003), il limburghese non ha mostrato quella continuità che gli si chiedeva. Dopo un biennio di assenza per una sospensione, ha corso gli ultimi cinque mesi di attività per il Cyclingteam de Rijke-Shanks, formazione continental olandese.

A maggio ben tre attori protagonisti dello scorso decennio hanno comunicato il ritiro. Lunedì 13 ha aperto la lista Andreas Klier, trentasettenne tedesco che si è ben comportato nelle classiche del Nord. Vincitore della Gand-Wevelgem 2003 e di una tappa alla Vuelta 2007, ha visto posteriormente annullati i risultati ottenuti dal luglio 2005 a fine carriera per aver ammesso, nell'agosto scorso, di essersi dopato nel periodo 1999-2006, mantenendo quindi inalterati i risultati precedenti. Misteri del ciclismo. Appena smessi i panni dell'atleta Klier è diventato direttore sportivo della Garmin-Sharp, formazione per la quale ha corso negli ultimi due anni e mezzo.

Levi Leipheimer, carriera costante, poi il caso Armstrong, il licenziamento...
Una settimana dopo Klier è stata la volta di due fra i più costanti uomini per i grandi giri: si tratta di Levi Leipheimer e Denis Menchov. Lo statunitense era stato licenziato nell'ottobre 2012 dall'Omega Pharma-Quick Step (era tra i testimoni del caso Armstrong) e nei sette mesi successivi ha cercato un ingaggio, senza riuscirvi. Gli highlights del piccolo ciclista del Montana sono la vittoria del Tour de Suisse 2011 e i podi ottenuti al Tour (3° nel 2007) e alla Vuelta (2° nel 2008 e 3° nel 2001).

Podio in tutti i GT ed accoppiata Giro-Vuelta per Denis Menchov
Passando a Denis Menchov, l'abbandono del nativo di Orel ha lasciato di stucco tutti gli appassionati: il trentacinquenne aveva disputato una prima parte di stagione positiva, col secondo posto nella tappa più difficile della Paris-Nice e col quarto piazzamento finale nella Volta ao Algarve. Per il russo il bilancio finale di carriera è molto lusinghiero: a podio in tutti e tre i grandi giri, può vantare l'accoppiata Giro e Vuelta, in compagnia di campioni come Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault, Battaglin, Rominger, Contador e Nibali. Non vanno dimenticati i due podi al Tour de France che lo proiettano nella ristretta élite di quanti sono andati a podio nelle tre grandi corse a tappe - gli altri sono Van Springel, Fignon, Indurain, Evans, Sastre e i già citati Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault, Rominger, Contador e Nibali.

Come vincere il Giro avendo Marco Pantani a far da gregario
Domenica 26 maggio, in quel di Brescia, Stefano Garzelli ha percorso gli ultimi km di una lunga carriera cominciata nel 1997 nelle fila della Mercatone Uno. Il Giro d'Italia 2000, conquistato al termine di una lunga lotta con Francesco Casagrande, resta la perla della carriera del varesino. Nel palmarès di Stefano poteva tranquillamente essere presente la Liegi 2002: nel tripudio azzurro - solo italiani nelle prime cinque posizioni - arrivò secondo alle spalle del compagno di squadra Paolo Bettini. Garzelli, nel 2007, fu il primo fra i corridori di un certo livello a fare una scelta antitetica al ciclismo moderno: infatti preferì militare in una continental come l'Acqua & Sapone, libero da pressioni ma con un calendario meno importante, piuttosto che restare nel Pro Tour con la Liquigas, in una posizione di subalternità rispetto al compagno Danilo di Luca. Nei sei anni con la formazione abruzzese si è tolto molte soddisfazioni, come la Tirreno 2010 vinta su Michele Scarponi per una questione di migliori piazzamenti, come la cronoscalata di Plan de Corones 2010 al Giro d'Italia e la maglia verde nella Corsa Rosa, conquistata sia nel 2009 che nel 2011. Quel giovane scalatore ne ha fatta di strada, da quel lontano 1997.

Rujano, dal pueblo sperduto al Giro. Grande motore, poca costanza
A fine giugno ha abbandonato l'agonismo José Rujano, scalatore venezuelano tanto talentuoso quanto effimero ed indolente nella sua carriera professionistica. Il venezuelano ha praticamente ben figurato solo negli anni in cui era alle dipendenze di Gianni Savio, ovvero dal 2004 fino a metà 2006 e successivamente dal 2011 al 2012. Il minuto trentunenne è stato una gioia per gli occhi in pochissime occasioni - i Giri 2005 e 2011, sostanzialmente - in cui ha dimostrato di poter combattere ad armi pari con i migliori uomini per le corse a tappe. Per il resto la poca attitudine al sacrificio del compaesano di Leonardo Sierra gli ha condizionato irrimediabilmente la carriera, chiusa mestamente nell'anonimato generale. Smessi i panni dell'atleta, Rujano si è candidato senza successo alla presidenza della federciclo venezuelana.

Medaglie olimpiche, vittorie sul pavé. Questo (e non solo) è Stuart O'Grady
Al termine del suo quindicesimo Tour de France concluso su diciassette - consecutive - partecipazioni, l'australiano Stuart O'Grady ha chiuso una lunga, poliedrica e vincente carriera. Lunga perché sono diciannove le annate di gara fra i professionisti, undici delle quali disputate per squadre francesi con Gan (poi Crédit Agricole) e Cofidis. Poliedrica perché, come per la maggior parte dei ciclisti australiani, la pista ha rappresentato un periodo significativo nella crescita e nell'esplosione di Stuart: in quattro edizioni dei Giochi Olimpici disputate nell'ovale (più le ultime due su strada) O'Grady ha vinto l'oro nel Madison ad Atene 2004 in coppia con Graeme Brown, a cui si sommano l'argento nell'Inseguimento a Squadre di Barcellona 1992 e i due bronzi di Atlanta 1996, sempre nell'Inseguimento a Squadre e nella Corsa a Punti vinta da Silvio Martinello. Vincente perché, oltre a quanto raccolto su pista, l'australiano può vantare la Roubaix 2007 vinta in modo tanto sorprendente quanto meritato, al termine di una lunga fuga. Nel 2004, anno più prolifico della carriera assieme al 1998, ha saputo cogliere uno dei sei successi stagionali nella Classica di Amburgo, regolando allo sprint tre campioni del mondo passati, presenti o futuri come Bettini, Astarloa e Freire.

Lo spagnolo che amava le Classiche del Belgio. Addio Van der Flecha
Il Tour of Beijing è stata l'ultima gara nel World Tour 2013 e ha rappresentato anche il termine della carriera per un alfiere del ciclismo d'attacco nonché del miglior spagnolo di sempre nelle classiche del Nord: si tratta di Juan Antonio Flecha, trentaseienne cittadino del mondo. Nato a Buenos Aires, sì trasferì a undici anni a Sitges, cittadina balneare nei pressi di Barcellona. Juan Antonio, che ha sempre difeso i colori della nazione d'adozione, è passato pro' nel 2000 con la Relax, storica squadra spagnola ora scomparsa. Nel suo vagare fra iBanesto, Fassa Bortolo, Rabobank, Sky e Vacansoleil, Flecha ha sempre dimostrato di essere uno dei migliori al mondo nelle gare primaverili, con la predilezione per le pietre: i quattro podi fra Fiandre e Roubaix, la vittoria dell'Omloop Het Nieuswblad 2010 e lo scippo della Gand 2005 rappresentano un curriculum più che degno per «Van der Flecha», come venne soprannominato dai numerosissimi supporters fiamminghi che lo hanno sempre sostenuto. Oltre a quanto appena elencato, può vantare fra l'altro una vittoria di tappa al Tour 2003 e l'accoppiata GP di Zurigo e Giro del Lazio nell'estate 2004. La fuga nell'ultimo giorno di lavoro, attorno alle rettilinee strade pechinesi, è un simbolo delle caratteristiche di Flecha, combattente fino alla fine.

Angelo Furlan, gli scogli Cipollini, Zabel e Petacchi, una Parigi-Tours sfiorata
In casa Italia si segnalano i ritiri di Angelo Furlan e Marco Pinotti. Il primo, velocista vicentino classe 1977 con un passato di buon livello nella BMX, ha scontato il fatto di essere stato contemporaneo di fior di specialisti azzurri come Cipollini e Petacchi che hanno ristretto gli spazi per gli altri sprinters tricolori. Nel 2002, con la maglia Alessio, seppe imporsi in due volate della Vuelta regolando in entrambi i casi Petacchi e Zabel. Vittorioso anche al Delfinato e al Giro di Polonia, Furlan ha ancora il rammarico del secondo posto alla Paris-Tours 2009 quando un consueto guizzo fulmineo di Oscar Freire gli impedì di alzare le braccia al cielo. Nelle ultime tre stagioni ha militato per la formazione danese Christina Watches-Onfone, correndo perlopiù in gare di ridotta qualità.

Ingegnere, allenatore, cronoman. Pinotti scende dalla bici e sale in ammiraglia
Marco Pinotti invece ha abbandonato al termine della Chrono des Nations di ieri, disputando per l'ultima volta l'amatissima specialità. L'ingegnere ha portato quasi esclusivamente da solo la carretta della specialità nel territorio dello Stivale, conquistando sei maglie di campione nazionale. In aggiunta, le crono conclusive del Giro 2008 e 2012 sono nel carniere del bergamasco, che nella seconda metà di carriera ha provato a diventare uomo di classifica per le corse a tappe, raggiungendo un onorevole 9° posto nel Giro 2010. Probabilmente la vittoria più bella non è stata colta contro le lancette, bensì è la tappa di Zalla alla Vuelta al País Vasco 2009, quando si involò da solo nel traguardo della cittadina spagnola, resistendo al tentativo di ritorno del gruppo. Ora l'osiense resterà nell'ambiente delle due ruote, abbinando la sua ampia esperienza con gli studi ingegneristici, collaborando con la BMC nella preparazione fisica e tecnica della squadra. Continuerà inoltre a svolgere il ruolo di coach di Linda Villumsen, plurimedagliata atleta neozelandese della Wiggle-Honda.

Garmin-Sharp, tra chi lascia c'è Robert Hunter, velocista giramondo
Nella Garmin-Sharp di Jonathan Vaughters ben tre elementi, oltre al già citato Klier, hanno concluso con questa stagione la propria esperienza professionistica. Si tratta del sudafricano Robert Hunter e degli statunitensi Christian Vande Velde e David Zabriskie. Hunter, velocista giramondo, ha iniziato la propria carriera nella Lampre-Daikin raccogliendo, nel 1999, la vittoria nella prima tappa in linea della Vuelta in quel di Benidorm. Ripetutosi nell'edizione 2001 della corsa iberica, il successo più importante è la tappa di Montpellier nel Tour 2007, diventando il primo africano a vincere una frazione alla Grande Boucle, per giunta nella squadra sudafricana Barloworld diretta da Claudio Corti. L'ultima vittoria è stata la classifica generale nel Mzansi Tour 2013, piccola corsa sudafricana, valutabile come suggello per la lunga carriera del classe 1977.

Vande Velde, gli infortuni ed una carriera mai sbocciata veramente
Trentasettenne dell'Illinois, Christian Vande Velde ha modificato le proprie abilità nel corso della carriera, passando da essere un semplice cronoman per diventare un uomo da corse a tappe, cadute permettendo. Già, perché il buon Christian ha assaggiato gli asfalti europei in numerose occasioni, riportando quasi in tutte le occasioni la frattura di una delle clavicole. Tornando all'aspetto agonistico Vande Velde, la cui trascrizione del cognome nella forma corretta ha fatto penare e non poco i giornalisti del settore, ha avuto un brillante exploit al Tour 2008, quando seppe concludere la corsa francese in quarta posizione. Fondamentale uomo squadra, nella Discovery Channel prima, nella Liberty Seguros poi, quindi nella CSC ed infine nella Garmin, ha dato un'importante mano nella vittoria delle cronometro a squadre, diventando uno degli specialisti della prova per team. La chiusura di carriera con la cronosquadre iridata di Firenze è stata la modalità giusta per appendere la bici al chiodo.

Capitan America, tante crono e qualche splendido assolo. Zabriskie (arrival) point
Zabriskie condivide molte cose con Vande Velde: la nazionalità in primis, l'abilità nelle prove contro il tempo e la carriera svolta in quasi totale simbiosi, avendo militato pressoché in ogni stagione nella medesima squadra. Il trentacinquenne, per ben sette volte campione nazionale contro il tempo - anche da qui il soprannome di Capitan America - è legato a numerose vittorie nelle cronometro individuali, specialità nella quale è stato a lungo fra i migliori al mondo. Nella memoria dei suiveurs rimane la vittoria della cronometro di apertura del Tour 2005, nell'isola di Noirmoutier.

Francia, tra i molti che restano a casa c'è Sandy Casar
Il paese che sinora ha visto il maggior numero di ritirati è la Francia: senza offesa per i vari Anthony Charteau, trentaquattrenne dell'Europcar vincitore a sorpresa della maglia à pois al Tour 2010, Benoît Drujon, ventottenne della Bigmat, Yann Huguet, ventinovenne dell'Argos, Arnaud Labbe, quasi trentasettenne della Cofidis, Anthony Ravard, trentenne dell'Ag2r e Yannick Talabardon, trentaduenne della Sojasun, l'attenzione viene catturata da Sandy Casar. Il parigino, dal 1999 sempre con la FDj di Marc Madiot, ha per anni rappresentato assieme a Sylvain Chavanel, Christophe Moreau, David Moncoutié e Thomas Voeckler l'appiglio per il movimento transalpino, in grande crisi una decina di anni fa. Il trentaquattrenne ha a lungo inseguito una vittoria di tappa al Tour, sfatando questo tabù nel 2007 ed anche nel 2009 e 2010. Nel 2006 seppe terminare in una sorprendente sesta piazza nel Giro d'Italia dominato da Ivan Basso. In questo 2013 aveva l'obiettivo di correre nella stessa stagione le tre grandi corse a tappe ma a causa di una caduta nella tappa di Marina di Ascea ha dovuto desistere dal desiderio. A causa di continui problemi fisici, che lo hanno minato nelle ultime annate, ha dovuto rinunciare sia al Tour che alla Vuelta, decidendo di terminare l'attività.

Belgio, addio al mitologico Niko Eeckhout, che corse con i Van Poppel (padre e figlio)
In Belgio si segnalano i ritiri di Dirk Bellemakers e Jurgen Van de Walle, rispettivamente trentenne olandese e trentaseienne belga, entrambi della Lotto-Belisol. Questi due passisti hanno chiuso la carriera all'ultimo Giro di Lombardia, in una percorso non adatto alle loro caratteristiche ma di lustro per una passerella finale. Sempre nella patria delle pietre c'è da registrare la fine della carriera per il mitologico Niko Eeckhout, quarantatré anni a dicembre. Il fiammingo ha iniziato la carriera professionistica nel 1993 quando, tanto per dire, correva ancora Jean-Paul van Poppel: in questo 2013 ha corso con il di lui figlio, Danny, nato proprio in quel lontano 1993. Eeckhout ha conquistato una sfilza di gare del Nord, alcune delle quali di buon livello come le due Dwars door Vlaanderen 2001 e 2005. L'ultima vittoria, nell'agosto 2012, è stata la Schaal Sels, ottenuta in fuga solitaria con la maglia dell'An Post-Sean Kally. Chapeau, Niko.

Promesse mai mantenute, onesti corridori. E chi lascia il ciclismo per studiare
Altri ritirati sparsi qua e là sono lo spagnolo Mikel Astarloza, quasi trentaquattrenne dell'Euskaltel e nono al Tour 2007, il kazako Assan Bazayev, trentaduenne gregario dell'Astana, il tedesco Markus Fothen, trentaduenne promessa mai compiuta del ciclismo teutonico che ha corso le ultime tre stagioni per la piccola NSP-Ghost, gli spagnoli Benjamín Noval, trentaquattrenne fido gregario di Armstrong e Contador, e Adrián Palomares, trentasettenne della De Rijke-Shanks, e lo sloveno Tadej Valjavec, trentaseienne scalatore ammirato anche al Giro, che ha chiuso con la maglia della Sava, piccola formazione di casa.

Per concludere questa carrellata è parso automatico lasciare per ultimi i casi di Anders Lund e David Veilleux: sia il ventottenne danese che il prossimo ventiseienne canadese hanno annunciato lo stop per privilegiare l'istruzione universitaria, dichiarandosi orgogliosi della carriera ciclistica compiuta. Sia Lund sia Veilleux non avrebbero avuto difficoltà nel trovare un contratto per la prossima stagione. Hanno tuttavia preferito decidere loro di pianificare la propria vita, come pochi altri colleghi hanno avuto il coraggio o la possibilità di fare.

Alberto Vigonesi - cicloweb.it
 
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#28
Anche Rohregger si ritira per motivi di studi...
 
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#29
Si ritira il promettente Daniele Dall'Oste. Il 22enne ex Trevigiani aveva raggiunto un accordo per passare professionista con il Team Idea, ma successivamente ha deciso di lasciare l'attività
 
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#30
Baden Cooke si ferma: orgoglioso della mia carriera
«Emozionante correre in una squadra australiana»

Baden Cooke si ritira: a 35 anni e dopo 14 stagioni tra i professionisti, l’australiano appende la bici al chiodo. «Ho avuto l’onore di chiudere la carriera nella prima squadra australiana di WorldTour: correre insieme a tanti amici è stata un’esperienza fantastica. Sono molto orgoglioso di quel che ho fatto nella mia carriera e sono pronto per una nuova avventura. Anche se mi sembra ieri ripensando a quel ragazzino che iniziava in sella a una BMX al Benalla Cycling Club... E comnunque continuerò ad allenarmi: domenica 15 dicembre mi attende una pedalata celebrativa con tanti amici e compagni di squadra e poi qualche corsetta locale potrei farla ancora».
In carriera Cooke ha corso per Mercury (2000-2001), FDJ (2002-2005), Unibet (2006-2007), Barloworld (2008), Vacansoleil (2009), Saxo Bank (2010-2011) e Orica-GreenEdge (2012-2013). Tra le sue vittorie più belle, una tappa al Tour e la maglia verde nel 2003.

tuttobiciweb.it
 
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#31
Brian Vandborg (campione danese a cronometro) si ritira
 
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#32
Egoi Martínez de Esteban, 35enne basco, ha annunciato domenica scorsa il proprio ritiro dal professionismo.
 
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