19-05-2016, 07:56 PM
Guardando la tappa di Sestola, con una grandissima cornice di pubblico, ho rivisto l'affetto per il Giro delle prime tre tappe olandesi. Non che il pubblico a bordo strada sia un problema del Giro, anzi tutt'altro, ma mi pare che il Giro stia perdendo sempre di più quel fascino di folklore e evento nazionale e stia diventando un evento sportivo nudo e crudo, come ce ne sono tanti.
Adesso chi segue il Giro? Non ho i dati RAI alla mano, ma a me sembra che lo guardino le stesse persone che più meno seguono abitualmente il ciclismo. Magari non tutti sono così malati (come noi) da guardarsi anche la Tropicale Amissa Bongo o il Tour du Poitu Charentes, ma lo spettatore di oggi che guarda il Giro sarà lo stesso che tra qualche mese guarderà anche il Tour e che questa primavera ha seguito le classiche. Non c'è più quella cosa che spinge anche la casalinga di Mondovì a guardare/informarsi del Giro, il Giro mi sembra non raggiunga più le persone che di per loro non sono interessate al ciclismo.
Se intervistassimo 10 persone a caso per strada quanti di questi saprebbero che è in corso di svolgimento il Giro? e quanti saprebbero riconoscere almeno un protagonista del Giro?
Così non sarebbe stato ai tempi di Moser-Saronni, di Bugno-Chiappucci, di Pantani-Cipollini, e non voglio andare a tirar fuori mostri sacri (e troppo lontani nel tempo) come Coppi e Bartali. Ma non credo sia neanche un problema di uomini e personaggi: Nibali non ha niente da invidiare a questi a livello sportivo e neanche come personaggio, pur non essendo appariscente, non è disprezzabile, semplicemente the time they are a changin'.
E questo non accade da altre parti. Ho già detto dell'attaccamento che circonda qualsiasi evento ciclistico in Olanda, ma se prendiamo ad esempio il Tour de France è ancora visto dai francesi come festa nazionale di tre settimane e ogni cugino d'oltralpe fa di tutto per essere sulle strade in quei 21 giorni: dal bambino al nonno, dall'operaio al Capo di Stato.
Questa situazione non può far altro che aumentare il gap (inteso come divario, non la località francese spesso arrivo di tappa
) tra Giro e Tour, perchè gli sponsor non sceglieranno di investire in una corsa senza fruitori o che comunque riscuote poco interesse tra gli abitanti del luogo dove esso si svolge. Tutto ciò non può portare che a un impoverimento a livello globale della corsa.
E' un po' un sfogo da Cristiano Gatti, me ne rendo conto perfettamente, però è una cosa che mi ronza in testa da qualche edizione e sinceramente mi dispiace.
Adesso chi segue il Giro? Non ho i dati RAI alla mano, ma a me sembra che lo guardino le stesse persone che più meno seguono abitualmente il ciclismo. Magari non tutti sono così malati (come noi) da guardarsi anche la Tropicale Amissa Bongo o il Tour du Poitu Charentes, ma lo spettatore di oggi che guarda il Giro sarà lo stesso che tra qualche mese guarderà anche il Tour e che questa primavera ha seguito le classiche. Non c'è più quella cosa che spinge anche la casalinga di Mondovì a guardare/informarsi del Giro, il Giro mi sembra non raggiunga più le persone che di per loro non sono interessate al ciclismo.
Se intervistassimo 10 persone a caso per strada quanti di questi saprebbero che è in corso di svolgimento il Giro? e quanti saprebbero riconoscere almeno un protagonista del Giro?
Così non sarebbe stato ai tempi di Moser-Saronni, di Bugno-Chiappucci, di Pantani-Cipollini, e non voglio andare a tirar fuori mostri sacri (e troppo lontani nel tempo) come Coppi e Bartali. Ma non credo sia neanche un problema di uomini e personaggi: Nibali non ha niente da invidiare a questi a livello sportivo e neanche come personaggio, pur non essendo appariscente, non è disprezzabile, semplicemente the time they are a changin'.
E questo non accade da altre parti. Ho già detto dell'attaccamento che circonda qualsiasi evento ciclistico in Olanda, ma se prendiamo ad esempio il Tour de France è ancora visto dai francesi come festa nazionale di tre settimane e ogni cugino d'oltralpe fa di tutto per essere sulle strade in quei 21 giorni: dal bambino al nonno, dall'operaio al Capo di Stato.
Questa situazione non può far altro che aumentare il gap (inteso come divario, non la località francese spesso arrivo di tappa

E' un po' un sfogo da Cristiano Gatti, me ne rendo conto perfettamente, però è una cosa che mi ronza in testa da qualche edizione e sinceramente mi dispiace.