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Il mio ricordo di Luciano Armani
#1
Il mio ricordo di Luciano Armani.
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Una persona sensibile, gentile, facile all’emozione, amante di quei ricordi che lo ringiovanivano e lo spingevano a quelle considerazioni fra ieri ed oggi, dove la sua discrezione ne usciva sempre vincitrice. Un anziano che guardava con le lacrime agli occhi il mio entusiasmo nel chiedergli di quel fantastico 10 luglio 1971, dove il ciclismo salutò uno storico acuto del più forte di sempre e lui, quel grande, lo anticipò, entrando così nell’olimpo degli affreschi dello sport della bicicletta. Caro Luciano, stavolta le lacrime le ho io, quell’uomo con la barba che vedevi ragazzo e non certo per i tre lustri in meno, ma perché non s’era ancora stancato di sfogliare le mitiche pagine di un pedale che non tornerà più e che ti vide recitare un bel ruolo. Sei passato a pedalare nell’umano incomprensibile con tanto silenzio, anche per chi, come me, nell’ultimo anno s’è purtroppo abituato alle scomparse fisiche di tanti idoli. L’ho saputo tardi, stasera, per questo scrivo solo ora, in questo luogo dove ci sono quei giovani che ci siamo sovente augurati di incontrare nelle stanze che contano, affinché la gola profonda del ciclismo italiano, così in crisi, possa trovare nuovi dirigenti: soprattutto dirigenti disposti a praticare il non conformismo, dove passato e presente si incontrano per ricominciare ad interpretare pedale vero anche qua, in quella terra un tempo riferimento ciclistico.
Luciano Armani, di quel ciclismo è stato un attore che seppe entrare nelle case nobili dell’osservatorio, perché ogni anno conquistava un traguardo di peso e correva sempre con mansioni non di assoluta libertà. In altre parole, una spalla importante per Vittorio Adorni principalmente, ma anche per altri campioni, come Felice Gimondi, ed il più forte di tutti, Eddy Merckx. Un corridore che divenne via via più completo dopo inizi fra i dilettanti, da solo velocista. La sua crescita nel 1963-’64 fu tangibile e se non passò in quegli anni al professionismo, fu solo perché fu inserito fra i Probabili Olimpici, in previsione dei Giochi di Tokyo. Giochi che poi sfiorò. Nell’anno olimpico infatti, fu azzurro ai Mondiali di Sallanches, chiudendo 11° a 27” secondi da Merckx, quel belga con il ghigno da pugile (sport che fra gli altri aveva praticato, tanto da vincere il Titolo belga dei novizi), che stava per rivoluzionare il ciclismo, sia per le vittorie come nessuno e sia per il modo di correre tantissimo in testa, come fosse un gregario. Luciano, a Sallanches, finì secondo fra gli italiani, una posizione dietro Mario Zanin, colui che poi vincerà due mesi dopo la Medaglia d’Oro a Tokyo e che fallirà fra i professionisti. Armani, invece, s’avviò nel 1965 all’elite ciclistica, con la maglia della Bianchi Mobylette e fu subito un gran protagonista. Nell’anno del debutto vinse la Coppa Sabatini e, soprattutto, fece sua la tappa di Maratea al Giro d'Italia, per retrocessione di Vito Taccone che l'aveva strattonato in modo tanto clamoroso, quanto goffo. Il neopro di Parma piacque a tutti, compreso ovviamente l’allora bambino che sta scrivendo. Nel 1966 con la chiusura della Bianchi, Armani raggiunse l’amico Adorni alla Salvarani, indi alla Salamini Luxor, alla Faema e alla Scic, aprendo il suo personale copione di gran corridore. In quegli anni vinse, fra le altre, una gran corsa come era allora il Giro di Sardegna, indi la Coppa Placci, il Gran Premio di Monaco e fu Azzurro ai mondiali di Zolder ’69 (62°). Trionfò poi nel ’70 in quella Genova Nizza, che era a quei tempi una gran prova d’inizio stagione. Qui, con Gimondi e Mortensen, staccò tutti e poi li regolò con uno sprint tanto regale, quanto dimostrativo di forza e freschezza. Facoltà che si videro compiutamente poco meno di quattro mesi dopo, quando nella ventesima tappa del Giro d’Italia, la Dobbiaco – Bolzano, rimase solo sul Passo del Pordoi Cima Coppi e si involò in un assolo degno dei grandi. Superò indenne il passo Sella e giunse al traguardo con 2’52” di vantaggio sul gruppo dei migliori regolato da Dancelli. L’anno seguente, colse il successo che lo renderà sempiterno nella storia del ciclismo: la dodicesima tappa Orcieres-Merlette – Marsiglia di 251 chilometri, percorsi alla media di 45,351 kmh. Una velocità, anche in considerazioni dei mezzi a disposizione dei corridori di quei tempi, mai più ripetuta. E lo si dica: nemmeno con le ciclo-bombe di oggi, si può pareggiare l’inavvicinabile Eddy Merckx punto nell’orgoglio. Fu una cronometro lunga cinque volte le lunghe di oggi, Merckx la suggellò nei contenuti, ma a vincere per 10 centimetri fu il parmense, gentile e sempre sorridente, Luciano Armani. Un gran corridore, divenuto campione in quel 10 luglio 1971.
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La scheda di Luciano Armani
Nato a Felegara di Medesano (PR) il 12 ottobre1940, deceduto a Fidenza il 3 febbraio 2023. Passista veloce. Alto m. 1,73 per kg. 66. Professionista dal 1965 al ‘72, con 16 vittorie. Un sunto del suo ruolino. Vittorie: 1965 - Tappa Maratea (Giro d'Italia), Coppa Sabatini Peccioli 1966 - Tappa Bastia (Parigi - Nizza), Circuito di Scorze; 1967 - Gran Premio di Monaco, Giro di Sardegna, Coppa Placci Imola, Trofeo Cougnet - Classifica finale; 1968 - Giro delle Tre Province; 1969 Tappa Brunch (Giro della Svizzera), Lisbona – Oporto, Circuito di Castiglion del Lago; 1970 - Tappa Bolzano (Giro d'Italia), Genova-Nizza, Milano – Torino; 1971 Tappa Marsiglia (Tour de France).
Altri piazzamenti di rilievo: 1965 - 3° Giro di Romagna; 1966 - 2° Campionato di Zurigo, 2° Coppa Sabatini, 3° Gran Premio Camajore; 1967 - 2° Trofeo Laigueglia, 3° Tappa Taranto (Giro d'Italia), 3° Coppa Sabatini Peccioli; 1968 - 2° Giro di Sardegna, 2° Coppa Bernocchi, 2° Trofeo Laigueglia; 1969 - 3° Tappa Viterbo (Giro d'Italia), 3° Tre Valli Varesine.
In carriera ha corso 7 Giri d’Italia concludendone 6, col 22° posto dell’edizione 1968 quale miglior piazzamento. Ha corso poi due Tour de France, concludendo quello del 1971 al 66° posto.

Maurizio Ricci detto Morris


P.S. Sulla Orcieres-Merlette – Marsiglia ’71, al pari della Albì-Aurilliac ’59 e di altre ancora, scriverò prossimamente in una apposita rubrica.
 
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[+] A 5 utenti piace il post di Morris
#2
Periodo di grandi perdite per il ciclismo parmense. RIP Luciano Triste
 
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